Questo libro parla dell’anoressia.
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Che cos’è?
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Sintomi
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Quali sono le conseguenze?
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Come si può curare?
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Storia di una ragazza anoressica
Che cos’è?
L’anoressia nervosa o mentale è un’alterazione alimentare che si manifesta solitamente in giovani donne, condizionate dalla paura ossessiva di ingrassare. I maschi vanno incontro a forme secondarie o pseudoanoressiche. La fascia di età più colpita va dai 12 ai 24 anni. Le ragazze provengono spesso da famiglie di ceto medio-alto e sono per lo più studentesse di scuola secondaria superiore. In molti casi l’esordio coincide con la pubertà, un momento in cui l’adolescente si trova a dover fronteggiare delle sfide proprie di quella fase, quali la sessualità, i cambiamenti del proprio corpo. Il disturbo si presenta raramente in donne oltre i 40 anni. Attualmente l’anoressia è inserita, con la bulimia, nell’ambito dei disturbi dell’alimentazione, mentre alcuni Autori tendono ad avvicinare tali disturbi al nucleo delle malattie psico-maniaco-depressive.
SINTOMI
I sintomi precoci possono essere piuttosto vaghi; tuttavia, per diagnosticare un’anoressia nervosa, occorre la presenza contemporanea di alcuni sintomi caratteristici:
-dieta che aumenta per l’insoddisfazione per l’aspetto del proprio corpo;
-paura di recuperare il peso perduto pure in presenza di una forte denutrizione;
-dieta che porta all’isolamento sociale;
-amenorrea (interruzione del ciclo mestruale);
-vomito provocato;
-abuso di lassativi, diuretici, anoressizzanti.
Nelle donne con anoressia nervosa, la densità delle ossa è ridotta probabilmente più per una carenza d’estrogeni che per un’alterazione del metabolismo della vitamina D.
Anche i denti sono colpiti da una grave demineralizzazione e dall’attacco delle sostanze acide contenute nel vomito. Irreversibilmente danneggiati, presentano erosione dello smalto, soprattutto degli incisivi. L’anoressia può avere un decorso cronico senza fasi di remissione. Una grave compromissione delle condizioni fisiche pone a volte l’indicazione per un ricovero urgente in ospedale. Talvolta al disturbo alimentare si sovrappone la tendenza all’abuso o alla dipendenza da alcool, che rendono più difficile il controllo del comportamento di questi soggetti.
AMENORREA
L’amenorrea può avere diverse cause; nel caso dell’anoressia è dovuta all’alterazione della normale produzione dei precursori degli ormoni sessuali femminili. Questa alterazione è causata dalla radicale perdita di peso e dalla restrizione alimentare. Quando la paziente riprende a mangiare e recupera il proprio peso, il ciclo mestruale si normalizza nel giro di pochi mesi. L’organismo, durante i periodi di grande restrizione alimentare, sospende le crisi mestruali, allo scopo di recuperare riserve di sangue e di proteine. (nei maschi si associa a impotenza sessuale).
QUALI SONO LE CONSEGUENZE
Certi casi tendono a mangiare “se stessi”, in pratica a consumare le sostanze di cui è costituito il proprio organismo:
il primo tessuto a ridursi notevolmente è quello adiposo, poi si indeboliscono i muscoli, si riducono le difese immunitarie, con conseguente dimagrimento estremo, disidratazione, debolezza, anemia.
Le conseguenze possono essere psicologiche e comportamentali.
Ad esempio:
-i disturbi dell’immagine corporea consistono in una distanza fra l’aspetto fisico reale della paziente e la percezione che essa ne ha. Questo disturbo è definito “Scissione mente-corpo”. La paziente vive la magrezza pensando di diventare più bella.
-I disturbi cognitivi sono atteggiamenti d’assolutismo, astrazioni selettive, super generalizzazione, magnificazione e interpretazione egocentrica degli eventi.
-I sintomi ossessivi-compulsivi e fobici sono concentrati sul problema cibo-magrezza
-Il soggetto pensa inclusivamente al cibo e il mezzo per dimagrire escludendo gli interessi intellettuali e fisici.
COME SI PUO’ CURARE L’ANORESSIA?
La “cura dell’anoressia” nervosa, andrebbe condotta idealmente a livello ambulatoriale, ma questa condizione non sempre è possibile ed è indicata solo per le pazienti che presentano una perdita di peso non allarmante (inferiore al 25%), assenza di complicazioni mediche, motivazioni al cambiamento, presenza di un ambiente familiare favorevole.
La “cura dell’anoressia” dovrebbe essere effettuata da una équipe multidisciplinare.
La terapia cognitivo comportamentale dell’anoressia nervosa punta a cercare di modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale misurare il proprio valore personale. Questo programma prevede la collaborazione di più figure professionali (medici, dietisti, psicologi, psicoterapeuti).
Il trattamento dell’anoressia prevede 3 fasi:
- normalizzare il peso
- migliorare l’immagine corporea
- terminare la terapia e prevenire le ricadute
L’approccio più ragionevole è quello di non utilizzare alcun farmaco nella fase acuta di perdita di peso.
VALERIA LEVITINA
Ha 39 anni e pesa 25 kg per 1,72 cm di altezza. Per questo motivo è considerata la donna più anoressica del mondo, un primato che di certo non la rende fiera, soprattutto perchè non può innamorarsi nè avere un figlio. La sua vita, sebbene sia rinchiusa in un mucchio di ossa, non le è mai pesata così tanto.
“Non ho intenzione di insegnare a donne giovanissime come morire, continuo a ricevere e-mail di ragazze che mi chiedono metodi per perdere peso”
ISABELLE CARO
“Il mio quotidiano è una lotta continua. Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. E’ soprattutto una lotta per la vita, perché io adoro la vita e, anche se è dolorosa, vale veramente la pena di essere vissuta. Quindi mi batto per questo, mi batto per la vita, per mostrarmi alle ragazze che pensano che oggi per fare parte del mondo della moda bisogna essere magre per forza.”
Così nel 2007 parlava ai microfoni di France3 Isabelle Caro, modella francese di 28 anni, da 15 anoressica, per spiegare la sua scelta di posare nuda, in tutta la sua agghiacciante e mortale magrezza, davanti all’obiettivo di Oliviero Toscani per una famosa campagna shock contro il male silenzioso e crudele che la dilaniava da quando era ancora una bambina. Isabelle ha perso la sua lotta. Ha smesso di battersi forse da sempre, ma la fredda cronaca dice che è spirata a Tokyo il 17 novembre per una polmonite, il corpo sfiancato e martoriato dalla denutrizione, l’anima imprigionata nei fantasmi di un’infanzia da film dell’orrore.
UN’INFANZIA DIFFICILE – Isabelle era figlia di una fugace e appassionata relazione extraconiugale vissuta dalla madre con un’affascinante artista francese. Il marito della donna, molto più vecchio di lei, riconosce la bambina, ma la madre di Isabelle vuole conservare nella sua creatura l’immagine di quell’uomo gracile che è stato il vero grande amore della sua vita. L’infanzia della piccola Isabelle trascorre perciò tra le quattro mura di casa, perché “l’aria fa diventare grandi”, tra vestitini e scarpe troppo stretti perché la madre non vuole che cresca, tra solitudine e lezioni private di violino. Isabelle studia in casa, non va a scuola, non ha amici, esce una volta all’anno per andare in visita dai nonni, ai quali, su istruzioni della madre, racconta che va tutto bene, che va a scuola e ha un sacco di amici. Poi un giorno, quando ha 12 anni, Isabelle prende il mal di gola e la madre la porta dal dottore, che la misura e la pesa. Trentasette chili. Al suono di quelle parole la mamma fa una smorfia di disappunto e delusione: per lei è davvero troppo, la sua bambina deve rimanere piccola. “Avrei fatto qualsiasi cosa per renderla felice. Capii che per lei pesavo troppo. Così da quel giorno, pian piano, smisi di mangiare.”
UN URLO DI MUNCH CONTRO L’ANORESSIA – Il resto è storia di 15 anni di digiuni massacranti che hanno ridotto il corpo della giovane Isabelle a quello scheletro che nel 2007 ha colpito come un pugno nello stomaco dai cartelloni pubblicitari della campagna contro l’anoressia firmata da Oliviero Toscani per la marca d’abbigliamento Nolita. Isabelle Caro ha posato completamente nuda, scoprendo l’orrore di quel corpo che era solo un ammasso di ossa con qualche brandello di carne avvizzita e ricoperto di una lanugine chiara, quel volto scarnificato, reso innaturalmente affilato da interventi di chirurgia estetica, quegli occhi azzurri, grandi, sgranati iquello che doveva apparire, a detta dello stesso Toscani, un Urlo di Munch contro l’anoressia. Pesantissime critiche piovvero su Toscani e su quegli scatti, tanto che i cartelloni pubblicitari furono rimossi dalle città; Fabiola De Clercq, fondatrice dell’Aba, (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari) segnalò il pericolo che quelle foto scatenassero il desiderio di emulazione da parte delle persone malate.
Appoggio totale venne invece dall’allora ministro della Salute, Livia Turco, che ne sottolineò il potenziale comunicativo; consensi anche dal mondo della moda, con Dolce&Gabbana che sottolinearono come quegli scatti e la storia di Isabelle fossero utili a dimostrare che l’anoressia non è un problema della moda, ma una patologia nervosa. Ad ogni modo Isabelle Caro aveva deciso di prestarsi a questa campagna perché aveva trovato il coraggio e la volontà di uscire dal baratro nero in cui era piombata 15 anni prima; raggiunto l’agghiacciante peso di 25 chili nel 2005, Isabelle era finita in coma in seguito a un arresto cardiaco e proprio questo toccare il fondo l’aveva convinta a rialzarsi e prendere in mano la propria vita. Nel 2007, all’epoca della campagna, pesava già 31 chili e stava cominciando, lentamente e sotto la guida degli specialisti, ad alimentarsi di nuovo. Quegli scatti dovevano proprio servire a testimoniare che l’anoressia è una malattia che porta non alla magrezza e alla perfezione, ma alla morte. Isabelle l’aveva capito e voleva aiutare altre persone che si trovavano nella sua stessa situazione.
LA FINE – Isabelle aveva anche aperto un blog in cui registrava i propri progressi, segnalava le date di presentazione del suo libro, “La ragazza che non voleva crescere”, offriva consigli nutrizionali alle giovani ragazze affette dall’anoressia. L’ultimo post è datato 29 settembre: “Ho conosciuto un medico nutrizionista: Dr. Gilles Demarque, da cui ho imparato molto, vi consiglio vivamente di andare sul suo sito. Io spero che questo vi potrà aiutare”. Poi il nulla. Non si sa cosa abbia portato davvero Isabelle alla morte. Non si sa se sia ripiombata nel baratro nero del digiuno, se sia stata divorata dal male che provava a curare. Chissà se stava davvero cercando di scalare la montagna della guarigione, chissà se è stata strappata ai fragili appigli su cui poggiava dall’irrecuperabile debilitazione fisica in cui versava oppure si è lasciata semplicemente cadere nel vuoto. Oliviero Toscani ha commentato così, in modo freddo, ma sincero, la notizia della sua scomparsa: “Isabelle era affetta nella psiche e nel corpo. Non volevo farla diventare un simbolo. La stampa invece di parlare dei problemi dell’anoressia ha reso famosa Isabelle come una starlette. E purtroppo penso che fosse compiaciuta della sua malattia.”
Published: Dec 7, 2015
Latest Revision: Jul 3, 2017
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