Sisifo è un personaggio della mitologia greca, figlio di Eolo. L’etimologia è incerta, sebbene i greci lo traducessero con “uomo saggio“. In realtà sarebbe una variazione greca di un Dio ittita, personificazione della luce e del sole a cui era sacro il toro.
Di questa figura possediamo tantissime raffigurazioni in bronzo e bassorilievi.
A Sisifo sono legati molti miti con variazioni e diverse interpretazioni legate a questa figura mitologica.
Andremo ad analizzarne due in particolare.
Il primo riguarda Sisifo e il fratello Salmoneo.
Alla morte di Eolo, Salmoneo usurpò il trono e Sisifo, legittimo erede, si rivolse all’oracolo di Delfi che gli consigliò di ingravidare sua nipote per avere vendetta sul fratello. Così Sisifo sedusse la figlia di Salmoneo , che partorì due bambini.
La donna poi, scoprì il verdetto dell’oracolo e risentita, uccise i bambini nati dalla loro relazione.
Sisifo si presentò nella piazza del mercato a ed inventata una falsa accusa contro Salmoneo lo esiliò.
Il mito è narrato da Igino, ma è soggetto ad alcune lacune date principalmente dalla mancanza di frammenti.
Un altro mito che ci viene raccontato in maniera più precisa è il mito di Sisifo e la roccia.
Mentre Sisifo cercava di risolvere il problema della scarsità dell’acqua a Corinto, si ritrovò nei pressi della rocca di Corinto dove vide Zeus con una bella ninfa di nome Egina che era figlia del dio fluviale Asopo rapita dallo stesso Zeus.
Il dio Asopo si presentò allora a Sisifo nelle sembianze di un vecchio e gli chiese notizie di sua figlia. Sisifo disse di averla vista, senza però rivelare subito chi l’aveva rapita preferendo chiedere una fonte d’acqua per la sua città in cambio dell’informazione. Asopo promise che gli avrebbe dato la fonte e Sisifo mantenedo il patto rivelò che la ninfa era stata rapita da Zeus.
Soddisfatto, Asopo fece dono al re della sorgente perenne detta Pirene.
Quando Zeus venne a sapere che Sisifo aveva visto e rivelato ad Asopo, chiese a suo fratello Ade di mandare Ade per catturarlo e rinchiuderlo nel Tartaro e quando Tanato giunse a casa di Sisifo, questi lo fece ubriacare e lo legò con delle catene imprigionandolo.
Con Tanato incatenato, la morte scomparve dal mondo e quando il dio Ares si accorse che durante le battaglie non moriva più nessuno e che quindi le battaglie stesse non avevano più senso, si mosse per prendere Sisifo e liberato Tanato, lo condussero nel Tartaro.
Tuttavia, Sisifo aveva imposto alla moglie Merope di non seppellire il suo corpo, per cui egli ebbe motivo per protestare con gli dei dell’empietà della moglie e Persefone, moglie di Ade, decise di farlo ritornare sulla Terra per tre giorni, il tempo di imporre alla moglie i riti funebri.
Sisifo tornò nel mondo dei vivi, ma non obbligò la moglie a seppellirlo così gli dei inviarono Ermes per catturarlo e riportarlo negli Inferi.
Il dio messaggero obbedì con piacere potendosi così vendicare di Sisifo che in precedenza aveva smascherato suo figlio Autolico (il ladro supremo) e (secondo alcune versioni) anche per aver violentato sua figlia Anticlea.
Altre versioni riferiscono che Sisifo avesse ricevuto la possibilità di ritornare nel mondo dei vivi non da Persefone bensì da Ade stesso, a patto però di tornare entro un giorno e come nell’altra versione del mito, Sisifo non tenne fede al patto sancito con la divinità degli inferi e rimase nel mondo dei vivi.
La morte però in questo caso sopraggiunge naturalmente e non è affatto menzionato Ermes.
Come punizione per la sagacia dell’uomo che aveva osato sfidare gli dèi, Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte. Tuttavia, ogni volta che Sisifo raggiungeva la cima, il masso rotolava nuovamente alla base del monte ed ogni volta, e per l’eternità, Sisifo avrebbe dovuto ricominciare da capo la sua scalata senza mai riuscirci.
Published: Dec 15, 2017
Latest Revision: Dec 15, 2017
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