by Emanuele Pozzi
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„L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.“
PLOTINO
Licopoli 205 d.C. Miturno, 270 d.C.
FONTE: Enneadi libro VI
Campo: Gnoseologia
L’Uno è la prima ipòstasi e da esso derivano in via gerarchica altre ipòstasi. La seconda è il Nous, l’intelletto che pensa la totalità delle cose pensabili. La terza ipòstasi è l’Anima che assume una posizione intermedia tra il Nous che l’ha generata e il mondo corporeo generato da essa.
Attraverso la sapienza l’uomo si libera dalla corruttibilità dei sensi, attraverso la temperanza si libera della schiavitù delle passioni, grazie al coraggio non teme di perdere il proprio corpo e grazie alla giustizia agisce seguendo solo la ragione.
Secondo Plotino ogni realtà esiste perchè ha in sè un’unità, un principio che la tiene unita. Il concetto di unità si applica anche al piano metafisico. Deve esistere un principio primo che sia l’unità assoluta. Plotino lo chiama L’UNO.
Dell’Uno possiamo solo dire ciò che non è (TEOLOGIA NEGATIVA): Dio non è pensiero, non è il bene, non è libertà perchè è al di là di tutto ciò.
Plotino rifiuta la teoria creazionistica cristiana perché rende Dio responsabile della creazione del male e perché gli vengono attribuiti caratteristiche umane e secondo il filosofo Dio risulta non abbastanza trascendente. Per questo formula la teoria dell’EMANAZIONE: un processo automatico inconsapevole e necessario; una progressiva perdita di unità e di luce, come il sole che irradia l’universo. Da essa si diparte la molteplicità.
L’uomo sta tra l’anima e la materia, in una posizione intermedia: egli può scegliere se innalzarsi verso l’anima o degradarsi verso la materia.
Il processo di ritorno all’Uno è un percorso interiore in cui l’uomo recupera l’unità attraverso la matematica, l’arte, la musica, l’amore e la filosofia: tutte quelle materie che ci aiutano ad abbondonare l’immanenza. Questo percorso, però, si ferma all’Intelletto. L’ultimo passo, il più difficile, è l’identificazione con l’Uno, che viene chiamato EKSTASIS (=uscire da sè stesso).
“I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non li vedo altrove. Il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro che è l’attesa.”
S.AGOSTINO
Tagaste 354-Ippona 430 d.C.
Fonte: Confessioni
Campo: Concezione del Tempo
Dio – afferma Agostino – ha creato il mondo non da una materia qualsiasi, ma dal nulla. Dal racconto della Genesi, infatti, si enuncia che egli creò anche la sostanza, non soltanto l’ordine e la disposizione delle cose. Nel momento stesso in cui Dio ha iniziato la creazione si è formato anche il tempo, egli è dunque l’iniziatore di ogni tempo. Egli innanzitutto si chiede che cosa sia il tempo e fornisce una risposta singolare. Egli dice: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so». L’unica cosa che per lui sembra essere acquisita è la presenza di un passato e di un futuro. Infatti «senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente». Egli sostiene questa tesi in polemica contro il manicheismo che sosteneva l’eternità della materia.
Contro gli scettici che sostenevano che nessuna verità può essere raggiunta, Agostino sostiene che: 1 non si possono negare i principi matematici; 2 non si può negare il principio di non contraddizione; 3 non si può dubitare di stare dubitando.
Si può dunque arrivare a credere che qualcosa esiste e quel qualcosa e Dio il quale ci fornisce la capacità di una “ratio ruperior” in grado di trascendere l’esperienza e che ci permette di utilizzare con successo le idee. Dio è quindi il nostro unico e vero maestro, che attraverso l’illuminazione ci fornisce la conoscenza.
Inizialmente Agostino era orientato verso il Manicheismo, un movimento religioso che esasperava i temi dell’antica religione di Zoroastro. Per evitare di attribuire a Dio la responsabilità del male, il manicheismo postulava due principi originare contrapposti, quello del bene e quello del male. Una volta abbandonata l’impostazione manichea, Agostino dovette elaborare una spiegazione alternativa del male, compatibile con la concezione di un Dio buono e onnipotente. Il male allora prende la forma di una mancanza, di una privazione. Presupponendo un unico principio di bene, il male è la privazione del bene stesso. Ogni creatura è buona per il solo fatto di esistere, perché voluta da Dio, ma alcune creature sono migliori di altre. Perciò nessuna creatura è malvagia, ma alcune sono meno buone, proprio perché il male è una mancanza di bene. Il male morale deriva invece dall’instabilità dell’anima, che cerca i beni particolari, non come tramite verso Dio, ma per se stessi.
“Credo per comprendere, non comprendo per credere.”
SANT’ANSELMO D’AOSTA
1033 Aosta-1109 Canterbury
Fonte: Monologion
Campo:Gnoseologia
La teologia di Anselmo consiste nell’elaborazione di una serie di prove per dimostrare l’esistenza di dio. Per fare ciò tenta un’ argomentazione razionale delle verità bibliche. Scrive due opere: Monologion e Proslogion. Già nel Monologion, attraverso delle prove dette a posteriori, afferma di voler esporre una meditazione su Dio non partendo dalla Bibbia, ma assegnando alla ragione il compito di tradurre la certezza della fede in evidenze razionali. Nel Proslogion la sola prova che espone è detta a priori perchè rimarrebbe valida anche se dio non avesse creato il mondo e si articola attraverso un dialogo tra un saggio e un ateo; il primo chiede al secondo di fornire una definizione di dio e quest’ultimo non può che rispondere che “Dio è quell’essere di cui non si può pensare nulla di maggiore”. Per Anselmo tale risposta porta per necessità all’affermazione della sua esistenza perché è necessariamente più perfetto ciò che esiste nella realtà piuttosto che solo nell’intelletto. La conoscenza quindi deriva direttamente dalla fede ed è necessario credere per riuscire a comprendere tutto ciò che ci circonda; l’intelligenza può trarre conclusioni veritiere solo ponendosi unicamente nell’ambito delle verità di fede.
«Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale… Dio non può indurre nell’uomo un’opinione o una fede contro la conoscenza naturale… tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti.»
S.TOMMASO
Campo:Teologia
Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio” (come dice la Genesi), è unica, immateriale da forma al corpo ma non è localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come Dio e come lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. Secondo le sue teorie si può dimostrare l’esistenza di dio solo attraverso prove a posteriori. Ne elabora 5:
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“del mutamento”:tutto ciò che si muove esige un movente primo perché, come insegna Aristotele nella Metafisica: “Non si può andare all’infinito nella ricerca di un primo motore”);
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“della causa efficiente”: ogni essere finito, partecipato, dipende nell’essere da un altro detto causa; (necessità di una causa prima incausata);
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“della contingenza”. L’esistenza di esseri generabili e corruttibili è in sé insufficiente metafisicamente, rimanda ad esseri necessari, dapprima dipendenti da altro, quindi ad un essere assolutamente necessario);
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“dei gradi di perfezione”le cose hanno diversi gradi di perfezioni, intese in senso trascendentale, come verità, bontà, nobiltà ed essere,; ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile, in quanto causa, i gradi intermedi);
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“dell’ordine finale”: le azioni di realtà non intelligenti nell’universo sono ordinate secondo uno scopo, quindi, non essendo in loro quest’intelligenza, ci deve essere un’intelligenza ultima che le ordina così.
Agostino sostenne che la sorgente del sapere e dell’essere è la stessa, Dio Creatore dell’universo, e che quindi i due piani dell’essere e del sapere non possono cadere in contraddizione l’uno con l’altro.San Tommaso aggiunse che il corpo umano deve poter essere capace di conoscere il creato mediante la sua mente e i suoi sensi, poiché l’uomo non soltanto è una creatura di Dio, ma più di ogni altro vivente è l’unico creato a immagine e somiglianza di Dio e di Gesù, suo Figlio. Tommaso aggiunse anche che i due piani dell’essere e del sapere sono tra loro comunicanti: infatti, le Cinque Vie dimostrarono che dall’essere della natura corporea è possibile giungere a conoscere e dimostrare la possibilità, la realtà e la necessità dell’esistenza e dell’unicità di Dio
“È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.”
GUGLIELMO D’OCKAM
Ockham, 1288 – Monaco di Baviera, 1347
Fonte:
Campo: Logica
Era un frate minore francescano che traduce sul piano metodologico scientifico l’ideale del suo ordine di frati che aveva come obbiettivo la semplicità più assoluta.
Guglielmo viene infatti correlato alla verità nel campo della epistemologia con il principio espresso dal cosiddetto rasoio d’occam.
Quest’ultimo espone che tra le varie spiegazioni possibili di un evento bisogna accettare quella più “semplice”, intesa non nel senso di quella più “ingenua” o di quella che spontaneamente affiora alla mente, ma quella cioè che appare ragionevolmente vera senza ricercare un’inutile complicazione aggiungendovi degli elementi causali ulteriori. Questo perché tutto ciò che va oltre i limiti della conoscenza non può essere compreso né dimostrato.
Molti filosofi medievali si sono occupati del cosiddetto “problema degli universali”, cioè di stabilire se gli universali siano solo parole o concetti mentali o se, invece, esistano nella realtà. Dal medioevo almeno fino al XII secolo, quasi nessuno aveva messo in dubbio l’esistenza reale degli universali.Tra l’XI e il XII secolo, alcuni filosofi iniziarono a dubitare del fatto che gli universali avessero un’esistenza autonoma e, addirittura, che esistessero in generale, iniziarono a sostenere che gli universali fossero solo nomi. Realista è chi sostiene che gli universali siano entità reali e autonomamente esistenti. Nominalista è chi ritiene che gli universali siano solo nomi, entità linguistiche. Una posizione intermedia fra le due è quella del concettualista, secondo cui gli universali non esistono nelle cose, ma solo nella mente. Secondo Ockham gli universali non sono meri suoni, ma segni naturali, prodotti nell’anima dalle cose di cui sono segno.
Nel 1324 fu convocato dal papa Giovanni XXII ad Avignone per rispondere dell’accusa di eresia. Guglielmo fuggì da Avignone, rifugiandosi prima in Italia e poi a Monaco. Fu scomunicato dal papa, ma era protetto dall’imperatore Ludovico il Bavaro.
Published: Dec 15, 2020
Latest Revision: Dec 15, 2020
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