by David
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Il Duomo di Milano
La Basilica Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria, meglio conosciuta come Duomo di Milano, è la cattedrale dell’arcidocesi di Milano. Simbolo del capoluogo lombardo, e situato nell’omonima piazza al centro della metropoli, è dedicato a Santa Maria Nascenta. È la chiesa più grande d’Italia, la quarta nel mondo per superficie, la sesta per volume. È sede della parrocchia di Santa Tecla nel Duomo di Milano.
STORIA
Nel luogo in cui sorge il Duomo un tempo si trovavano l’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, cattedrale invernale, e la basilica di Santa Tecla, cattedrale estiva. Dopo il crollo del campanile, l’arcivescovo Antonio de’ Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (12 maggio 1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città. Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla in un secondo momento, nel 1461–1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548).
La nuova chiesa, a giudicare dai resti archeologici emersi dagli scavi nella sacrestia, doveva prevedere originariamente un edificio in mattoni secondo le tecniche del gotico lombardo. Nel gennaio 1387 si gettarono le fondazioni dei piloni, opere colossali che erano state già progettate su disegno l’anno precedente. Durante il 1387 si continuarono gli scavi delle fondazioni e si continuarono i piloni. Ciò che fu fatto prima del 1386 venne tutto disfatto o quasi. Nel corso dell’anno il Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, assunse il controllo dei lavori, imponendo un progetto più ambizioso. Il materiale scelto per la nuova costruzione divenne allora il marmo di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico di ispirazione renano-boema. Il desiderio di Gian Galeazzo era infatti quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo Stato, che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra, inserendosi così tra le grandi potenze del continente. Gian Galeazzo mise a disposizione le cave e accordò forti sovvenzioni ed esenzioni fiscali: ogni blocco destinato al Duomo era marchiato AUF (Ad usum fabricae), e per questo esente da qualsiasi tributo di passaggio. Come testimonia il ricco archivio conservatosi fino ai giorni nostri, il primo ingegnere capo fu Simone d’Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi, che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Nel 1389–1390 il francese Nicolas de Bonaventure venne incaricato di disegnare i finestroni.
A dirigere il cantiere vennero chiamati architetti francesi e tedeschi, come Jean Mignot, Jacques Coene o Enrico di Gmünd, i quali però restavano in carica per pochissimo tempo, incontrando una scoperta ostilità da parte delle maestranze lombarde, abituate a una diversa pratica di lavoro. La fabbrica andò quindi avanti in un clima di tensione, con numerose revisioni, che nonostante tutto diedero origine a un’opera di inconfondibile originalità, sia nel panorama italiano che europeo.
Inizialmente le fondazioni erano state preparate per un edificio a tre navate, con cappelle laterali quadrate, i cui muri divisori potessero fare anche da contrafforti. Si decise poi di fare a meno delle cappelle, portando il numero delle navate a cinque e il 19 luglio 1391 venne deliberato l’ingrossamento dei quattro pilastri centrali. Tuttavia c’era una crescente preoccupazione per la stabilità dell’intera struttura, per via di insufficienti masse inerziali da contrapporre all’azione delle spinte. Così nel settembre dello stesso anno venne interrogato il matematico piacentino Gabriele Stornaloco per definire la sezione trasversale e l’alzato, attraverso una precisa diagrammazione geometrica e cosmologica (lo Stornaloco era anche un astronomo e cosmografo). Il 1º maggio 1392 si scelse la forma delle navate progressivamente decrescenti per un’altezza massima di 76 braccia.
Bosco verticale
Il Bosco Verticale è un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) situato nel Centro direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola
Peculiarità di queste costruzioni, ambedue inaugurate nel 2014, è la presenza di più di duemila essenze arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Si tratta di un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana che attraverso la densificazione verticale del verde si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendone l’espansione urbana e contribuendo anche alla mitigazione del microclima.
A testimonianza del suo riconoscimento architettonico, il Bosco Verticale è risultato vincitore di numerose competizioni: oltre all’International Highrise Award, di cui è stato insignito nel 2014, nel 2015 il Bosco Verticale si è aggiudicato il premio come «grattacielo più bello e innovativo del mondo», secondo una classificazione del Council on Tall Buildings and Urban Habitat.
Boeri ebbe l’idea di realizzare un grattacielo rivestito di alberi nell’aprile 2007 a Dubai,do era direttore di Domus; visitando la capitale degli Emirati Arabi, infatti, l’architetto ebbe l’impressione di aggirarsi in una «città minerale, fatta di decine di nuove torri e grattacieli, tutti rivestiti di vetro o di ceramica o di metallo, tutti riflettenti la luce solare e dunque generatori di calore nell’aria e soprattutto sul suolo abitato dai pedoni». Quest’insofferenza verso le città minerali d’acciaio e di vetro crebbe quando l’architetto spagnolo Alejadro Zaera icerca dove rilevò che il 94% degli edifici alti costruiti dopo il 2000 era rivestito in vetro.
Furono questi i fattori che stimolarono Boeri a progettare «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie di piante, di arbusti,di alberi, di vita», promettendo al contempo una riduzione dei consumi energetici proprio grazie all’azione dello schermo vegetale. Questa proposta venne formalizzata dapprima con la pubblicazione di un articolo su un quotidiano italiano, intitolato A Milano nascerà la prima torre biologica e sostenibile, e poi con la stesura di un Manifesto del Bosco Verticale per dare impulso a un’architettura viva e sostenibile. Queste premesse furono ritenute sufficienti dalla Hines, ultinazionale del real estate che proprio in quegli anni stava dirigendo un vasto intervento di riqualificazione urbana e architettonica all’interno del Centro Direzionale di Milano, nell’ambito del progetto Porta Nuova.
La costruzione del Bosco Verticale cominciò nell’autunno 2009, con l’impiego di circa seimila operai. L’edificazione delle due torri, affidata alla società altoatesina ZH, procedette con grande lentezza, fino a quando – a causa dell’imperversante crisi economia 2013 detta impresa edile rinunciò all’incarico, presentando il concordato in bianco. Una volta verificato lo «stato delle opere, lo sviluppo dei progetti costruttivi, l’emissione ordini per la fornitura dei materiali e la sistemazione logistica», l’impresa venne prontamente sostituita dalla Colombo Costruzioni, che riavviò il cantiere il maggio dello stesso anno.
Il Bosco Verticale, terminato nell’autunno 2014, venne infine inaugurato e presentato ai cittadini il 10 ottobre dello stesso anno.Malgrado le sporadiche opinioni critiche, il Bosco ha avuto vastissima eco, come attestato dai vari riconoscimenti ottenuti e dalla cospicua mole di indagini scientifiche, azioni di studio e documentari che lo hanno interessato.
Published: Mar 29, 2019
Latest Revision: Mar 29, 2019
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