SOCRATE E L'ARTE DEL NON SAPERE
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Socrate e la sua filosofia

  • Joined Apr 2019
  • Published Books 1

CHI ERA SOCRATE?

 

Socrate è stato un filosofo greco antico, uno dei più importanti esponenti della filosofia occidentale, definito filosofo “ex catedra”.

Nacque nel 470/469 a.C. ad Atene, città dal quale si sposterà soltanto tre volte per compiere il dovere di soldato nelle battaglie di Potidea, Delio e Anfipoli.

Egli rimase molto lontano dalla vita politica della sua città, infatti si dedicò solo alla sua vocazione più grande, la filosofia.

Per questo motivo egli trascurò ogni tipo di attività e visse in semplicità con la moglie Santippe e i suoi figli.

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LUI COME PERSONAGGIO

 

La figura di Socrate aveva un qualcosa di strano ma allo stesso tempo affascinante infatti egli, che dedicò la vita alla filosofia, scelse di non scrivere nulla.

Secondo lui nessun testo scritto poteva dirigere il filosofare

e quindi la ricerca filosofica non poteva essere continuata

dopo di lui da uno scritto.

Per questo i dialoghi socratici appaiono spesso “inconcludenti”, perché “non chiudono” la discussione, perché la conclusione rimane sempre aperta, pronta a essere rimessa nuovamente in discussione.

 

 

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Il fatto che Socrate non abbia lasciato scritti ha generato molte difficoltà nel ricostruire il suo pensiero filosofico,

tuttavia possediamo delle testimonianze indirette

che però non sono sempre coerenti tra loro.

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LE TESTIMONIANZE

 

Le nuvole di Aristofane

L’unica testimonianza che risale ai tempi in cui Socrate era ancora vivo è contenuta nella commedia “Le Nuvole” composta dal commediografo ateniese Aristofane.

In questa testimonianza Aristofane descrive Socrate come un “chiacchierone” che infonde insegnamenti corruttori ai giovani e lo accomuna ai filosofi della natura ed ai sofisti.

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L’accusa contro Socrate

Nell’Accusa contro Socrate, redatta nel 393 a.C.

Policrate, autore dell’opera, lo accusa di aver disprezzato le procedure della democrazia e inoltre si trova d’accordo con Aristofane per il fatto di aver corrotto i giovani ed insegnato credenze contrarie allo stato.

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Senofonte

Lo storico ateniese Senofonte (430-354 a.C.) presenta il filosofo come un moralista ed un predicatore.

I cosiddetti “socratici minori” ovvero i seguaci diretti di Socrate, ci forniscono poche notizie sul loro maestro ed estremizzano qualche aspetto del suo pensiero.

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Platone e Aristotele

Platone, allievo di Socrate, ci offre la presentazione più suggestiva di quest’ultimo.

In giovane età Platone scrisse un testo che è definita la fonte più credibile sul processo di Socrate, questa fonte è chiamata l’Apologia di Socrate.

A differenza sua, Aristotele, lo descrive come “teorico della virtù come scienza” e “scopritore del concetto” senza dire niente di più di quanto già detto in precedenza da Senofonte e Platone.

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IL RAPPORTO CON I SOFISTI

 

Socrate è legato alla sofistica per diversi motivi che sono i seguenti:

  • L’attenzione per l’uomo e disinteresse verso le indagini sul cosmo.
  • La tendenza a cercare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione.
  • L’atteggiamento che lo porta a mettere tutto in discussione e a non accettare nulla, se non attraverso il dibattito.

 

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Tuttavia, esistono anche elementi che allontanano Socrate dai sofisti, quali:

  • Un amore per la verità e il rifiuto a ridurre la filosofia ad esibizionismo verbale fine a se stesso, infatti i sofisti venivano definiti “mercenari del sapere” perché viaggiavano per insegnare il sapere in cambio di denaro a differenza di Socrate.
  • Lo scopo educativo era differente, per i sofisti era insegnare la “retorica” (arte del parlare) invece per Socrate era risvegliare nell’animo di ognuno il valore del bene e della virtù.

Per questi motivi Socrate era fortemente “figlio” ed “avversario” dei sofisti e perciò non si deve mai accentuare troppo nessun dei due tipi di legame.

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IL PRINCIPIO DI SOCRATE

 

Socrate, col tempo, fa suo il principio del “conosci te stesso”

che fu il motto dell’oracolo delfico (si riferisce ai responsi della Pizia, sacerdotessa presso il tempio di Apollo a Delfi).

Socrate iniziò ad intendere la filosofia come un’indagine in cui l’uomo tenta con la ragione di chiarire sé a se stesso, rintracciando il significato profondo del proprio essere  umano, provò quindi a cercare un qualcosa che è dentro l’uomo (sempre in divenire).

 

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“Di tutte le ricerche la più bella è proprio questa:

indagare quale debba essere l’uomo

e cosa l’uomo debba fare.”

 

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IL “NON SAPERE” SOCRATICO

 

Per Socrate la prima condizione della ricerca e del dialogo è la coscienza della propria ignoranza.

Nell’Apologia, infatti, Platone afferma che Socrate, quando scoprì che venne proclamato il più sapiente tra gli uomini dall’oracolo di Delfi, lo interpretò come se significasse che sapiente è chi sa di non sapere.

Il significato di questa strana ma sensata espressione è che soltanto chi sa di non sapere cerca di sapere, mentre chi pensa di essere già in possesso della verità non sente il bisogno di cercarla.

 

 

 

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                          Immagine correlata

 

La tesi socratica del non sapere vuole essere un invito ad indagare, entro i limiti dell’esperienza, i problemi fondamentali dell’uomo.

Inoltre va colta una differenza importante tra egli ed i sofisti,

questi ultimi si definivano “sapienti” invece Socrate si definiva “filosofo”.

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IL DIALOGO

 

Il metodo dell’indagine filosofica usato da Socrate è il dialogo,

ovvero lo scambio ed il confronto con l’altro attraverso la parola.

Come detto in precedenza, Socrate era definito filosofo “ex catedra” perché scendeva nella agorà (piazza) per filosofare ai giovani.

Quando egli dialogava con loro utilizzava due metodi in momenti differenti: l’ironia e la maieutica.

 

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L’ironia

Ironia significa letteralmente finzione, Socrate la utilizzava per far finta di non sapere.

L’ironia è la tecnica attraversa il quale il filosofo mette a nudo le coscienze di coloro che gli stanno di fronte e con cui sta dialogando, i quali inizialmente si credono soddisfatti delle loro “certezze” mostrando il loro “non sapere”. Questa tecnica la utilizza quindi per svelare all’uomo la sua ignoranza, mandandolo nel dubbio e impegnandolo nella ricerca. Successivamente Socrate utilizza la tecnica della confutazione

per smontare le deboli risposte ottenute, provocando così vergogna nell’interlocutore e costringendolo ad ammettere di non avere opinioni solide sull’argomento.

 

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La maieutica

Per maieutica si fa riferimento all’arte di far partorire, Socrate la ereditò dalla madre (ostetrica) che aiutava le persone a partorire.

Egli, diversamente dalla madre, aiutava i giovani a far partorire le loro idee ed i loro punti di vista.

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SCHEMA DEL DIALOGO SOCRATICO

 

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LA VIRTU PER SOCRATE

 

Il punto chiave della sua morale è la sua nuova concezione della virtù (in greco aretè).

Socrate sostiene che la virtù è scienza, la concezione di virtù come scienza rappresenta il senso profondo dell’etica socratica e per questo motivo è riconosciuta come forma di razionalismo morale.

Essa può essere insegnata e comunicata a tutti e deve costituire il patrimonio di ogni uomo.

Dalla concezione socratica di virtù come scienza derivano due paradossi:

 

  • “Chi fa il male lo fa per ignoranza”
  • “Si ritiene preferibile subire il male che commetterlo”

 

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LA RELIGIONE SECONDO SOCRATE

 

Socrate tende a dare alla propria opera un carattere religioso, a questo proposito parla di un demone che lo consiglia in tutti i momenti decisivi della sua vita, invitandolo a non fare determinate cose.

Questo demone è stato spesso interpretato come voce della coscienza anche se non si è mai stati chiari su cosa sia stato realmente. Secondo lui quindi non esistono altri dèi (quelli tradizionali della città) ma essi sono solo la manifestazione di questa entità superiore.

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L’ACCUSA, IL PROCESSO E LA MORTE

 

Intorno al 430 a.C. Socrate venne accusato di ateismo, ovvero di non riconoscere come dèi quelli tradizionali della città, e anche accusato di corrompere i giovani.

Egli scelse di affrontare il processo e, dopo non essere riuscito a convincere i giudici, venne riconosciuto colpevole e condannato a morte.

Socrate, successivamente, viene quindi portato in una stanza e gli si viene portata della cicuta (veleno), egli la beve e pian piano gli effetti del veleno fanno effetto fino all’arrivo della morte davanti ai suoi amici.

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La sua morte ha un significato filosofico rilevante, infatti Socrate, pensando che occorre piena fedeltà e rispetto verso la propria città e le sue leggi, beve il veleno senza alcuna esitazione.

 

“Chi rifiuta le leggi del proprio stato

o della propria civiltà,

cessa di essere uomo.”

 

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