IL ‘900
IL DECADENTISMO
Ha origine in Francia e si diffonde in tutta Europa tra la fine dell’ottocento e il primo decennio del ‘900.
E’ un movimento culturale e artistico che si distingue per una nuova concezione dell’esistenza, del sentimento e dell’individuo stesso.
- Caratteristiche: sfiducia nella ragione e negli ideali romantici causata dalla crisi della società di fine ‘800;
- Esasperazione dell’individualismo: superuomo (=persona più forte che possa guidare la società);
- Mancanza di fiducia nella ragione: esaltazione dell’irrazionalità (la natura non può essere capita, quindi deve adattarsi, e forse grazie all’irrazionalità si potrà avvicinare un po’ di più);
- Isolamento della società: viene meno l’impegno politico e sociale dello scrittore;
- Senso di angoscia e solitudine: del poeta, (senso di vuoto e di nulla).
Autori principali: Pascoli, D’Annunzio, Svevo e Pirandello.
GIOVANNI PASCOLI
La vita: Nasce a San Mauro di Romagna nel 1855. Il 10 agosto del 1867 il padre, che è amministratore della tenuta agricola dei principi Torlonia, viene assassinato da ignoti. Nel 1873 frequenta la facoltà di lettere. Dopo la laurea, conseguita a Bologna nel 1882, inizia la sua carriera di professore di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Le trasformazioni politiche e sociali di fine secolo, producono in Pascoli, Già provato dalle sue vicende familiari, una condizione di grave crisi. Muore a Bologna nel 1912.
Le opere:
- Myricae (1891), è una raccolta di poesie incentrata su temi familiari e campestri. Il titolo indica la semplicità della poetica; le myricae, sono umili tamerici, piante sempreverdi che diventano il simbolo delle tematiche scelte dal poeta.
- Lavandare;
- Arano;
- X Agosto;
- Novembre;
- Sera d’ottobre;
- Canti di Castelvecchio (1903), in questa poesia ritornano le immagini della vita campestre e del succedersi delle stagioni, ma anche i ricordi dolorosi, mai cancellati, della tragedia familiare;
- La mia sera;
- Nebbia;
- Il gelsomino notturno;
- Poemi conviviali (1904).
Quest’ultimi 4 sono componimenti dedicati a fatti e personaggi del mito e della storia antica.
La poetica e lo stile: Le sue poesie traggono ispirazione dal vissuto personale del poeta: le tragedie familiari e il periodo storico in cui vive. La poesia ha un valore consolatorio, attraverso la poesia il poeta può riflettere sulle ragioni dell’esistenza osservando con gli occhi di un bambino (poetica del fanciullino: solo con gli occhi di un bambino è possibile cogliere i segreti della natura).
Le parole hanno significato allusivo (=riporta a delle immagini) e simbolico.
Il linguaggio è innovativo e suggestivo (=suscita emozioni).
POESIA X AGOSTO (Giovanni Pascoli, 9 Agosto 1896)
San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
PARAFRASI
San Lorenzo, io so il motivo per cui così tante stele brillano e cadono nell’aria tranquilla, il motivo per cui nel cielo concavo risplende un pianto così grande.Una rondine stava ritornando al tetto, quando la uccisero e cadde tra le spine dei rovi. Nel becco aveva un insetto, che era la cena dei suoi rondinini.Ora è lì come in croce, che porge quel verme al cielo lontano e i suoi piccoli sono nell’ombra, che la aspettano e pigolano sempre più piano.Anche un uomo stava tornando al suo nido, quando lo uccisero. Prima di morire disse: «Perdono». Negli occhi aperti restò un grido. Portava in dono due bambole.Ora là, nella casa solitaria, la sua famiglia lo aspetta inutilmente. Egli immobile e stupito mostra le bambole a Dio.E tu, Cielo infinito e immortale, dall’alto dei mondi sereni, inondi di un pianto di stelle questo atomo opaco del Male!
GABRIELE D’ANNUNZIO
La vita: Nasce a Pescara nel 1863. Studia a Prato, e si stabilisce a Roma, dove si iscrive alla facoltà di lettere. Qui collabora a diversi periodici diventando una figura di spicco della vita culturale e mondana della capitale. Grande risonanza hanno la fuga e il successivo matrimonio con una giovane duchessa, che gli darà tre figli. A causa del suo amore per il lusso, è costretto a indebitarsi, così, nel 1891, per sfuggire ai creditori si trasferisce a Napoli. Dal 1898, vive in una villa presso Firenze, con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ha un’intensa relazione. Torna in Italia nel 1915, si dichiara fervente interventista e si impegna personalmente in spericolate azioni belliche. Terminata la guerra, deluso dalle condizioni di pace sottoscritte dall’Italia, occupa la città di Fiume assieme a dei volontari, fino al 1921, fino a quando lo costringono ad abbandonarla. Si ritira infine a Gardone, sul lago di Garda, nella residenza da lui nominata il “Vittoriale degli italiani”, che trasformerà nel museo della sua vita e delle sue imprese; qui muore nel 1938.
Le opere:
I ROMANZI
- Il piacere (1889), è il più noto e costituisce l’autobiografia spirituale dello scrittore. Il protagonista del racconto vive alla perenne ricerca di piaceri sensoriali, ottenuti tramite l’amore, l’arte e la bellezza;
- L’innocente (1892), è la confessione di un delitto, esposta in prima persona dal protagonista;
- Il trionfo della morte (1894), è un romanzo psicologico che preannuncia la celebrazione del superuomo.
LE RACCOLTE POETICHE
- Le laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi;
- Alcyone, nella quale sono racchiuse alcune tra le più belle composizioni di D’Annunzio, come: La sera fiesolana, La pioggia nel pineto, I pastori.
LE TRAGEDIE
- La figlia di Jorio (1904), il capolavoro dello scrittore in quanto autore di teatro;
- La città morta (1897), il dramma del 1897.
La poetica e lo stile: E’ il massimo esponente del decadentismo, nelle sue opere troviamo i seguenti temi:
- Estetismo: esaltazione della bellezza e dell’arte;
- superomismo: l’individuo deve elevarsi al di sopra delle masse;
- sensualismo: abbandono ai sensi e all’istinto.
LA PIOGGIA NEL PINETO (Gabriele D’Annunzio, 1902), alcune strofe
Ascolta, Ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
PARAFRASI
Non parlare. Ora che siamo all’inizio del bosco non sento più nessuna parola proveniente da alcun essere umano ma sento solo parole diverse, e migliori, pronunciate dalle gocce e dalle foglie in lontananza.Ascolta e basta: piove dalle nuvole sparpagliate nel cielo, piove sulle tamerici ricoperte dal sale del mare e seccate dal sole estivo, piove sui pini e sulle loro cortecce fatte a scaglie e sui loro aghi appuntiti. Piove sui mirti, piante sacre a Venere (divini), e piove sulle ginestre che sotto la pioggia risplendono. Piove anche sui fiori ancora chiusi e sui ginepri folti che diffondono però un dolce profumo.Piove sui nostri volti, come se anche noi fossimo una parte di questo bosco (silvestri) piove sulle nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri ed estivi, e piove addirittura sui nostri pensieri, rinfrescati dalla pioggia, e l’anima si dischiude e rinasce sotto la pioggia e ci rivela sogni nuovi che in realtà, ieri come oggi, ci illudono e basta Ermione.Lo senti? La pioggia cade sulle foglie solitarie e crea uno cigolio che si diffonde in modo costante tutto intorno e cambia solo a seconda di quello che tocca, foglie più fitte o meno fitte.E ascolta: il canto delle cicale, che non si spaventano con l’arrivo dei venti australi e con il cielo grigio, sembra rispondere alla pioggia che scende come un pianto.E il pino ha un suono particolare, e anche il mirto suona in un modo diverso sotto l’acqua che cade, e così anche il ginepro e tutte le altre piante sembrano come strumenti musicali diversi suonati dalla pioggia che sembra avere un numero infinito di dita.E noi siamo immersi nello spirito del bosco, è come se la vita degli alberi fosse anche la nostra vita, perché il tuo volto è bagnato e inebriato come una foglia e i tuoi capelli hanno lo stesso profumo di quelle ginestre, anche se sei solo una creatura umana mia Ermione.E ti prego ascolta ancora il canto accordato delle cicale che stanno sugli alberi e che prima diminuisce e poi aumenta all’unisono quando aumenta anche la pioggia, ma arriva un altro suono, più cupo, quello delle rane, dalla parte di bosco che sembra più una laguna paludosaSi tratta di un suono più sordo e più fastidioso ma anche questo aumenta o diminuisce finché quasi non si sente più.Non si sente, poi, nessun rumore provenire dal mare, si sente solamente, su tutti i rami, scrosciare
la pioggia che pare colore di argento e che purifica, si sente il suo scroscio che ancora continua a cambiare in base al fogliame su cui cade.Ascolta la cicala che adesso è muta mentre la figlia del fango lontana, la rana, canta dove c’è più ombra, in quella zona paludosa chissà dove. E piove sulle tue ciglia, Ermione.Piove sulle tue ciglia e pare che tu stia piangendo ma è un pianto di piacere, e sembra che la tua pelle non sia più bianca ma verde e mi pare di vederti come una creatura nata dalla corteccia di un albero.E così tutta la nostra vita è profumata e fresca, (sembriamo anche noi un bosco): i nostri cuori nel petto sono come due pesche profumate e non ancora colte, le palpebre fra le tue ciglia sembrano le sorgenti d’acqua fra le zolle d’erba e i denti e le gengive sembrano mandorle non ancora mature.Andiamo fra i cespugli, insieme o separati, e la forza intima, selvaggia degli alberi ci prende a sé stringendoci le caviglie e ci lega le ginocchia! Chissà dov’è tutto il resto, dove siamo noi?E piove ancora sui nostri volti che ormai sono un bosco, piove sulle nostre mani nude, sulle nostre vesti leggere, sui pensieri nuovi che la pioggia ha rinnovato nella nostra anima e su quel sogno che continua ad illuderci, Ermione.
ITALO SVEVO
La vita: Nasce nel 1861 a Trieste, da un’agiata famiglia borghese. Compie gli studi prima in Germania, poi a Trieste, dove lavora inizialmente come impiegato di banca, in seguito come dirigente nell’industria dei suoceri. Collabora con un giornale triestino e, nel frattempo, coltiva la sua passione letteraria leggendo i classici tedeschi e italiani. Nel 1892, esordisce con il romanzo Una vita, opera che non desta alcun interesse da parte della critica; la stessa sorte accade a Senilità nel 1898. Deluso, sceglie di chiudersi in un silenzio destinato a durare a lungo. Nel 1923, pubblica il suo romanzo più noto, La coscienza di Zeno, che gli procura i primi riconoscimenti all’estero e un’inaspettata popolarità. Muore nel 1928 in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale.
Le opere: Le sue opere più significative sono i tre romanzi citati, che nell’insieme rappresentano una specie di autobiografia.
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Una vita, è la prima prova impegnativa, nel quale evidenzia i pregiudizi e le falsità che dominano la società borghese, incapace di consentire incontri leali tra le persone.
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Senilità, nel quale il protagonista è un uomo giovane ma vecchio nell’animo, tormentato dal rimpianto di una vita non vissuta;
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La coscienza di Zeno, è un racconto autobiografico in cui il protagonista, Zeno Cosini, su consiglio dello psicanalista, scava dentro di sè, dando libero corso al fluire dei suoi ricordi, per capire le cause del suo disagio esistenziale.
I temi: I personaggi dei suoi romanzi, esprimono a pieno la fiducia dello scrittore nei confronti della società e dell’uomo: il senso di inquietudine e di precarietà (=fragilità) dell’uomo. I suoi personaggi manifestano il senso di solitudine e l’inettitudine (=incapace): sono uomini incapaci, insicuri, senza qualità.
Published: Mar 12, 2020
Latest Revision: Mar 12, 2020
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