Buongiorno,
ho una buona notizia per voi: con questa lezione ultimiamo l’UNITÀ 6 che abbiamo svolto interamente a distanza. Siete stati bravi quindi dalla prossima lezione verifica, perché vorrei dare una bella valutazione al lavoro che abbiamo fatto! Prima di presentare l’argomento di oggi, facciamo il nostro consueto riepilogo delle lezioni precedenti.
Ricordando i volti dei nostri legislatori, siamo finalmente arrivati a Clìstene. Vediamo allora di conoscere meglio quest’importantissimo legislatore che operò ad Atene alla fine del VI sec. a.C.
Se ben ricordate, la scorsa volta ci siamo soffermati sulla tirannia di Pisistrato e sulle conseguenze che determinò, quando dopo la sua morte salirono al potere i figli Ipparco e Ippia. Ormai Atene versava infatti nel malcontento e nel 508 a.C. si scatenò una lotta politica senza eguali che portò alla ribalta Clìstene, un nobile appartenente alla famiglia degli Almeònidi o Alcmeònidi, figlio di Megacle, uno dei più noti avversari di Pisistrato.
Lo schema riepiloga bene il lungo cammino di Atene verso la democrazia. Dopo la fine della tirannide la città precipitò nuovamente nella stàsis: le lotte tra fazioni nobiliari si intrecciarono con le ingerenze esterne di altre pòleis, la città di Sparta, per esempio, proponeva e sosteneva il nobile Isagora, ma fu lo stesso Clìstene, nella famosa lotta del 508 a.C. a chiamare a raccolta il dèmos, a cacciare Isagora, e a proporre una riforma politica così profonda da riuscire non solo a cacciare via per molto tempo il rischio del ritorno a una stàsis, ma anche a gettare le basi della democrazia ateniese.
Ora, introducendo la figura di Clìstene è importante fare ricorso a un concetto che abbiamo studiato quando abbiamo parlato delle riforme di Solone e che dobbiamo dunque ripassare. Sto parlando del concetto di timocrazia; Solone era convinto che il potere doveva essere distribuito secondo il censo – timè in greco – dunque secondo la ricchezza posseduta, mentre Clìstene sosteneva che l’isonomia, vale a dire l’uguaglianza politica, e l’eunomia, vale a dire il buon governo, potevano essere raggiunti bilanciando il potere dell’aristocrazia e quello del dèmos. Vediamo allora COME, attraverso questo breve e efficace video.
Come avrete avuto modo di osservare, per Clìstene la chiave risolutiva per arrivare alla democrazia si basava su tre punti:
- l’istituzione della bulè (un’assemblea di 500 membri senza distinzione di classe)
- l’ostracismo (allontanamento dei cittadini sospettati di voler ripristinare la tirannide)
- la riforma delle tribù (che costituisce la vera innovazione).
Dividendo la regione dell’Attica in tre parti CITTÀ – INTERNO – COSTA, Clistène volle sostituire alle quattro antiche e tradizionali tribù gentilizie (cioè fondate sulla nascita), dieci nuove tribù formate su base territoriale:
- ogni settore fu suddiviso in distretti chiamati trittìe
- le trittìe erano suddivise in demi
- ciascuna delle dieci tribù doveva essere composta dalla popolazione di 3 trittìe: città, interno, costa.
Riepiloghiamo ora la lezione e i concetti introdotti vedendo questi due brevi video.
I contenuti di questa lezione si trovano alle pagg. 154-155 del nostro manuale.
Poiché si tratta di concetti un po’ complessi, vi consiglio vivamente di utilizzare i video che ho messo qui a disposizione per capire il meccanismo alla base delle riforme di Clìstene.
Per verificare se i concetti sono stati correttamente appresi, rispondete a queste semplici domande:
- Come suddivise Clìstene la popolazione dlel’Attica?
- Perché la sua riforma amministrativa indebolì il potere dell’aristicrazia?
- Quali poteri aveva la bulè e chi ne faceva parte?
- Qual era lo scopo originario dell’ostracismo?
Buon lavoro!
Published: Apr 29, 2020
Latest Revision: Apr 29, 2020
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