Badia Benedettina della SS. Trinità by ARIANNA PISAPIA - Illustrated by #arix - Ourboox.com
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Badia Benedettina della SS. Trinità

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Artwork: #arix

  • Joined Aug 2019
  • Published Books 2

Durante i secoli della sua storia la badia si è arricchita di  molte opere d’arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofaghi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi.

Questo cospicuo patrimonio è dovuto in massima parte all’opera dei monaci o di altri artisti per commissione dei monaci, ma vi hanno contribuito i ritrovamenti, gli acquisti e le donazioni è il caso dei sarcofagi romani, di alcuni quadri e delle costruzioni romane o medievali esistenti sotto la grotta Arsicia prima della venuta do S. Alferio.

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LA BASILICA

Nel 1025 S.Alferio aveva già costruito la sua chiesa, che aveva una sola navata. Questa nel 1092 fu ampliata e trasformata in basilica a più navate da S.Pietro I abate.

L’attuale basilica sorge invece nel 1761 per iniziativa dell’abate D.Giulio de Palma e su disegno dell’architetto Giovanni del Gaiso, il quale qualche anno dopo progettò anche la facciata. Seguendo i criteri dell’epoca, la vecchia basilica venne abbattuta, ad eccezione della cappella dei SS. Padri e delle fondamenta che furono rinforzate.

L’interno della basilica, specialmente dopo il moderno rivestimento delle pareti e la pavimentazione con marmi policromi, è luminoso ed armonico.

La prima cosa che attrae l’attenzione del visitatore della basilica è l’ambone del sec XII, recentemente ricostruito.

È molto probabile che sia un dono del re di Sicilia Ruggiero II, il quale volle che la regina Sibilla sua seconda moglie morta a Salerno nel 1150, fosse seppellita nella chiesa della Badia e le fosse edificata una magnifica tomba ornata di mosaici, di cui si conservano solo il sarcofago.
Il seppellimento nella chiesa o nel cimitero della badia era ordinariamente accompagnato da una donazione.

Dell’antica basilica, oltre l’ambone, resta ancora, in fondo alla navata destra, la cappella dei SS. Padri, ristrutturata e rivestita di marmi policromi (mosaici fiorentini) nel 1641.

Subito dopo la balaustra, prima della cappella seicentesca, si notino sulle pareti quattro statue marmoree di cui sono notevoli quelle cinquecentesche di S. Felicita e S.Matteo.
Procedendo a destra è la cella grotta di S.Alferio, le cui reliquie sono in un urna sotto l’altare; a sinistra è l’altare di S.Leone con la sua urna e sulla parete, altre reliquie di santi; di fronte l’altare del SS. Sacramento con l’urna contente le reliquie di S. Costabile. Gli affreschi della basilica sono opera del pittore calabrese Vincenzo Morani, che nel 1857 vi rappresentò: sulla volta del coro S. Alferio in contemplazione della SS. Trinità; nella cupola una visione dell’Apocalisse, cioè l’Adorazione del Redentore; nel transetto a destra la morte di S. Benedetto con altre scene della sua vita e Santi e Sante benedettini; a sinistra la Risurrezione con profeti ed apostoli. Il suo capolavoro però è la tela della Deposizione dalla croce, che si trova sull’altare del transetto a sinistra. Sono da notare, inoltre, il quadro del primo altare a destra dell’ingresso rappresentante S.Mauro di Achille Guerra, la porta del battistero (sec XVI) a sinistra e il portale marmoreo con la bellissima porta cinquecentesca della sagrestia. Sotto i 12 altari della basilica sono deposte le reliquie dei 12 abati santi o beati della badia.

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LA BIBLIOTECA E L’ARCHIVIO

La biblioteca della Badia possiede oltre 80.000 volumi con numerosi incunaboli e importanti cinquecentine.  I volumi sono catalogati e sistemati  in tre sale. Le scienze più rappresentate sono la Patristica, la Teologia, il Diritto e soprattutto la Storia.

Un catalogo per autori ne facilita la consultazione. Ma è l’Archivio che ha resa famosa la badia. Nelle due elegantissime sale della fine del ‘700 sono contenuti preziosi manoscritti pergamenacei e cartacei, più di 15.000 pergamene, di cui la più antica è del 792, e un considerevole numero di documenti cartacei.

Dei codici (manoscritti in pergamena) esiste un catalogo completo a stampa ancora disponibile, presto sarà approntato anche il catalogo dei manoscritti cartacei.

Tra i codici più famosi ricordiamo la Bibbia visigota del IX sec, il Codex Legum Langobardorum del sec XI, le Etymologiae di Isidoro del sec VIII e il De Temporibus del Ven, Beda del sec. XI ai cui margini i monaci annotarono gli avvenimenti più importanti della badia e del mondo contemporaneo. Tali note marginali costituiscono gli Annales Cavenses più volte pubblicati. Quanto alle pergamene, i documenti provati sono ordinati cronologicamente e sistemati nella sala diplomatica in arche di cui ciascuna contiene 120 pergamene. I documenti pubblici (Bolle papali o vescovili, diplomi di imperatori, re e signori feudali) si trovano nell’arca magna in numero di oltre 700, ordinati anch’essi cronologicamente.

La consultazione è resa facile agli studiosi da un Regestum Pergamenarum, manoscritto di 8 volumi in foglio compilato da monaci del secolo scorso. Vi si trova il riassunto di tutte le pergamene con l’indicazione dell’arca in cui sono contenute. I documenti già pubblicati nel Codex Diplomaticus Cavensis appartengono agli anni 792-1080 e sono esattamente 1669.

L’accesso alla biblioteca e all’archivio, riservato agli studiosi, è possibile dalle ore 8,30 alle 12,30 dei giorni feriali.

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LE CAPPELLE DELL’ANTICA BASILICA

Entrando nel monastero dalla sagrestia si incontrano subito due cappelle che facevano parte dell’antica basilica. Vi sono sistemate, sui due altari, sculture pregevoli di Camaino. Furono fatte eseguire dall’abate Filippo de Haya che, essendo consigliere reale, potè ottenere che Tino da Napoli venisse a Cava.   Sull’altare della prima cappella a sinistra; la madonna col bambino fra S. Benedetto e S. Alferio, il quale presenta alla Madonna l’abate de Haya.
Il delicatissimo paliotto di quest’altare è del sec. XI  doveva appartenere all’altare maggiore della basilica consacrata da Urbano II. Notare a sinistra di quest’altare un portale marmoreo del sec XV con porta intarsiata del sec. XVI. Sull’altare della seconda cappella a destra i due gruppi delle pie donne e dei soldati romani ai piedi della croce sono fra le opere più perfette di Tino.

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