ALLA SCOPERTA DELLA FANTASIA by Merliano-Tansillo  - Illustrated by CLASSE II SEZ. D - Ourboox.com
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ALLA SCOPERTA DELLA FANTASIA

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Artwork: CLASSE II SEZ. D

  • Joined May 2019
  • Published Books 16

Alla scoperta di un mondo surreale

 

Un giorno Ugo, all’uscita dalla scuola, mi strattonò e con entusiasmo alle stelle mi raccontò dell’ultimo videogioco realizzato dalla “Epic Games”.

  • Lo devi provare – mi urlò – è fantastico, ci sono personaggi mitici; ad ogni livello superato la sfida diventa più avvincente!

Quando salii in macchina, raccontai tutto a mio padre e gli chiesi di fermarsi ad acquistare quel gioco che avrebbe “acceso la mia fantasia”.

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Fu proprio in quel momento, che mio padre sorrise e cercò di farmi comprendere, che quel gioco e gli altri videogiochi, ad esso simili, stavano portando via quel po’ di fantasia che ancora esisteva nelle nuove generazioni.

Risposi, allora, di non capire ed iniziai ad elencare i personaggi principali di tanti videogiochi in mio possesso come: SGHERRI, SCHELETRI, DRAGHI, CAVALIERI VILLAGER E STREGHE.

Mio padre cercò, quindi, di spiegarmi che la fantasia è un’attività appartenente al singolo mondo interiore ed è contenuta in un cassetto della nostra mente pronta ad espandersi come energia inesauribile, purché ognuno di noi abbia il desiderio di attingere da esso.

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Quella spiegazione iniziava ad incuriosirmi e, siccome volevo capire meglio, chiesi a mio padre cosa intendesse per mancanza di fantasia nelle nuove generazioni rispetto alla sua infanzia. Lui all’improvviso accostò l’auto sul margine destro della strada nei pressi di un giardino pubblico immenso e mi invitò a scendere, indicandomi un punto alle spalle di due abeti circondato da rovi selvatici e segnalato a terra da un sentiero e chiedendomi mi chiese cosa vi vedessi.

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Io spalancai gli occhi cercando di osservare meglio quel posto, coperto, in parte, da una foschia tipica di quel periodo autunnale e, poi, risposi di scorgere solo un ammasso di rami e foglie.

Mio padre sbottò e mi chiese di concentrarmi, ma per quanti sforzi facessi non riuscivo a vedere altro.

A quel punto mio padre mi disse che quando aveva la mia età veniva spesso a giocare in quel luogo insieme ai suoi amici e, nonostante avesse un po’ di timore di quella zona misteriosa, era convinto che quel sentiero conducesse alla casa del ‘Signore dei Boschi’, un uomo enorme dalla barba lunga che viveva da solo e si cibava di piccoli animali selvatici, ma, che in fondo, al di là del suo aspetto e delle sue dimensioni, potesse essere un individuo buono nei confronti dei bambini.

 

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Così, un giorno, dopo un eroico discorso tenuto davanti ai suoi amici, unitamente alla sua inseparabile comitiva, animata da coraggio e desiderosa di scoprire dove conducesse quel sentiero, armata di bastoni e fionde ed equipaggiata con una bussola, decise di affrontare quell’imperscrutabile

viaggio e pur non trovando il ‘Signore dei Boschi’, scoprì un magnifico laghetto popolato da anatre.

Quel giorno compresi quanto vivere la realtà usando l’immaginazione, potesse portare a qualcosa che già esiste, ma di cui non si conosce la presenza.

(A CURA DI ACERRA EMANUELE ANTONIO)

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La genialità di Andrea

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Capitolo I

Ritorno al passato

Andrea, ormai ventiduenne, rimuginava tra sé e sé su come inserirsi nel mondo del lavoro e – posto dinnanzi a mille difficoltà – arrivò alla conclusione che avrebbe dovuto realizzare qualcosa di originale e iniziò a pensare alla sua adolescenza.

Ecco che si stagliava dinnanzi a sé un ragazzetto di dodici anni, dallo sguardo acuto, che riusciva a inventarsi un miliardo di

giochi, manipolando vecchi oggetti che i suoi genitori non usavano più, dimenticati in un angolo della soffitta.

 

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La sua mente lo riportò alle scuole medie ed alle lezioni di italiano: un sorriso immediatamente fiorì sul suo viso, ripensando al laboratorio di scrittura creativa ed ai piccoli racconti, che riusciva a ricavare da semplici indicazioni del suo prof., il signor Arturo Monopolis, ma per Andrea il prof. Abbecedario, per la sua grande proprietà di linguaggio.

<< Ci sono!!>> – esclamò Andrea sobbalzando dalla poltrona nella quale era sprofondato.

<< Scriverò un libro, ma lo realizzerò in modo originale. Sono costretto: i ragazzi leggono pochissimo ed hanno sempre la testa conficcata nei videogiochi. Ci penserò io. Ragazzi, preparatevi a qualcosa di straordinario.>> disse ad alta voce.

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Capitolo II

Il portale magico

La vena creatrice di Andrea iniziò a mettersi in moto; nella sua mente era sempre più nitido il progetto che avrebbe voluto realizzare: un libro sotto forma di videogioco, nel quale il lettore era immediatamente proiettato nel mondo dei dinosauri, nell’era giurassica.

Lavorò intensamente al suo progetto e con molto entusiasmo, tanto che, nel giro di due mesi, considerò conclusa la fase della realizzazione.

Adesso non restava altro che mettersi alla ricerca di una casa editrice, che avrebbe potuto divulgare la sua opera.

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Consultò diversi portali editoriali, ma non riusciva ad individuarne uno adatto al suo lavoro.

Era lì lì per gettare la spugna e mandare tutto a carte quarantotto, quando la sua attenzione ricadde su di un link: www.fantasia.it. Ecco era proprio quello che cercava.

Andrea lesse attentamente la procedura da seguire ed in un paio di click inviò il libro-gioco.

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Capitolo III

La buona notizia

Erano trascorsi molti mesi dall’invio del suo progetto all’editore e non avendo ancora ricevuto alcuna nuova, Andrea si convinse che tutto il lavoro fatto si era trasformato in un flop.

Andrea sprofondò nuovamente nella disperazione più totale e iniziò a pensare che avrebbe potuto solo fare il lavapiatti.

Un venerdì mattina, mentre scorreva le inserzioni economiche, bussarono alla porta: un corriere consegnò un plico per lui.

Con mani tremolanti aprì il pacco e due goccioloni caddero sulle sue mani:

<< Siiiiiiiiiiiiii !!!.>> esclamò e,  sulle note della ballata Yuppi doo, cominciò a saltellare per tutta la stanza.

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Andrea aveva appena saputo che il suo libro-gioco aveva avuto l’ok per la pubblicazione e l’editoriale lo invitava a presentarsi in redazione per la stipula di un contratto di lavoro.

Andrea avrebbe avuto la possibilità di realizzare altri giochi per ragazzi del passato e del futuro.

 

Andrea decise di raccontare gli ingredienti del suo trionfo in un libro intitolato “La fantasia e la creatività”: la fantasia e l’amore per i ragazzi, ecco la chiave del suo successo.

Il suo sogno, ormai, era diventato realtà.

*** fine***

 

(A CURA DI ANGIERO FEDERICO)

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Luca Rossi ed il suo sogno

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Premessa

Quella che sto per raccontarvi non è la vera storia di Luca Rossi, uno degli attuali più grandi fumettisti italiani nato alla fine degli anni sessanta, ma un racconto ispirato alla sua passione per il disegno, al fine di evidenziare il grande apporto che la fantasia e la creatività possono svolgere nella storia dell’umanità.

Capitolo I

Dallo scarabocchio al fumetto

Fin dall’età di tre anni, Luca amava maneggiare matite e colori e si divertiva a realizzare disegni dalle forme strane.

Sicuramente vi chiederete << Cosa vuol dire strane?>>. Se avete un attimo di pazienza vi spiego subito, anzi ve lo mostro proprio.

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Adesso avete capito cosa intendo dire?

Col passare del tempo, le forme assumevano aspetti sempre più concreti e spesso erano la manifestazione dei suoi sogni, infatti all’età di sei anni sognò di trovarsi in un bosco, abitato da fate e gnomi, a bordo di un aereoplanino di carta, guidato da penne e matite. Questo sogno fu talmente bello, che decise di rappresentarlo con immagini.

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Il disegno, però, non era l’unica passione di Luca, infatti egli amava anche scrivere e decise di frequentare la facoltà di lettere, laureandosi a pieni voti all’età di ventitré anni.

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Capitolo II

Il lavoro perfetto

Dopo una breve pausa post lauream, Luca cominciò a cercare lavoro e un bel giorno si imbatté in un annuncio della Disney: “AAA cercasi disegnatori fumettisti.”

I suoi occhi si illuminarono e in poco tempo decise di presentare il suo curriculum e di inviare un suo lavoro, per dimostrare le sue abilità.

Luca, fra tutti i suoi lavori, scelse la striscia di fumetto che rappresentava le avventure di Browne, l’orso giocherellone.

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Il fumetto piacque molto e Luca fu assunto immediatamente. Il fumetto ebbe talmente successo tanto da dare vita ad un film di animazione “Le avventure di Browne, l’orso giocherellone”. I risultati furono talmente eccezionali, che gli fu affidato l’incarico di scrivere un altro testo per bambini per un nuovo film di animazione.

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Capitolo III

Uno strano incidente di percorso

A conclusione del secondo incarico, Luca iniziò ad accusare una forte stanchezza tanto da avere difficoltà a tirare fuori la fantasia che lo aveva sempre accompagnato.

A questo punto decise di ritirarsi nella casa di campagna dei suoi nonni, dove aveva trascorso gran parte delle vacanze estive della sua adolescenza.

Luca trascorreva le giornate all’aperto e mentre era sdraiato all’ombra di una quercia fu assalito dai ricordi della sua infanzia e del tempo trascorso con i nonni a giocare con le sue vecchie costruzioni, ai suoi disegni e ai disastri che aveva fatto.

Ed ecco che nella sua mente iniziarono a rimbalzare mondi fantastici, personaggi misteriosi e strani draghi sputafuoco.

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Ciò che contribuì alla rinascita della sua fantasia, fu un ricordo particolare che lo legava a sua nonna, che in punto di morte gli disse:

<<Nipotino mio, tu sei un ragazzo speciale, perché possiedi fantasia e creatività, doti che contribuiranno a salvare questo mondo così triste>>.

Luca solamente allora si rese conto che per realizzare un fumetto straordinario avrebbe dovuto ricorrere sì alla sua fantasia, ma a quella di Luca bambino.

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In questo modo, ricordandosi delle costruzioni che la mamma gli aveva conservato in un barattolo e dei suoi strani peluches, Luca riuscì a scrivere un bellissimo testo, entusiasmando tutti i suoi colleghi.

Le sorprese non finirono qui, perché con lo stesso fumetto vinse anche il premio di miglior fumettista dell’anno.

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Conclusioni

Caro lettore, a conclusione del mio viaggio nel mondo della scrittura creativa, posso affermare con la sicurezza di un ragazzo di seconda media che: “Il mondo sarebbe veramente più bello se ognuno di noi riuscisse ad aprire il suo cassetto dove è custodita la fantasia di bambino, perché a volte la fantasia e la creatività possono far nascere grandi opportunità”.

(A CURA DI DE GISO LORENZO)

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Mada, il club dei piccoli lettori

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MADA IL CLUB DEI PICCOLI LETTORI

Adam è un giovane ragazzo di 13 anni a cui piace molto leggere, infatti passa la maggior parte del suo tempo a leggere i suoi libri d’avventura, piuttosto che a giocare con i videogiochi, come fanno tutti i suoi compagni.

Adam grazie alla fantasia viaggia con l’immaginazione in tanti mondi diversi, non si trova molto bene con i suoi amici, difatti non riescono a comprendersi reciprocamente: Adam cerca di parlare delle sue letture e dei personaggi fantastici che incontra nei suoi libri, senza alcun successo perché tutti i suoi amici sono intenti a parlare in continuazione di nuovi telefonini, play station e giochi di ultima generazione. Questa situazione lo fa arrabbiare e matura l’idea che avrebbe dovuto trovare una soluzione.

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Un bel giorno, infatti, decide di invitare degli amici a casa e per l’occasione sistema la sua cameretta come un teatro, facendosi aiutare da sua sorella.

Tutto è pronto ed inizia a raccontare loro una storia avventurosa, ricca di colpi di scena, ambientata in pianeti lontani dalla terra, piena di personaggi, come alieni, mostri, animali giganti e tutto ciò che la sua fantasia riesce ad inventare.

I suoi amici sono sorpresi, si appassionano al racconto, partecipano fantasticando anche loro sul finale, capiscono che il loro pensiero sulla fantasia è totalmente sbagliato, si rendono conto che i giochi elettronici sono belli, divertenti, ma giungono alla conclusione che con la fantasia possono creare un mondo tutto loro e possono divertirsi molto di più.

 

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Da quel giorno, infatti, Adam ed i suoi amici hanno fondato un club della fantasia, dove, ogni fine settimana ci si incontra, e si racconta a turno storie inventate di ogni genere: paura, avventura, fantascienza, ognuno sprigiona la propria fantasia come meglio piace.

Da quella volta, Adam ed i suoi amici, attendono con ansia il loro incontro settimanale e continuano a raccontarsi storie sempre nuove a immaginare, con luoghi sempre più fantastici; ormai la fiamma della fantasia si è accesa e continua a splendere in ognuno di loro ed è difficile farne a meno. Adam ora si sente orgoglioso di sé, perché è riuscito a far capire ai suoi amici il vero significato della fantasia, la bellezza dell’immaginazione e la potenza della creatività.

(A CURA DI TIZIANO DEL REGNO)

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Il linguaggio dell’arte

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Serena era una ragazzina di tredici anni chiusa nel suo mondo bizzarro, ma interessante, a causa di una forma di autismo che le impediva di comunicare come tutti noi.

Serena era anche caratterizzata da un carattere solare ed aveva trovato un modo del tutto originale per comunicare con gli altri: ella si esprimeva attraverso i disegni.

Serena, infatti, disegnava molto ed era creativa e fantasiosa, tuttavia i suoi compagni non facevano caso a lei, perché erano diventati superficiali per l’uso eccessivo dei loro device.

Un giorno, l’insegnante di arte – la professoressa Pecci – notò su un banco un disegno di Serena e fu colpita dalla straordinarietà dei colori, dalle sfumature e dai chiaroscuri.

L’immagine sembrava vivesse e trasmettesse poesia e passione.

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In un primo momento, Serena – sospettosa e diffidente – sottrasse il disegno dalle mani dell’insegnante, pensando di ricevere critiche, ma, vedendo che la prof. le sorrise, si rasserenò subito.

L’avvenimento che più colpì Serena fu ciò che accadde il giorno dopo: la sua insegnante le aveva regalato una scatola di pastelli ad acquerello; questo gesto rafforzò ancora di più le sue doti artistiche, tanto che la prof. restava sempre più colpita e conquistò la fiducia della ragazzina.

Trascorsero alcuni giorni e la professoressa Pecci ritenne che fosse arrivato il momento di contattare i genitori di Serena per dirgli quanto la loro figlia fosse brava, creativa e allo stesso tempo piena di fantasia.

 

 

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I genitori della ragazza rimasero estasiati nel vedere tutti i disegni della figlia.

Serena attraverso l’arte riusciva ad esprimere le proprie emozioni realizzando opere straordinarie e questo permise a tutti i suoi insegnanti di indirizzarla al Liceo artistico.

Frequentando questa scuola, Serena ebbe modo di apprendere tecniche nuove e non perdeva mai l’occasione per “creare” quadri favolosi per stile, accostamento di colori e scelta dei soggetti.

I suoi genitori, su suggerimento dei prof, presero in considerazione la possibilità di presentare alla figlia un gallerista, tale che le sue opere potessero avere un riconoscimento maggiore ed essere apprezzate anche dal grande pubblico.

*** fine***

(A CURA DI AMATO ELENA)

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Ricomincio da qui

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Premessa

Questa è la storia di un’amicizia che nasce tra due ragazzi che si iscrivono per la prima volta alla scuola secondaria di I grado. Come scopriremo nel corso di questa breve, ma intensa storia si tratta di due ragazzi completamente diversi: James, un vero e proprio tradizionalista amante della lettura, scrittura e dei giochi all’aperto; Marco, invece, il comune ragazzo digitale, un tutt’uno con il suo device.

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Capitolo I

Un pomeriggio noioso

Una mattina di ottobre, Marco invitò James a casa sua e si accordarono per il giorno successivo.

Dopo aver pranzato insieme, immediatamente svolsero i compiti per poter godere di tempo per giocare e svagarsi.

Fu proprio a questo punto che emersero le differenze tra i due coetanei:

Marco iniziò a giocare con i suoi videogiochi e vi rimase incollato per molto tempo, quasi dimenticandosi del suo amico James.

 

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A questo punto, James – avvertendo un senso di abbandono – prese carta e penna ed iniziò a scrivere e prontamente entrò in un mondo diverso, fantastico dove poteva dare spazio a tutta la sua creatività.

Per un momento alzò gli occhi e notò che Marco era ancora “appiccicato” al tablet e pensò che avrebbe dovuto aiutare l’amico a ritrovare sé stesso, a ritornare a sognare. Si rivolse all’amico:

<< Che ne pensi se ti stacchi un po’ da quello schermo? Perché non provi a disegnare o scrivere qualcosa? Vedrai che ti sentirai diverso !!!>>.

Marco ribatté: << Non sono convito di essere bravo come te!>>.

 

 

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James replicò: << Se non provi, non sai. Dai non ti costa nulla >>.

<< Ok>> sentenziò Marco.

Dopo un po’, Marco sbottò scaraventando il materiale in aria:

<< Lo sapevo! Non ci riesco>>.

James consolò l’amico, ma in cuor suo si disse che avrebbe riprovato ancora.

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Capitolo II

La metamorfosi

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La settimana successiva, James invitò l’amico a casa. Strana fu la reazione di Marco quando si rese conto che non vi erano dispositivi elettronici:

<< Chissà cosa faremo dopo i compiti?>> si domando Marco tra sé.

James e Marco trascorsero le prime ore del pomeriggio a fare i compiti e quando arrivò il momento del gioco, James decise che avrebbero inventato una storia insieme e per far ciò avrebbero dovuto scegliere un paesaggio, un personaggio ed un’epoca in cui ambientare i fatti.

 

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Inizialmente Marco si annoiava, ma quando la storia iniziò a prendere forma non riusciva più a frenare il suo entusiasmo nel suggerire elementi utili alla stesura della storia.

Marco non avrebbe mai pensato di divertirsi così tanto e per giunta senza uso di device. La storia inventata aveva fatto scoccare la scintilla della fantasia in Marco e dal quel giorno non smise di sognare.

(A CURA DI GIROLAMI SARA)

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La rinascita

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Premessa

Quella che di seguito leggerete è la storia di Luca, un ragazzo di quindici anni che, in un giorno come tanti, fu vittima di un incidente che gli cambio il modo di vedere le cose.

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Tutto cambia

Dopo aver fatto i compiti, Luca si reca al minimarket per comprare delle mele e sulla strada del ritorno, nel mentre attraversava sulle strisce pedonali fu investito  Improvvisamente da un’auto. Fu chiamato il 118 e prontamente fu ricoverato presso la vicina struttura ospedaliera. Le condizioni di Luca non erano delle migliori, infatti il responsabile dell’equipe medica che lo prese in carico, non poté che riferire ai genitori che Luca era in uno stato comatoso, anche se non vi erano ulteriori complicanze.

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I genitori quotidianamente al loro arrivo in ospedale attendevano in infermeria per avere il bollettino medico, ma non vi erano mai grandi novità.

Il 21 marzo, finalmente la bella notizia: Luca si era risvegliato dal coma, cosi come i prati iniziavano a sbocciare con l’arrivo della primavera.

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La primavera di Luca

 

Luca trascorse ancora qualche settimana in H e poi fu dimesso; nel percorso dall’ospedale a casa osservava con attenzione ma anche con stupore il paesaggio, perché tutto era cambiato le strade, i negozi, le case…

Del resto erano trascorsi 5 anni!

A scuola, nell’ora di   ricreazione, vide che nessuno si parlava, tutti utilizzavano delle strane scatoline di vetro, quindi si avvicinò a uno dei suoi compagni e gli chiese:

– Cos’è quel televisore in miniatura?

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A quel punto, tutti si misero a ridere, ma Luca non ne capiva il motivo; dopo qualche minuto, finita la ridarella, il compagno gli rispose:

– Ma è un cellulare, sei sicuro di non venire da un altro pianeta?

E Luca gli domandò:

– Ma perché stare a utilizzare il cellulare quando potreste parlarvi e conoscervi meglio?

Ma purtroppo non gli arrivò alcuna risposta, ormai il compagno sembrava uno zombie.

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Appena finita la scuola, durante il tragitto verso casa, si accorse che tutto questo non parlarsi per stare attaccati al cellulare aveva infettato anche gli adulti!! Basta! Luca non ce la faceva più, doveva intervenire.

Il giorno dopo, a scuola, per far posare ai suoi compagni il cellulare, gli propose una sfida: passare un’intera giornata senza il cellulare.

Così trascorsero tutto il giorno a giocare ai giochi da tavolo, a disegnare, ad inventare nuovi giochi.  I giorni passavano e Luca non vide più i suoi compagni usare il telefono, ma questo era solo un piccolo passo per far risorgere la fantasia in loro.

 

(A CURA DI CASILLO MANUELA)

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Una ragazza

fuori dal comune

 

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Premessa

In queste breve testo autobiografico, vi presenterò Martina, una ragazza di 15 anni davvero speciale dai grandi occhi marroni e dai capelli castani molto lunghi. Il suo essere speciale non consiste nella sua avvenenza fisica, bensì nel suo stile di vita.

Ciao, io sono Martina

Salve a tutti, io sono Martina ho 15 anni e frequento il primo anno di liceo delle Scienze umane. Il mio aspetto è del tutto normale, ma ciò che mi rende diversa è che non mi piacciono le normali cose che fanno tutte le ragazze della mia età.

Insomma lo shopping non mi entusiasma…

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Che dire poi del cellulare… dimentico anche di possederne uno

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Non parliamo poi del trucco: << Puah !!!!>>

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La mia più grande passione è scrivere racconti, a volte anche illustrati. Mi fa sentire in pace con me stessa e spesso per trovare la mia vena ispiratrice trascorro del tempo ad ascoltare musica, perché mi immedesimo nel testo e vivo le emozioni che esso racconta.

Eccole che si stagliano davanti a me.

Vi chiederete << Cosa?>>

Ma loro…

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Grazie ad esse sogno e spero di riuscire a riportare la fantasia nel mondo perché ha perso colore e creatività.

Questo mio modo di essere mi distingue da tutte le altre ragazze.

Anche oggi mi sono distesa sul letto a pensare, soprattutto al mio futuro: prima mi vedo nei panni di una scrittrice, poi in quelli di un’insegnante ed improvvisamente salto giù dal letto con un’idea ben chiara e precisa, esclamando:

<< Sì ci sono. Farò la scrittrice!!!>>.

Prendo il mio notes e piena di idee e di entusiasmo mi tuffo nella scrittura: la mia penna corre veloce sul foglio, come la spola nel telaio.

 

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Fulmineamente mi appare il titolo: “ Ariel ed il suo sogno”.

In esso racconto la storia di un’adolescente come me che crede nei suoi sogni, ma che ogni giorno deve scontrarsi con quanti la ostacolano.

Forza Ariel, nessuno ci fermerà perché quando si crede in qualcosa, nessuno ci potrà fermare!!!

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Dieci anni dopo

Il mio libro è diventato virale, un vero e proprio successo. Continuo a scrivere, ma sono riuscita a realizzare anche l’altro mio sogno, quello di diventare un’insegnante e per il momento sono una mastra di scuola elementare e ho aperto anche un centro ricreativo.

Ragazzi, non vi arrendete!!!

Pensate in grande, fate quello che vi piace, credete in voi e soprattutto abbiate fantasia!

Per tutti voi arriverà un momento bello nella vita, basta aspettare e credere in quello che si fa.

(A CURA DI DOMENICO MELISSA)

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Il bagaglio smarrito

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Fantasia si è smarrita!

Per sbaglio o forse per distrazione è stata spedita in un posto lontano, su un pianeta su cui non brilla la luce.

Siamo all’aeroporto di Napoli e, dopo aver superato i controlli, viene messa in un magazzino tra gli oggetti smarriti.  Lei stessa si sente smarrita “spero che qualcuno verrà a richiedermi”, pensa.

Come faranno i bambini a giocare senza di lei? Come faranno a scrivere racconti di immaginazione? Come faranno gli scienziati a inventare un nuovo strumento per guardare nel cielo?

È stata riposta in una valigia scura, come lo smog delle macchine. Chissà perché i padroni non vengono a reclamarla…?

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Perché l’hanno dimenticata? Perché si sono distratti? O l’hanno abbandonata?

Sono superficiali i suoi padroni, non si rendono conto del pericolo che stanno correndo!

Senza di essa rischiano di perdere l’essenza della vita, non riusciranno più a sognare e desiderare un futuro libero, giusto per tutti; il loro mondo può diventare scuro, grigio come il colore della valigia, in cui è stata dimenticata. Il grigio è simbolo della noia, che domina nella mente dei suoi padroni, i quali trascorrono le loro giornate senza pensare, attaccati ad uno schermo. Su questo schermo ci sono tanti personaggi che lottano e superano sfide sempre più difficili. Nei loro occhi si vede il riflesso dei videogiochi… che ingenui: pensano che vincere li renda più forti, più sicuri, con tanti like e follower.

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I loro pollici si muovono sempre più velocemente, trascinati dalla tentazione di diventare sempre più bravi.

Non c’è niente da inventare, non c’è bisogno di sforzarsi a pensare. Chi ha inventato i videogiochi è come un burattinaio e i giocatori dei burattini. La cosa assurda è che chi gioca si ritrova nella fantasia di chi ha creato il videogioco, imprigionato nel ruolo di giocatore.

Senza fantasia diventiamo come marionette derubati della possibilità di esprimerci liberamente; senza fantasia il mondo non ha più colori, è imprigionato come un canarino in una gabbia: senza la possibilità di volare, si perde la libertà!

(A CURA DI NAPOLITANO ANDREA)

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Simon e la magia del Natale

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Il  24 dicembre

 

È la notte del 24 dicembre e tutti i bambini del mondo aspettano con gioia la mezzanotte per ricevere ciò che hanno chiesto al mitico Babbo Natale.

Ops, mi correggo, non tutti i bambini: vi è il piccolo Simon, che

non credeva né alla magia del Natale, né fantasticava per averne una tutta sua.

A ben guadare forse un motivo c’è: Simon è nato proprio il giorno di Natale. Che dire: “un vero e proprio scherzo del destino”.

 

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Per il suo compleanno non ha mai chiesto nulla né giochi né feste con i suoi amichetti. Cosa ha di diverso Simon?

Gli manca la Fantasia.

Ma cos’è la Fantasia?

Non so voi, ma per me la Fantasia è un modo per sconnettermi, anche se per poco, da tutto ciò che mi circonda.

È Fantasia immaginarmi tra vent’anni in un’altra città con i miei amici.

È fantasia per un’adolescente come me credere e sognare di assomigliare al proprio idolo. Simon, però, non riflette su questo, lui pensa già come i “grandi”.

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La nebbia si dirada

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Per il suo compleanno i genitori organizzano per lui una festa ed invitano tutti i suoi amici: tutto è festoso, con tantissime decorazioni e palloncini di mille colori.

Sua madre è felicissima nel vedere Simon divertirsi e scherzare con i suoi amici, ma improvvisamente è assalita da un forte magone e da un pensiero che non si schioda dalla sua mente: “forse è sua la colpa se suo figlio ha poca Fantasia ed è poco creativo”.

Questo dubbio la attanaglia talmente tanto che – durante le vacanze di Natale – decide di organizzare moltissime attività ludiche, coinvolgendo tutti gli amichetti di Simon.

In queste occasioni, Simon nota molto entusiasmo nei suoi compagni ed incuriosito chiede ad uno di essi, cosa li rendesse così euforici.

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Bryan, il suo amico fedele gli risponde: << Simon, tra poco arriverà la Befana e ci porterà tanti giochi e dolciumi. E tu, non sei contento?>>.

Simon si limita a fare spallucce e continua a giocare.

A fine serata, quando i suoi amici sono andati via chiede spiegazione alla madre, che inizia a raccontargli favole e filastrocche sulla simpatica nonnina che viaggiava di notte su una scopa, che portava doni ai bimbi buoni e che realizzava i loro piccoli desideri.

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Come per magia

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Le storie raccontate dalla madre lo incuriosiscono molto ed inizia ad immaginarsi questa vecchina sulla scopa, caramelle, dolciumi e bimbi felici.

Simon, così, prende carta e penna e scrive una letterina alla Befana.

Vi chiederete, ma cosa avrà mai chiesto Simon? Ebbene non siate curiosi, manca poco al 6 Gennaio.

Il giorno tanto atteso arriva e Simon riceve ciò che aveva chiesto stare più tempo con i suoi amici, perché è grazie a loro che ha ritrovato la magia del Natale e con esso la Fantasia, la sua nuova e fedele compagna di vita.

(A  cura di Rega Cristina)

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Una ragazzina davvero speciale

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ALLA SCOPERTA DELLA FANTASIA by Merliano-Tansillo  - Illustrated by CLASSE II SEZ. D - Ourboox.com

Nella cittadina di Noto, in Sicilia viveva una famiglia composta da cinque persone: la mamma Stefania, il papà Filippo ed i figli Marta, Daniele e Valeria.

La più piccola Valeria aveva sei anni, ma – pur essendo nata con la sindrome di Down – era una bellissima bambina, intelligente e creativa ed anche molto speciale.

Il suo essere speciale spuntava fuori soprattutto quando si accorgeva che qualcuno stava male: immediatamente correva ad abbracciarlo e con il suo sorriso allontanava ogni forma di malinconia e di tristezza.

Proprio questa sua caratteristica, le ha permesso di avere tanti amici, anche se all’inizio non è stato facile: durante la sua prima esperienza scolastica era continuamente esclusa, anche durante la pausa ricreativa.

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Un giorno, però, accadde un fatto straordinario: dopo le prime due ore di attività didattica, Valeria trascorse la ricreazione a disegnare e colorare e, prima che la ricreazione finisse, lasciò sul banco di ogni amichetto un disegno: utilizzava di tutto dalle paillettes, ai cuoricini e alla polvere stellare, per esprimere al meglio il bene che la legava ai suoi compagni di classe.  Come per magia tutto ciò che le passava per la mente, diventava realtà nei suoi disegni: si ispirava a personaggi famosi, ai suoi cantanti preferiti, ai personaggi dei cartoni animati; spesso si divertiva a creare nuovi personaggi all’interno del suo cartone animato preferito.

In occasione delle feste di compleanno confezionava un regalo particolare per ogni membro della famiglia: un fumetto, dove i genitori od i suoi fratelli erano gli eroi protagonisti.

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Valeria aveva ritrovato nel disegno la sua arma vincente per annullare il suo disagio e le riusciva proprio bene, infatti le bastava osservare un piccolo particolare per creare qualcosa di straordinario come la tavola che rappresentava un paesaggio piovoso, proprio come quella giornata : nel disegnò inserì ciò che le sarebbe piaciuto vedere << un gruppo di bambini allegri che giocavano nel prato, mentre il cielo lottava con le nuvole per spingerle e per vedere i suoi raggi baciare i fiorellini colorati nel prato>>.

Un modello da imitare, nei nostri momenti più bui.

 

(a cura di Santaniello Federica)

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In viaggio con la mia creatività

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Premessa

Dopo aver a lungo riflettuto sulla mancanza di fantasia e sulla capacità di sognare che affligge sempre di più le nuove generazione, sono giunta alla conclusione che per stimolare la riscoperta della “creatività” era necessario far compiere al lettore un viaggio.

Dopo aver maturato tale decisione, ecco che un altro dubbio mi ha assalita: <<Quale genere narrativo usare?>>

Pensa e ripensa, mi sono persuasa che quello che si prestava meglio al mio progetto era un diario.

Caro lettore, che dirti se non di metterti comodo. Buon viaggio, anzi buona lettura.

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Lunedì 14, mattina

Oggi a scuola la professoressa ci ha dato una consegna interessante: <<Cosa ti piacerebbe creare?>>

Subito ho pensato che avrei dovuto scrivere ancora una volta uno di quei noiosi temi, ma sono rimasta molto sorpresa nel sentire la professoressa annunciare: <<Scegliete i vostri compagni senza fare confusione, incontratevi e mercoledì portatemi un cartellone decente>>.

Io mi alzo e mi avvicino ad Andrea, Mirko e Francesco, loro mi capiscono al volo e andiamo dalla professoressa a mostrarle il nostro gruppo, lei ci sorride e ci manda a posto.

 

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Esco da scuola e, come sempre, incontro i ragazzi fuori al cancello, Mirko, tutto contento, dice: <<Evviva, anche questa volta lavoreremo insieme … Voi cos’è che vorreste creare? A me piacerebbe creare qualcosa che mi permetta di dormire ovunque>>.

Andrea parla per primo e dice: << Sarebbe bello creare uno skateboard a razzi…>>.

Francesco ci pensa un po’ e risponde: << Dobbiamo assolutamente creare un distributore di acqua coca-cola e patatine che funzioni col pensiero!!!>>.

Non convinta, ho affermato che avremmo dovuto immaginare qualcosa di almeno un po’ più razionale.

Tutti hanno acconsentito e abbiamo deciso di rincontrarci il pomeriggio stesso, a casa di Francesco.

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Lunedì 14, pomeriggio

 

Nel frattempo continuo a pensare alla pazza invenzione … dopo una buona mezz’oretta sono riuscita a trovare un’idea strepitosa.

Mi sono fatta accompagnare a casa di Francesco e appena l’ho visto gli ho detto di aver avuto una grande idea. << Francesco, non appena arrivano tutti, annuncerò la mia idea!>> ho esclamato.

Ecco che la mamma di Francesco annuncia l’arrivo degli altri.

Appena che anche gli altri si sono predisposti all’ascolto ho manifestato la mia intenzione:

<< Ragazzi, ho pensato e ripensato a come realizzare il nostro progetto e improvvisamente mi si è accesa la

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Realizzeremo un divano – razzo con tavolino incorporato’.

Inizialmente i ragazzi sembrano straniti, dopo, però, realizzano che la mia idea univa tutte quelle degli altri e l’accettano.

Immediatamente prendiamo il materiale ed iniziamo a disegnare, scrivere e incollare immagini.

Quando lavoriamo insieme siamo una macchina perfetta ed abbiamo una fantasia strabiliante ed è solo grazie a questa che riusciamo a divertirci in ogni situazione e in ogni luogo.

spero che, anche quando saremo grandi, la voglia di immaginare e realizzare oggetti nati dalla nostra creatività non ci passi e che possiamo continuare ad essere il quartetto di oggi.

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Martedì 15, pomeriggio

Sono veramente fiera del lavoro che stiamo svolgendo! Tra poco arriveranno i miei compagni per ultimare il lavoro, visto che ieri non abbiamo finito di assemblare il cartellone. Mamma mi sta chiamando. Credo proprio che siano arrivati. Stasera ti racconto tutto.

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Martedì 15, sera

Come sempre, Mirko arriva in ritardo e iniziamo il cartellone alle 16:30.

Dopo un’oretta di lavoro, il nostro cartellone era ultimato e soddisfatti del risultato, decidiamo di concederci una pausa.

Caro diario non puoi immaginare che disegno dettagliato della nostra invenzione ha realizzato Andrea: non ha trascurato neanche un particolare tanto che ha scattato una foto e l’ha postata sui suoi profili social per pubblicizzarla. Anch’io mi sono congratulata con lui e contemporaneamente abbiamo esclamato: << È davvero funzionale>>.

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Mercoledì 16, mattina

Oggi abbiamo consegnato il cartellone alla professoressa e lei si è complimentata per la creatività e siamo andati a posto siamo molto orgogliosi del risultato finale: almeno un otto ce lo meritiamo!!!

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Mercoledì 16, sera 

Caro diario, non sto nella pelle. Oggi è accaduto qualcosa di straordinario: Andrea ci ha contattato con una videochiamata di gruppo per dirci che BILL GATES, UN RICCO IMPRENDITORE INGLESE, HA VISTO IL NOSTRO PROGETTO E CHE VUOLE INCONTRARCI. Hai capito!!!!!!

Abbiamo deciso che dopo cena, ognuno di noi avrebbe parlato con i propri genitori per avere il consenso all’incontro con Bill Gates. Che gioia hanno provato i miei!!! Stracontenti e mi appoggeranno in tutte le mie iniziative.

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Giovedì 17, mattina

Durante la ricreazione ci riuniamo e mi dicono che anche i loro genitori sono d’accordo.

Iniziamo a parlare delle eventuali modifiche da apportare ed alla fine decidiamo che dopo la scuola ci saremo messi in contatto con Bill Gates.

A dirlo mi sembra una pazzia!!!

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Giovedì 17, pomeriggio

Bill Gates ci dà la conferma che verrà tra sette giorni e vorrà vedere il nostro progetto. Quando aspetti un milionario, sette giorni sono un’eternità.

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Giovedì 24, pomeriggio

Ci troviamo in aeroporto ad aspettare Bill Gates, mi tremano le gambe … poi lo vedo. Era lui, in carne ed ossa e proprio davanti a me. Oh my god!!!

Dopo averci salutato con la stessa verve di quando partecipi ad un summit tra professionisti del settore, esordisce dicendo << La fantasia di una persona creativa si vede fin dalla tenera età e continuerà a crescere nell’età adulta>>.

Apprezzo la saggezza delle sue parole.

Mi sembrano parole molto sagge e le condivido.

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Attraverso il suo interprete, chiede di vedere il progetto e ci avviamo verso casa.

Le sue parole nel visionare il progetto risuoneranno nella mia mente per un bel po’, ne sono convinta.

Mica è da tutti sentirsi dire da un manager di fama mondiale <<Very very good>>

Il milionario vede l’invenzione e decide di produrla su grossa scala e avremmo diviso il guadagno al 50%. Abbiamo accettato subito: la nostra creatività è stata appagata e saremmo diventati perfino ricchi.

 

(a cura di Simonelli Maria Lucia)

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Carmen

ed il suo mondo fantastico

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Le origini

 

Carmen è una ragazza che vive nel cuor della campagna ed un giorno i suoi genitori decidono di trasferirsi in una città più grande ed evoluta.

Quando arrivano a destinazione, Carmen si dà un’occhiata attorno e, osservando la città, si rende conto quanto essa sia diversa dal suo luogo natio, difatti si presenta intricata e rumorosa.

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Un nuovo inizio

L’estate volge al termine e Carmen si prepara ad affrontare il suo primo giorno di scuola, in questa città, che sempre di più, le appare come un gomitolo di lana aggrovigliato.

Carmen si guarda intorno con aria sorpresa ed intimorita, pensando a tutte le novità e le emozioni che a breve vivrà ed improvvisamente la sua attenzione è attirata da uno strano rumore provenire da un gruppetto di ragazzi, che ben presto capirà essere i suoi nuovi compagni di classe.

Carmen si avvicina e nota tra le loro mani degli oggetti strani, che non ha mai visto prima.

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Il suono della campanella scandisce l’inizio delle lezioni e, così, accantona la sua curiosità.

La prima parte della mattinata didattica trascorre senza nessun evento particolare, fin quando il prof di matematica dice di scendere in cortile per la ricreazione: ecco una cosa interessante e nuova per lei: “Ricreazione fuori dalla classe. Wow!”.

Carmen si accoda agli altri e raggiunge il cortile loro assegnato per la ricreazione, ovviamente tutto si sarebbe svolto sotto la discreta sorveglianza del prof.

Immediatamente decide di conoscere meglio i suoi nuovi compagni e per prima cosa si avvicina ad Anna, la sua compagna di banco.

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<<Ciao Anna, posso stare con te?>>, chiede gentilmente Carmen.

<< Sicuro>>, risponde la ragazza.

<< Sono arrivata da poco in città e devo ancora ambientarmi. Voglio chiederti, però, una cosa che ho notato stamattina, prima che suonasse la campanella. Cosa sono quegli strani strumenti, che agitavate? >>, prosegue Carmen.

Anna la guarda sconcertata e scoppia a ridere, ma –quando si accorge della reazione di Carmen – decide di aiutarla ad integrarsi in questa realtà per lei sconosciuta.

<< Vediamo un po’! Iniziamo col dire che quegli oggetti strani, come tu dici, sono dei telefoni portatili e …>>,

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Anna si interrompe, perché la campanella avvisa che è il momento di riprendere le lezioni.

Carmen, tornata a casa, cerca di capire cosa siano i telefoni, osservando con attenzione tutto ciò che la circonda, ogni minimo particolare per lei diventa un indizio.

Il tempo continua a passare e Carmen cerca di abituarsi al cambiamento, ma resta dell’idea che i telefoni sono qualcosa di costoso ed inutile. Tuttavia decide di indagare sul rapporto che i suoi amici hanno con i telefoni e si rende conto che, giorno dopo giorno, si rafforza un legame di dipendenza.

Carmen non riesce a capire perché i suoi compagni si ostinano a manovrare quegli aggeggi infernali e prova a fare esperienza usandone uno: l’esperimento si rivela

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un totale disastro, perché scopre di essere sempre nervosa ed agitata, così ritorna al suo hobby di sempre, cioè scorrazzare all’area aperta e darsi al fai da te, con il quale crea e trasforma oggetti di uso quotidiano, lasciati in giro per casa e messi nel dimenticatoio, in qualcosa di strabiliante.

Questa esperienza fa nascere in Carmen un proposito: svolgere un lavoro che aiuti gli uomini a non dipendere e farsi annientare dalla tecnologia, anzi a sfruttarla per riportare la fantasia e la creatività tra il genere umano.

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Una passione che diventa realtà

 

Carmen ormai è un’adulta e si impegna a realizzare il suo progetto di vita: fare della fantasia e della creatività, il fondamento delle attività umane, così che possano trovare sfogo dallo stress lavorativo.

Carmen progetta un centro creativo, dove le persone si ritrovano per plasmare oggetti ed i loro figli possano giocare liberamente in uno spazio verde a loro dedicato.

Per avvicinare i giovani alla sua attività, pensa di strumentalizzare la tecnologia a suo vantaggio: organizzare un sito dove poteva caricare le idee da realizzare, così che i ragazzi possano creare cose, attraverso uno strumento che piaccia.

Col passare dei giorni, il centro creativo diventa un vero e proprio rifugio per ragazzi e col tempo un grande

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punto di riferimento, tanto da essere uno dei centri più conosciuti d’Italia.

Carmen era veramente soddisfatta di ciò che aveva realizzato, perché guardandosi intorno vedeva persone meno stressate e più felici.

(a cura di Sorrentino Sofia)

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Il mio amico speciale Prussian

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Jim era un bambino di 11 anni che viveva con la sua famiglia. Era studioso, attento, curioso e sempre pronto a nuovi viaggi.

Durante gli anni della scuola elementare, aveva avuto sua madre come insegnante e quando arrivò il momento di iniziare la scuola media provò mille emozioni, perché era un po’ spaventato dalla nuova esperienza che avrebbe vissuto: nuovo ambiente, nuovi amici e nuovi insegnanti.

Un’improvvisa nostalgia lo assalì e ripensò ai momenti trascorsi alla scuola elementare, al suo amico speciale, Prussian. Sicuramente, caro lettore stai pensando ad un compagno di scuola, ma mi dispiace deluderti: il più grande suo amico era il suo inseparabile mantello di colore blu come il cielo stellato.

Ed ecco, che – improvvisamente e quasi per magia – ritrovò la sua serenità, il suo senso di sicurezza trasmesso da

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Prussian, che lo proteggeva come uno scudo e lo rendeva potente come un drago.

Il fatidico giorno era arrivato, eccolo davanti al cancello della scuola media: una nuova avventura lo attendeva.

Il cuore gli batteva all’impazzata e si sentiva come un pesce fuor d’acqua ed ancora una volta Prussian era lì a sostenerlo.

L’inizio non fu facile: all’entrata tutti lo osservavano e si discostavano da lui quando passava; non parliamo poi del momento della mensa: nessuno gli si sedeva accanto.

Tutto cambiò quando gli si avvicinò un ragazzo di nome Mark, che ben presto divenne il suo migliore amico.

Il loro legame era diventato così forte, tanto da suscitare l’invidia di Giacomo, che tutti temevano perché bullo.

Un bel giorno, Giacomo si avvicinò a Jim e iniziò a raccontare un sacco di cose su Mark, su come gli fosse diventato amico per volere del preside.

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La reazione di Jim fu molto forte. Era talmente amareggiato che per alcuni giorni non andò a scuola: si rinchiuse nel suo mondo, dove si sentiva libero di “volare” tra i pianeti alla scoperta di terre inesplorate.

Questa situazione aveva generato anche in Mark sentimenti avversi: non riusciva a spiegarsi l’atteggiamento di Jim e per questo decise di incontrarlo, per far capire all’amico che nelle parole di Giacomo non ci fosse nulla di vero.

L’esito fu molto di verso da ciò che si aspettava Mark: un completo disastro.

A questo punto, Mark tentò il tutto per tutto e decise di organizzare una festa a sorpresa, invitando le persone più care a Jim e organizzandola secondo lo stile del suo amico.

Fu così che Jim comprese che al mondo non poteva esserci migliore amico di lui, attento ai suoi sentimenti , alla sua felicità.

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Restava solo un’altra cosa da fare: aiutare Giacomo a trasformare la sua invidia in generosità.

L’occasione migliore per dimostrare le grandi capacità creative di Jim arrivò: pensò di organizzare una partita a calcio, alla quale  fu invitato anche Giacomo, a cui Jim e Mark affidarono il compito di organizzare le squadre.

<< Giacomo, tieni questo mantello. Lui è Prussian. Ti aiuterà a credere in te stesso>> disse Jim all’amico.

Jim aveva compreso che l’atteggiamento di Giacomo nasceva da un suo complesso di inferiorità e che dentro di lui c’era un cuore tenero.

Giacomo improvvisamente si slanciò contro Jim e lo stritolò in un abbraccio.

Da quel giorno Giacomo si impegnò ad aiutare chi come lui si fosse sentito in difficoltà.

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Tutto si era aggiustato ed insieme trascorsero momenti memorabili, dalla preparazione di ricerche alle gite scolastiche e la serenità del loro animo attribuì allo scorrere del tempo una dimensione particolare: si ritrovarono senza accorgersi alla fine dell’anno scolastico, pronti a vivere un’altra entusiasmante emozione: la premiazione dei migliori alunni.

Anche in questa occasione, non mancarono sorprese infatti, Jim fu premiato per il suo coraggio, per la sua fantasia che ha fatto nascere in ogni ragazzo un cuore nuovo.

( A cura di Maffettone Aurora)

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Conclusioni

Il nostro viaggio si conclude qui.

Abbiamo avuto modo di vivere emozioni varie e diverse, che hanno arricchito la nostra relazione. Non sono mancati momenti di sconforto, ma lo spirito di intraprendenza e la curiosità di cimentarsi in un’impresa nuova  ci han consentito di fugare ogni triste pensiero.

Complimenti ragazzi, con questo lavoro avete messo in atto le tanto agognate competenze, che la scuola ma soprattutto la vita richiede.

 la prof.ssa Paolina Notaro

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