Il bianco e il nero rappresentano il mio modo di disegnare, infatti ho sempre odiato colorare!
Il bianco e il nero simboleggiano anche i contrasti che mi affascinano, perché mostrano aspetti completamente diversi, nell’arte o nella vita stessa.
Spesso accade che tali contrasti stiano bene insieme.
Il mio punto di partenza in questo elaborato è l’equilibrio, la simmetria e la perfezione del Neoclassicismo di Antonio Canova.
IL NEOCLASSICISMO
Nel 1738 gli scavi archeologici a Ercolano e Pompei riportarono alla luce un’intera città romana.
Questo risvegliò l’ interesse da parte degli artisti, filosofi, letterati, architetti, verso la cultura classica (greca e romana), perché esprimeva la bellezza ideale, grazie alla rigorosa interpretazione dei canoni classici ( Policleto ), considerati insuperabili.
Lo stile neoclassico è caratterizzato dall’ equilibrio delle scene, dalla chiarezza del disegno e da forme accurate.
Grande appassionato dell’arte Neoclassica fu Napoleone Bonaparte, che ne favorì lo sviluppo.
Antonio Canova artista e intellettuale è considerato il simbolo del Neoclassicismo.
Nato nel 1757 a Possagno, in Veneto, è uno dei più grandi scultori di tutti i tempi, impegnato nella tutela e la salvaguardia del patrimonio artistico.
La sua carriera ebbe un risalto internazionale, con richieste da parte di molti illustri personaggi , tra cui Napoleone. Questi gli commissionò una scultura per il matrimonio della sorella, Paolina Bonaparte, che Canova nel suo capolavoro trasformò in una divinità classica.
LE TRE GRAZIE
Ho avuto modo di ammirare questo gruppo scultoreo custodito all’ Ermitage di San Pietroburgo all’inizio di questo anno in una mostra a Milano.
L’opera raffigura la tre figlie di Zeus che diffondono gioia, prosperità e bellezza nel mondo; la grazia femminile di queste tre figure è senza tempo e quindi immortale. La bravura di Canova sta nell’ equilibrio formale dell’intera scultura, nell’aver imitato alla perfezione l’incarnato del viso delle fanciulle e le loro elaborate acconciature.
L’opera fu commissionata a Canova nel 1812 da Giuseppina Bonaparte, la prima moglie di Napoleone, che morì prima di vedere il lavoro finito.
Le tre grazie riscossero molto successo; due persone in particolare ne furono entusiaste: il primo era John Russell VI duca di Bedford, che incantato dall’opera tentò invano di acquistarla (lo scultore ne rifece un altro esemplare per il duca). Il secondo fu il poeta Ugo Foscolo; questi rimase così affascinato che scrisse un componimento dedicato all’ opera.
LE GRAZIE – CARME AD ANTONIO CANOVA DI UGO FOSCOLO
Il poema è composto da tre inni in endecasillabi sciolti( senza rima fissa). Nel primo viene raccontata la nascita di Venere nel Mar Ionio (lo stesso mare dove si trova l’isola di Zante); il secondo inno è ambientato sui colli fiorentini a Bellosguardo ( dove viveva Foscolo) e tratta di un rito in onore alle grazie da parte di tre donne(esse raffigurano le sue amanti); il terzo inno al contrario dei precedenti è ambientato in un luogo mitologico, risalente alla cultura greca, inaccessibile agli uomini, l’isola di Atlantide, allegoria di un mondo senza imperfezioni.
Qui si rifugiano le Grazie, aggredite dall’Eros degli uomini, ma queste si salvano grazie ad un telo tessuto da Pallade e alcune divinità minori.
Le Grazie rappresentano per il poeta l’aspirazione dell’uomo a trovare equilibrio e armonia nel mondo e nell’ arte.
Riconosco che all’inizio, riprodurre con un disegno una scultura così perfetta non è stato facile, la sfida più grande è stata rendere con il colore bianco su foglio nero la profondità.
Alle Grazie immortali
Le tre di Citerea figlie gemelle
È sacro il tempio, e so d’Amor sorelle;
nate il dì che a’ mortali
beltà ingegno virtù concesse Giove,
onde perpetue sempre e sempre nuove
le tre doti celesti
e più lodate e più modeste ognora
le Dee serbino al mondo. Entra ed adora.
Alla perfezione del Neoclassicismo si contrappone la rottura di schemi, la ricerca di un nuovo linguaggio artistico e l’amore per l’innovazione del Futurismo.
Il Futurismo è un’avanguardia artistica nata il 20 febbraio 1909. In quel giorno, infatti, Marinetti pubblicò sul «Figaro», giornale parigino, il Manifesto del Futurismo. In questo scritto sono contenuti i caratteri del nuovo movimento;
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Noi vogliamo cantar l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
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Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
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La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
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Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo … un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
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Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
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Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
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Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
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Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
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Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertarî, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
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Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica.
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Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
Inoltre, Marinetti scrisse come doveva essere l’artista futurista.
«Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani»
Il Futurismo divenne in breve tempo la corrente artistica di maggior novità culturale italiana. Come il Neoclassicismo comprendeva tutte le arti, poesia, pittura, scultura, musica e così via, proponendo un nuovo concetto di arte.
Ciò che il Futurismo rifiutava era l’idea di “un’arte decadente”, confinata nei musei e negli spazi di corte.
Proponeva invece un balzo in avanti, per esplorare il mondo del futuro, esaltando la modernità contro l’obsoleto, la velocità contro il blocco, la violenza contro la quiete.
Infine, al contrario del Neoclassicismo, i caratteri fondamentali del Futurismo erano: l’esaltazione della modernità e l’aggressività del fare artistico; ad esempio mentre nel Neoclassicismo una statua come “Amore e Psiche” di Antonio Canova è considerata l’incarnazione della quiete e della bellezza ideale, nel Futurismo invece un’opera come “La città che sale” di Umberto Boccioni del 1910 raffigura in pieno la rottura degli schemi e la velocità proprie di questa avanguardia artistica.
“La città che sale” è il quadro che ha ispirato il mio unico disegno colorato della presentazione.
esso è stato realizzato in occasione del 60° anniversario del Velo club di Montecassiano ( non festeggiato per motivi COVID-19) con tratti di colore orientati che seguono le linee di forza e i movimenti delle figure, come ne “La città che sale” nel mio disegno volevo dar l’idea del movimento.
in prima media ho realizzato questo disegno che poi è stato utilizzato per illustrare la fiaba “l’assassino senza mano” di Italo Calvino (nella raccolta “fiabe italiane” 1956).
la tecnica artistica a qui mi sono ispirato è quella di Pablo Picasso nel suo capolavoro “Guernica” 1937 ho usato anche qui il bianco, il nero,aggiungendo il rosso per dare un effetto più drammatico.
Descriverò ora quest’opera in inglese (Guernica in English).
THE HISTORY OF GUERNICA
The German army bombed the town of Guernica in 1937 during the Spanish Civil War ( 1936-1939 ) and completely destroyed it. Picasso painted his most famous work Guernica to show the horror of war. He painted it in the Cubist style, using black, white and grey.
The Gestapo once visited Picasso’s studio in Paris. An officer saw the painting and asked Picasso: “Did you do this?” Picasso replied: ” No, you did!”
DESCRIPTION
It’s a very large work in black and white, painted in oil.
It’s exposed in the Museo Reina Sofia in Madrid.
It shows a large, open room with people and animals suffering.
The bull represents Spain.
In seconda media in classe abbiamo letto e rappresentato il racconto per bambini di Daniel Pennac ” Ernest e Celestine” del 2013.
Ho creato questo disegno in bianco e nero, che ritrae i due protagonisti della storia; un’amicizia ( all’inizio inimmaginabile) tra due animali diversi, che vivono in due società che si ignorano.
Al termine della rappresentazione teatrale insieme ai miei compagni abbiamo letto in francese questo brano, sempre di Pennac, tratto da “Diario di scuola” (2007).
Lo scrittore ci fa capire che ognuno ha le sue doti e le sue capacità che ci rendono differenti ed unici.
“Chaque élève joue de son instrument, ce n’est pas la peine
d’aller contre.
Le délicat, c’est de bien connaître nos
musiciens et de trouver l’harmonie.
Une bonne classe, ce
n’est pas un régiment qui marche au pas, c’est un orchestre
qui travaille la même symphonie.
Et si vous avez hérité du
petit triangle qui ne sait faire que ting ting, ou de la
guimbarde qui ne fait que bloïng bloïng, le tout est qu’ils le
fassent au bon moment, le mieux possible, qu’ils deviennent
un excellent triangle, une irréprochable guimbarde, et qu’ils
soient fiers de la qualité que leur contribution confère à
l’ensemble.
Comme le goût de l’harmonie les fait tous
progresser, le petit triangle finira lui aussi par connaître la
musique, peut-être pas aussi brillamment que le premier
violon, mais il connaîtra la même musique.[…]
Le problème, c’est qu’on veut leur faire croire à un monde où
seuls comptent les premiers violons.”
“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare.
La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia.
Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo,
è un’orchestra che suona la stessa sinfonia. E se hai ereditato
il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri
che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano
al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo,
un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che
il loro contributo conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’
armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo
conoscerà la musica, forse non in maniera brillante
come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. […]
Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini.”
A proposito di strumenti, eseguirò un brano del compositore contemporaneo Ottò Kàrolyi ( 1934-2016 ) intitolato ” Una vecchia danza ungherese “.
Concluderò il mio lavoro parlando della ” LA MOLDAVA ” di Beřich Smetana (1824-1884 ), il componimento fa parte del ciclo sinfonico “La mia Patria” (1874).
Questo poema sinfonico descrive il corso del fiume Moldava dalla sorgente fino al suo arrivo a Praga.
L’autore immedesimandosi nel fiume immagina di vedere tutte le scene che si verificano sulla sua riva.
La sinfonia descrive:
Le due sorgenti del fiume (flauti e archi)
Passaggio del fiume nei pressi del bosco e scena di caccia (corni)
Il fiume attraversa il villaggio dove c’è una festa nuziale (tutta l’orchestra)
Riflessi della luna sul fiume e danza delle Ninfe (archi)
Le cascate (piatti)
Arrivo del fiume a Praga (ripetizione del trema del brano, ma più solenne.
I miei disegni rappresentano il momento iniziale delle sorgenti e l’arrivo del fiume a Praga con l’immagine del ponte San Carlo, simbolo della città.
A settembre inizierò la mia nuova esperienza al liceo artistico e, mio malgrado, dovrò imparare che non esistono solo il bianco e il nero, ma proprio come il viaggio della Moldava, ci sono infinite tonalità da sperimentare…
MI MANCHERETE
Daniele Lampa
Le fonti di questa ricerca sono:
- Wikipedia
- Romagnoli, Baldanzi,”in Arte B”
- Calvino, “le più delle fiabe italiane”
- Linewood, Guglielmino, Kennedy “Game on 3”
- Pennac, “Ernest e Celestine ” e “Diario di scuola”
- Vacchi, Bufano, Altamura, Erotoli ” c’è musica per tutti”
Published: May 24, 2020
Latest Revision: May 24, 2020
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