Il caffè
Un giorno un pastore di nome Kaldi portò le capre al pascolo, sull’altopiano di Kaffa (da cui proviene il nome caffè) in Etiopia in Africa, le capre videro delle bacche rosse e cominciarono a mangiarle, appena Kaldi se ne accorse vide che cominciarono ad essere agitate, così Kaldi decise di prendere le bacche e di farle abbrustolire creando così una polvere che mise in acqua calda, e così nacque il primo caffè. In Etiopia, più precisamente a Yemen nel porto di mokha, nel 1300 ci fu il primo sbarco di caffè; iniziarono con il medioriente, nel 1400 il caffè era molto legata all’Islam, spesso usata per stare svegli durante le preghiere notturne.Nel 1500 sbarcò a Venezia, prima di sbarcare però la chiesa aveva vietato di bere questa bevanda, perché essendo collegata aimussulmani, credevano provenisse dal demonio, poi però assaggiandolo sentirono che era buono, quindi permisero di berlo, commerciando così dall’oriente. Nel 1700 sbarcò in Francia, a Parigi il caffè era usata come scusa per intellettuali e artisti per incontrarsi nel luogo di incontro. Nel 1800 arrivò in Inghilterra e nacque così il coffie house.Tornò poi in Italia nel 1900 a Torino, denominata la capitale del caffè, dove fu inventata anche la prima macchina del caffè.
Corn flakes
Il giorno 14 aprile 1894 un sabato un medico in mitchigan di 42 anni stava cucinando la solita quantità di mais per fare una minestra per i pazienti improvvisamente però chiamarono lui è suo fratello will d’urgenza nel reparto di idroterapia perché c’era un emergenza e furono costretti a lasciare la quello che stavo facendo quando tornavo in cucina trovarono il mais completamente fermo non potendosi permettere di buttarlo provare uno schiacciarlo con dei rulli nella speranza di ottenere una sfoglia ma al contrario ottiene un risultato totalmente inaspettato una grande quantità di piccole foglie ei cosiddetti flex in italiano significa foglie decisero così di aggiungerlo nel latte per Colazione immerse in una tazza, i pazienti furono molto contenti.
Sandwich
Siamo a Sandwich terra britannica dove per 15 anni intorno alla metà del 1700 ci fu John Montagu, il quarto conte, ebbe due mogli e sei figli e un numero incalcolabile di amanti, anche con questi avvenimenti non lesinava il tempo per giocare a carte ea golf due sport che gli piacevano molto, un giorno fece una richiesta speciale al cuoco anche se aveva preparato dell’ottimo Rose Beef con salse, gli disse di mettere il tutto dentro due fette di pane morbido, perfino il cuoco rabbrividì ma non poteva certo contraddire il conte, la sua richiesta era di poter mangiare con una mano sola Per non smettere di giocare a carte quindi la soluzione del cuoco fu di creare un panino con roasbeef e salse, così prese il nome appunto dal conte di sandwich,dato che tutte le persone dovevano adattarsi al conte il cuoco rabbrividì al pensiero di dover fare tutti quei sandwich, il sandwich più famoso fu il club sandwich.
Caesar salad
È un’insalata di lattuga con pane fritto, maionese mischiata con salsa worcester, aceto, pepe e parmigiano, a volte vengono aggiunte anche acciughe, pancetta fritta, pollo arrostito o fritto e gamberi.
Tutti pensano che sia americana però è nata in Messico nel 1924, Cesare cardini è stato l’inventore della Caesar salad, il suo ristorante non è più gestito dalla famiglia cardini ma la sua foto è ancora appesa, si trova Tijuana che il confine tra il Messico e l’America, Cesare cardini nacque in Piemonte nel 1896, era un cuoco e aprì un ristorante a San Diego, spostò poi il suo ristorante al di là del confine tra Messico e America (era così più facile vendere alcolici), in quel tempo la cucina italiana fu già popolare, così con il ristorante le andò molto bene, arrivò la sera del 1924 dove ci fu tanta gente e cardini aveva finito le scorte di carne e pesce, però quella sera arrivarono clienti molto importanti, così offrì loro lattuga dato che ne aveva molta, in realtà quella sera abbinò per caso degli ingredienti,cominciò preparando una maionese a tripla cittadinanza, versò in una ciotola succo di limone californiano, poi mise le uova freschissime messicane e infine un po ‘di aceto di vino bianco italiano, proprio per questo la maionese ha una tripla cittadinanza, aggiunse poi una spruzzata di salsa Worcester con aglio tritato sale e pepe.
Incominciò a frullare il tutto finché non montò una maionese così speciale, poi tostò de pane, dove ci mise poi la maionese fatta prima, poi aggiunse un po ‘di parmigiano
C’è chi dice che abbia aggiunto anche delle acciughe ma non sappiamo ancora tutt’oggi se sia vero o no, la voce si sparse e così prese il nome di Caesar salad (l’insalata di Cesare) nel 1935 arrivò a Los Angeles poi più avanti Cesare decise di metterci il suo marchio e così si sparse in tutto il mondo.
Coca Cola
8 maggio 1886 ad Atlanta, in Georgia il Farmacista Pemberton creò una medicina per il mal di testa e contro la stanchezza che chiamò Wine coca, per via dei suoi ingredienti che erano, vino e foglie di coca che ere messo in vendita a 5 centesimi al bicchiere, l’unico problema era la presenza di alcol per alcuni clienti, però viene subito sostituito da un estratto di noci di cola, che è una pianta tropicale.
Il gusto era ottimo, talmente buono che viene venduta anche come drink, con aggiunta di acqua gasata.
Il Nome deriva dall’ unione dei due ingredienti principali COCA–COLA, infatti come logo abbiamo questa scritta con le 2 C più grandi.
Venne venduta sfusa anche nei chioschi, si prendeva lo sciroppo dalla farmacia poi si aggiungeva l’acqua gasata.
I produttori pensarono anche di mettere questa bevanda in bottigliette semplici da impugnare, sia per diffidare dalle imitazioni.
Durante la seconda guerra mondiale vengono costruiti impianti di imbottigliamento all’estero per
garantire la coca – cola a tutti i soldati.
Patatine fritte
Le patate non sono sempre state parte della nostra cucina, si tratta di un prodotto scoperto di recente in Centro America, tra Bolivia e Perù, grazie ai conquistadores, arrivano però in Europa nel 1442, ma iniziarono a mangiarle solo due secoli dopo, cioè nel 1700, perché in principio li spagnoli cominciarono a mangiarle crude, però il gusto non era buono quindi non le toccarono più , poi però appunto nel 1700 scoprirono che cotte erano una vera e propria leccornia, così hanno iniziate a farle fritte, prima tagliate a fette sottili poi a bastoncino poi appunto fritte. L’origine delle patate tagliate a bastoncino se la contendono il Belgio e la Francia, i belgi sostengono che ci sia un manoscritto che appunto diceva che loro friggevano i pesciolini che pescavano, però in inverno il lago si ghiacciava quindi tagliavano le patatine e le friggevano, i francesi invece sostengono che Antoine Parmantier si mise d’accordo con il re di Francia e le coltivò nel suo orto appunto, facendo credere a tutti che quello fosse il cibo del re, lo stratagemma funziona, quindi tutti iniziano a mangiare e coltivare le patate.
Ora però parliamo delle chips, dentro sacchetti e comode da mangiare, l’origine questa volta è certa, le chips vengono dagli USA nella metà dell’ 800 nel ristorante Moon’s lame house, un giorno un cliente molto polemico prese le patate fritte, però mandò più volte indietro il piatto, così un cuoco afroamericano di nome George Crum, tagliò le patate molto fini, pensando di rovinarlo, aggiunse anche il sale, e le mise a friggere, nacquero così le chips, il cliente ne fu molto soddisfatto e da qui le chips furono molto famose.
Guinness
È una bevanda molto antica, nacque circa 5000 anni fa in Mesopotamia, i primi a berla furono i Sumeri, nasce prima del vino perché era più semplice coltivare i cereali, per esempio l’orzo con cui si produce la birra, era la bevanda più diffusa anche in Egitto, il vino era poco diffuso perché non riuscivano a produrre la vite, la birra raggiunge anche il mediterraneo anche in Grecia, Roma ed Etruschi, anche se qui riuscivano a produrre il vino, quindi era più diffuso, la birra invece é più diffusa nel nord Europa, nel Medioevo però la birra cambia, perché viene aggiunto il luppolo dai monaci.
La Guinness è una birra scura quasi nera con spuma chiara e cremosa, dal sapore intenso, proveniente dall’Irlanda, le sue origini risalgono al 1759 creata dal mastro birrario Artur Guinness, che aprì il suo birrificio a Dublino St. James Gates, questa birra è stata definita porter stout, era una birra popolare e forte.
Ci sono 2 versioni:
1- a causa di un incendio il malto si brucio, però il signor Guinness lo utilizzò lo stesso, questa casualità però gli creò una birra molto buona e forte, e decise di continuarla a produrla.
2- dicono che questa birra nasce a Londra quando il re Carlo II dice di utilizzare il malto bruciato in un incendio e di dare la birra agli operai del porto, da qui si dice che nacque la birra porter (facchini del porto).
Nel 1831 il birrificio Guinness diventa il più grande d’Irlanda, mentre nel 1914 il più grande del mondo.
Oggi si calcola la vendita di 2 miliardi di birre all’anno, ne vengono vendute circa 10000 ogni weekend.
In Italia la più consumata è quella da 4,5 gradi, mentre quella esportata è quella di 7,5 gradi,
Crepê suzette
Siamo nel 1895, al cafe’ del Paris di Montecarlo, e come ospite quella sera venne il principe di Galles, quella sera a lavorare ci fu un apprendista, Henri Charpentier, stava preparando il dolce per il principe, quando però gli cadde per sbaglio un liquore nella pentola in qui stava preparando le crepê, facendo così un effetto flambé, erano indecisi se farle uscire o no, scelgono di rischiare, però al principe piacquero talmente tanto che chiese persino il bis, da lì volevano dare un nome alle crêpe, il principe decise così di chiamarle suzette in onore della donna più bella che era seduta al tavolo.
Gli ingredienti per creare le crepê suzette serve:
- Uova
- Farina 00
- Latte intero
- Burro
- Zucchero
- Scorza d’arancia
- Arance
- Succo di limone
- Grand Marnier
- Zucchero
- Burro
Est!Est!Est!
Nell’anno 1111 ci fu un vescovo, Johannes Defuk, intenditore di vini, che per soddisfare questa sua passione alla scoperta di nuovi sapori, il vescovo Defuk mandava il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere “Est” (c’è), abbreviazione di “est bonum”, vicino alla porta della locanda.
Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, ne notò l’eccezionale qualità e, per comunicarlo, decise di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: “Est! Est!! Est!!!”
Il vescovo, arrivato in paese, condivise il giudizio del suo coppiere e prolungò la sua permanenza a Montefiascone per tre giorni. Addirittura, al termine della missione imperiale vi tornò, fermandosi fino al giorno della sua morte.
In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca, che fanno rivivere questa leggenda.
Filu’ e ferru
Il filu ‘e ferru o filu ferru (nome esteso in sardo: filu de ferru) chiamata in italiano “acquavite di Sardegna” è un’acquavite sarda il cui nome, tradotto letteralmente, significa “filo di ferro”. In alcune zone della Sardegna viene detta anche abbardente (o acuardenti) che significa “acqua che arde, che prende fuoco, molto forte”.
Il nome risale a qualche secolo fa e deriva dal metodo utilizzato per nascondere gli alambicchi quando l’acquavite veniva prodotta clandestinamente. I contenitori con il distillato e gli alambicchi venivano nascosti sottoterra e, per poterne individuare la posizione esatta in momenti successivi, venivano legati con uno o più fili di ferro con un capo che sporgeva dal terreno.
Donnafugata
Eclettici, particolari e rappresentativi di un territorio che regala tanto ai cinque sensi, gusto e olfatto compresi.
I vini Donnafugata sanno conquistare qualsiasi tipo di palato, soprattutto per la grade varietà di etichette disponibile per appassionati, esperti o semplici amatori.
Dai bianchi ai rossi, dai rosati agli spumanti, non mancano anche i vini dolci, come il Passito di Pantelleria DOC “Ben Ryé” che negli anni ha conquistato il palato di migliaia di estimatori.
Tra i vini iconici e più conosciuti dell’azienda, poi, nominiamo anche il celebre “Mille e una notte“, rosso portabanidera di Donnafugata, e il “Fragore“, prodotto sul versante settentrionale dell’Etna.
La sua leggenda parla di una regina che scappa dalla Campania alla Sicilia, da li in nome Donnafugata.
Chianti
Il Gallo Nero è lo storico simbolo del Chianti, adottato come marchio per il vino Chianti Classico dal consorzio che ne raggruppa i produttori.
L’origine di questo simbolo deriva da un’antica leggenda. Si narra che al tempo delle lotte medievali Firenze e Siena, da sempre in guerra per il possesso di questo preziosissimo angolo di Toscana ed entrambe stanche di battaglie sanguinose, decidessero di regolare la questione con un singolare arbitrato.
Le due città decisero infatti di affidare la definizione del confine ad una prova tra due cavalieri, uno con i colori di Firenze ed uno con i colori di Siena. Il confine fiorentino-senese sarebbe stato fissato nel punto dove i due cavalieri si fossero incontrati partendo all’alba dalle rispettive città, al canto del gallo. I senesi scelsero un gallo bianco e lo rimpinzarono di cibo, convinti che all’alba questo avrebbe cantato più forte, mentre i fiorentini scelsero un gallo nero che lasciarono a stecchetto.
Il giorno della prova, il gallo nero fiorentino, morso dalla fame, cominciò a cantare prima ancora che il sole fosse sorto, mentre quello bianco, senese, dormiva ancora beato perché ancora sazio.
Il cavaliere fiorentino, al segnale convenuto, si mise subito al galoppo, mentre il collega senese dovette aspettare ancora molto prima che l’altro volatile si decidesse a cantare: il risultato della pacifica tenzone fu che i due cavalieri si incontrarono a soli 12 km dalle mura di Siena e così la Repubblica Fiorentina poté annettersi tutto il Chianti.
Il vino degli abissi
Il fondo del mare che diventa una cantina, sfruttando una temperatura costante, senza luce e con una pressione diversa rispetto alla superficie.
La profondità è a 60 metri, con una temperatura costante e una pressione che consente al vino di mantenersi stabile in un ambiente perfetto: 15 gradi di temperatura, penombra, correnti che cullano le bottiglie tenendo in agitazione i sedimenti che vanno ad arricchire lo spumante di profumi e struttura.
E poi la pressione di 7 bar che crea un equilibrio armonico, l’assenza di ossigeno che evita scambi e perdita di pressione. Il valore aggiunto del “vissuto in mare” è testimoniato dalle incrostazioni che rivestono le bottiglie, attraverso la sapiente opera degli abissi, creando effetti e connotati tali da restituirci ogni bottiglia unica e diversa dalle altre. Le operazioni di immersione, emersione, i sopralluoghi, vengono eseguiti valutando bene i rischi, con perizia e con l’impegno di sofisticate apparecchiature.
Il vino ad alta quota
Un vino per essere definito “d’alta quota” deve venire elaborato a partire da uve provenienti da vigne situate a una certa altitudine: di norma, dagli 800 m fino alla quota in cui il clima consente di coltivare le vigne e maturare l’uva.
La principale qualità o il tratto distintivo di questi vini è il loro invidiabile effetto rinfrescante, dovuto alla loro maggiore acidità, risultato della notevole differenza termica esistente tra il giorno e la notte. Sebbene la potenza dei raggi solari sia direttamente proporzionale all’altitudine, l’uva matura più lentamente e progressivamente rispetto alle vigne situate più in basso. Pertanto, il ciclo di maturazione è più lento e il vino acquisisce una maggiore complessità e ricchezza di sfumature.
Tuttavia, ciò non accade ovunque in quota. Infatti, è necessaria un’altitudine specifica a una latitudine geografica ben determinata.
Il vento è un altro grande alleato delle vigne di alta quota, poiché evita la proliferazione di funghi e altre malattie. Inoltre, sulla maggior parte di queste vigne cade ogni anno la neve, una risorsa idrica che si fonde lentamente creando una riserva nel sottosuolo a cui attingere nei momenti di maggiore siccità. Attraverso la neve per di più penetra nella terra l’azoto atmosferico, un fattore decisivo per dare vigore alle piante.
Negroni e Negroni sbagliato
Il Negroni è un cocktail da aperitivo alcolico dal tipico colore rosso chiaro, a base di vermut rosso, bitter Campari e gin.
È un cocktail riconosciuto ufficialmente dall’IBA nonché uno dei più famosi.
Fu ideato a Firenze nel 1919-20 dal conte Camillo Negroni. Negli anni ’20 il conte era solito frequentare l’aristocratico Caffè Casoni in Via de’ Tornabuoni a Firenze (locale in cui verrà trasferita in seguito l’attività del già esistente Caffè Giacosa e successivamente passato fra le proprietà di Roberto Cavalli) e, per variare dal suo abituale aperitivo Americano, chiese al barman Angelo Tesauro (secondo altri autori però pare che fosse Fosco Scarselli) di aggiungere un po’ di gin in sostituzione del seltz, in onore degli ultimi viaggi londinesi. Il nuovo cocktail divenne noto come l'”Americano alla moda del conte Negroni”, ovvero un Americano con un’aggiunta di gin, e in seguito prese il nome del conte stesso.
Il Negroni sbagliato è un cocktail creato nel Bar Basso di Milano nel 1972 dal bartender Mirko Stocchetto e in genere chiamato semplicemente sbagliato.
Differisce dal classico Negroni amaro fiorentino per la presenza dello spumante brut, che sostituisce il gin. Il drink diventa così più leggero grazie alla minore presenza alcolica.
Published: Nov 24, 2020
Latest Revision: Nov 24, 2020
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