Il termine deep web si usa per riferirsi a quella porzione del web non indicizzata dai motori di ricerca. Le pagine web che compongono la “parte superficiale” del Web che tutti conosciamo non occupano che il 4-5% del totale: si tratta delle pagine complessivamente indicizzate dai motori di ricerca, circa un miliardo di siti ovvero quelli che gli utenti possono potenzialmente raggiungere, ogni giorno, a livello mondiale. Sotto il pelo dell’acqua ci si imbatterà innanzi tutto nel cosiddetto deep web a cui appartengono quei contenuti che sono accessibili con un normale browser conoscendone l’indirizzo ma che non sono indicizzati. Si tratta di risorse non disponibili sui motori di ricerca, spesso per esplicita scelta di chi le pubblica online, ma accessibili, spesso, conoscendone l’indirizzo: non sono soltanto le risorse escluse mediante l’utilizzo del file robots.txt ma anche pagine e documenti in vario formato che risultano raggiungibili per esempio previo login a un’area riservata.
Si stima che il deep web sia tra le 500 e le 5.000 volte più ampio del Web superficiale, formato da qualcosa come 600 miliardi di pagine web. Per entrare nel deep web non sono necessari strumenti particolari: basta usare il browser web, qualunque esso sia, e conoscere le credenziali per visualizzare i contenuti esclusi dai motori di ricerca.
Gli esperti dividono il web in 6 livelli:
- il web comune;
- il surface web dove operano i server informatici e siti come Reddit;
- il bergie web, ultimo livello accessibile senza particolari strumenti e conoscenze, ospita risultati nascosti di Google e siti di video e immagini senza censure;
- il deep web dove si entra solo usando software speciali e dove si trovano i canali di comunicazione degli hacker;
- il charter web nei cui forum si muovono con disinvoltura hacker, trafficanti di armi e droga, jihadisti, estremisti e pornografi. È il mercato nero del mondo; e
- il marianas web che – si dice – comprenda l’80% di internet. Il suo contenuto è in parte sconosciuto e fonte di leggende metropolitane).
Per non essere rintracciati mentre si entra nel deep web è necessario usare un browser dedicato come TOR (The Onion Router), creato a suo tempo per permettere la navigazione nei paesi dove internet è soggetto alla censura. Tor garantisce l’anonimato attraverso il continuo rerouting su nodi. In altre parole, ogni PC connesso a TOR è un nodo, come in una rete P2P. Ecco perché è difficilissimo tracciarne le connessioni ed altrettanto facile sfuggire ai controlli.
Nel Deep web ci si può trovare i tutto, anche Edward Snowden e gli attivisti delle primavere arabe hanno usato il deep web per sfuggire la censura e i controlli. Poi ci sono forum, siti di organizzazioni spesso estremiste (è stato calcolato che ce ne sono almeno 50 mila) e anche negozi virtuali come il famigerato Silk Road, dove c’è chi vende droga, armi e documenti falsi, che poi arriveranno a casa in un pacco anonimo, in modalità priority stealth. Si paga con Bitcoin, la moneta digitale di internet e ogni venditore è accompagnato da un sistema di feedback che ne garantisce l’attendibilità, proprio come su eBay. L’FBI ha calcolato che il solo Silk Road abbia generato tra febbraio 2011 e luglio 2013 transazioni finanziarie per 1,2 miliardi di dollari, ricavandone commissioni per 80 milioni di dollari.
Silk road era (e oggi è Silk Road 2.0) un sito specializzato in droghe, carte clonate, skimmer e attrezzi da truffatore e merci vietate. Non era e non è il Far West: ha regole precise. Bandite armi, pedopornografia. Il gestore si prende il 10% delle transazioni e c’era pure un sistema di risoluzione delle dispute. Come ebay. Ed è meglio non sgarrare. Di diverso avviso è l’FBI che ha rivelato che Silk Road è stato usato anche per commissionare omicidi e altri crimini. Non solo: anche le mafie ricorrono ai negozi del deep web per condurre i loro traffici. E anche i piccoli trafficanti sembrano apprezzarlo: è qui che di recente sono stati venduti biglietti falsi dell’Atac e dell’ATM a un terzo del prezzo stabilito dalle due aziende municipalizzate di trasporti.
Fino a poco tempo fa, prima del boom che lo ha caratterizzato negli ultimi mesi la più celebre delle criptovalute, ossia il Bitcoin,(qui tutto su come funziona) era conosciuta quasi esclusivamente per il suo utilizzo non propriamente ortodosso. Ossia come il mezzo di pagamento preferito dai criminali, cyber o meno che fossero, di tutto il mondo. In particolare per quanto riguarda il saldo del riscatto dei tanto temuti cryptolocker.
D’altra parte, però, non v’è dubbio che il legame Bitcoin-Deep Web continui a rimanere saldo: quest’ultimo è, come abbiamo raccontato nel dettaglio in questo articolo, la parte di Internet non visibile ai motori di ricerca (e un po’ meno anche al lavoro analogo da parte dei governi), dove gli utenti cercano il maggiore anonimato possibile, soprattutto per compiere attività illegali (commercio di droga, armi, ecc).
L’anonimato richiesto dagli amanti del Deep Web, è facile da capire, si sposa benissimo con le caratteristiche stesse di Bitcoin e della Blockchain. Innanzitutto i pagamenti non passano tramite circuiti controllati dalle istituzioni come quelli tradizionali bancari, rendendo così possibili transazioni da un capo all’altro del mondo. Senza necessità di esporre la propria identità e, dunque, tutelando ai massimi livelli la privacy. Non solo: il sistema di validazione delle transazioni concepito dalla blockchain, basato sull’attività dei miners, rende possibile assicurare la sicurezza dell’avvenuta transazione, senza lasciare spazio al dubbio.
vantaggi
Altro aspetto considerevole di Bitcoin è legato all’abbattimento dei costi di transazione: la maggior parte delle operazioni può essere gestita senza alcuna commissione, a differenza di quanto accade con gli intermediari finanziari. Gli utenti, però, sono incoraggiati a pagare una piccola commissione volontaria in cambio di una ‘maggiore velocità di conferma’ della transazione e per ricompensare i minatori. Un altro punto importante a favore del rapporto Bitcoin-Deep web è la velocità: in realtà la validazione delle transazioni in Bitcoin non è di per sè particolarmente rapida (ed è anzi uno degli aspetti su cui la comunità sta cercando di migliorare), ma lo è nettamente di più rispetto ai classici bonifici internazionali, che possono impiegare anche giorni.
Insomma, come riassume il documento dell’Agid (agenzia governativa per l’Italia digitale, “Le caratteristiche che rendono le criptovalute utilizzabili nell’ambito della frode, del terrorismo, del riciclaggio di denaro sporco e del crimine organizzato, designano una delle maggiori sfide per le forze dell’ordine, le autorità di regolazione e i governi nazionali. L’ambizione di dar luogo a trasferimenti di denaro veloci, sicuri e con costi di transazione minori rispetto all’attuale fiat money in tutto il mondo porta con sé il rischio di facilitare e offuscare transazioni legate ad attività criminali, incluso il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo, il commercio di droghe e la frode su scala globale. Tale pericolo va affrontato e combattuto con regolamenti e leggi ad hoc, al fine di sfruttare i vantaggi della tecnologia blockchain”. A quanto pare, però, la crescente popolarità di Bitcoin ha provocato alcune ripercussioni nei mercati del dark web. Secondo quanto si può leggere su svariati forum, le spese di trasferimento per accelerare la velocità di transazione in questi ultimi mesi sono diventate molto più alte. Questo sta spingendo molti utenti del Deep Web a scegliere le Altcoin, una valuta più sicura.
Published: Apr 10, 2019
Latest Revision: Apr 10, 2019
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