La grandiosa composizione si incentra sulla figura dominante del Cristo colto nell’attimo che precede l’emissione del verdetto del Giudizio Universale.
Accanto a Cristo c’è la Vergine.
Anche i Santi e i beati attendono di conoscere il verdetto.
Sono presenti: San Pietro, San Lorenzo, San Bartolomeo, Santa Caterina d’Alessandria e San Sebastiano.
Nella fascia sottostante: al centro gli angeli dell’apocalisse, a sinistra i risorti in ascesa verso il cielo, a destra angeli e demoni. Infine, in basso Caronte insieme ai demoni obbliga i dannati a scendere dalla sua imbarcazione.
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Michelangelo immagina la scena senza nessuna partizione architettonica, ma concentra la propria attenzione sul corpo umano, la figura prevalente è la figura ellittica e il tema, metaforizzato nella tempesta e nel caos del dipinto, si presta bene alla tormentata religiosità di quegli anni, caratterizzati da contrasti tra Cattolici e Protestanti.
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Il XVI secolo è stato teatro di aspri contrasti religiosi sorti a seguito della riforma protestante di Martin Lutero. Durante il concilio di Trento, che terminò nel 1563, la chiesa cattolica elaborò la controriforma ossia una riforma per contrastare quella Luterana.
Il Concilio di Trento dettò regole anche per la produzione artistica commissionata dalla Chiesa: maggior rispetto delle fonti e vietate le immagini di nudi.
In questo decreto la Chiesa romana introduce il controllo delle opere da parte delle autorità religiose locali. Le deformazioni del Manierismo tipiche di Leonardo, Michelangelo e Raffaello, sono condannate. Nel 1564, viene decisa la censura dei nudi “scandalosi” del “Giudizio Universale” nella Cappella Sistina.
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Quando Michelangelo nel 1541 termina l’opera, il Papa rabbrividisce nel vedere le immagini di personaggi senza vestiti. I suoi cardinali gli consigliarono di distruggere l’affresco: troppi nudi. Nel gennaio 1564 il Concilio di Trento fa apportare dei ritocchi censori all’opera. L’incarico di dipingere i nudi fu dato a Daniele da Volterra. Dopo la sua morte seguirono altri interventi censori alternati ad interventi di manutenzione e di restauro. La maggior parte dei veli è dipinta a tempera sopra l’affresco originale senza intaccare il capolavoro. Ma c’è un’eccezione: nel caso di Santa Caterina d’Alessandria e di San Biagio, Daniele ha scalpellato e ridipinto la parte di Michelangelo e ha rifatto ad affresco le figure.
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I fumi delle candele e le colle date per tentare di aumentare la luminosità dell’affresco finirono col formare un velo scuro di sporco che ne impediva la piena leggibilità. L’intervento di restauro realizzato tra il 1990-1994 ha permesso di recuperare la nitidezza dei colori, il vigore delle forme, la definizione dei particolari e l’unità complessiva dell’opera.
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Published: Jan 16, 2017
Latest Revision: Feb 4, 2017
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