Benvenuti nell’ambiente di apprendimento
Aula 3.0
L’ Aula 3.0” fa diventare la classe flessibile, trasformandola in un laboratorio attivo di ricerca.
La progettazione e l’attuazione di una classe flessibile implicano la correlazione di alcuni elementi fondamentali: l’organizzazione dello spazio fisico puntando su arredi funzionali agli studenti e alla didattica; l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione; l’applicazione di metodologie innovative basate sul dialogo e sulla collaborazione tra insegnanti e studenti.
Entrando nella propria classe, gli studenti si trovano un’ aula priva di banchi e di cattedra;
la classica lavagna nera (con i gessetti) è sparita.
Lo sbalordimento è quello di trovarsi di fronte a un’aula arredata con tavoli colorati di forma circolare,
scomponibili, adatti a essere utilizzati per il lavoro di gruppo.
Sulle pareti, al posto delle cartine geografiche, sono presenti grandi pannelli orizzontali opachi, scrivibili e magnetici.
In quest’aula l’insegnante non fa la classica lezione frontale, non interroga nessuno, anzi spiega che non è necessario imparare a
memoria, ma d’ora in poi l’importante sarà apprendere un metodo basato sull’“Inquiry Learning”, cioè su processi di apprendimento
fondati sull’esperienza e sull’indagine.
L’aula così si configura come un laboratorio attivo di ricerca.
L’aula così si configura come un laboratorio attivo di ricerca.
Il modello si chiama “Aula 3.0”: le tecnologie digitali e gli arredi si muovono in stretta relazione con gli spazi dell’aula, che vengono modificati ogni volta in base alle esigenze didattiche.
Il modello Aula3.0 è la classe del futuro?
In questi ultimi dieci anni è cresciuta la consapevolezza che per elevare la qualità dell’apprendimento è necessario ridisegnare la modalità del lavoro che si svolge nella classe, ancora oggi incentrato prevalentemente sulla lezione frontale.
L’introduzione delle nuove tecnologie in ambito scolastico – la lavagna interattiva, il tablet e la lezione via web – sta contribuendo a rinnovare i criteri per organizzare la lezione. Infatti, le esperienze messe in atto dal MIUR, con particolare riferimento al progetto “[email protected]”, hanno dimostrato che l’apprendimento non si svolge solo nello spazio fisico dell’aula, che risulta essere sempre più inadeguato, ma avviene in ambienti “virtuali”, in spazi che vanno oltre la scuola che investono gli “ambienti quotidiani” di vita dello studente.
Le esperienze portate avanti in questi anni stanno dimostrando che se si vuole effettivamente rinnovare la didattica non basta
introdurre le nuove tecnologie, è necessario ridisegnare il contesto di apprendimento partendo, anche, dall’organizzazione dello
spazio fisico e degli arredi.
In questo contesto l’insegnante va aiutato a progettare una didattica che metta al centro l’apprendimento dello studente, che
valorizzi le sue capacità relazionali e le sue conoscenze.
Come cambia il lavoro dell’insegnante in una classe flessibile?
Proviamo a immaginare.
Certo, fare lezione in un’“Aula 3.0” attrezzata con nuove tecnologie e arredi funzionali è senza dubbio stimolante e molto diverso
dal fare lezione in modo tradizionale. In un ambiente così strutturato, non possiamo improvvisare, fare una lezione e basta,
interrogare gli alunni uno a uno, né possiamo usare il libro di testo; siamo invece costretti a progettare un intervento didattico
strutturato e interattivo, molto diverso dalla solita didattica frontale.
Allora cerchiamo di scrivere e progettare le fasi del percorso didattico, prendendo ad esempio una classe quinta del liceo
scientifico
L’argomento che vogliamo introdurre è: il “Futurismo”.
L ’argomento si presta a un approccio di tipo interdisciplinare. L’obiettivo di apprendimento è quello di fornire agli studenti una
metodologia per leggere un’opera d’arte vista in relazione a testi letterari, poetici e musicali.
La proposta si porta all’attenzione in una classe eterogena che esprime bisogni formativi e stili di apprendimento differenziati;
è comunque una classe motivata e interessata allo studio.
Come organizziamo il lavoro?
Primo passo:
– spieghiamo l’obiettivo del lavoro;
– evidenziamo le fasi e i tempi necessari;
– definiamo come sarà organizzata l’attività.
Questa fase preliminare è fondamentale per condividere la proposta didattica con gli studenti.
Tempo previsto: 10 minuti.
Secondo passo, l’argomento:
– chiediamo cosa significa il termine “Futurismo”, se ne hanno sentito parlare, se conoscono alcune opere di artisti futuristi;
– contestualizziamo, con una breve lezione e avvalendoci della LIM, il movimento “futurista”, tracciandone un rapido profilo storico, ed evidenziandone i concetti fondamentali.
In questo caso abbiamo disposto i tavoli in forma lineare.
Tempo previsto: 20 minuti.
Terzo passo, alla fine della breve lezione frontale:
– i tavoli vengono ricomposti in forma circolare creando così 5 gruppi eterogeni;
– in ogni gruppo c’è un conduttore/moderatore;
– il gruppo ha il compito di ampliare e approfondire la tematica del “Futurismo”;
– il lavoro di gruppo si basa sulla ricerca e sull’indagine che avviene tramite internet.
– il docente, intanto, gira tra i tavoli, dando suggerimenti, aiutando e supportando il lavoro di gruppo.
Tempo previsto: 40/50 minuti.
Quarto passo:
– si avvia un primo scambio delle informazioni raccolte;
– si organizza in tempo reale una disposizione dei tavoli a semicerchio o a ferro di cavallo;
– gli studenti, uno per gruppo, presentano i risultati e li discutono;
– svolgiamo un ruolo di mediatori;
– guidiamo e indichiamo eventuali sviluppi e approfondimenti.
Tempo previsto: 20 minuti.
Così le 2 ore a nostra disposizione sono terminate.
Da questo momento in poi il lavoro si sviluppa fuori dall’orario scolastico.
A livello individuale ogni studente, dopo aver scelto un’opera “futurista”, dovrà farne oggetto di studio, cercando di analizzare la
struttura, i significati, il contesto di formazione, ecc…
Questa fase verrà svolta online condividendo il lavoro con il gruppo-classe e con l’insegnante, che potrà intervenire,
se chiamato in causa. Alla fine lo studente dovrà dimostrare di saper capire, leggere e apprezzare la dimensione estetica di una
o più opere d’arte, attivando così la consapevolezza per la salvaguardia del patrimonio artistico.
L’Aula 3.0, attrezzata negli spazi della Biblioteca, nasce dall’ esigenza di creare un “ambiente per l’apprendimento” che coniughi la
più alta innovazione tecnologica per la didattica con la metodologia collaborativa e laboratoriale dove venga messo in risalto il
lavoro del singolo e la collaborazione con gli altri allievi ed il docente, per acquisire conoscenze e competenze in modo semplice.
Centrale è la possibilità di vivere una didattica innovativa, che favorisca la collaborazione, la ricerca, la riflessione, la costruzione e
la condivisione della conoscenza. Un’aula connessa e aperta al mondo.
La nuova aula-laboratorio è dotata di banchi modulari componibili per il lavoro a gruppi e fortemente high-tech grazie alla
presenza di un Touch Panel e di un videoproiettore interattivo entrambi collegati in rete e collegabili con ogni tipo di device
in uso da studenti e professori (tablet, PC/portatili). Il touchscreen sostituisce la tradizionale lavagna e collega il docente con
alunni e proiezioni.
E’ una interazione totale di tutti verso tutti per un utilizzo della tecnologia più avanzata al fine di un apprendimento attivo
(basato su problem solving), interazioni continue e dinamiche tra studenti e docente.
I nuovi spazi per la didattica devono essere sufficientemente flessibili da consentire anche lo svolgimento di attività diversificate,
più classi, gruppi di classi (verticali, aperti, ecc.), in plenaria, per piccoli gruppi, ecc., nei quali l’insegnante non svolge più solo
lezioni frontali ma assume piuttosto il ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività. A supporto di tutto ciò è prevista
l’adozione di un software per la gestione della classe, basato su Cloud, con sistema di gestione delle proiezioni visualizzabile su
tutte le lavagne o su singolo dispositivo.
Grazie per l’attenzione
Caterina Scrimali
Published: Dec 1, 2017
Latest Revision: Dec 1, 2017
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