Il Rinascimento, con la rivalutazione dell’uomo, riconosce anche il valore educativo del corpo. Il modus vivendi è quello dell’apparire poiché l’aspetto esteriore ed il modo di presentarsi in pubblico divengono gli elementi essenziali di questo periodo. In un certo senso si assiste alla rinascita e rivalutazione dell’educazione fisica, grazie anche all’opera di Bagnati e Mercuriale, che con la medicina e la ginnastica medica rappresentano i principali esponenti e propugnatori del rinascimento italiano. L’uomo è considerato nella propria totalità di anima e corpo, per cui egli deve mirare a conseguire un’educazione che, nella sua interezza miri a realizzare la saggezza della propria natura, oltre che un’adeguata educazione morale ed una appropriata condotta sociale.
Il corso dei tempi induce l’uomo ad adottare nuove forme comportamentali, che richiedono l’affrancamento da condotte estremamente violente ed efferate, incoraggiando invece uno stile di vita gentile ed elegante. Pertanto la nobiltà, mette in disparte tutto ciò che riguarda la guerra ed esalta lo sviluppo delle arti e delle buone maniere, riconoscendo anche l’importanza di tutte quelle caratteristiche fisiche come la bellezza, la grazia, l’agilità del corpo, che sono considerate come prerogative che incoraggiano le relazioni sociali e di lavoro.
Anche nei collegi dei Gesuiti si percepisce l’aria del rinnovamento, tanto che nella loro “ratio studiorum” introducono una serie di attività ludiche, in cui s’incoraggia l’allenamento del corpo, come del resto avviene nelle scuole protestanti, in cui si destina un arco di tempo dedicato alla ginnastica ed ai giochi.
La fase rinascimentale ha segnato un periodo significativo, per quanto riguarda il rilancio delle manifestazioni ludiche e sportive. Di chiara matrice francese sono i giochi come la paume, la soule, la crosse, mentre in Italia si pratica il calcio fiorentino, la pallacorda, la pallamaglio. Oltre ai giochi, erano praticate altre specialità sportive come la corsa, il lancio del disco, il salto in alto, il pugilato, la lotta, la scherma, gli sport equestri e l’acrobatica. Solitamente le donne non prendevano parte a tali manifestazioni, eccezione fatta per la danza, che era considerata l’unica attività salutare per l’educazione delle ragazze. Anche nel Rinascimento, periodo storico compreso tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, bambini e adulti continuano a giocare ed, i cambiamenti sono rilevanti. In questa epoca vedono la luce intrattenimenti e giochi che, ancora oggi vediamo praticare, per es. il calcio.
Nel celebre dipinto “Giochi di bambini” (1559-1560) di Pieter Bruegel il Vecchio, potete osservare come sia possibile ricostruire una parte del mondo dell’infanzia dell’epoca, attraverso la rappresentazione dei giochi praticati da bambini e ragazzi. Nel quadro ne sono rappresentati moltissimi, alcuni dei quali di origini molto più antiche, altri tramandatisi fino ad oggi. Molto probabilmente già nel passato i “giochi di gruppo” erano i privilegiati, molti di noi, conoscono alla perfezione queste attività ricreative, ma è straordinario come fossero già praticate nel Rinascimento e, addirittura in epoca greco- romana.
Particolarmente evidente sono il gioco del cerchio (in primo piano nella raffigurazione) e, la trave dell’equilibrio (sullo sfondo), ma non mancano gli astragali, le bambole, le armi finte per giocare alla guerra, i palloncini gonfiabili. Oltre ai giocattoli veri e propri, si può notare una larga diffusione dei giochi di gruppo, da fare tra amici, fra cui la sedia del papa, l’acchiappa e sballotta, il gioco degli sposi e la moscacieca.
Il gioco del cavalluccio, in cui un bambino sta sulle spalle di un amico esisteva già in epoca greca, chiamato ephedrìsmòs. Il gioco, lo troviamo dipinto in molti vasi, si giocava a squadre: il ragazzo che teneva il compagno sulle spalle era bendato ed un terzo guidava l’amico indirizzandolo verso una pietra, ritta in piedi, da colpire.
“Il modello ideale degli artisti rinascimentali non è la nozione filosofica di proporzione medievale ma piuttosto quella incarnata dal Canone di Policleto”. Umberto Eco
Il percorso progettuale interdisciplinare inizialmente prevedeva, lo studio e la scoperta dei giochi che, dal Rinascimento, sono stati tramandati fino ai nostri giorni, ma, nell’impossibilità di simulare un’esperienza pratica dimostrativa, che potesse coinvolgere fisicamente i ragazzi, rappresentativa della creatività e delle caratteristiche dei giochi antichi, ne abbiamo approfondito soltanto l’aspetto storico-culturale, per poi dare spazio allo studio di un grande artista, Michelangelo Buonarroti. L’opera degli artisti del Rinascimento maturo, conferiranno una nuova dignità al corpo che verrà considerato al “centro di tutto”, sede dei diversi rapporti che si stabiliscono con l’universo.
“Le rappresentazioni messe in atto dagli artisti possono essere viste sia come riflesso diretto della percezione del sé sia come riflesso di ciò che il nostro corpo è per gli altri, analizzare il percorso da loro compiuto significa quindi poter costruire una mappa della percezione del sé e degli altri nella storia”.
L’arte che racconta il corpo vuol essere quindi, un invito a comprendere come questo processo generativo di immagini si sia evoluto ed in che modo gli artisti abbiano saputo tradurre nelle loro opere i segnali dei mutamenti che hanno, nei secoli, riguardato la rappresentazione del corpo umano. Michelangelo è senza alcun dubbio colui che eleva la rappresentazione del corpo umano a massima espressione della forma artistica. Egli partiva dal principio che la figura in fondo già esistesse all’interno del blocco di marmo da scolpire, occorreva solamente liberarla. La poetica del non finito michelangiolesco è stata interpretata da alcuni critici in tal senso: una drammatica lotta con la materia per liberare il corpo dell’uomo e metterlo in relazione attraverso la sua rivelazione nello spazio circostante, con la sua dimensione spirituale.
Lo studio dell’anatomia in MICHELANGELO BUONARROTI
Nato a Caprese (Arezzo) nel 1475, secondogenito di Lodovico di Buonarroto Simoni, fu mandato giovanissimo presso la famiglia di uno scultore e scalpellista perché da lui fosse cresciuto, in seguito presso la bottega del Ghirlandaio a Firenze, perché imparasse l’arte. Michelangelo dimostrò immediatamente un talento straordinario per la scultura, fu anche pittore e architetto, entrò a far parte dell’accademia di Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, qui conobbe i più grandi maestri dell’arte rinascimentale di Firenze.
La sua opera più famosa è sicuramente il David, opera che si ispira alle gesta bibliche del fanciullo re dei giudei Davide contro il gigante Golia, dell’esercito dei farisei. Molti altri artisti si dedicarono alla rappresentazione dello stesso soggetto (Donatello, Verrocchio, Bernini) come celebrazione di Firenze, piccola città che con il suo benessere economico, la sua politica ed il fiorimento di tutte le arti aveva prevalso su tutte le altre città della Toscana. Nel David di Michelangelo possiamo osservare David nell’atto di riposarsi dopo aver scagliato il sasso con la fionda al gigante Golia. Nell’arte di Michelangelo è possibile osservare una quasi esasperata ricercatezza della perfezione anatomica.
Spesso e volentieri questo grande artista rinascimentale soleva scolpire soggetti in posizione anche contorta, per mettere in evidenza la contrazione muscolare e i muscoli del corpo.
Un altro bellissimo esempio dello studio dell’anatomia in Michelangelo lo abbiamo nell’opera La Creazione di Adamo che fa parte degli affreschi della Cappella Sistina a Roma. Michelangelo, di mestiere scultore, amava poco dipingere e, quando lo faceva, cercava di dare alle figure un’impronta scultorea, come se venissero fuori dalla pietra. Notare nel braccio di Adamo la perfetta rappresentazione del muscolo deltoide, bicipite e poi dei flessori principali delle. Sulla gamba piegata è possibile osservare bene il muscolo tibiale anteriore.
Michelangelo studia anatomia in Santo Spirito
A cosa, si deve la straordinaria capacità di Michelangelo di rappresentare nei dettagli le robuste muscolature dei suoi personaggi, dal David alle figure della Cappella Sistina? l’esempio di molti dei più famosi maestri del suo tempo e dell’antichità, Michelangelo fondava la sua arte sulla verace imitazione della natura, che, a livello di figurazione del corpo umano, si traduceva in altre parole nello studio sia di modelli dal vivo, che nella dissezione di cadaveri, allo scopo di penetrare più minutamente i segreti di muscoli, tendini e vasi sanguigni. Come accennato, Michelangelo non fu né l’unico né il primo a ricorrere allo studio dell’anatomia sui corpi di persone decedute (anche Leonardo da Vinci ricorreva alla dissezione dei cadaveri), tuttavia è universalmente riconosciuto per la inarrivabile maestria con la quale modellava i suoi marmi, “traendone statue cui sembrava mancare soltanto la parola..”, per via dell’accuratezza con cui sono riprodotti i dettagli anatomici. Mentre Leonardo da Vinci studia i cadaveri dissezionandoli presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova, Michelangelo, di 23 anni più giovane, ed allora nella sua gioventù, pratica l’anatomia sui cadaveri presso Santo Spirito, grazie all’amicizia del priore fu possibile: “compiacenza del priore, il quale gli forniva comodità di stanze, nelle quali, scorticando molte volte corpi morti, per studiare i principi dell’anatomia, cominciò a perfezionare la grande qualità del disegno che dimostrò poi.”
Anche il Vasari ricorda nelle sue “Vite”: “Fece per la chiesa di Santo Spirito della città di Firenze un Crocifisso di legno, che si pose ed è sopra il mezzo tondo dello altare maggiore a compiacenza del priore, il quale gli diede comodità di stanze; dove molte volte scorticando corpi morti, per studiare le cose di notomia, cominciò a dare perfezione al gran disegno
ch’egli ebbe poi”…”infinite volte fece anatomia, scorticando cadaveri per osservare il principio e legature dell’ossatura, dei muscoli, dei nerbi, vene e moti diversi, e tutte le positure del corpo umano…”
Per ricambiare la compiacenza del priore, Michelangelo “fece per la chiesa di Santo Spirito della città di Firenze un Crocifisso di legno, che fu posto e si trova tutt’ora sopra il mezzo tondo dell’altar maggiore.”
Opera di straordinario valore che ha suscitato grandissimo scalpore per il suo recente ritrovamento è il crocifisso conservato nella Basilica di Santo Spirito a Firenze, che offre la possibilità di ammirare i primi studi giovanili di Michelangelo sull’anatomia umana: l’accuratezza dei dettagli anatomici mostra come anche questa opera sia il risultato degli approfonditi esperimenti di dissezione dei cadaveri compiuti dall’artista di Caprese. Michelangelo si reca presso il convento di Santo Spirito all’età di 18 anni, quando, morto il suo protettore e mecenate Lorenzo il Magnifico, si ritrova senza commissioni. Il pregevole Crocifisso donato al priore si giustifica non solo con un sentimento di amicizia nei confronti del Priore del convento, per la gentilezza nell’ospitarlo, ma soprattutto per il rischio che il religioso si sobbarcava, consentendo all’artista la pratica della dissezione dei cadaveri, all’epoca vietata dalle leggi vigenti.
Come tutti i grandi di ogni tempo e disciplina, Michelangelo non smetteva mai di imparare: si tramanda infatti che continuasse ad effettuare dissezioni per lo studio dell’anatomia anche in vecchiaia, ed anzi, come riporta il Vasari, che lo conobbe personalmente, si lamentava che molte di più ne avrebbe volute fare, se non gli fosse mancato il soggetto, come spesso gli accadeva.
“Colui che non possiede la figura umana, e specialmente l’anatomia di essa, non potrà mai intenderla” Michelangelo Buonarroti.
Sommari o approfonditi, opere finite o studi preparatori, i disegni vibrano dell’arte di Michelangelo condensata su carta, il cui fascino intimo supporta una bellezza universale. L’interesse anatomico si traduce in fibre muscolari tratteggiate nel dettaglio, il carboncino si interrompe, lasciando un polpaccio emergere dal nulla; in un altro schizzo si evolve all’intero busto, declinato in torsioni dinamiche o pose plastiche.
Spesso rapidi, ma capaci di evidenziare l’evolversi dell’idea che condurrà all’opera definitiva, i disegni testimoniano la mano sopraffina di Michelangelo e la sua poliedricità.
Cenni sulla cultura anatomica nel Rinascimento, virtù e potere descrittivo dell’immagine.
L’anatomia, nella cultura cinquecentesca, era una disciplina che suscitava interesse ben al di là del novero di coloro che di essa ne facevano un uso
professionale, come medici e chirurghi. Padova, Venezia, Bologna, Firenze e Roma, hanno costituito dei veri e propri centri d’irradiazione europea della cultura anatomica, tanto sul versante più tradizionale del lavoro filologico delle fonti antiche, quanto su quello innovativo della riscrittura dell’anatomia sulla base della ricerca autoptica sul cadavere.
A partire dal momento in cui diventa lecito praticarla, la dissezione assume un ruolo decisivo nella comunicazione e nella produzione del sapere anatomico, uno strumento indispensabile per la ricerca.
Si tratta di una tecnica fondata sull’esperienza visiva, aiuta a comprendere aspetti dell’anatomia difficilmente traducibili in parole, “la forma, la consistenza, il colore, la posizione di alcune parti del corpo”, costituisce un indispensabile supporto per la memorizzazione delle conoscenze.
La necessità di un approccio a questa pratica attraverso i sensi è chiaro anche in questa citazione “… essi costituiscono, l’unica vera garanzia di verità in questa disciplina”.
Leonardo a proposito dell’anatomia umana e della complessità del corpo umano, ricorderà le virtù esplicative e descrittive dell’immagine in contrapposizione alle parole, spesso oscure e insufficienti per rendere con evidenza ciò che nessun discorso, anche il più particolareggiato e retoricamente compiuto, potrebbe mai comunicare. Con questa constatazione Leonardo sfida chiunque voglia cimentarsi con la trasposizione scritta dell’anatomia umana: “scrittore, con quali lettere scriverai tu con tal perfezione la intera figurazione, qual fa qui il disegno?”
“Se queste immagini soddisfano l’animo e l’ingegno, esse, in verità, mostrano anche agli occhi l’apparenza e la forma delle cose descritte. Le cose scritte parlano; le immagini, benché mute, mettono dinanzi agli occhi le singole cose in modo tale che nessun ulteriore discorso sia necessario”.
Si delineano così due modalità di comunicazione complementari: la parola è indirizzata all’intelletto per spiegare e descrivere; l’immagine mostra ciò che la parola non può dire, lì dove il testo non è sufficiente interviene l’immagine, concepita come un rapido, facile ed efficace mezzo attraverso cui comunicare il sapere anatomico.
…studio dell’anatomia con i ragazzi della classe!
Ricordiamo la prima volta in cui ci siamo trovati ad ammirare le opere di Michelangelo: “..suggeriscono un’emozione forte “ , ” siamo meravigliati, incuriositi anche un po’ increduli di fronte a tanta bravura..” “..quanta bellezza e perfezione, sembra vero”, i ragazzi stavano sperimentando per la prima volta il “genio dell’artista”. Infatti le sue opere ci insegnano di come si sia potuti giungere alla rappresentazione di livelli estetici così alti nell’esperienza artistica. Al contempo inquietano, stupiscono per la loro capacità di suggerire, comunicare la realtà, la verità del reale.
Il nostro viaggio ci ha portato a scoprire varie caratteristiche del fervente scenario rinascimentale, inizialmente la storia e la cultura del “gioco” , successivamente lo studio dell’anatomia del corpo umano nelle opere di Michelangelo Buonarroti. Da qui l’idea di realizzare con in ragazzi delle “tavole anatomiche” accompagnate dalle relative didascalie , dello studio e della sperimentazione del corpo umano attraverso le magnifiche opere dell’autore. Sono state realizzate per mezzo del disegno, attraverso un’attenta e articolata analisi del corpo umano, abbastanza complessa per le proprietà specifiche che la riguardano. Ne abbiamo analizzato e studiato i contenuti estetici, anatomici, caratteristici del corpo umano, per mezzo del disegno, uno strumento importantissimo di analisi e conoscenza della realtà, con un approccio naturalmente più semplice dello studio del sistema muscolare, dei tendini, della circolazione venosa, uno degli obiettivi fondamentali e ambiziosi del progetto.
Il “David”
di
Michelangelo Buonarroti
Oggetto di studio degli alunni:
Giovanni Forlano
Antonio Castiglione
Davide Maccarrone
Mario Curcio
Nel dettaglio del David di Michelangelo, la mano dell’eroe biblico mostra con evidenza la maestria dell’artista nel riprodurre i dettagli anatomici.
Il muscolo sternocleidomastoideo (SCOM) è un muscolo lungo e sottile che si trova su ciascun lato del collo. È spesso e stretto al centro, ma più largo e più sottile alle due estremità; è separato da un intervallo triangolare chiamato fossa sopraclaveare. Lo sternocleidomastoideo ha due capi, il capo che origina dallo sterno e quello clavicolare che parte dalla clavicola. Oltre a sorreggere la testa ed a proteggere le delicate strutture del collo, questo muscolo contraendosi, ha le funzioni di flettere, far ruotare e inclinare la testa.
Il “Crepuscolo”
di
Michelangelo Buonarroti
Oggetto di studio degli alunni:
Manuel Chimenti
Ennio Baratta
Silvio Rizzuti
Le costole, o coste, sono le 24 ossa affusolate e ricurve della gabbia toracica che, a partire dalle vertebre toraciche, si proiettano fin quasi alla zona anteriore del torace.
Disposte in paia, alcune di loro si uniscono allo sterno per mezzo delle cartilagini costali (prime sette paia); altre si connettono alle cartilagini costali di quelle immediatamente superiori (8°, 9° e 10° paio); altre ancore sono libere o “fluttuanti” (le ultime due paia, l’11° e il 12°).
I glutei sono un gruppo di tre muscoli che si trovano in posizione posterolaterale rispetto alla pelvi ossea e all’estremità prossimale del femore. I suoi muscoli hanno il compito di estendere e ruotare lateralmente il femore rispetto all’oso dell’anca.
La “Creazione Di Adamo”
di
Michelangelo Buonarroti
Oggetto di studio degli alunni:
Rosa Pia Mancuso
Annalisa Belli
Valeria Chimenti
Il “Mosè”
di
Michelangelo Buonarroti
Oggetto di studio degli alunni:
Assunta Toraldo
Marianna Scarpelli
Federica Piccolo
La “Notte”
di
Michelangelo Buonarroti
Oggetto di studio degli alunni:
Gemma Bruno
Luisa D’Ippolito
Suzana Calugaru
Il percorso progettuale ha visto impegnati gli alunni della classe 2 A nell’ambito del potenziamento di Arte e Immagine e Scienze Motorie del plesso di Spezzano Piccolo nell’a. s. 2020-2021 coadiuvato dai docenti delle rispettive discipline Paola Fuoco e Francesco Micino dell’Istituto Comprensivo Casali del Manco 2. Il montaggio del video conclusivo è a cura degli alunni Giovanni Forlano e Davide Maccarrone.
Published: Jun 20, 2021
Latest Revision: Jul 3, 2021
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