Storie liberamente ispirate ai copioni scritti da Michele Izzo (ultimo puparo di Torre del Greco) di cui è stato volutamente conservato lo stile dialettale e sgrammaticato (la maggior parte delle parole ed espressioni vernacolari o grammaticalmente scorrette sono state evidenziate in corsivo e le più ostiche da comprendere per chi non è aduso al diletto napoletano sono state tradotte in lingua italiana) per dare ai testi un più forte sapore di autenticità. Molte storie sono state riadattate anche in chiave moderna.
A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE
Don Gennarino s’improvvisa un Fruttivendolo.
Il soggetto
La scena si svolge in una piazza di paese meridionale nei primi anni del 2000; all’epoca per tradizione gli adulti si mascheravano e giravano per le strade facendo baldoria; Giovannino, vestito da Juventino, gira per il palcoscenico seguito da ragazzi con trombetta tamburo e tamburo; festeggiano il carnevale. Due giovani donne sono interessate a Gennarino (per amore suo hanno rifiutato il corteggiamento di due giovanotti del paese i quali per il rifiuto alla richiesta di fidanzamento decidano di farcela pacare al rivale in amore). Angelina la fidanzata di Gennarino, che ha sentito la congiura avverta Gennarino che si guardasse dai due giovanotti: un terzo giovane Tore ‘o Pescator si reputa furbo ed é innamorato di Angelina; per canzonare il rivale si maschera da Juventino e gira ripetendo quello che fa il rivale per entrare in grazia con Angelina. I due giovani armati di bastone lo scambiano per il vero Gennarino e gli danno tante botte da lasciarlo a terra tramortito. Insieme a loro si uniscono anche altri che l’avevano scambiato per vero Juventino. Alle grida accorrono tutti sulla scena e per ultimo Gennarino che domanda “che succede?” Poi aggiunge “qui ci vuole un Medico”, ma Angelina grida: “no!, ci vuole un Fruttivendolo!” e dice indicando a Gennarino “muoviti, fa qualcosa”; lui rientra e ritorna con una sacchetta di fragole e pomodori, con parole sgrammaticate in Latino, Spagnolo e Francese lo fa risuscitare, applaudito da tutti.
UN CALZOLAIO SFURTUNAT’ E FOTUNAT’
Il soggetto
Con Pulcinella un calzolaio povero premiato dalla sfortuna e poi dalla fortuna
Quadro 1°
Un ballerino fallito e un calzolaio ambulante vivano nella più squallida miseria : il calzolaio (Pulcinella) sona a’ chitarra e il ballerino classico (ma anche moderno) fallito fa qualche piroette e salto e chiede ai passanti danaro. Gli si avvicina una giovane, Aurora, che non ebbene (è bene) accetta dalla madre di colui che ama, li da qualche spicciolo e li chiede di collaborare con lei per entrare in grazia con la futura suocera; sa che questa suocera ha una fratello ricco all’estero (o’ sangu è sangu’ –il legame di sangue è di fondamentale importanza) e vuole assai bene al nipote unico erede, vuole tornare in patria per finire il resto della sua vita vicino al nipote e alla sorella. La giovane Aurora inventa di far passare il ballerino per fratello della suocera e il calzolaio per servo di questo, i due segnati dalla sfortuna perenne (365 gironi all’anno!) si affrettano a recitare la parte pur che si mangiare (mutazione).
Quadro 2°
In casa del ragazzo: i due poveracci ben vestiti si presentano come Leonardo Leo (l’emigrante ritornato) uno, l’altro per Andrea il discepolo. Abbracci e baci fra fratello e sorella, zio e nipote e pare che vada tutto liscio, ce il consente della padrona di casa al matrimonio, tutti d’accordo decidono per la data delle nozze, nello stesso momento arriva il vero zio dall’estero, smaschera quello fasullo, la madre del giovane manta fuori di casa ,nera di rabbia , gli impostori, la giovane innamorata vuole cerca di giustificarsi; ma lo zio “vero” riconosce la giovane come figlia di un suo vecchio amore e cambia le carte in tavola, s’impone alla sorella e acconsentono il matrimonio. I due miserabili domandano, “scusate, noi che fine facciamo?” La giovane innamorata: Vi darò lavorare!.. il ballerino sarà mio segretario! È l’altro andrà in cucina per lavare i piatti, bicchieri e pentole
Pulcinella: Pure ha la va ‘e piatte songhe cundente!…
E si nu mancia carne – – veve brore!…
Se scetate pe me la sciorte!!!
(Pulcinella : anche se lavo i piatti sono contento!
E se non mangi carne, bevo brodo!
La fortuna si è svegliata anche per me!!!)
IL BIRICHINO DI MADRID
Il soggetto
Un’ avventura birbona, la grande fortuna del Birichino di Madrid.
Quadro 1°
In una camera: Emilia è contenta di avere conquistato il più bel giovane di Madrid, Fernando, lui però è sempre in ospedale perché il fratello, Lucas, in precedenza in coma, si era da poco svegliato riprendendo conoscenza. Lei allora chiede il piacere al suo amico Gonzalo, capo di tutti i delinquenti dei bassifondi di Madrid; u’ uaglion (un ragazzo) arriva, lei chiede quanto danaro vuole per ammazzare il fratellino che stev’ p’ vre a mort (era sul punto di morire) , se lo farà, lei pagherà qualsiasi somma di danaro basta di liberarsi del fratello Lucas. Gonzalo accetta l’incarico non per danaro ma per amore che sente per lei, l’assicura che nello stesso ospedale se lei vole lo ucciderà, adesso li basta solo un bacio dalla donna che ama; infatti pensa“se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci”; si baciano. Ma c’è un Birichino in osservazione, ha visto e ha udito tutto, Gonzalo va via, esce e il Birichino fa finta di non sapere niente di tutto quello che è successo, li chiede del danaro ne ha bisogno per portarlo all’anziana donna che lo ha tenuto al sicuro per tanti anni, lei gli da una borsa con il danaro è gli dice di tornare presto. Lui rientra, finalmente nu’ poc e fortuna pensa, contenta di lui e dell’altro che ammazzerà il fratello. (mutazione).
Quadro 2°
In ospedale : Gonzalo, vestito da infermiere, entra in ospedale; ma quando vede Lucas nel letto, chiù muort’ che vivo (in cattive condizioni di salute), non ha il coraggio di ucciderlo, gli confessa tutto, il suo amore per Emila a’ bella, la rivalità di Fernando, il piano per ucciderlo. Lucas lo perdona e li dice che con Emilia a’ via è libera perché Gonzalo parte e si va a sposare a Parigi.
Quadro 3°
Gonzalo torna da Emilia e li racconta tutta la verità a Emilia , gli confessa anche il suo grande amore per lei; Emilia a Gonzalo“ Allora t’ammiert nu’ vas” (allora meriti un bacio) ma prima “ avimm’ ripoglià e sord ch’agg rat o’ Birichin’ (dobbiamo recuperare i soldi che ho dato al Birichino)”. Dopo un giorno e una notte Gonzalo torna, tutto spaccat’ e dice a Emilia “ Tutti i vicoli e’ Madrid agg’ girat’ ma o’ Birichin’ non l’agg’ truvat’ ; stavot’ cià fregat’” (Ho girato per tutti i vicoli di Madrid, ma non l’ho trovato; questa volta ci ha fregato)
L’APPARIZIONE DEL MAGO
Il soggetto
La fiaba di Tigrin
Quadro 1°
Un povero artigiano, padre di due figlie Adelaide e Sara : per un buon investimento diventa ricco, si trasferisce con la famiglia in una grande città abbandonando il villaggio dove viveva , mentre ritornava di notte a casa ,per prendere le ultime cose, con il suo discepolo, nel bosco li colpisce una forte tempesta ; vedono da lontano una forte luce abbagliante che si avvicinava e si trovarono di fronde a una villa enorme con il portone aperto; entrano per ripararsi dalla tempesta… Nella villa vi sono tante stanze e non ce padrone o qualcuno della servitù, ma in una stanza c’era una tavolo apparecchiato a festa con tanto buon cibo ancora caldo i due mangiarono, stanchi del lungo camino si sdraiarono su di un letto e passarono la notte.
Quadro 2°
La mattina del giorno dopo si svegliano molto presto e riprendono a cercare il padrone oppure un custode della villa, ma niente, non trovano nessuno, nemmeno nel parco tutto fiorito nonostante è inverno; l’artigiano resta stupefatto per le belle margherite fiorite in quella stagione e si ricorda della figlia Adelaide che gli aveva chiesto le margherite , lui ne vuole prendere qualcuna, ma nel mentre sta estirpando una pianta dal cespuglio sorte un uomo con la testa di tigre e lo rimprovera per il cattivo gesto, l’artigiano intimorito chiede perdono e pietà per le figlie rimaste a casa, il mostro s’intenerisce li concede due giorni di permesso ma deve ritornare con una delle figlie che sia disposta a sostituirlo.
Quadro 3°
Il mercante arrivato a casa racconta la disavventura , Adelaide, la più piccola, per non far morire il padre si offre ha sostituirlo e vanno insieme dal mostro.
Quadro 4°
Babbo e figlia vanno dal mostro, lei come vede quella orribile figura non si lascia intimidire ma è indecisa alla richiesta del mostro; nel fratempo dal cielo appare un mago, una specie di angelo custode che li suggerisce di accettare la richiesta del mostro, accetta d’essere sua sposa si abbracciano per il primo bacio, il mostro si trasforma in un giovane Principe: (sulla villa apparirà ,infine , una scritta luminosa fatta dal mago) “Viva l’ammor e a’ felicità”.
IL RE ODORINO
Il soggetto
Pulcinella e la figlia del re
Nel regno di Roccaforte pesca il re Odino; ha una figlia da maritare e non sa a chi affibbiarla, per la sua indecisione, imbandisce così una battaglia per darle marito; arriva per battersi un principe svizzero,“è come un guappo di cartone”, fa tanto fumo e niente arrosto. Pulcinella che è stato allevato sin da bambino con filtri magici da una fata madrina per fare guerra al re, arriva nel regno con un tamburo, gira e va gridando “berepè berepè berepè voglio fare guerra ‘a lu re”, mette in subbuglio tutto il regno; le guardie ufficiali lo arrestano come ribelle e lo conducono al palazzo, alla presenza del re che li chiede: “perché vuoi fare guerra al re?” Risponde “per sposarmi la figlia Annabella”. Lo contesta il principe svizzero con botte non curandosi della presenza del monarca, per il fatto che non ha rispetto per il re e questo ordina che gli vengono date duecento bastonate; alle parole espresse dal re le guardie eseguono l’ordine senza esitare e lo portano in sala tortura per dargli le bastonate. La principessa chiede clemenza al padre per Pulcinella perché è innamorata di lui da tempo ormai lungo, così si sospende la punizione e lo riportano dal re che li ordina di chiedere scusa al principe, Pulcinella si rifiuta, il principe lo sfida a duello, si battono e vince Pulcinella, il principe battuto viene accompagnato alla porta e va via arrabbiato, Pulcinella per questa bravura viene nominato Cavalier è gli vien concessa la Principessa Annabella come sposa.
NICK E JOE
Il soggetto
Nu’ cuntrast’ tra ‘ nammurati e nu’ furt’ e’ dui disgraziat’
(Un litigio tra fidanzati e un furto da parte di due poveracci)
Quadro 1°
Don Pier Filippo Santocchio è un giovane vivace fidanzato della figlia del Dottor Gregoriucci che frequenta di nascosto, quindi mi raccomando “TUTTI ZITTI”; il giovane innamorato sta davanti la porta della casa, dopo una furiosa litigata, incurante della presenza del padre (se o avess vist l’avess accis- se lo aveese visto lo avrebbe ucciso) impalato per vederla, parlargli e non può. Chiede a Pulcinella, il servo di quella casa, di aiutarlo e li promette nu’ bell regalo. Pulcinella non si fa corrompere per paura d’essere licenziato; all’improvviso compare Ciruzzo , il servo di don Santocchio che cercando il suo padrone lo trova piantonato davanti la porta della fidanzata, promette al proprio padrone di aiutarlo, chiama Pulcinella per aiutare il proprio padrone a farsi perdonare dalla fidanzata. Nel mentre stanno parlando cercando di accocchiare qualcosa, arriva il dottor Gregoriucci, Pier Filippo si nasconde impaurito dalla presenza del padre della donna che iss’ vuless spusà. Il Dottore non vedendo nessuno si allontana. Ciruzzo chiama Pulcinella, lo convince per l’incontro dei fidanzati, lei viene giù e vedendo solo a faccia ra persona che “sul cu nu sguard le fa veni le farfalle rind u stomac” (solo con uno sguardo le fa sentire le farfalle nello stomaco), si avvicina incurante della scorsa litigata e lo abbraccia per poi allontanarsi con lui mano nella mano.
Quadro 2°:
Andati via questi due Pulcinella chiede all’amico “mo’ ch’ facimm?”Ciruzzo li propone un affare da fare, li dice . “ tu vai in casa del tuo padrone, prendi oggetti pesanti di valore, me li butti dalla finestra : ce li venderemo e faremo un bel po’ di danaro”. Pulcinella interpreta male la cosa e domanda “la gente, Ciruzzo lo sai com’è, ci conosce, e ci sgamano subito; e Ciruzzo “ allora, ci cambieremo nome, tu non ti chiami più Pulcinella, ti chiamerai Nick, io mi chiamerò Joe; vai su e io ti chiama e daremo inizio all’operuccia”. Pulcinella va in casa, l’altro resta sulla strada, incominciano la scena movimentata con il chiamarsi uno e l’atro — Nick nì—Joe jò,— quello dalla strada chiede di buttare roba pesante, Pulcinella li butta roba ingombrante voluminosa , tavoli, quadri e chi ne ha più ne metta : una scena di effetto tra voci e merce buttata dalla finestra. Per il casino causato il Dottore si avvicina, Ciruzzo scappa; all’improvviso cade qualcosa sulla testa del Dottore che chiama Pulcinella e vuole essere spiegato il perché di tutto quello e lo licenzia non lo paga per il danno subito, Pulcinella rientra e torna suddito, li dice “non mi paghi? E io ti spara (fa botto con la bocca) bu!…Bu!…Bu!..
Dottore impaurito = No! Non sparare! Teng sul 50 anni! E ja… Leva via quel fucile!…
Pulcinella – Ma qual fucile…nennè quella è la pipa tua.
PEPPE O’ SBALLAT E MICHEL O’ PISCATORE
Il soggetto
Storia e’ na’ cascetta.
L’azione si svolge giù ai giardinetti di Torre Annunziata nei primi anni del 2000 quando i ragazzoni giravano per le strade assumendo un atteggiamento di guapparia, con la loro camminata barcollante e il coltellino nella sacca. Uno di questi è Pepp ‘o Sballat che fa da protagonista in questa farsa.
Quadro 1°
Pepp ‘o Sballat, ci à (ha) la vecchia mentalità di quando il guappo era un re a Torre Annunziata, pretende d’essere temuto e rispettato: ferma Nunziatina (che sta ascoltando canzoni tamarre per la strada) perché sè innammurat e’ ess (si è innamorato di lei), lei lo respinge perchè già è compromessa cu’ Michel o’ piscator’. Pepp a tale rifiuto si vuole vendicare con il rivale, lo vede arrivare, si nasconde per origliare; Michel’ porta con se, sul Liberty 125, tutto sgarrupato, na’ cascetta e’ legno, coperta da uno straccio puzzolente che attirava i tafani, la poggia a terra e, mentre racconta agli amici l’avventura della mattinata, Pepp ‘o Sballat sostituisce la cascetta con un’ altra; quando arriva Nunziatina, dopo uno scambio di battute Michel’ gli da la cascetta e dice ” Te faccio nu’ cumplimento, ca ge stanne duie scampi e nu capiton te faie fritte nella tiella” (ti faccio un regalo; in questa cassetta trovi degli scampi e un capitone da friggere in padella) , lei contenda scopre la cascetta , ma ci trova dentro una busta di monnezza (spazzatura), lo tratta male e si allontana; al suo posto entra o’Sballat ridendo per lo scherzo fatto a Michel’, ma questo intuisce lo scambio della cascetta. (mutazione).
Quadro 2°
Scena sulla curva di Torre Annunziata : Michel’ fa la pace con Nunziatina che ha capito che scherzo e stato fatto dallo Sballato; lei va su in casa dove lavora come parrucchiera, Michel’ vede venire ‘o Sballat con la cascetta, si nasconde per vedere che fa; questo mette a terra la cascetta e appare nu’ cert’ Gennar o’ Meccanic’; Peppe gli dice che gli regalerà del buon pesce se convincerà la parrucchiera a sposare lui; Gennaro per mangiarsi il capitone e li dice che ci proverà, ma prima vuole vedere il pesce; tolgono il cencio che copre la cascetta è ci trovano dentro un paio di corna; o’ Meccanic’ lo tratta male e se ne va; appar Michel o’ piscator ridendo ; o’Sballat’ ha capito che Michel’ si è vendicato e , mentre lui era distratto , gli ha cambiato di nuovo a’ cascetta; Peppe o’ Sballat’ vuole reagire e fa minaccia di ammazzarlo; Michel o’ piscator li va a parla all’orecchio (gli va a parlare all’orecchio). Tutti fuori, Nunziatina domanda a Michel o “che le ritte ? ( cosa gli hai detto?)
Michel : Aggi ritt se non te è bastato ch‘elle che t’agg’ fatt’ mo’ , te ne facc’ l’atu”, parola e’ Michel’ o’ piscator’
Michele : Gli ho detto : “ se non ti è bastato quello che ti ho fatto ora ti farò dell’altro, parola di Michele il Pescatore”
PIERO ‘O TURRESE
Il soggetto
La mia donna non si tocca
La scena si svolge sul porto di Torre Annunziata da Mariano u’ boss ri panin (aperto da poco) , locale famoso per la splendida vista sul mare, ma anche ritrovo della malavita napoletana nel novecento e nei primi anni del 2000.
Quadro 1°
Al levarsi del sipario sono seduti ad un tavolo, vista mare, due marittimi napoletani e discutono d’affari e della buona cucina del posto in cui manciano; dalla sala interna si sentano suoni e canti, stanno festeggiando un matrimonio, arriva nu’ cert ‘ Pasquale con una chitarra; il giovane suonatore è uscito dalla sala per prendersi una boccata d’aria di mare, si lamenta della poca gente che balla e dice che si’è sfastariat’ (si è annoiato, scocciato) perché a lui piace suonare, è il lavoro suo! I due commensali li fanno delle domante, lui risponde educatamente, la conversazione viene interrotta da la giovane donna che balla sempre, lo chiama dicendo “né giovinutt’, ‘e che re nu vulite chiù sunà?” (giovanotto, cosa è successo, non avete più voglia di suonare?). Un’altra giovane, di nome Carmela, interviene a difendere un pò il chitarrista; allora i due marittimi napoletani approfittano della situazione per prendere in giro il chitarrista e dicono pure qualche parola a doppio senso alla donna, lei si sa difendere, ma i napoletani hanno mangiato e bevuto e cercano lo spasso, la stuzzicano con parole poco licite, lei li risponde a tono; si altera il discorso con voci accaldate
Quadro 2°
Arriva Piero, un giovane guappo per difende Carmela, la sua donna, il giovane chitarrista vede la cosa precipitarsi e va a chiamare le guardie.
Gli uomini hanno bevuto di troppo stanno per venire alle mani, vola qualche pugno e cocc cavc ( e qualche calcio), uno si cava di tasca il coltello non fanno in tempo a menarsi, arrivano le guardie è chiedono domandano “che succede?”
Piero: niente nge stamme diventente no poche (niente ci stiamo divertendo un po’)
Guardie: divertitevi senza farvi male, (vanno via).
Uno dei due napoletani parla all’orecchio di Piero li da un appuntamento per il giorno dopo armati dietro al porto.Piero: Ri mane nge saragge, ‘e dimane ve facce vedè quante vale ‘o curtielle?…
E Piero — ‘o Turrese!..
(Domani ci sarò e vi farò vedere la forza del mio coltello, parola di Pietro il Torrese)
TONIO E I GUAGLIUN’
Il soggetto
Il gigante e San Gennaro
Quadro 1°
Nella città e Pullecenella, Napoli, arriva TONIO FORTEBRACCI (un gigante tutto muscoli e tatuaggi), si accampa fuori le mura della città e con minaccia vuole le due figlie del boss locale. L’ intrepido boss sentendosi minacciato manda fuori le mura i guagliun ro vic (gli scagnozzi locali) per trattare, e, quando ritornano spaventati per aver visto quel Gigante, il boss codardo non se la sente di affrontarlo; così decidono di andare a pregare. Vanno nda chies i san Gennar (nella chiesa di San Gennaro) a pregare il loro santo protettore, mala statua non risponde e non da segnali; intanto una delle figlie, Maria, vuole andare ha parlare con Tonio, ma il padre non glielo permette e la rinchiude.
Quadro 2°
Si riunisce la banda locale per studiare cann fa’(cosa devono fare), ad uno di loro, Santuzzo, viene un’ idea che viene accolta e messa in atto. Vanno tutti fuori le mura. Il Gigante è a terra che dorme, Santuzzo porta nelle mani nu’ revolver con proiettili di diamante capaci di trapassare la spessa pelle del Gigante e di metterlo al tappeto. L’urto del gigante sull’asfalto rovente scatena una scossa che fa crollare l’intera citta ro mar e re canzon (l’intera città del mare e delle canzoni)
Published: Jul 18, 2019
Latest Revision: Aug 21, 2019
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