Il batacchio della campana parrocchiale scandiva il tempo e i suoi dieci battiti mi avvertirono che era ormai notte inoltrata quando giunsi davanti a quella struttura fatiscente dove avevo trascorso la mia triste infanzia.
Rivedere il brefotrofio di Azzano mi ricordava tutte le notti insonni steso su quel vecchio letto polveroso col materasso duro a guardare il soffitto, i muri scrostati e l’armadio tarlato che occupava gran parte della mia stanza, un vero e proprio bugigattolo.
Per almeno cinque anni condivisi quello spazio angusto con Gianni, un altro ospite dell’istituto, che all’epoca non rendeva certo il mio soggiorno più accettabile. Il mio compagno di camera ogni giorno mi ricordava la mia particolarità: essere albino. “Hey mozzarella, vuoi un po’ di fondotinta?!”- ripeteva con il suo fare beffardo. Le sue frecciatine mettevano a dura prova la mia pazienza, a maggior ragione quando le mie denunce alle educatrici venivano ignorate perché lui era così furbo da barcamenarsi tra mille scuse in ogni situazione.
Tutto ciò alimentava la bramosia di andarmene da quel luogo e ogni tanto fuggivo, calandomi dalla finestra del dormitorio, e bivaccavo tra le sterpaglie del bosco che circondavano l’edificio.
Published: Nov 7, 2019
Latest Revision: Dec 1, 2019
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