INTRODUZIONE
In questo piccolo brano estrapolato dal capitolo V dei Promessi Sposi, possiamo osservare il viaggio di Fra Cristoforo verso il palazzotto di Don Rodrigo, dopo la visita condotta dal frate a casa di Renzo e Lucia. Nel suo cammino potrà visitare e vedere i luoghi sottostanti al palazzotto del signorotto, fino all’incontro con Don Rodrigo.
Parte del testo
Detto questo, troncò tutti i ringraziamenti e le benedizioni, e partì. S’avviò al convento, arrivò a tempo d’andare in coro a cantar sesta, desinò, e si mise subito in cammino, verso il covile della fiera che voleva provarsi d’ammansare.
Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglianza d’una bicocca, sulla cima d’uno de’ poggi ond’è sparsa e rilevata quella costiera. A questa indicazione l’anonimo aggiunge che il luogo (avrebbe fatto meglio a scriverne alla buona il nome) era più in su del paesello degli sposi, discosto da questo forse tre miglia, e quattro dal convento. Appiè del poggio, dalla parte che guarda a mezzogiorno, e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitate da contadini di don Rodrigo; ed era come la piccola capitale del suo piccol regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de’ costumi del paese. Dando un’occhiata nelle stanze terrene, dove qualche uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, tromboni , zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti da polvere, alla rinfusa. La gente che vi s’incontrava erano omacci tarchiati e arcigni, con un gran ciuffo arrovesciato sul capo, e chiuso in una reticella; vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti, chi nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive; donne con certe facce maschie, e con certe braccia nerborute, buone da venire in aiuto della lingua, quando questa non bastasse: ne’ sembianti e nelle mosse de’ fanciulli stessi, che giocavan per la strada, si vedeva un non so che di petulante e di provocativo.
Fra Cristoforo attraversò il villaggio, salì per una viuzza a chiocciola, e pervenne su una piccola spianata, davanti al palazzotto. La porta era chiusa, segno che il padrone stava desinando, e non voleva esser frastornato. Le rade e piccole finestre che davan sulla strada, chiuse da imposte sconnesse e consunte dagli anni, eran però difese da grosse inferriate, e quelle del pian terreno tant’alte che appena vi sarebbe arrivato un uomo sulle spalle d’un altro. Regnava quivi un gran silenzio; e un passeggiero avrebbe potuto credere che fosse una casa abbandonata, se quattro creature, due vive e due morte, collocate in simmetria, di fuori, non avesser dato un indizio d’abitanti. Due grand’avoltoi, con l’ali spalancate, e co’ teschi penzoloni, l’uno spennacchiato e mezzo roso dal tempo, l’altro ancor saldo e pennuto, erano inchiodati, ciascuno sur un battente del portone; e due bravi, sdraiati, ciascuno sur una delle panche poste a destra e a sinistra, facevan la guardia, aspettando d’esser chiamati a goder gli avanzi della tavola del signore. Il padre si fermò ritto, in atto di chi si dispone ad aspettare; ma un de’ bravi s’alzò, e gli disse: – padre, padre, venga pure avanti: qui non si fanno aspettare i cappuccini: noi siamo amici del convento: e io ci sono stato in certi momenti che fuori non era troppo buon’aria per me; e se mi avesser tenuta la porta chiusa, la sarebbe andata male -. Così dicendo, diede due picchi col martello. A quel suono risposer subito di dentro gli urli e le strida di mastini e di cagnolini; e, pochi momenti dopo, giunse borbottando un vecchio servitore; ma, veduto il padre, gli fece un grand’inchino, acquietò le bestie, con le mani e con la voce, introdusse l’ospite in un angusto cortile, e richiuse la porta. Accompagnatolo poi in un salotto, e guardandolo con una cert’aria di maraviglia e di rispetto, disse: – non è lei… il padre Cristoforo di Pescarenico?
– Per l’appunto.
– Lei qui?
– Come vedete, buon uomo.
– Sarà per far del bene. Del bene, – continuò mormorando tra i denti, e rincamminandosi, – se ne può far per tutto -. Attraversati due o tre altri salotti oscuri, arrivarono all’uscio della sala del convito. Quivi un gran frastono confuso di forchette, di coltelli, di bicchieri, di piatti, e sopra tutto di voci discordi, che cercavano a vicenda di soverchiarsi. Il frate voleva ritirarsi, e stava contrastando dietro l’uscio col servitore, per ottenere d’essere lasciato in qualche canto della casa, fin che il pranzo fosse terminato; quando l’uscio s’aprì. Un certo conte Attilio, che stava seduto in faccia (era un cugino del padron di casa; e abbiam già fatta menzione di lui, senza nominarlo), veduta una testa rasa e una tonaca, e accortosi dell’intenzione modesta del buon frate, – ehi! ehi! – gridò: – non ci scappi, padre riverito: avanti, avanti -. Don Rodrigo, senza indovinar precisamente il soggetto di quella visita, pure, per non so qual presentimento confuso, n’avrebbe fatto di meno. Ma, poiché lo spensierato d’Attilio aveva fatta quella gran chiamata, non conveniva a lui di tirarsene indietro; e disse: – venga, padre, venga -. Il padre s’avanzò, inchinandosi al padrone, e rispondendo, a due mani, ai saluti de’ commensali
COMPRENSIONE
1) Chi e come accoglie Fra Cristoforo?
2) Qual è il clima all’interno del palazzo?
3) Mentre Fra Cristoforo si sta avvicinando al palazzo, cosa nota nelle sue vicinanze? Come viene descritto?
4) Come reagisce Don Rodrigo alla vista del frate? Chi lo fa accomodare all’interno della residenza?
ANALISI
1) Perché Manzoni sceglie proprio gli avvoltoi come animali da posizionare davanti al palazzo?
2) Cosa significa il termine “bicocca”?
3) Cosa ti ricorda il “regno” di Don Rodrigo? A che periodo storico ti rimanda?
4) Cosa significa “petulante”?
INTERPRETAZIONE
1) Cosa sta a significare la ripetizione delle parole “del bere”? Che figura retorica è?
2) Analizza il passo in cui viene descritto il paesaggio vicino al palazzo. Che emozioni ti suscita
PRODUZIONE SCRITTA
1) Riassumi in punti le parti più importanti del brano preso in analisi
Comprensione
Analisi
1) L’avvoltoio è simbolo di rapina di sangue; Manzoni li ha scelti e vi ha posti vicino i due bravi che, come avvoltoi, piombano sulla preda quando il loro padrone lo ordina.
2) Il termine bicocca significa piccola rocca o fortino posto di solito in cima a un’altura (talvolta con una sfumatura sinistra), o casupola, catapecchia; rudere.
3)Il regno di Don Rodrigo ricorda il periodo storico del Medioevo e del fenomeno dell’Incastellamento , soprattutto rimanda alla sovranità di un signore medievale che ha sotto di sé dei feudi e delle persone al suo comando.
4)Il termine petulante significa insistente, indelicato nel porre domande o nel formulare critiche e proteste; importuno, invadente
Published: Nov 15, 2019
Latest Revision: Nov 15, 2019
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