DECADENTISMO
-HA ORIGINI IN FRANCIA
-IL TERMINE INIZIALMENTE HA ACCEZIONE NEGATIVA:
INDICAVA UN GRUPPO DI POETI ANTICONFORMISTI
-NASCE DA UNA PROFONDA CRISI ESISTENZIALE
CARATTERI PRINCIPALI:
-NON SI HA PIU ‘FIDUCIA NEGLI ALTRI (INDIVIDUALISMO)
-MANCANZA DELLA FIDUCIA NELLA RAGIONE
-ISOLAMENTO DALLA SOCIETA ‘
-SENSO DI SOLITUDINE, ANGOSCIA E TRISTEZZA
PRINCIPALI AUTORI DEL DECADENTISMO ITALIANO
POESIA:
GIOVANNI PASCOLI
ITALO SVEVO
PROSA:
GABRIELE D’ANNUNZIO
LUIGI PIRANDELLO
GIOVANNI PASCOLI
LA VITA:
Nasce ne 1855 a San Mauro di Romagna.
Il 10 agosto del 1867 muore suo padre, assassinato da ignoti, e questa esperienza cambierà la sua vita.
Studia a Bologna lettere ed ottenuto una borsa di studio.
Otterrà la cattedra all’università di Bologna.
Muore nel 1912.
LE OPERE:
La maggior parte risale ai primi del ‘900. Si tratta di raccolte di poesie.
-MYRICAE su temi familiari (X Agosto)
-POEMI CONVIVIALI dedicati al mito e alla storia antica
-CANTI DI CASTELVECCHIO temi campestri
LA POETICA E LO STILE:
Il FANCIULLINO: la poeta si rifugia nel mondo dell’infanzia (Tema del Nido); anche le più piccole cose acquistano valore simbolico e allusivo.
Il LINGUAGGIO: innovativo, fatto di suoni tratti dalla vita quotidiana, ricco di suggestioni (colori, suoni, profumi, …)
X AGOSTO
TESTO:
San Lorenzo, il lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, vieni in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che i partecipanti,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero; disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono …
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
Oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
Parafrasi:
San Lorenzo, io so perché così tante
stelle nel cielo tranquillo
brillano e cadono, un pianto così grande
brilla nel cielo.
Una rondine stava tornando al nido:
la uccisero e cadde in mezzo alle spine;
aveva un insetto nel becco:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, con le ali aperte, che tende
quel verme nel cielo indifferente;
e il nido è nel buio, che aspetta,
intanto i rondinini diventano sempre più deboli.
Anche un uomo tornava nella sua casa:
lo uccisero; prima di morire perdonò l’assassino;
e non parlò più:
portava due bambole in dono …
Ora lì, nella casa solitaria,
lo attendono, inutilmente:
lui immobile, mostra
le bambole a Dio.
E tu, Dio, infinito e immortale,
dall’alto dei mondi,
inondi di stelle
questa parte di Male!
GABRIELE D’ANNUNZIO
LA VITA:
Nasce a Pescara nel 1863. Studia a Prato. Studia alla facoltà di lettere a Roma, qui collabora con diversi periodici diventando una figura dello spicco della vita culturale e mondana. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale; guida la marcia su Fiume. Ama il lusso e per questo si indebita, ha una relazione con la celebre attrarre Eleonora Duse. Terminata la guerra si trasferisce a Gardone nella residenza chiamata il “Vittoriale”, qui muore nel 1938.
LE OPERE:
I ROMANZI:
-Il piacere (1889) autobiografia spirituale dello scrittore
-L’innocente (1892) confessione di un delitto
-Il trionfo della morte (1894) romanzo psicologico che preannuncia la celebrazione del superuomo
LE RACCOLTE POETICHE
-Le laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi
-Alcyone (La pioggia nel pineto)
LE TRAGEDIE
-La figlia di Jorio
-La città morta
LA POETICA:
E ‘il massimo esponente del Decadentismo, nelle sue opere riguardanti questi temi:
-Estetismo: esaltazione della bellezza e dell’arte;
-Superomismo: l’individuo deve elevarsi al di sopra delle masse;
-Sensualismo: abbandono ai sensi e all’istinto.
LA PIOGGIA NEL PINETO
TESTO:
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed asino,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le precedenti
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
sera, che oggi mi piace,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
siche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
o congiunti o disciolti
(e il verde vigore rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione .
Parafrasi:
Non parlare. Ora che siamo all’inizio del bosco non sento più nessuna parola proveniente da nessun essere umano ma sento solo parole diverse, e migliori, pronuncia dalle gocce e dalle foglie in lontananza. Ascolta e basta: piove dalle nuvole sparpagliate nel cielo, piove sulle tamerici ricoperte dalla vendita del mare e seccate dal sole estivo, piove sui pini e sulle loro cortecce fatte a scaglie e sui loro aghi appuntiti. Piove sui mirti, piante sacre a Venere (divini), piove sulle ginestre che sotto la pioggia risplendono. Piove anche sui fiori ancora chiusi e sui ginepri folti che diffondono però un dolce profumo. Piove sui nostri volti, come se anche noi fossimo una parte di questo bosco (silvestri) sotto la pioggia e ci rivela sogni nuovi che in realtà, ieri come oggi, ci illudono e basta Ermione. Lo senti? La pioggia cade sulle foglie solitarie e crea uno cigolio che si diffonde in modo costante tutto intorno e cambia da solo una seconda di quello che tocca, foglie più fitte o meno fitte. E ascolta: il canto delle cicale, che non si spaventano con l’arrivo dei venti australiani e con il cielo grigio, sembra rispondere alla pioggia che partecipi come un pianto. E il pino ha un suono particolare, e anche il mirto suona in un modo diverso sotto l’immagine . E noi siamo immersi nello spirito del bosco, è come se la vita degli alberi fosse anche la nostra vita, perché il tuo volto è bagnato e inebriato come una foglia ei tuoi capelli hanno lo stesso profumo di quelle ginestre, anche se sei solo una creatura umana mia Ermione. E ti prego ascolta ancora il canto accordato delle cicale che stanno sugli alberi e che prima diminuisce e poi aumenta all’unisono quando aumenta anche la pioggia, ma arriva un altro suono, più cupo, quello delle rane, dalla parte di bosco che sembra più una laguna paludosa Si tratta di un suono più sordo e più fastidioso ma anche questo aumenta o diminuisce finché quasi non si sente più. Non si sente, poi, nessun rumore provenire dal mare, si sente solamente, su tutti i rami, scrosciare
la pioggia che pare colore di argento e che purifica, si sente il suo scroscio che ancora continua a cambiare in base al fogliame su cui cade. Ascolta la cicala che adesso è muta mentre la figlia del fango lontana, la rana, canta dove c’è più ombra, in quella zona paludosa chissà dove. E piove sulle tue ciglia, Ermione. Piove sulle tue ciglia e pare che tu stia piangendo ma è un pianto di piacere, e sembra che la tua pelle non sia più bianca ma verde e mi pare di vederti come una creatura nata dalla corteccia di un albero. E così tutta la nostra vita è profumata e fresca, (sembriamo anche noi un bosco): i nostri cuori nel petto sono come due pesche profumate e non ancora colte, il palpebre fra le tue ciglia colpisce le sorgenti d’acqua fra le zolle d ‘erba ei denti e le gengive sembrano mandorle non ancora mature. Andiamo fra i cespugli, insieme o separati, e la forza intima, selvaggia degli alberi ci prende una corda stringendoci le caviglie e ci lega le ginocchia! Chissà dov’è tutto il resto, dove siamo noi? E piove ancora sui nostri volti che ormai sono un bosco, piove sulle nostre mani nude, sulle nostre vesti leggere, sui pensieri nuovi che la pioggia ha rinnovato nella nostra anima e su quel sogno che continua ad illuderci, Ermione.
CREPUSCOLARISMO
-POETI DI QUESTA CORRENTE DEFINITI CREPUSCOLARI
-LINGUAGGIO SEMPLICE
TEMI TRATTATI MAGGIORMENTE:
-PAESAGGI AUTUNNALI
-TRISTEZZA PER COSE PERSE
-NOSTALGIE DI AMBIENTI E PERSONE IN PASSATO
COMPORTAMENTO:
-ATTEGGIAMENTO DI RINUCIA
-RIFUGIATI NEL RICORDO DELL’INFANZIA
-VORREBBERO VIVERE IN MODO SEMPLICE E SERENO
COMPOSIZIONI CARATTERIZZATE DA:
– CONTINUO PESSIMISMO
-COSTANTE MALINCONIA
-MANCANZA DI VOGLIA DI VIVERE
GUIDO GOZZANO
LA VITA:
Nasce a Torino nel 1883, da una famiglia benestante. Dopo aver fatto il liceo si iscrive a Legge, senza aver ottenuto una laurea.
Abbandona gli studi di Legge e passa alla poesia, dove pubblica il suo primo volume e raccolta: “La via del rifugio” e “I colloqui”.
Si ammala di tubercolosi e nel 1912, la situazione si aggrava, decidendo di trovare del sollievo in altre religioni, orientali; così decide di fare un viaggio in India.
Muore nel 1916 a Torino, ma nel 1917, raccogliendo le foto e i ricordi del viaggio in India, viene pubblicato il suo ultimo libro: “Verso la cuna del mondo”.
LE OPERE:
-LA VIA DEL RIFUGIO: fu la sua prima opera, pubblicata nel 1907. Scrive degli ambienti con vecchi oggetti, pieni di ricordi
-I COLLOQUI: fu la seconda raccolta, pubblicata nel 1911. Essa è un’autobiografia divisa in tre sezioni: “Il giovanile errore”, “Alle soglie” e “Il reduce”.
LA POETICA E LO STILE:
-Poeta solitario e inquieto ed è il simbolo del Crepuscolarismo
-Egli vedeva nel mondo solo nostalgia e un po’ di ironia
-Utilizza linguaggio colloquiale
LA VIA DEL RIFUGIO: LA DIFFERENZA
TESTO:
Penso e ripenso: – Che mai pensa l’oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.
Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d’essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l’armi corruscanti della cuoca.
– O papera, mia candida sorella,
tu insegni che la Morte non esiste:
solo si muore da che s’è pensato.
Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l’esser cucinato non è triste,
triste è il pensare d’esser cucinato.
IL FUTURISMO
-NATO DA UN MANIFESTO DI FILIPPO TOMMASO MARINETTI
-SOSTIENE UNA NECESSITA’ DEL RINNOVAMENTO DELL’ARTE CONTEMPORANEA
-SONO AFFASCINATI DALLO SVILUPPO TECNOLOGICO
-ESALTANO IL MONDO MODERNO E LA VIOLENZA, GUERRA E NAZIONALISMO; QUINDI SONO A FAVORE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
FILIPPO TOMMASO MARINETTI
LA VITA:
Filippo Tommaso Marinetti nasce ad Alessandria nel 1876 dove inizia gli studi che proseguirà a Parigi e concluderà a Genova.
Mentre era a Parigi, si interessò alla letteratura francese e cominciò a pubblicare alcuni volumi di poesie.
Muore nel 1944 in Lombardia.
LE OPERE:
-IL MANIFESTO DEL FUTURISMO: questa opera fa nascere il Futurismo nel 1909
-ZANG TUMB TUMB: racconta dell’assedio a Adrianopoli nel 1914
-GUERRA SOLA IGIENE DEL MONDO: questa opera rappresenta le idee del Futurismo, pubblicato nel 1915
-L’INDOMABILE: parla della violenza e l’odio vengono purificati
dalla civiltà delle macchine, pubblicato nel
1922
-POEMI SIMULTANEI FUTURISTI: esalta la velocità della civiltà moderna, pubblicato nel 1933
-AEROPOEMA DEL GOLFO DELLA SPEZIA: esalta la flotta italiana da guerra
BOMBARDAMENTO
TESTO:
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all´infinito
nel centro di quei tam-tuuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)
balzare scoppi tagli pugni batterie tiro
rapido violenza ferocia regolarita questo
basso grave scandere gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia furia affanno
orecchie occhi
narici aperti attenti
forza che gioia vedere udire fiutare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifiato sotto morsi shiafffffi traak-traak
frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie
salti altezza 200 m. della fucileria
Giù giù in fondo all’orchestra stagni
diguazzare buoi buffali
pungoli carri pluff plaff impen-
narsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii… scalpiccii tintinnii 3
battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac
[ LENTO DUE TEMPI ] Sciumi Maritza
o Karvavena croooc-craaac grida delgli
ufficiali sbataccccchiare come piatttti d’otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciak [ PRESTO ] ciaciaciaciaciaak
su giù là là intorno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello Vampe
vampe
vampe vampe
vampe vampe
vampe ribalta dei forti die-
vampe
vampe
tro quel fumo Sciukri Pascià comunica te-
lefonicamente con 27 forti in turco in te-
desco allò Ibrahim Rudolf allò allò
attori ruoli echi suggeritori
scenari di fumo foreste
applausi odore di fieno fango sterco non
sento più i miei piedi gelati odore di sal-
nitro odore di marcio Timmmpani
flauti clarini dovunque basso alto uccelli
cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza
verde mandre don-dan-don-din-bèèè tam-tumb-
tumb tumb-tumb-tumb-tumb-tumb-
tumb Orchestra pazzi ba-
stonare professori d’orchestra questi bastona-
tissimi suooooonare suooooonare Graaaaandi
fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli
rumori più piccoli minutisssssssimi rottami
di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri
quadri Fiumi Maritza
Tungia sdraiati Monti Ròdopi
ritti alture palchi logione
2000 shrapnels sbracciarsi esplodere
fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tumb-
tumb 2000 granate protese
strappare con schianti capigliature
tenebre zang-tumb-zang-tuuum
tuuumb orchesta dei rumori di guerra
gonfiarsi sotto una nota di silenzio
tenuta nell’alto cielo pal-
lone sferico dorato sorvegliare tiri parco
aeroatatico Kadi-Keuy
Published: Mar 12, 2020
Latest Revision: Apr 13, 2020
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