L’albero magico
In un giorno d’estate, un bambino di nome Alessandro, stava giocando al parco con la palla. All’improvviso, la palla finisce in un buco nel foro di un albero. Si avvicina per prenderla, cade dentro e si ritrova in un mondo virtuale. Inizia a camminare e dopo un po’ incontra due bambini che si avvicinano a lui e gli raccontano la loro storia.
Una mattina stavano giocando e avevano visto questo foro, di conseguenza, incuriositi si erano avvicinati cadendoci dentro. Alessandro aveva chiesto come mai non erano riusciti a ritornare nel loro mondo e loro risposero che dovevano superare un livello piuttosto difficile. Il livello consisteva nel trovare la via di uscita in quel labirinto, anche se trovare la via di uscita non era tanto facile. Nonostante la difficoltà e le naturali preoccupazioni, erano felici di poter riuscire a superare questo livello tutti insieme. Tutti e tre arrivarono in quel punto del labirinto, parlandosi e aiutandosi riuscirono a trovare la strada del ritorno e furono contenti di essere ritornati nel loro mondo.
Apriamo gli occhi
Nel lontano 1932 un pesce di nome Rosso stava tranquillamente nuotando nelle acque del mar Adriatico quando fu attratto da un buco nel fondale marino.
La sua curiosità lo spinse a entrarci; ci entrò e di colpo fu teletrasportato nel 2020.
L’acqua era sporca, piena di rifiuti, sicché Rosso chiese subito aiuto ai suoi amici pesci ma loro gli risposero che quella era la stessa acqua del 1932!
Rosso era sbalordito, inorridito da ciò che stava vedendo!
Lui voleva fare qualcosa per rendere il mare di nuovo pulito.
Allora organizzò un passaparola con tutti i pesci ribadendo, con tutte le sue forze, che quello non era il mare del 1932, quel mare che voleva nuovamente e a qualsiasi costo.
Tutti i pesci dell’Adriatico raccolsero i rifiuti e li depositarono nelle barche, nei pedalò, nelle canoe, negli yacht, nei gommoni, nei pescherecci, insomma su tutte le imbarcazioni marine.
Gli umani vedendo la risposta dei pesci capirono che stavano facendo morire il mare.
E’ proprio vero che chi subisce capisce.
La mia passione per i graffiti
Ciao, mi chiamo Samuele e oggi voglio raccontarvi la storia della mia vita. Sono nato a Palermo il 7 dicembre 1998, da dei genitori particolarmente apprensivi che, dunque, non mi permettevano di dare sfogo alla mia arte. Ogni volta che volevo fare qualcosa cui loro non acconsentivano, dovevo farlo mentre erano via oppure quando erano a casa, ma in quel caso, come potete ben immaginare, avrei rischiato molto. Fin da piccolo mi ribellavo alla loro scelta perciò ogni volta facevo una cosa che per loro non andava bene. Per i primi 11 anni abbiamo vissuto a Palermo, poi, per il lavoro di mio padre, ci siamo dovuti trasferire, quando avevo già tanti amici. Io ero contrario a questo trasferimento perché avremmo cambiato totalmente posto, tuttavia da Palermo siamo dovuti andare a Milano. Dopo qualche annetto, i miei genitori si vollero nuovamente trasferire in una città più tranquilla, perché si erano accorti che frequentavo persone poco educate e non adatte a me. Quindi, per la seconda volta quando avevo 13 anni ci trasferimmo in Abruzzo più precisamente a Pescara. In quella città diedi sfogo all’arte che mi tenevo dentro da, ormai, troppo tempo. Iniziai a fare graffiti sui muri, sui cartelli, ovunque ci fosse un muro pulito. All’età di 16 anni i miei genitori lo scoprirono, e dicendo che non mi stavano crescendo bene, divorziarono. Io ci rimasi male ma nemmeno troppo, perché non avevo legato con nessuno dei due. Dopo il divorzio ognuno mi voleva tenere con sé, e io per evitare questa situazione scappai di casa con in tasca abbastanza soldi per sopravvivere almeno per un mese. Allora mi diedi da fare, e collaborando con capi di uffici, presidi di scuole e edicolanti, facevo disegni sulle scuole, uffici e edicole in cambio di soldi. Nel tempo sono riuscito a guadagnare abbastanza soldi da comprarmi una casa nel centro di Bolzano. Non ho trovato l’amore, ma per quello c’è ancora tutto il tempo del mondo, perché ho ancora solo ventidue anni.
Sulle ruote della libertà
Era un allegro pomeriggio soleggiato di novembre, quando due ragazzi, Gianluigi e Cristian prendono le loro nuove bici e si avventurarono allo scopo di trovare il tesoro tanto desiderato dai due.
Nell’andare incontrarono la loro cara amica Jessica che li aiutò a trovare il fatidico tesoro.
Dopo essersi consultati con Jessica, proseguirono per la loro strada che li portò in un boschetto dove trovarono la famosa casa in cui era nascosto il ricercato tesoro.
Girarono per ore e ore per la casa abbandonata nella speranza di trovare la chiave dello scrigno.
Ad un tratto si ritrovarono davanti ad un vecchio armadio di legno nel cui interno scorgeva una gruccia con appesa la chiave che li avrebbe portati ad aprire lo scrigno.
Girovagando trovarono anche la mappa della casa che era nascosta dietro ad un quadro appeso in alto su di un muro.
Nonostante la mappa raffigurasse lo schema di un’ isola, c’era una corrispondenza con la casa.
Capirono che il mare rappresentava il perimetro della casa, che le palme rappresentavano gli armadi e il resto erano stanze.
Così dopo accurate osservazioni, individuarono il punto in cui si trovava il tesoro.
Andarono sul luogo indicato e videro un enorme scatolone impacchettato come se fosse stato spedito.
Era avvolto da nastro adesivo e carta da pacchi.
Una volta scartato il tutto, si ritrovarono davanti ad un piccolo contenitore.
Nell’ aprirlo trovarono il tesoro tanto aspettato, cioè banconote da 50 euro.
I due tornarono a casa con i soldi e per festeggiare fecero una grande festa spendendo tutti i soldi accumulati.
” Sotto al ponte”
Un barbone viveva sotto un ponte. Dormiva dentro un cassonetto con un materasso buttato da qualcuno. Una volta aveva acceso un fuoco per riscaldarsi e aveva trovato un tronco per sedersi. Dietro ad un cespuglio aveva trovato anche una bicicletta buttata senza pedali e con le ruote bucate e aveva recuperato degli scatoloni che gli servivano come coperte.
Il barbone era comunque felice perché aveva accanto un albero con le mele e poi per lui il cielo era sempre sereno con tanto sole e le rondini…
SOGNO DI UNA NAVE
In una cittadina di mare i pescatori con le loro barche ogni giorno affrontavano le onde minacciose per pescare un po’ di pesce.
Con loro c’era sempre un ragazzo che desiderava diventare il capitano di una nave tutta sua.
Il suo nome era Mario, aveva i capelli neri come il carbone e gli occhi come il colore del mare in tempesta.
Mario aveva un gran coraggio.
Un giorno il mare era in burrasca e tutte le navi e le barche furono costrette a rimanere in porto così Mario ebbe una grande opportunità proprio quando il proprietario di una delle navi in sosta nel porto, come vide l’interesse del giovane per le sue navi, gli fece una proposta.Gli disse, infatti, che se avesse recuperato per lui una cassa in mare, gli avrebbe regalato una nave. Naturalmente, Mario non ci pensò due volte, si immerse e riportò in superficie la cassa, la consegnò e in cambio ebbe subito la nave che aveva tanto desiderato per realizzare tutti i suoi sogni da marinaio. La gente del posto ancora oggi ricorda di lui, della sua passione e del suo coraggio con la scultura di una nave vicino al mare.
La ruota dell’ amicizia
Un giorno un ragazzo di nome Leonardo andò a giocare a pallone sotto una ruota panoramica.
Per sbaglio il pallone andò a finire dentro un ammasso di rifiuti, sicché, essendo da solo, dovette andare lui a recuperarla. Dopo circa un quarto d’ora ritrovò il suo pallone di fianco a una coperta sporca e con un cattivo odore e proprio in quel momento vide un ragazzo della sua età che gli si avvicinò.
Leonardo non potè fare a meno di chiedergli se quella coperta appartenesse a lui e lui gli rispose di sì.
Questi a quel punto gli disse di aspettare qualche giorno e che, molto presto, avrebbe avuto una nuova casa.
Leonardo andò di corsa a casa e chiese a suo padre se gli
poteva costruire una casa sull’albero nel loro giardino e il padre gli rispose che per l’ indomani sarebbe stata pronta.
Il suo nuovo e inaspettato amico rimase molto contento,
salì sulla casa e gli disse che era molto bella.
Da allora si incontrarono assiduamente e giocare fu per loro la più grande manifestazione reciproca di amicizia.
Marco e i suoi pensieri
Quel giorno un giovane ragazzo pieno di belle speranze di nome Marco tornava come sempre a casa da scuola, pensieroso e a testa bassa. Complice un aereo che passava, Marco alzò lo sguardo e alla sua destra scorse un’ enorme costruzione mai completata, poteva definirsi un vero grande mostro ecologico.
Il ragazzo, sempre assorto nei suoi pensieri, decise di scavalcare la recinzione per fare un giro all’interno e raggiungere l’ultimo piano per vedere cosa si scorgeva. Dentro, il palazzo risultava pieno di cavi metallici che sporgevano dalla muratura. Man mano che saliva appariva sempre più malandato; c’erano crepe, buchi sui muri, cadevano perfino dei calcinacci…
Una volta arrivato in cima, Marco scorse l’auto elettrica di suo padre sul lungomare e lui che gridava disperato: “Marco, MARCO, Marcoooo!” . Al chè il ragazzo si precipitò sotto, il padre appena lo vide accostò e scese per abbracciarlo felice di averlo trovato. Tornando a casa l’uomo si rese conto che la batteria dell’auto era quasi esaurita e non sarebbe bastata per arrivare al garage. Marco a quel punto esclamò prontamente: “Guarda papà, lì c’è un parcheggio proprio davanti alla colonnina per la ricarica”. Il padre parcheggiò velocemente, sfiorò la colonnina con il pass per inserire la spina e avviare la ricarica. A quel punto i due avevano a disposizione tre e ore e mezzo che impiegarono per discutere sui difetti e pregi della loro città, in modo particolare su tutto quello che c’era ancora da fare per renderla più intelligente e sostenibile.
La casa disabitata
Un po’ di tempo fa ho notato una casa abbandonata su via del Circuito, che mi ha colpito molto. Mi sono subito avvicinato per osservare bene i particolari.
La casa appariva disabitata e rovinata, le finestre erano chiuse e impolverate, un fitto rampicante invadeva tutto il balcone.
Di fronte la casa c’erano posizionati diversi bidoni della spazzatura, che davano un’idea di abbandono e di sporcizia.
Ho osservato di nuovo la casa e con la mia fantasia ho viaggiato nel tempo tornando alle sue origini.
Quando essa era stata appena costruita, appariva nuova e pulita, con un colore giallo acceso ed essendo nuova, sembrava molto più imponente delle altre case. Essa apparteneva ad una famiglia importante e molto ricca, i cui esponenti erano tutti medici importanti. Ogni sabato organizzavano una festa, tutte le cose erano perfette, la tavola elegantemente imbandita, la casa sempre molto pulita e arredata con gusto. Dopo circa 60 anni i proprietari, divenuti molto anziani, morirono e fu abbandonata completamente. Dopo quasi 120 anni la casa è ancora abbandonata e piena di sporcizia, nessuno ha mai pensato di ripulirla per lo meno all’ esterno anche per ridare dignità a questa casa di inizio 1900.
Se il Comune si preoccupasse di riqualificare tutte le case storiche di Pescara, si potrebbe dare un tocco in più di storia alla nostra città.
inoltre, la stessa ne guadagnerebbe in termini di turismo e avrebbe di sicuro un minimo in più di interesse da parte dei suoi cittadini.
L’ESTATE CHE TUTTI VORREBBERO
Oggi È Una Giornata Molto Fredda…Ed Io Ho Voglia Di Stare Sotto Il Sole A Giocare A Pallone Al Mare.
Io Sono Un Bambino Che Ama Il Calcio Come
Molti Altri: Mi Piace Fare Il Bagno In Piscina, Non Mi Piace La Scuola, Anche Se Molto Utile, Però Devo Dire Che Certe Volte Studiare Mi Piace. Sono Molto Amichevole E Simpatico. Ho i Capelli Marroni Come Gli Occhi, sono Alto E Magro (Almeno Così Mi Dicono).
Comunque, Vi Vorrei Raccontare La Mia Estate
Più Bella…Quella Del 2019.
Devo Dire Che, All’inizio Dell’estate, Non C’era Nulla Che Catturasse La Mia Attenzione, Infatti La Mattina Giocavo Alla Play E Il Pomeriggio Andavo Al Mare Fino Alle 19:30. Era Questa La Mia Giornata, Finché Non Ho Conosciuto Il Mio Gruppo Attuale Di Amici, Ma Adesso Vi Spiegherò Com’è Andata.
Era Un Pomeriggio Come Tutti Gli Altri E, Giocando Con I Miei Amici A Calcio, Sentivo Tanto Caldo, Quindi, Io E Due Miei Amici Abbiamo Deciso Di Andarci A Fare Un Bagno, Lì Giocando E Scherzando Ci Siamo Legati Tanto. Un Giorno Mentre Giocavo A Calcio, Con Un Contrasto, Mi Si È Piegato Il Dito, Allora Non Potendo Giocare sono Andato In Piscina E Lì Ho Conosciuto Un Gruppetto Di Ragazze Tra Cui Una Che Appena L’ho Vista Mi Ci Ero Già Mezzo Innamorato.
Andando Sempre Lì In Piscina Le Ho Conosciute Bene Facendoci Anche Amicizia, Da Lì Ho Invitato Degli Amici A Venire Con Me per Conoscere La Maggior Parte Del Gruppo. Da Quel Giorno Mi Alzavo Sempre Alle 7:30 Di Mattina Per Stare Lì Alle 8:00 Con Tutti Gli Altri E Restare A Mangiare a Cena Per Poi Riandare Allo Stabilimento E Starci Fino A Mezzanotte. Io E La Mia “Crush” Del Gruppo Eravamo Diventati
Migliori Amici Per cui Eravamo Uniti Per La Pelle Infatti Il 16/08/19 Ci Siamo Messi Insieme.
Siamo Stati Bene Insieme Fino Alla Fine Di Settembre Poi, Non Saprei Dire Bene Perche’, La Nostra Storia Si E’ Conclusa Ma L’amicizia E’ Rimasta Anche Se Non Siamo Piu’ I Migliori Amici Di Prima,Comunque Siamo Buoni Amici.
Ho Un Bellissimo Ricordo Di Questa Estate E Vorrei Riviverla, Mi Sono Divertito, Ho Conosciuto Tanti Ragazzi E Ragazze, Mi Sono Divertito Ma Quello Che Piu’ Mi Ha Emozionato Sono Stati Gli Sguardi, Gli Abbracci E Le Risate Insieme A Loro.
JACK IL TELEVISORE
Ciao, io sono Jack e sono un televisore. Abito in una casa grande e luminosa. Sono un tipo molto socievole e condivido il salone con tanti altri mobili, ma nessuno è come Rusty. Rusty è il mio migliore amico ed è un divano. Rusty ed io siamo inseparabili da quando siamo stati fabbricati. Abbiamo passato sette mesi in un negozio chiamato “Mobili&co”, finchè non ha fallito. In seguito siamo stati trasportati in un Outlet, chiuso per la mancanza di sicurezza.Dopo tutti questi spostamenti, siamo arrivati in un negozio molto grande e sempre affollato e da cui non sarei mai andato via. Era un sabato di pioggia, quando due bambini, un maschietto e una femminuccia, si fermarono proprio davanti a me.
Avevano all’ incirca nove e cinque anni. Indossavano entrambi dei jeans chiari e Lara, la bambina, portava un maglione rosa; Fabian, il fratello, aveva una semplice maglia color verde militare e una felpa nera. Ad un certo punto arrivarono i genitori dei due bambini che mi sembravano abbastanza preoccupati. Il papà disse:- Ma dove vi eravate cacciati! Vi abbiamo cercato in tutto il negozio!-. I due genitori non ricevettero alcuna risposta. La mamma poi esclamò:- Michael, guarda un po’ i ragazzi! Sono stati impressionati da questo televisore. Devo ammettere però che non è niente male!-. Credo di essergli piaciuto molto, così come Rusty. Neanche una settimana dopo eravamo nella casa più bella di sempre. Dentro di me vennero istallate diverse applicazioni come Netlix, Timvision youtube e tante altre. Rusty era esattamente davanti a me, con due nuove amiche accanto.
Erano Sally e Tasha, due sofà color beige, così come Rusty. Siamo rimasti lì per molto tempo e mi sono fatto tanti amici: Carl, Debby, Sol e Marta. Poi c’erano anche Five l’armadio, Stiv la libreria, Carlotta, Berta e Giorgy le tende, tutti molto simpatici. La felicità però non può durare in eterno. Arrivò infatti il giorno del fatidico incidente che segnò il mio destino. Marcus, il cuginetto di Lara e Fabian, mi rovesciò addosso un bicchiere di coca-cola danneggiando i miei circuiti. Tentarono in tutti i modi di ripararmi ma non ci fu verso. Dopo aver speso tanti soldi invano, un mercoledì mattina arrivò un televisore nuovo di zecca da cinquantacinque pollici! Ed è così che venni abbandonato in mezzo a una strada. Ogni tanto passavano delle macchine che si fermavano davanti a me per gettare la spazzatura. C’era gente che la lanciava anche senza scendere dalla macchina! C’erano tantissimi sacchi della spazzatura tutti ammassati, alcuni erano anche a terra uno sopra l’altro. Un giorno mi arrivò in faccia qualcosa che non vidi bene ma mi ruppe un pezzo di schermo.
Dieci giorni dopo essere stato abbandonato, scese da un furgoncino un signore per gettare delle buste e mi vide lì per terra. Non so perché lo fece ma mi sollevò e mi caricò nel portabagagli del furgoncino bianco con su scritto “ Riparazioni di elettrodomestici”. Il giorno dopo mi posò su una scrivania e mi aggiustò. Ci mise dodici giorni per aggiustarmi del tutto, ma ne valeva la pena, perché mi sentii subito come nuovo! Quel simpatico signore barbuto e con i capelli scuri si chiamava Alfred e lavorava in un negozio di elettronica. Alfred ed io diventammo subito amici e passammo ogni minuto insieme. Quando lo vedevo arrivare tutte le mattine in negozio, i miei circuiti vibravano di gioia. Pensa un po’, mi portò anche in vacanza con lui ai Caraibi. Andammo in spiaggia e per il bagno non ci furono problemi. Mi mise in una palla galleggiante e ci divertimmo un sacco. Non scorderò mai tutti i momenti passati insieme, compresa la vacanza. Sono e sarò sempre grato con lui per avermi donato una nuova vita. A questo punto mi sento di dire…… andiamo alle Maldive Alfred!
UN PIANO GENIALE
Da anni gli umani continuavano a inquinare ogni singolo angolo della Terra e gli spiriti della natura erano disperati.
Un giorno lo spirito dell’erba era molto arrabbiato, ogni domenica era più sporco di prima, perché molte famiglie facevano picnic nei parchi senza preoccuparsi di ripulire prima di tornare a casa, o molti turisti andavano a visitare paesi, fare escursioni in montagna ecc…
Lo spirito dell’erba andò a lamentarsi con lo spirito degli alberi in lacrime, perchè quel giorno tutti gli alberi di una grande parte del bosco erano stati tagliati per lasciar spazio a una nuova costruzione.
Insieme decisero di convocare tutti gli spiriti della natura in un’ assemblea.
Quel pomeriggio erano tutti riuniti intorno a un lungo tavolo di legno, erano tutti presenti. Lo spirito della fauna sembrava fare yoga, lo spirito dei fiori era occupata a mettere lo smalto, lo spirito degli animali carnivori litigava con il fratello, lo spirito degli animali erbivori e lo spirito dell’erba continuava ad urlare e a battere pugni sul tavolo.
<<Allora qualcuno ha un piano?>> chiese poi, tutti lo fissavano confusi.
<<Io ho un pianoforte, può essere utile?>> chiese lo spirito del vento divertito facendo ridacchiare tutti i presenti, tranne lo spirito dell’erba che sbuffo infastidito.
<<Sono serio! Ci serve un piano, non possiamo permettere che gli umani distruggano la loro e la nostra casa!>> DIsse lo spiriti dell’erba. Tutti si fissavano tra di loro e dopo un po finalmente una mano si alzò, Lo spirito dell’acqua prese parola <<Io penso che gli umani non siano felici della loro situazione, non sono di certo stupidi, ho osservato i comportamenti degli umani, in particolare dei bambini e dei ragazzi che sembrano i più preoccupati tra tutti, probabilmente perchè saranno loro a dover vivere in un mondo inquinato, senza verde e acqua pulita, perciò direi di dar loro la forza di combattere, noi di certo non staremo seduti qui senza far nulla, ognuno di noi si occuperà del proprio simbolo, direi che insieme possiamo farcela>> concluse con un sorriso soddisfatto.
Lo spirito dell’erba sorrise felice <<E un piano fantastico! Dobbiamo subito metterlo in atto!>> Tutti esultarono felici e speranzosi, tranne lo spirito dell’acqua, sembrava impassibile. <<Farò di tutto per riavere ciò che mi appartiene>> Lo spirito dell’erba aveva sempre pensato che lo spirito dell’acqua fosse serio e senza paura, ma lo guardo negli occhi verde mare e vide che era il più spaventato tra tutti <<Andrà tutto bene>> disse lo spirito dell’erba sorridente. Da quel giorno il mondo cambiò, i ragazzi facevano sentire la loro voce con manifestazioni, i bambini convincevano i propri genitori a fare la raccolta differenziata, e gli adulti iniziarono ad aprire gli occhi.
<<Farò di tutto per riavere ciò che mi appartiene>> Lo spirito dell’erba aveva sempre pensato che lo spirito dell’acqua fosse serio e senza paura, ma lo guardo negli occhi verde mare e vide che era il più spaventato tra tutti <<Andrà tutto bene>> disse lo spirito dell’erba sorridente. Da quel giorno il mondo cambiò, i ragazzi facevano sentire la loro voce con manifestazioni, i bambini convincevano i propri genitori a fare la raccolta differenziata, e gli adulti iniziarono ad aprire gli occhi.
IL BUON ESEMPIO
Io sono un ragazzo che prima, senza alcuna preoccupazione, buttava per terra le carte, invece ho capito di stare dalla parte sbagliata soltanto quando un giorno vidi dei ragazzi insieme ai operatori di Attiva pulire le strade. in modo particolare mi colpì il fatto che, appena qualcuno buttava qualcosa per terra, essi la raccoglievano e questo mi ha fatto riflettere molto su una cosa. Infatti, da quel momento mi sono chiesto perché loro dovevano pulire la sporcizia degli altri e mi sono dato anche una risposta: hanno il buon senso e sanno che, sporcando, sono loro che subiscono le conseguenze e quindi cercano di dare il buon esempio agli altri e fargli capire tutto ciò. Io, nella mia piccola parte, cerco di dare il meglio per aiutarli e ciò devo dire che è abbastanza facile e fino ad adesso ci sto riuscendo anche molto bene.
Un altro problema è la mancanza di istruzione nei paesi come l’Africa e io sono uno a cui non piace la scuola e preferisce giocare ma senza scuola non si va da nessuna parte.
Un mondo d’ ignoranza
Antonia e Marco sono una coppia sposata che sta per avere un bambino. Di domenica vanno sempre a casa dei genitori di Marco e mangiano sempre cose buone come lasagne, gnocchi, carbonara e cose varie. Un giorno mentre andavano, percorrendo la stessa strada di sempre, s’ accorsero che il semaforo era verde e non potevano attraversare perché le macchine continuavano a correre e alcune erano parcheggiate sulle strisce. Allora Marco chiamò la polizia visto che Antonia era all’ottavo mese di gravidanza, tuttavia, la polizia rispose dicendo che c’erano casi più importanti, quindi, riattaccò. Così furono costretti a fare una strada molto più lunga, anche se Antonia non ce la faceva.
MILLE BOLLE BLU
(Questa storia è il racconto di Blu un erogatore d’acqua)
Ciao a tutti i ragazzi che mi stanno leggendo!
Il mio nome è Blu, vivo a Pescara da più di 2 anni e il mio compito è riempire le bottiglie d’acqua a tutte le persone che hanno sete.
Ora sono diventato un vero e proprio campione nel classificare i vari tipi di persone.
Ci sono persone che fanno tutto di fretta, ciò significa che sono ritardatarie, mentre altre sono troppo lente.
Esiste anche un altro tipo di persona (quella più antipatica) la chiacchierona, cioè quella che incontra delle amiche, si ferma, quindi, a parlare e io le faccio degli scherzetti, perché così si crea la fila.
Però la mia persona preferita è quella che porta con sé gli animali perchè io mi diverto a giocare con loro.
Ora devo proprio andare, sono arrivati i clienti.
I benefici di uno strano incendio
Nel 2020 scoppiò un grande incendio a New York. Fu molto esteso e ci vollero settimane per spegnerlo. Nel frattempo uscivano molti fumi tossici che fecero male a tutto l’ecosistema vivente. Le cause dell’incendio erano dovute al troppo caldo causato dal riscaldamento globale del pianeta detto anche effetto serra. Da quel giorno il sindaco della città stabilì una regola: uso preferenziale dei mezzi pubblici, sconti obbligatori su tutte le auto elettriche, cura maggiore dei giardini parchi e boschi per impedire la deforestazione. Vennero fatti dei progetti secondo i quali ogni alunno di una scuola doveva piantare un albero e prendersene cura. Il progetto ideato dal sindaco fu un successo perché la città fu piena di alberi e di spazi di verde come parchi giochi. Invece i genitori si impegnarono a raccogliere e a non buttare o utilizzare più plastica.
SEBASTIAN IL PESCIOLINO
Lunedì 20 gennaio 2019
Caro diario, ciao.
E’ la prima volta che scrivo su un diario, ed è stato il mio regalo per la befana. Mi chiamo Sebastian e sono un pesce rosso che vive nel fiume Pescara. Ho 8 anni e ultimamente le faccende si sono complicate. Ogni giorno ci sono sempre più rifiuti: una volta un calzino, una volta un bicchiere, una volta una cannuccia… Ogni giorno molti miei amici si sentono male, mentre altri sono portati al sicuro da una grande razza. Beati loro…
Giovedì 23 gennaio 2019
Caro diario,
scusa per l’assenza ma ho un problema: non trovo più mia sorella.
Mia madre era disperata e quando le ho chiesto cosa era successo a Jenny, lei mi ha detto in lacrime che la razza l’ha portata con lei. Nel frattempo ci sono sempre più rifiuti e non trovo più’ nessun pesce a parte i miei genitori.
Martedì 28 gennaio 2019
Caro diario, oggi ho ritrovato un mio amico: Johnny. Stava cercando i suoi genitori così l’abbiamo portato con noi. Sai, è da un po’ che stiamo chiusi in casa senza uscire ma temo che fra poco dovremo andare a prendere delle scorte di cibo.
Venerdì 31 gennaio 2019
Caro diario,
oggi mamma e papà sono andati a prendere le scorte ma, quando sono tornati, c’era solo papà in lacrime. Mi aspettavo che mi dicesse che era passata la razza salvatrice ma, quando gliel’ho chiesto, mi ha guardato in modo strano e mi spiegato tutto: la razza salvatrice non e’ mai esistita perché’ tutte le persone trasportate da questo pesce in realtà sono morte per via dei rifiuti. Buon ben immaginare quanto abbia pianto, a dirotto senza fermarmi ma, fortunatamente, con papa’ e Johnny che mi consolavano.
Sabato 8 febbraio 2019
Caro diario,
aiuto.
E’ da giovedì che sto male e so il perchè: i rifiuti.
Nel frattempo mi è rimasto solo Johnny, e sì, purtroppo, papa’ ci ha lasciato.
Lunedì 10 febbraio 2019
Caro diario,
sto sempre peggio e Johnny, cercando delle scorte, è deceduto. Mi sa che fra poco me ne andrò anche io…
Mercoledì 12 febbraio 2019
Caro diario,
questa credo sarà l’ultima volta in cui ti scriverò ma sappi che sei stato molto importante per me e soprattutto un vero amico.
Addio…
Il pesciolino con il cuore di plastica
C’era una volta un pesciolino che nuotando nel mare si impigliò in una busta di plastica. Per giorni rimase lì incastrato e mangiava quel poco che trovava sul fondo del mare e quando non trovava nulla, mangiava, pur non sapendolo, pezzetti di plastica. Di conseguenza, la salute del pesciolino peggiorava di giorno in giorno, la busta si stringeva sempre di più intorno a lui, avrebbe tanto voluto che sua madre fosse lì con lui ad aiutarlo. Il suo più grande rimpianto era quello di non averla ascoltata quando gli disse di non allontanarsi da casa e da lei, perché il mare non era più un posto sicuro e divertente come una volta a causa dell’inquinamento. Purtroppo il pesciolino curioso di conoscere si era allontanato troppo è capitò nel luogo di pesca dei marinai da cui riuscì a scappare solo perché era troppo piccolo. Malauguratamente un giorno si impigliò in una busta e finì in mezzo a cumuli di plastica. Peggiorò fino al punto di non riuscire neanche più a respirare e morì in una tristezza immensa. Dopo settimane che la mamma lo cercava, lo trovò senza vita avvolto nella plastica e, per il dispiacere, la mamma si lasciò andare anche lei nella plastica insieme a lui.
Una strada troppo trafficata …
C’ era una volta un grazioso topolino che, per andare a lavorare, ogni giorno doveva attraversare una strada dove sfrecciavano a velocità altissime dei giganteschi cubi con due ruote e ogni giorno rischiava di essere investito da uno di essi.
Un giorno però uscì di casa e proprio quando lo stavano per travolgere, una macchina per la prima volta si fermò e la ragazza che stava guidando quella macchina controllò se lui stesse bene, però, il topolino per paura scappò. La ragazza impressionata da quello che era successo, rifletté molto e il giorno seguente si fece trovare lì alla stessa ora per rivedere il topolino e, come aveva sperato, lui era lì e, per la millesima volta, cercava di attraversare la Fu allora che il topolino le disse che ogni giorno doveva affrontare questo problema delle macchine. Allora lei andò dal sindaco della città a discutere di questa cosa, a dirla tutta, si trattò di una discussione che durò per un’ora ma il sindaco alla fine le disse che non avrebbe perso tempo per salvare un topo. Profondamente frustrata e assalita dall’angoscia,decise di non arrendersi, anzi iniziò ad andare ogni giorno davanti alla casa del sindaco per protestare e ogni giorno con lei c’era più gente.
Dopo un mese di protesta al sindaco non rimase altro che darla vinta agli abitanti e, inoltre, decise di mettere dei vigili del traffico in modo che nessuno si facesse più male nemmeno un topo.
Da quel giorno il topolino potè vivere la sua vita senza il rischio di essere investito.
Un giorno come gli altri…
Un giorno che sembrava come tutti gli altri accade il putiferio,ma iniziamo da capo. In questo paese si vive sempre in povertà, tutte le case sono distrutte e tutti vivono miseramente senza neanche un soldo perché sono andati tutti al presidente, che ha utilizzato i soldi dei cittadini per fabbricare industrie che rendono l’aria in respirabile. un giorno come tutti gli altri nel bel mezzo della notte sentirono un esplosione uscirono di casa per vedere che cosa succedeva e videro delle bombe con la bandiera cinese che gli stavano cadendo addosso e da lì finì l’esistenza di quel paese e di tutti i suoi abitanti.
Lavori mai finiti
Una sera, in periferia, ci si era riuniti per progettare la costruzione di un asilo e il sindaco era d’accordo.
Degli architetti erano stati impiegati (insieme ad una squadra di muratori) nella realizzazione di questo asilo e i lavori procedevano bene, fino a quando un muratore cadde in una buca molto profonda.
I suoi compagni provarono ad urlare il suo nome ma nessuna risposta; da quel giorno dell’operaio caduto nel fosso non si ebbero più notizie.
Ovviamente gli architetti non vollero far sapere al sindaco e alla città dell’accaduto perché volevano portare avanti il lavoro mezzo iniziato; e poi se gli avessero detto l’accaduto, non ci sarebbero stati più fondi per continuare a costruire l’asilo. Inoltre, temevano che avrebbero potuto essere licenziati, perché si dovevano accertare prima del fatto che il terreno fosse dissestato.
Quindi fecero finta di niente e continuarono il proprio lavoro senza nessun senso di colpa o rancore!
Poi però con il passare dei mesi la famiglia di questo muratore deceduto si iniziò ad insospettire, perché non vide più il ragazzo da molto tempo, quindi fece una denuncia alla ditta di costruzioni.
Dopo un po’ di investigazioni ed interrogatori la polizia finalmente scoprí quel buco in cui era caduto il muratore e fece subito bloccare i lavori.
Dopo l’accaduto la ditta chiuse per infrazione della legge e quindi il sindaco non fece mai più finire quell’asilo che, purtroppo, è ancora oggi in piedi e anche fatiscente.
La leggenda del distributore miracoloso
A Pescara esiste una leggenda…”La leggenda del distributore miracoloso”.
La leggenda narra che questo distributore nel 876 d.c. fu benedetto da un papa che, per miracolo, fece divenire l’acqua all’interno miracolosa a tal punto da infondere una forza assurda. Inoltre, si raccontava che quest’ultima fu usata durante un assedio contro i barbari per dare un potenza all’esercito dei pescaresi che vinsero in un batter baleno e con zero periti. Così, da quel giorno, tutti quando si profilava all’orizzonte un momento di pericolo, bevettero l’acqua; questo distributore è ancora in uso ma non più con l’acqua miracolosa. perchè si dice che sia stata usata tutta!
Sembrava una passeggiata, ma…
Era il 15 luglio dell’anno scorso e come tutte le mattine andai a nuotare. Quel giorno dovevo andare a casa di una mia amica dopo il nuoto, però ci fu un imprevisto…Dopo l’allenamento, Elisabetta chiamò sua madre per dirle di venirci e prendere, ma ci fu risposto che dovevamo tornare a piedi perchè le si era rotta la macchina. Tuttavia ci diede delle precise istruzioni:
– percorrere tutta la strada parco verso il centro;
– stare attente ad attraversare la strada;
– non parlare con gli sconosciuti;
– soprattutto non dividerci mai.
Quando finalmente Elisabetta chiuse la chiamata, cominciammo a percorrere la strada parco. Come due sciocche pensammo che saremmo arrivate a casa in un battibaleno, ma non fu proprio così.
La strada era circondata da enormi alberi che donavano un po’ di ombra in quella giornata caldissima, folti cespugli da cui spuntavano gatti pronti a farti un agguato e dei piccoli fari che illuminavano un po’ la strada.
Elisabetta ed io correvamo, saltavamo e rincorrevamo i gatti, ma la strada sembrava non finire più, eravamo stanche di camminare e non vedevamo l’ora di tornare a casa per mangiare una bella lasagna al forno. Ad un certo punto, quando l’idea di chiamare qualcuno per passarci a prendere stava per conquistarci, vidi in lontananza una zona pedonale piena di negozi e persone e urlai:”Terra, terra”.A quel punto ci mettemmo a ridere e iniziammo a correre verso il centro. Tra una vetrina di un negozio e l’altra comprammo qualcosa e infine tornammo a casa con una fame da lupi e piene di buste di snipes, foot locker… Raccontammo il nostro viaggio a tutti e da quel giorno non percorsi mai più la strada parco.
Fine
Published: Jan 27, 2020
Latest Revision: May 22, 2021
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