LA SCUOLA CHE VORREI by Diletta Pignaton - Illustrated by Sarà Gritti, Sidi Kane, Sonia Latteo, Diletta Pignaton, Francesco Ponzoni, Veronica Pozzo - Ourboox.com
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LA SCUOLA CHE VORREI

by

Artwork: Sarà Gritti, Sidi Kane, Sonia Latteo, Diletta Pignaton, Francesco Ponzoni, Veronica Pozzo

  • Joined Sep 2020
  • Published Books 2
2

COLLABORAZIONE

 

Se hai bisogno di aiuto,

sarò da te in un minuto,

se hai bisono di una mano

io non sarò lontano.

Sui compagni puoi contare

non te ne devi dimenticare

Anche i prof ti possono aiutare

non ti devi preoccupare.

Collaborare è il metodo migliore per imparare

e il prossimo impariamo ad ascolatre

Collaborando si sta bene

ricordiamolo tutti assieme.

3

HO DETTO ANSIA NO

 

Tremo, sudo, non riesco a dormire

pensieri negativi a non finire.

I carampi e mal di pancia

che bella giornataccia.

Unghie e capelli torturiamo,

finchè la verifica non finiamo.

Questo dobbiamo cambiare,

visto che sappiamo si può sbagliare.

L’ansia ci fa stare male,

ci fa solo agitare.

La tensione non dobbiamo sentire,

la verifica serve solo a capire.

Tra i banchi l’ansia è bandita,

godiamoci la notra vita!!

 

 

4

L’ERRORE È UN SUCCESSO

 

L’errore è un successo,

ve l’hanno mai detto?

L’errore ti insegna,

non è per chi si rassegna.

L’errore è normale,

non te ne devi vergognare.

Anche in bicicletta si cade,

ma tutti la sanno usare.
Sbagliando si impara,
la vetta non è lontana.

Tanti errori hai ancora da fare,

per poter la vittoria conquistare.

5

NOI NON SIAMO UN VOTO

 

4 male male…

5 c’è la potevi fare,

6 può anche andare,

7 si può migliorare,

8 inizi a sognare,

9 c’è da esultare,

10 imparo a volare!
A volare si può imparare anche dopo un 3,

L’importante è capire

il bello che c‘è in te.

I numeri non vogliono dire niente,

non fanno di te persona intelligente.

Noi siamo molto di più,

e lo dovresti sapere anche tu!

 

6

 

 

 

 

 

 

…PRENDIAMO SPUNTO DALLA DIDATTICA A DISTANZA…

“COSA CI HA INSEGNATO?”

7

La DAD (didattica a distanza) è stata molto criticata come molto apprezzata tra studenti, famiglie e professori in tutta Italia.

Personalmente penso che la mia scuola abbia trovato un metodo efficace che si focalizzava sulla comprensione degli argomenti trattati mettendo la valutazione in secondo piano e valorizzando il confronto e il lavoro collettivo.

A parer mio questo metodo risulta efficace perché fa capire agli studenti che lo studio non è e non deve essere legato alla sola valutazione (come molte persone pensano), esso infatti è legato alla voglia e al piacere di ampliare le proprie conoscenze.

In poco tempo si è notata nel gruppo classe una partecipazione attiva e piacevole, io personalmente lavoravo con serenità e soprattutto senza ansia, a differenza di quando ero in classe.

I nostri professori sono stati molto comprensivi nei nostri confronti e ciò ha contribuito alla diminuzione di tutte le preoccupazioni che normalmente avevo in classe, come ad esempio la paura di esprimermi più liberamente, di dire qualcosa di sbagliato o di inopportuno.

Mi è sempre piaciuto studiare, anche se tra sport e altri impegni non ho molto tempo e per questo ho sempre fatto tutto con l’ansia della valutazione; la quarantena (e in particolare la DAD) però mi ha fatto riscoprire cosa voglia dire studiare per il solo piacere di farlo e non solamente per avere un bel voto, per questo sono molto soddisfatto e ho ottenuto dei risultati che non mi sarei aspettato dalla normale didattica in presenza.

Spero che con il ritorno a scuola i professori tengano conto di come l’ansia possa condizionare le prestazioni di noi studenti e che adottino magari delle soluzioni per agevolarci e farci studiare con piacere; ovviamente non dico di abolire i compiti scritti o le interrogazioni perché sicuramente qualcuno ne approfitterebbe, però sarebbe bello promuovere il confronto, il lavoro collettivo e non dare troppo peso agli errori commessi, in modo tale da non sentirci vincolati dal solo giudizio.

 

Federico Zanet 4^Fu

8

 

Partendo da una definizione, con DAD si intende una modalità di didattica che permette a studenti e insegnanti di proseguire il percorso di formazione e apprendimento anche se “fisicamente” distanti. A metà dell’anno scolastico 2019/2020 studenti, professori ma anche genitori e nonni si sono dovuti interfacciare con una nuova modalità di fare scuola che li ha messi alla prova scaturendo moltissimi punti di domanda riguardo l’efficacia di quest’ultima. Inizialmente i problemi tecnici erano molti e di quelli ci si preoccupava maggiormente, ma una volta sistemati il quesito è cambiato: “I nostri figli stanno imparando? Stanno facendo scuola come si deve?”. I pareri sono spesso contrastanti. Molti studenti si sono trovati bene con questa nuova modalità di fare scuola, altrettanti meno. Io, in quanto studentessa frequentante il 3^ anno di liceo delle scienze umane, posso essere una delle mani alzate a favore di come è stata gestita la DAD. Mi rendo conto di essere stata fortunata, il 90% della mia classe ha partecipato con voglia, serietà ed entusiasmo alle lezioni come quando eravamo nel normale contesto scolastico. Purtroppo mi rendo conto, che non sempre le classi sono composte da alunni responsabili e collaborativi. Gli stessi professori influenzano sull’atteggiamento dell’alunno e della classe, e un professore assente che dà poco peso alla cooperazione, in un contesto come quello della scuola virtuale potrebbe essere diventato un problema. Ma mettendo da parte l’efficacia della scuola virtuale, evidenziamo i nuovi aspetti positivi che ha portato a galla quest’ultima. Contestualizzando, nel periodo lock-down e successivo, si è iniziato a dare più importanza ai contenuti rispetto al voto tanto temuto dagli alunni poiché era più possibile e poco ufficiale valutare un compito fatto a casa. Questo ha fatto sì che l’apprendimento del ragazzo venisse prima “dell’importantissimo voto che devo mettere sul registro prima dell’inizio degli scrutini” e del “devo imparare tutto a memoria per prendere un bel voto e avere una media alta”. Noi ragazzi se stimolati nel modo giusto lavoravamo e studiavamo per il gusto di farlo, e i professori lo stesso. Conseguenza importantissima, essendo un problema di quasi tutti gli studenti, l’ansia si è fatta sentire meno e si affrontava la scuola con molta più serenità: se sbaglio non succede nulla non c’è un voto rosso a marchiarmi, studio meno di memoria ma più con il ragionamento (perchè ho più tempo e meno pressioni), studio perchè ne 

sento il bisogno non per ricevere un voto alto. Eccole le motivazioni che mi e ci hanno fatto vivere più serenamente la scuola virtuale rispetto a quella in presenza. Ovviamente di lati positivi ce ne sarebbero altri come aver imparato ad usare la tecnologia odierna, a comunicare in modo differente ecc.; e di negativi lo stesso. Ma vorrei evidenziare come i punti precedenti potrebbero migliorare l’odierna scuola in presenza paventata da molti. Ovviamente non sto dicendo che la DAD sia migliore della scuola con la “s” maiuscola perchè sarei ipocrita a mettere in secondo piano la condivisione, il contatto fisico, la routine, la ricreazione, gli sguardi dei compagni di classe, le gite, le emozioni e tanto altro che solo la scuola in presenza ci può regalare; ma mi piacerebbe che non buttassimo via tutto ciò che ha insegnato, a noi ragazzi e professori, la didattica a distanza nei mesi durante i quali ci ha tenuto compagnia.

 

Diletta Pignaton 4^Fu

9

 

 

 

 

 

 

 

…VECCHIA SCUOLA…TANTA ANSIA…

10

 

Difficile pensare a cosa può influenzare la mia ansia e cosa riesce a limitarla, perché questo implica che io mi metta a scavare a fondo su me stessa, un lavoro che non mi piace molto a dire il vero, perché questo mi mette faccia a faccia con la me più nascosta e umana.

Per questa volta, però, farò un’eccezione…

Io sono una ragazza molto emotiva, una di quelle con la lacrimuccia facile, che lascia trapelare le sue emozioni e che cerca l’aiuto delle altre persone perché ama esser coccolata; al tempo stesso riesco ad essere molto riservata su alcuni aspetti, per evitare di fare stare male le altre persone. Anche se non sembra, questo un po’ influisce sulla mia ansia, perché prima di fare qualsiasi cosa con quella persona, mi arrovello il cervello e mi stresso finché non prendo sempre la solita decisione: meglio il benessere dell’altro piuttosto che il mio. Ormai questo meccanismo è entrato dentro di me ed è difficile non fare così, è un qualcosa di assodato e di meccanico che faccio in automatico quasi.

Quello del preoccuparsi degli altri non è il solo motivo; oltre ad essere una ragazza molto emotiva sono anche molto insicura, non ho molta autostima di me stessa, è un difetto che mi accompagna, anche questo, fin da quando sono piccola e che non sono riuscita ad abbandonare. Insicura quanto sono, per me il parere degli altri conta molto e ho pura di espormi e di fare brutte figure; anche in classe sono così, cosa che da un lato può essere passabile, ma dall’altro no, perché ormai sono quattro anni che ho gli stessi compagni di classe e non dovrei esser spaventata nel dire la mia opinione. La mia paura nel parlare ed espormi si pone quando io penso che potrei dire una stupidaggine e che potrei essere derisa dagli altri, potrei essere presa per una ragazza stupida o cose simili. Questo pensiero mi limita assai e per questo prima di aprire bocca mi faccio mille paranoie e quelle alimentano l’ansia; per risolvere il problema ho adottato la strategia del “parlare subito”, adesso vi spiego in cosa consiste.

Pensate di essere in cerchio con i vostri compagni di classe o con altri animatori del punto verde o grest e il prof o il don fa una domanda a cui tutti devono rispondere, ma in modo libero. Io per evitare di farmi bloccare completamente dall’ansia del parlare parto sempre per prima, così nessuno può dire nulla dato che io ho esposto la mia idea per prima e non è uguale a nessuna, piuttosto sono gli altri che si adeguano alla mia idea. Un ragionamento molto contorto che di certo non mi fa sparire l’ansia, ma almeno la fa finire prima perché non prolungo l’agonia dell’attesa.

Per quanto riguarda l’ansia che io classifico come “ansia da scuola”, è un pelino più complicato dal momento che comprende tutti i tipi di prestazioni con voto, dalle semplici conversazioni con il prof più confortevole, alle esposizioni di gruppo e poi alle temute verifiche scritte.

Se dovessi fare una scala dell’intensità dell’ansia che ho durante tutte queste tipologie di prove metterei per ultime le verifiche scritte e per prime tutte le prove orali. Io ho paura di quello che pensano le altre persone, come ho detto prima, e vedere la reazione del prof proprio in “diretta” mi spaventa e mi fa bloccare, poche volte mi sono sentita a mio agio e in quelle occasioni l’esito delle prove era decisamente migliore.

Per ogni interrogazione parte sempre il solito panico che ti fa pensare “ho studiato abbastanza?” e la risposta è sempre la stessa “NO”, quel no secco che apre le danze all’ansia, come anche il ripassare un certo argomento prima dell’interrogazione mi fa sentire sempre meno preparata degli altri e di conseguenza non parto con il piede giusto. Non so perché ma non riesco a fare a meno di pensare a cosa potrebbe frullare nella testa degli altri…

Posso dire però che durante la quarantena, nelle lezioni che tenevamo tramite computer, la mia ansia è diminuita notevolmente, però era sempre presente e pronta a farmi visita. La didattica a distanza (D.A.D), a mio parere, ha fatto comprendere alla maggior parte degli insegnati qual è il vero motivo per cui hanno iniziato a insegnare: il piacere del trasmettere e donare un pezzo della propria conoscenza agli alunni.

Questo clima così comprensivo e pacifico, ha fatto cadere quel grande muro di ansia, che si è leggermente affievolita e ha permesso di mettermi il cuore in pace. Le interrogazioni si erano trasformate in conversazioni piacevo da sostenere mettendo a disposizione di tutti il proprio sapere e discutendo su chi avesse ragione e chi no, ma senza puntare il dito oppure denigrare quello che non aveva ragione. Ovviamente la paura di sbagliare davanti a tutti e il terrore di deludere i prof non si è placata, ma io direi di fare un passo alla volta, che con la calma tutto può essere possibile.

 

Salgarellare Ginevra 4^Fu

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Secondo me l’ansia è uno dei maggiori problemi degli ultimi anni che si riscontra maggiormente nell’ambito scolastico. I ragazzi sono spesso soggetti a una pressioni di prestazione, per motivi personali, per motivi famliari, per pressioni da parte dei professori e della società in generale. L’ansia ovviamente può incidere nell’ andamento scolastico, ma anche modo di approcciarsi dei ragazzi e nella qualità del loro studio e rendimento.
Sicuramente va detto che l’ansia, se moderata, è necessaria per affrontare l’anno scolastico in modo di prepararci e motivarci a studiare; ma quando l’ansia prende il sopravvento nella vita dello studente, si trasforma in un nemico dell’apprendimento.
Di conseguenza ritengo che ci possano essere delle azioni per ridurre la troppa ansia negli alunni, come:
-creare un ambiente scolastico confortevole e accogliente
-creare un atmosfera scolastica ottimale sia per l’apprendimento, sia per l’ambito relazionale
-creare un legame genuino tra i professori e gli studenti, cercare il continuo dialogo e confronto, meno rigido
-DARE LA POSSIBILITÁ DI SBAGLIARE AI RAGAZZI
-CERCARE DI SPOSTARE IL FINE DELLO STUDIO DAL VOTO AL VERO INTERESSE DI CONOSCENZA DEI RAGAZZI ( questo deve avvenire solo modificando tutto il sistema scolastico italiano)
-lasciare i ragazzi più tempo fuori scuola, cosi da poter coltivare le proprie passioni e hobby preferiti
-la buona intenzione dei professori di motivarci, perché veramente lo vogliono
-la buona intenzione dei ragazzi ad apprendere e a impegnarsi
-professori più flessibili che diano più possibilità di espressione ai ragazzi, quindi non utilizzare un solo e unico metodo di istruzione, (magari non solo lezione frontale)
-rassicurare i ragazzi di fare un bel lavoro quando si impegnano, e in caso contrario, dire ai ragazzi dove sbagliano e cercare di trovare una soluzione assieme, in modo tale di non lasciare il ragazzo nel dubbio e nell’incertezza, senza che migliori
-sia i professori sia gli studenti devono impegnarsi a migliorare per raggiungere l’obiettivo per ridurre l’ansia.

 

Sara Gritti 4^Fu

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ORA RICORDA: NO ANSIA.

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