COS’è IL MITO?
Il termine mito deriva dal greco mythos, che significa “racconto”.
I miti vennero creati in tempi antichissimi e venivano tramandati a voce.
Il mito è un racconto fantastico che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini.
Questa tipologia narrativa affonda le proprie radici nella natura stessa dell’essere umano, il quale, anticamente, cercava di spiegare fenomeni ed eventi che non riusciva a comprendere (es: il fuoco, il tuono, l’origine del mondo…) con storie che avevano per protagonisti molti concetti soprannaturali.
Il mito è dunque un modo fantasioso adottato dagli Antichi per provare a spiegare la realtà ed il comportamento degli uomini.
RISPONDI ALLE DOMANDE
ECO E NARCISO
C’era una volta una ninfa bellissima, di nome Liriope. Tutte le mattine la ninfa andava a fare il bagno in un fiume, finché un giorno, Cefiso, il dio delle acque che abitava in quel fiume, si innamorò di lei e la strinse in un dolce abbraccio. Da quell’abbraccio nacque Narciso.
Liriope, che voleva proteggere Narciso, andò a consultare il famoso indovino Tiresia, che in passato aveva dato i suoi consigli a tanti grandi eroi e perfino alle divinità.
“Non devi preoccuparti per il tuo figlioletto” disse Tiresia alla madre “fintanto che non conoscerà se stesso, rimarrà un giovinetto meraviglioso e godrà di ottima salute”.
E infatti, Narciso crebbe forte e bellissimo, al punto di avere una schiera di corteggiatrici. Ma al ragazzo non interessavano le ragazze: trascorreva le sue giornate a cacciare e a cavalcare nei boschi.
Un giorno, mentre il ragazzo camminava nel bosco con l’arco in spalla, lo vide Eco, una ninfa della montagna. Eco si innamorò del giovane e uscì dal suo nascondiglio per dichiararglielo. Narciso, tuttavia, la respinse in
malo modo: era troppo bello per perdere tempo con una ninfa.
Da quel giorno Eco, affranta, continuò a seguire Narciso ovunque andasse: si accontentava di guardarlo. La ninfa, però, fu consumata dal suo amore e dal dolore
per essere stata rifiutata; il suo corpo diventò trasparente e la poveretta si rinchiuse in una caverna nel cuore della montagna, cantando per Narciso.
Narciso, che pure udiva il canto della ninfa, non le prestò attenzione e nemmeno una
volta andò alla caverna a trovarla. Così, Eco svanì: di lei rimasero solo un pugno di
ossa e la voce. La voce di Eco è ancora lì e risponde a chi attraversa le montagne, nella
speranza che un giorno anche Narciso le risponda. Col passare del tempo, però, si è
fatta sempre più debole e oggi riesce a ripetere solo le ultime sillabe delle parole dei
viandanti.
Narciso, invece, continuò la sua vita. Gli dei, però, dopo aver assistito a tanto egoismo e a tanta indifferenza, decisero di punirlo.
Un giorno, narciso stava inseguendo una
cerva quando vide, tra la vegetazione, un laghetto cristallino. Il giovane smontò dal
cavallo e raggiunse la riva, per rinfrescarsi. Lì vide il suo viso, riflesso dall’acqua: era
tanto bello che Narciso si innamorò della sua immagine riflessa. Da quel momento, si
recò ogni mattina a far visita a se stesso nello stagno, convinto di vedere una qualche
divinità delle acque: la fissava per ore, immobile, finché un giorno si allungò
sull’acqua per accarezzare quel viso e perse l’equilibrio, cadendo in acqua.
Lo stagno si richiuse sopra di lui e Narciso non emerse mai più. Sulla riva, invece, spuntò un bel fiore giallo, dal profumo intenso, che in ricordo di quel giovinetto altezzoso prese il nome di Narciso.
Il mito di Eco e Narciso
Published: Feb 21, 2021
Latest Revision: Feb 21, 2021
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