L’EMILIA ROMAGNA DELLE CLASSI 5°A E 5°B by Silvia Cevenini - Illustrated by Classi 5°A e 5°B -
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L’EMILIA ROMAGNA DELLE CLASSI 5°A E 5°B

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Artwork: Classi 5°A e 5°B - "Scuola Primaria E. Vannini"

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L’EMILIA ROMAGNA DELLE CLASSI 5°A E 5°B by Silvia Cevenini - Illustrated by Classi 5°A e 5°B - "Scuola Primaria E. Vannini" - Ourboox.com

Presentazione

 

Questo lavoro nasce da una proposta che l’insegnante di geografia ha rivolto ai bambini delle classi 5°A e 5°B del plesso Vannini.

All’interno della programmazione annuale la presentazione della nostra regione, l’Emilia Romagna, era stata pensata come momento conclusivo relativo allo studio delle regioni dell’Italia settentrionale.

Con l’avvento della didattica a distanza, questo lavoro è stato trasformato in una vera e propria ricerca condotta dai bambini stessi su alcuni aspetti caratteristici della nostra regione: le sagre paesane, la cucina, i proverbi ed i modi di dire, gli artisti. Gli alunni, attraverso l’utilizzo del web, hanno ricercato informazioni per produrre degli elaborati che hanno poi caricato su un padlet condiviso. Tutti i lavori, poi, sono stati raccolti all’interno di questo libro digitale, che viene loro restituito come attività conclusiva del percorso.

 

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L’EMILIA ROMAGNA

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LE SAGRE

DELL’EMILIA ROMAGNA

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TARTUFESTA

La Tartufesta è la tradizionale manifestazione che nei fine settimana di ottobre e novembre anima i comuni dell’Appennino bolognese con mercatini, con menù a tema e tante iniziative incentrate sul Tartufo bianco pregiato dei Colli bolognesi. Un modo divertente per passare una giornata tra i profumi e i sapori indimenticabili della tradizione enogastronomica del territorio.

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“IL PESCE FA’ FESTA” DI CESENATICO

Lungo il porto canale, nelle piazze e nelle vie del centro storico di Cesenatico si sprigiona un trionfo di profumi e sapori tra grigliate di pesce, fritture e piatti della tradizione marinara: torna come ogni anno la festa dedicata al prodotto principe della cucina locale: il pesce dell’Adriatico.

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SAGRA DI SAN LORENZO A CERVIA

Il nome della celebrazione è San Lorenzo e si celebra il 10 Agosto a Cervia.

Una leggenda narra che quell’acqua sia miracolosa, perché una ragazza malata di malaria una notte, mentre dormiva, sognò San Lorenzo che le diceva di andare nel mare lì vicino e farsi un bagno.

La mattina seguente la giovane fece un bagno e guarì. Da allora il 10 Agosto tutti i cittadini vanno a fare il bagno affinché non succeda niente.

 

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IL MAGGIO DELLE RAGAZZE A RIO LUNATO (MO)

“Il maggio delle ragazze” è una festa paesana che si svolge ogni 3 anni a Rio Lunato, un paesino in provincia di Modena.

Questa festa è molto antica e si svolge la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio per celebrare il ritorno della bella stagione. Per le strade del paese i ragazzi suonano e cantano e c’è una sfilata in costumi tradizionali.

Viene allestito un banchetto dalle ragazze del paese e la serata termina in allegria con il ballo della “manfrina”,una danza popolare locale.

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FESTA DELLA CIPOLLA A MEDICINA

Questa festa si tiene tutti gli anni nel nostro paese, Medicina, a metà luglio. Una volta era chiamata antica fiera di luglio.

Ci sono esposizioni di macchine agricole d’epoca,animali e spettacoli. Lo scopo di questa sagra è quello di promuovere la cipolla che viene prodotta a Medicina.

Percorrendo la città si trovano stand gastronomici con tutte le pietanze a base di cipolla medicinese:  fritta,cotta al forno e addirittura esiste un gelato al gusto di cipolla!

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GIOVINBACCO A RAVENNA

“Sangiovese in festa” è la più grande manifestazione enologica del Sangiovese e degli altri vini romagnoli. Si svolge per la durata di tre giorni a ottobre e ha luogo nel cuore di Ravenna (Piazza del Popolo, Piazza Kennedy e altri luoghi del centro città) dedicati al buon vino e del buon cibo di Romagna.

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IL BARBAROSSA A MEDICINA

Il Barbarossa è una manifestazione che si svolge a Medicina e coinvolge molti cittadini medicinesi e di altre città locali.
La leggenda narra che Barbarossa si ammalò in queste terre; mentre preparavano la cura, però, un serpente entrò nel pentolone. Barbarossa bevve la cura e guarì. Per questo chiamò questo paese ”MEDICINA”.
Dura tre giorni e si svolge il terzo weekend di settembre.
Ci sono le quattro torri che un tempo formavano il castello (UVA, MANISCALCO, OCA E PORCO) che la domenica si sfidano nel palio della serpe nel quale devono percorrere un circuito portando dei cibi senza farli cadere. Ci sono altre due gare: La caursa del daggitri e il tiro con l’arco.
Si può mangiare e i cittadini si vestono come un tempo.

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FESTA DEL PANE A MAIOLO

La festa del pane si tiene a Maiolo (in Valmarecchia) alla fine di giugno.
Si possono mangiare i ravioli burro e salvia, le tagliatelle al ragù di cinghiale, le piadine e le spianate.
Il sabato si può partecipare ai convegni, la domenica si vanno a visitare  gli antichi forni con cui si faceva il pane e si servono piadine e spianate.

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FESTA MEDIEVALE DI BRISIGHELLA

La Festa Medievale di Brisighella è una rievocazione storica del medioevo, all’interno del borgo antico di Brisighella del Castello e della sua antica TORRE.

Gli abitanti si travestono da cavalieri contadini e artigiani. I cavalieri fanno dei combattimenti per simulare il medioevo. Nelle osterie si mangia cibo tipico del periodo medievale.

Si svolge a fine maggio – inizio giugno dal giovedì alla domenica.

 

https://www.borgando.it/magazine/festa-medievale-di-brisighella/

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PALIO DEI SOMARI DI ALFERO (FC)

Tra le più antiche manifestazioni spicca il folkloristico Palio dei Somari che ha oltrepassato le 50 edizioni.

Il Palio dei Somari di Alfero è la rassegna paesana, in chiave goliardica, del noto Palio di Siena, ma in questo caso il protagonista è il SOMARO, animale notoriamente cocciuto, che ogni anno non manca di sorprendere gli spettatori, provenienti da ogni dove per assistere a questa divertente manifestazione.

La festa, nata negli anni ‘60, ha il carattere della rievocazione storica, infatti in questo week-end tutto il paese montano viene avvolto da un’atmosfera medievale con drappi alle finestre, carri, sfilate in abiti e competizioni, il tutto in puro stile medievale a tal punto che persino l’aspetto delle strade torna indietro di qualche secolo venendo ricoperte di sabbia.

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XIX FESTA ROMANA A SARSINA (FC)

La manifestazione si apre con la Gran Cena Medievale lungo tutta la via storica del paese e a seguire i tradizionali giochi tra rioni.

All’aspetto ludico si affianca quello gastronomico, infatti nella cena del sabato sera si possono gustare ottimi piatti di origine medievale preparati secondo le ricette tradizionali e con i prodotti che caratterizzano questo territorio.

Prosegue nella giornata di Domenica con la sfilata in abiti medievali e l’attesissima Corsa sui Somari.

Per questa giornata l’antica civitas “indossa” gli abiti degli antichi romani che per secoli ne hanno calcato il Foro e le vie. Si addobba a festa per ricordare il suo glorioso passato e per riproporne l’arte, la cultura e la gastronomia. L’intero Centro Storico viene addobbato con colonne, capitelli, statue, bracieri, carri, stendardi.

Una vera e propria rievocazione della vita quotidiana e degli usi romani con costumi, giochi, spettacoli e cibo a tema. Lungo le strade del centro storico si possono gustare la tipica cucina di 2000 anni fa, ascoltare dai maghi le premonizioni degli dei, recuperare profumi, spezie e colori di un antico mercato.

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FESTA DELLA SEGAVECCHIA A COTIGNOLA (RA)

Come racconta la leggenda, Francesco Sforza, signore di Cotignola, venne colpito da una malattia assai grave contro la quale risultavano vane tutte le cure. Ma un giorno si scoprì che l’origine del male era da addebitarsi al malocchio, architettato ai suoi danni da una vecchia in odore di stregoneria a Cotignola, paese nel quale si era recato a visitare la madre Lucia. Il malocchio era stato fatto con un procedimento molto in uso a quei tempi: trafiggere un fantoccio raffigurante Francesco con spilloni immersi in una pozione velenosa e mortale. Scoperto il fattaccio, la vecchia fu condannata alla pena capitale. Poi, per festeggiare lo scampato pericolo, ordinò celebrazioni nei territori da lui governati in tempo di quaresima.

Oggi a Cotignola questa festa, denominata per l’appunto “Segavecchia”, ripete in forma allegorica quell’esecuzione capitale, assumendo però un significato diverso: la vecchia infatti rappresenta le brutture stagionali o di altra natura che ci affliggono. La sua morte coincide quindi con una sorta di liberazione e di speranza in un domani migliore.

Quattro giornate di eventi musicali e culturali animano il paese e un ricco menù integralmente prodotto in casa dai nostri volontari. Si possono mangiare i cappelletti al ragù, carni come castrato, stufato di pecora con patate, piadina e pizza fritta.

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SAGRA DELLA BRACIOLA DI CASTEL S. PIETRO 

Si festeggia in coincidenza della seconda domenica di settembre dal 1951. E’ nata come festa di paese per avere l’occasione di stare insieme con gioia dopo gli anni della guerra e gustare la cucina locale, in particolare la braciola di castrato.

E’ abbinata alla carrera autopodistica, una corsa con macchinine spinte a piedi, che prevede allenamenti e una partecipazione di paese molto attiva, simile ad un palio.

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SAGRA DI PENTECOSTE DI CASTELBOLOGNESE (RA)

Questa sagra si svolge tra la fine di Maggio e l’inizio di Giugno: il suo inizio coincide con il cinquantesimo giorno dopo la domenica di Pasqua, perciò non avviene tutti gli anni nelle stesse date. Questa manifestazione consiste nel fare una sfilata di carri parrocchiali che portano in giro la miglior produzione vinicola e agricola del comune di Castelbolognese. Da non dimenticare la ricca tombola, i concerti musicali e tutti gli altri spettacoli. Si collega ad un fatto reale: una epidemia di peste che colpì la Romagna nel 1630. Si dice che la città di Castelbolognese sia stata risparmiata dalla sventura e per questo motivo gli abitanti volevano ringraziare la Madonna della Pentecoste per averli sostenuti e protetti.

Ci sono degli elementi simbolici in questa manifestazione: i doni e i frutti della terra che vengono fatti sfilare durante la manifestazione rappresentano i doni alla Madonna della Pentecoste.

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FESTA DEI POPOLI A BAGNARA DI ROMAGNA

La festa dei popoli si svolge a Bagnara di Romagna. Si celebra dal 27 al 30 giugno. Durante questa festa si possono assaggiare cibi con accompagnamento di danze e musiche provenienti da tutto il mondo. La sua origine risale a 12 anni fa.

L’obiettivo di questa festa è di scoprire diverse culture.

 

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FESTA DEL PROSCIUTTO A LANGHIRANO

La festa del prosciutto si svolge a Langhirano, una cittadina vicino a Parma. Si celebra dal 6 all’8 settembre.

Ovviamente il prodotto principale è il prosciutto di Parma. Gli stand gastronomici offrono piatti e prodotti a base di prosciutto ed è possibile ammirare la tecnica del taglio del prosciutto.

 

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PROVERBI E MODI DI DIRE IN EMILIA ROMAGNA

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Dòn e turtì, s’in èn’ bòn’ in èn’ bi.
Donne e tortelli, se non sono buoni non vanno bene.

 

I prit i canta e icsè i incanta. I prit i prega, mo a me i n’ u m’ frega = i preti cantano e cosi incantano. I preti pregano ma non mi fregano

 

Al don in prinzipi a gli è tot mél, e dopo tot fél
Le donne all’inizio sono tutto miele e dopo tutto fiele

 

Quand al zil al fa’ la lena…al piov un de’ ed ste’stmena
Quando nel cielo ci sono tante piccole nuvole bianche pioverà un giorno della settimana.

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La brasúla ‘d chijtar la pê sempar pió granda
La braciola degli altri pare sempre più grande.

 

U j è ch’magna par campê e chi ch’magna par s-ciupê
C’è chi mangia per campare e chi mangia per scoppiare.

 

Tre rob agli è bëli da znèn: e’ sumàr, e’ majêl e e’ cuntadèn
Tre cose sono belle quando sono piccine: l’asino, il maiale e il contadino.

 

Chi ch’cardess a tot quel che po’ insugnê, mat e’ po’ dvintê
Chi crede a tutto quello che può sognare, matto può diventare.

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L’è mej lugrê dal schêrp che di linzùl
Meglio logorare scarpe che lenzuola.


Bon temp, salut e quatrén i n’stofa mai
Buon tempo, salute e quattrini, non stufano mai.


E’ mond l’è fat in tond e chi ch’a n’ sa navighê e’ va a fond
Il mondo è fatto rotondo e chi non sa navigare va a fondo.

 

S’a j acàt chi ch’ha invantê la fadiga a i vol fê un brudet
Se trovo chi ha inventato il lavoro gli voglio fare un brodetto.

 

S’a m’met’a fé e’ capler la zenta la nëss senza la tësta
Se mi metto a fare i cappelli, la gente nasce senza la testa.

 

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La neiv marzulina la vin a la sira, la va vi la matina.

La neve di marzo viene la sera e va via la mattina.

 

I bajuc i’è cumpagna i dulur, chi ai’ ha si tin.

I soldi sono come i dolori, chi li ha se li tiene.

 

Mèrz pì schelz. 

Marzo piede scalzo.

 

I arcord dla zovento’, i en qui ch’duren de pio’

I ricordi della gioventù sono quelli che durano di più’.

 

La dmanga la sgura la crécca ed tòtta la stména.

La domenica spazza via la ruggine di tutta la settimana.

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Abríl, tót i dè un baríl

Aprile ogni giorno un barile, di pioggia

 

S̖ànnta Bibjěna, quarenta dé e una s̖tměna.
Santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana, del tempo che fa quel giorno

 

Ai vic’ai vòl tri c: chéld, còmod e caràzz.
Ai vecchi vogliono tre c: caldo, comodità e carezze.

 

Par cgnósser un Bulgnais, ai vól un an e un mèis; e po quand t’l’hè cgnusó, t’an al cgnóss brisa cum at cgnóss lo.
Per conoscere un bolognese, ci vuole un anno e un mese; e poi quando l’hai conosciuto, non lo conosci quanto lui conosce te.

 

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Dal det al fat ai un gran trat.

Dal detto al fatto vi è un gran tratto.


Du gal in t’un pullar i stan mal.

Due galli in un solo pollaio stanno male.

 

Al cór l’è come un magatt;al và spàis pòch a la vòlta.

Il cuore è un tesoro, sarebbe una rovina spenderlo in un sol colpo.

 

CH IS LODA US IMBRODA
CHI SI LODA S’IMBRODA.

 

A PANZA PINA U S RASONA MEJ
A PANCIA PIENA SI RAGIONA MEGLIO.

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S’u n’ sbagliess neca i sapient, u n’i sareb piò post par ij ignurent
Se non sbagliassero anche i sapienti non ci sarebbe più posto per gli ignoranti.


S’t vù vivar in aligrì guêrdat’d davanti e no di drì
Se vuoi vivere con serenità guarda avanti e non dietro.

 

Un’basta avé la rasònm, bsogna ch’i t’la dëga
Non basta avere ragione: bisogna che te la diano.

 

Fa’i cònt con quall t’hè, brisa coń quall t’arè.
Fa i conti con ciò che hai, non ciò che avrai.

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LA CUCINA DELL’EMILIA ROMAGNA

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Piadina

 

La piadina romagnola è un cibo primordiale, sobrio, asciutto, che risale sicuramente alle popolazioni italiche.

Impastare la farina con il bicarbonato, lo strutto e un pizzico di sale. Aggiungere un filo d’acqua e lavorarlo con il matterello fino a farne una figura tonda e sottile. Deporre il disco di sfoglia sul piano di terracotta o di pietra pochi minuti e si serve poi con prosciutto crudo, culatello, salsicce e squacquerone (formaggio fresco e cremoso tipico della Regione).

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Tortellini in brodo

 

È la ricetta classica del tortellino bolognese. Per fare il ripieno si mette la lombata di maiale tagliata a fette a rosolare nel burro, dopo qualche minuto aggiungere prosciutto e mortadella a pezzetti e un pizzico di sale. A cottura ultimata tritare finissimo il tutto e passarlo al setaccio, aggiungere due uova, il parmigiano, un pizzico di noce moscata, sale e pepe e lavorare l’impasto aggiungendo, se necessario, del burro affinché resti morbido al punto giusto.

Formare i tortellini tagliando la sfoglia a dischetti di 2 cm e ponendo nel mezzo una pallina di ripieno. Lasciarli riposare qualche ora e poi cuocerli nel brodo.

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Lasagne alla bolognese

 

È il più tipico dei piatti del capoluogo.

Stendere le lasagne all’uovo rettangolari in una pirofila alternando strati di ragù, besciamella e Parmigiano Reggiano grattugiato, metterlo nel forno ben caldo a cuocere e servire.

La lasagna tipica bolognese è quella che si fa con la sfoglia verde. La lasagna è un piatto che ha origini molto antiche e viene cucinata in modi diversi in varie parti di Italia.

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Cappelletti alla romagnola

 

I cappelletti sono un formato di pasta all’uovo ripiena tradizionale che si ottiene tagliando la sfoglia di pasta in quadrati o cerchi, al centro dei quali viene posto il ripieno. La pasta viene poi piegata prima in due a triangolo unendo le estremità intorno a un dito della mano. Lasciarli riposare e cuocere nel brodo di cappone.

Per preparare il ripieno bisogna mettere sul fuoco nel burro il petto di pollo tritato finemente con un pizzico di sale e pepe, aggiungere la ricotta, il formaggio grana, le uova, un pizzico di noce moscata e la scorza di limone grattugiata.
I cappelletti vengono serviti tradizionalmente in brodo di carne.

Rispetto ai tortellini si differenziano per forma e dimensioni, lo spessore della pasta ed il ripieno.

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Tagliatelle al ragù

 

Le origini di questo piatto della tradizione gastronomica regionale, secondo la tradizione popolare, risalgono al 1487 e al bolognese mastro Zeffirino. Per fare il ragù si deve fare rosolare nel burro la carne magra di vitello tritata, prosciutto, carota, sedano e un pò di cipolla. A tale composta aggiungere i pomodori e facendo cuocere il tutto, aggiungere scorza di limona grattugiata e un pizzico di noce moscata.

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Salama da sugo

 

Un prodotto tipico del territorio dell’Emilia Romagna, prodotto e certificato nella zona di Ferrara è la salama da sugo, che viene celebrata in una rinomata sagra che si svolge nel mese di ottobre per tre fine settimana di seguito a Buonacompra, una frazione del comune di Cento, in provincia di Ferrara.

La salama da sugo è un insaccato composto da carne suina macinata insaporita con sale, pepe, noce moscata, chiodi di garofano, cannella, vino rosso e altre spezie custodite e mai dette a nessuno al di fuori degli artigiani ferraresi. Questo insaccato esiste da più di 500 anni e nei secoli è stato apprezzato anche da personaggi importanti della storia e della letteratura italiane.

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Passatelli in brodo

 

Per prima cosa prepariamo un brodo di carne con gallina, coppone sedano, carote e cipolla.
Durante la cottura di quest’ultimo prepariamo l’impasto dei passatelli con 400g di pangrattato, 400g di parmigiano reggiano e un uovo. Facciamo un impasto omogeneo e lo dividiamo in sei palline per poi  avvolgerle nella pellicola trasparente e farle riposare per due ore in frigo. Nel mentre togliamo la carne e le verdure dal brodo, portiamo questo ad ebollizione e schiacciamo le palline preparate prima nello schiacciapatate dentro il brodo. Infine facciamo cuocere massimo 2 minuti e serviamo a tavola.

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Pinza bolognese

 

La pinza bolognese è una torta che prepara spesso la mia bisnonna e che ha origini molto antiche. E’ un dolce nato nelle campagne bolognesi; è formato da un rotolo di pasta dura (tipo ciambella) e farcito di mostarda bolognese, una marmellata tipica della zona fatta con prugne, mele cotogne e scorza d’arancia. E’ un dolce che si mangia volentieri a colazione o nel pomeriggio a merenda.

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Mortadella di Bologna

 

La Mortadella di Bologna è un insaccato cotto di carne di suino di colore rosa, con un profumo intenso, leggermente speziato.

Nel 1998 a livello europeo è stata riconosciuta la mortadella di Bologna come “indicazione geografica protetta” IGP. La mortadella è nata probabilmente a Salvaterra di Reggio nell’ Emilia intorno al 1500.

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Parmigiano Reggiano

 

Il Parmigiano Reggiano è un formaggio a pasta dura DOP. Viene prodotto con latte vaccino crudo, parzialmente scremato per affioramento, senza l’ aggiunta di additivi. Si produce nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Mantova. E’ il terzo formaggio italiano per produzione dopo il GRANA PADANA ed il GORGONZOLA.

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Crescentine

 

Le crescentine risalgono ai Longobardi.
Sono un piatto tipico dell’Emilia-Romagna che si può chiamare in molti modi  come gnocco fritto, pizza fritta, torta fritta.
E’ un cibo popolare che può essere quadrato, rettangolare e anche tondo. All’interno è vuoto ed è perfetto con ogni salume.

 

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Torta di riso

 

Veniva preparata per la celebrazione del Corpus Domini. La mia nonna ogni Natale ce la prepara.

 

https://ricette.giallozafferano.it/Torta-di-riso.html

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Aceto balsamico

 

L’aceto balsamico tradizionale è un condimento tradizionale della cucina emiliana, prodotto con mosti cotti d’uve provenienti esclusivamente dalle province di Modena e Reggio Emilia, fermentati, acetificati ed in seguito invecchiati per almeno dodici anni.

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Panone di Natale

 

E’ un dolce tipico bolognese del periodo natalizio, simile al certosino ma contenente lievito, che si può preparare anche un mese prima. In passato era considerato un dolce “povero”, perché si preparava con i prodotti della terra e spesso con quello che si aveva in casa, infatti non c’è una ricetta vera e propria e ogni famiglia aveva la sua.

Gli ingredienti sono farina, zucchero, marmellata di prugne nere, cioccolato fondente tritato, arancio candito tritato, cedro candito, cacao amaro, mandorle tostate e tritate, miele, noci tritate, uva sultanina, scorza di limone, spezie (cannella, chiodi di garofano, noce moscata, ecc.), vino bianco, latte, olio, uova, lievito, liquore alla mandorla amara, marsala, amarene, sale, burro.

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Cappellacci di zucca ferraresi

 

La parola cappellacci deriva dal dialetto ferrarese “caplaz” perché la pasta ha la forma dei cappelli di paglia dei contadini ferraresi. Questo piatto nasce intorno al 1570 quando si diffonde nelle campagne ferraresi la coltivazione della zucca, una verdura dalla polpa arancione amata sia dai contadini che dai nobili dell’epoca. La prima testimonianza di cappellacci di zucca serviti alla corte estense risale al 1584 durante  il ducato di Alfonso II d’Este.

I cappellacci sono una pasta fresca ripiena composta da una sfoglia ottenuta dall’impasto di uova, farina di grano tenero e di grano duro, acqua e olio di oliva; il ripieno è un composto di zucca della varietà “violina”, parmigiano reggiano grattugiato, pangrattato, sale, pepe e noce moscata. I tortellacci vengono poi conditi, previa cottura in acqua bollente e salata, con burro e salvia. Questi ingredienti sono i più moderni: all’epoca degli Estensi erano amati i sapori speziati, nel ripieno, infatti, venivano aggiunti anche zenzero e cannella che oggi non si usano più.

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Ciambella e ciambellone

 

Gli ingredienti sono farina, burro, uova, zucchero, lievito.
Tanto tempo fa viveva a Madrid un pasticcere di nome Leone Ciambelli. Questo pasticcere era famoso in tutto il mondo per le sue torte a base di pan di Spagna.
Leone Ciambelli partecipava spesso a gare di dolci e le vinceva tutte. Per questo motivo, custodiva gelosamente la ricetta della sua famosa torta.
Purtroppo un giorno il suo più agguerrito rivale riuscì a rubargli la ricetta ed inoltre, il giorno della gara, mandò il proprio figlio a rovinare la torta di Leone. Il bambino di nome Osvaldo disegnò al centro della torta una “O” come la lettera iniziale del suo nome.
Leone vedendo la torta con il buco al centro rimase profondamente turbato.
Sicuro di perdere la gara, pianse amaramente.
L’idea della torta col buco al centro piacque, invece, tantissimo alla giuria che gli assegnò, anche per questa volta, il primo premio.
È proprio in onore di Ciambelli Leoni che il dolce fu chiamato “ciambellone”.

La seconda storia legata all’origine di questo dolce è quella che vede come protagonista un capo di una tribù indiana, Capo Aquila, della tribù dei Wampanoag. Diverse generazioni prima un membro del suo popolo durante un inseguimento di un colono, il quale mentre fuggiva teneva stretta in mano una frittella, lanciò una freccia che scavò il buco all’interno del dolce, dando così vita al concetto della ciambella forata che conosciamo oggi.

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ARTISTI DELL’EMILIA ROMAGNA

 

 

 

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Ludovico Ariosto

 

Tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna non potevamo di certo non citare l’immortale Ludovico Ariosto. Nato a Reggio nel 1474 e figlio di un nobiluomo a servizio degli Estensi, Niccolò, che lo incoraggiò ad intraprendere la strada degli studi giuridici. Un percorso iniziato dallo stesso Ludovico preso lo Studio di Ferrara, ma abbandonato dopo breve tempo. Seguendo gli insegnamenti del monaco Gregorio da Spoleto cominciò ad entrare nel mondo della letteratura e della filosofia, sue grandi passioni, avvicinandosi ai più grandi autori classici.

Studi che hanno condotto Ludovico Ariosto ad avere contatti con Pietro Bembo, cardinale, scrittore e grande umanista. La morte del padre portò il giovane Ludovico ad occuparsi della numerosa famiglia (quattro fratelli e cinque sorelle), diventando, così come lo era il padre, uomo di corte a servizio degli Estensi. Un periodo molto difficile, che lo vedeva combattuto tra la sua grande vocazione letteraria e gli obblighi amministrativi di uomo di corte. Tante furono le missioni in qualità di diplomatico e illustre servitore degli Estensi.

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Guglielmo Marconi e il telegrafo senza fili

 

Grande fisico ed imprenditore: Guglielmo Marconi, tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna.

Nato a Bologna nel 1874, è stato uno dei più grandi inventori nati sul territorio della nostra amata penisola.

Figlio di un ricco proprietario terriero, cominciò il suo percorso di studi prima in casa, per poi trasferirsi a Firenze e Livorno. Fin da subito si appassionò alla fisica, che lo portò a conoscere e frequentare illustri nomi del mondo scientifico, come Augusto Righi. La sua grande idea era quella di creare un telegrafo senza fili, sfruttando le onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza. Nel 1895 creò uno strumento per portare a termine un esperimento sensazionale: trasmettere un segnale sfruttando le onde radio.  L’idea di Guglielmo Marconi funzionò. Un dispositivo radio perfetto, straordinario, innovativo, incredibile…così importante che le autorità italiane decisero di non appoggiare il progetto del grande fisico italiano. Provò e riprovò ad ottenere l’appoggio delle autorità per perfezionare la sua grande invenzione, ma dovette rinunciare, poiché il tutto sembrava non interessare. Così, su consiglio della madre, decise di partire per l’Inghilterra, dove il suo apparecchio radio ebbe un grande successo.

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Luigi Galvani e l’elettrofisiologia

 

Luigi Galvani, di origini Bolognesi, grazie ai suoi esperimenti diede un fondamentale contributo agli studi dei fenomeni elettrici associati agli organismi viventi. Luigi Galvani, oggi ricordato tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna, ha studiato presso l’Università di Bologna, facoltà di Lettere e Medicina, laureandosi nel 1759.

Terminò gli studi durante il periodo più ricco per quanto riguarda la ricerca scientifica, che dolcemente invase Bologna e le altre grandi città italiane. Divenne professore di anatomia e ostetricia, alternando la sua carriera da brillante professore a quella di illuminato ricercatore. La pratica medica e la ricerca in laboratorio scandivano le sue lunghe giornate. Nel 1780 cominciò a dedicarsi all’elettrofisiologia: nell’opera De viribus electricitatis in motu musculari descrisse ogni suo esperimento condotto sull’elettricità animale.

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Giuseppe Verdi

 

Giuseppe Verdi dominò il XIX secolo con la sua musica. Un compositore geniale, ma anche uomo che amava vivere la società, immergendosi tra gli ideali che la sorreggevano e creando legami forti e positivi. Mai partecipò attivamente alla vita politica del nostro Paese, ma nelle sue opere risuonano note che vanno a sottolineare le tensioni patriottiche del Risorgimento. Nelle composizioni di Giuseppe Verdi risuonano gli ideali di uguaglianza e solidarietà, pilastri portanti del periodo storico in cui è vissuto. Basta pensare al Nabucco, opera rappresentata nel 1842, interamente ispirata ai forti ideali del Risorgimento. Le composizioni di Giuseppe Verdi riuscirono, con incredibile semplicità, a far commuovere il pubblico italiano e non solo, accendendo il fuoco dell’entusiasmo in ogni singola persona.

Le composizioni degli anni ’40 oscillavano tra i sempre presenti e vivi ideali patriottici e le più amare note che descrivevano i drammi personali di Verdi. Le sue opere, tra le quali possiamo ricordare il Rigoletto, il Trovatore e la Traviata, riescono a far emozionare tutti, anche chi non ha alcuna dimestichezza con note, pentagrammi e tutto ciò che completa questo affascinante mondo. È risaputo: la musica riesce ad unire tutti, la musica è per tutti.

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Luciano Ligabue

 

Luciano Ligabue è un grande artista che porta alta la bandiera della più bella musica italiana a livello internazionale. Una delle facce più conosciute nel mondo del rock italiano. Nato a Correggio, sin da giovanissimo ha iniziato a far girare nella dolce aria della sua amata regione bellissime note, come frecce scagliate lontano dalla sua inseparabile chitarra. La sua carriera da cantante e musicista è iniziata con gli Orazero, per poi giungere al massimo successo con il suo singolo Balliamo sul mondo?

Era il 1990, quando Luciano Ligabue fu spinto da Pierangelo Bertoli nel mondo della musica. Più di dieci album e tantissime canzoni che ininterrottamente vengono passate in radio. Tanta buona musica, successo dopo successo, ma anche cinema. Radiofreccia, suo primo film, è stato premiato con tre Nastri d’Argento.

Luciano è amato dai giovanissimi e non solo. Proprio nella sua bellissima Emilia Romagna, a Reggio, ha tenuto uno dei suoi più grandi concenti, Campovolo, dove a festeggiare i suoi 15 anni di attività c’erano circa 180.000 spettatori.

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Vasco Rossi

 

Conosciuto come Vasco, o Blasco, è nato a Zocca (MO) il 7 febbraio 1952 è considerato tra i più grandi rocker Italiani. Ha pubblicato 33 album e scritto più di 180 canzoni, inoltre ha venduto circa 35 mil di dischi dal 1977 al 2019. Detiene il record mondiale di spettatori paganti in un solo concerto al Modena Park. Ha fatto 800 concerti e ha ricevuto molti riconoscimenti tra cui NASTRO D’ARGENTO ALLA MIGLIORE CANZONE ORIGINALE intitolata “Un senso” e la LAUREA HONORIS CAUSA in Scienze della comunicazione alla ILUM di Milano.

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Giovanni Pascoli

 

Giovanni Pascoli nacque a  San Mauro di Romagna nel 1875. Fu uno dei più grandi poeti della letteratura italiana del ‘900. Ci ha lasciato tantissime raccolte di poesie che descrivono soprattutto la natura e la campagna nella sua romagna che lui amava tanto. Insegnò letteratura italiana all’Università di Bologna.

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Gianni Morandi

 

Gianni Morandi è nato nel 1944. Non è solo un cantante ma anche un attore e conduttore televisivo italiano. Morandi ha fatto “l’ isola di pietro” e “la voce del cuore”. Ha vinto il premio regia televisiva per il personaggio TV rivelazione dell’ anno.

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Giosuè Carducci

 

Giosuè Carducci è nato il 27 luglio 1835 a Pietrasanta ed è morto il 16 febbraio 1907 a Bologna.
Era un poeta molto bravo. Ha vinto il premio Nobel per la letteratura.
Durante la sua vita si laureò a Pisa e poi andò a vivere a Bologna dove lavorò come insegnante all’Università.
Ha scritto la poesia ”San Martino” che abbiamo imparato a scuola.

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Antonio Ligabue

 

E’ considerato uno dei massimi esponenti dell’arte Naïf ( pittura caratterizzata da semplicità e candore, praticata da pittori non professionisti, autodidatti) in Italia. Nonostante sia italiano, Ligabue nacque al di là delle Alpi, in Svizzera. Non si conosceva il nome del padre, così venne così registrato all’anagrafe come Antonio Costa. Successivamente la madre sposò Bonfiglio Laccabue che lo riconobbe come figlio, dandogli il suo cognome che però l’artista, raggiunta l’età adulta decise di modificare in “Ligabue”. Sua madre era così povera che, fin dalla più tenera età il piccolo venne affidato ad una coppia di svizzeri di lingua tedesca. Quel bambino però era strano, permeato da un ostinato silenzio che spesso sfociava in violente crisi nervose. Incapaci di gestire i comportamenti del giovane Ligabue, la coppia che lo aveva in affidamento decise di consegnarlo ad un istituto. Oltre a questi problemi mentali, il giovane Ligabue aveva anche gravi malformazioni fisiche, derivate probabilmente dalla carenza di nutrimento nei primi anni di vita. Ciò compromise irrimediabilmente il suo sviluppo, causandogli malattie come rachitismo e gozzo. Innumerevoli furono le occasioni in cui venne rinchiuso in istituti per la cura di ragazzi disagiati e quelle in cui venne espulso a causa del suo comportamento violento, verso gli altri ma soprattutto verso se stesso. A venti anni venne espulso dalla Svizzera e andò a vivere a Gualtieri, paese in provincia di Reggio Emilia, patria del padre adottivo. Non era molto loquace, si esprimeva con difficoltà ma aveva un talento naturale per il disegno. Si guadagnava da vivere facendo il manovale sul Po, talvolta eseguiva disegni su cartelloni per piccole compagnie circensi. Probabilmente sarebbe rimasto uno dei tanti potenziali artisti di provincia, definito “eccentrico” dai compaesani, se non avesse incontrato nel 1927 lo scultore e pittore Mazzacurati, che immediatamente intuì il suo talento e prese a insegnargli le tecniche della pittura. Antonio Ligabue era capace di trasportare i suoi demoni sulla tela, creando opere potenti, dall’immediato impatto visivo. Spesso si trattava di animali nell’attimo primo di lanciarsi sulla preda, a volte erano in lotta tra loro. Altro tema frequente nella poetica dell’artista è quello dell’autoritratto, che colpisce per la profondità dello sguardo con cui Ligabue rappresenta sé stesso. Oltre che pittore, Antonio Ligabue è stato anche un bravissimo scultore. Creava le sue opere con l’argilla del Po, che masticava per renderla malleabile. Le prime opere purtroppo sono andate perdute, perché l’artista non era solito sottoporle al processo di cottura che le avrebbe rese più resistenti. Oggi, da molte delle sue opere sono state ottenute fusioni in bronzo, per preservarle dal tempo. Il 1961 fu l’anno del successo, con una grande mostra personale a Roma che conquistò critici, artisti e giornalisti e lo resero noto al pubblico internazionale. L’anno dopo però venne colpito da una grave paresi. Ciò tuttavia non gli impedì di dipingere fino alla sua morte, avvenuta nel 1965.

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Niccolò Dell’Arca

 

Uno dei degli scultori più importanti di Bologna è Niccolò dell’Arca, nato a Bari nel 1435 e vissuto sempre a Bologna dai 25 anni in poi, qui morì nel 1495. Uno dei suoi monumenti più importanti è la parte superiore della tomba di San Domenico, morto a Bologna nel 1221. Di questa arca (tomba) Niccolò dell’Arca scolpì la cornice superiore chiamata “cimasa”, dove mise le sculture di alcuni santi e evangelisti.

 

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Questa opera di Niccolò dell’Arca è pazzesca: si trova nella chiesa di Santa Maria della Vita, a Bologna. Non si sa bene in quale anno la scolpì, comunque tra il 1460 e il 1490. Sono sette figure in terracotta a grandezza naturale che sembrano vere! In questa foto ce ne sono due.

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Questa è una scultura del 1478 e si trova sulla facciata di Palazzo d’Accursio, il palazzo del comune a Bologna, che si trova in Piazza Maggiore.

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Guido Reni

 

Guido Reni nacque a Bologna il 4 novembre 1575.

Il padre, musicista, iniziò a fargli studiare musica, ma lui presto entrò nella bottega di pittori e subito mostrò il suo talento. Studiò anche con i Carracci, importante famiglia di pittori bolognesi.

Fu chiamato a lavorare a Roma, Napoli e Mantova.

Poiché tanti gli chiedevano di dipingere per loro, dovette assumere dei collaboratori e aprì una scuola che arrivò a contare anche 200 allievi. Alcuni di loro divennero artisti famosi.

Era così stimato dai suoi contemporanei che iniziarono a chiamarlo semplicemente Guido, come si fa con i personaggi più importanti.

Morì a Bologna il 18 agosto 1642.

Alcune suoi bellissimi dipinti si possono ammirare nella Pinacoteca di Bologna, oltre che in chiese e palazzi d’Italia e musei del mondo.

 

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Lucio Dalla

 

Lucio Dalla nasce a Bologna il 4 marzo 1943 e comincia a suonare sin da giovane.
Giovanissimo, suona la fisarmonica e poi il clarino (o clarinetto), entrando anche a far parte di qualche gruppo jazz. Nel 1964 appare per la prima volta sul palco come cantante, per poi arrivare a Sanremo.
Dal 1974 al 1977 collabora con il poeta Roberto Roversi, realizzando un album.
Scompare improvvisamente il 1° marzo 2012 per un infarto, mentre era in Svizzera in tour.

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Giorgio Morandi

 

Giorgio Morandi nacque a Bologna il 20 luglio 1890.
Fu uno dei pittori del ‘900 italiano più conosciuto.
Sono molto celebri le sue nature morte (molto spesso raffiguranti vasi, bottiglie, ciotole, fiori).
Fin da piccolo Giorgio dimostrò interesse per l’arte figurativa. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Dal 1930 al 1956 Morandi fu titolare della cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Alla Quadriennale di Roma Morandi vinse il secondo premio per la pittura.
Morì a Bologna il 18 giugno 1964.

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Laura Pausini

 

Nasce il 16 maggio del 1974 a Faenza e cresce a Solarolo. A 8 anni cantava già con suo padre, Fabrizio Pausini, durante le serate di pianobar lungo la riviera romagnola.

Nel 1994 si posizionò al terzo posto al Festival di Sanremo e diventò una delle cantanti italiane più note degli anni Novanta.

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