Il vecchio e il mare.
di Ernest Hemingway
Trama e commento:
Un vecchio ed esperto pescatore, solo al mondo, “da ottantaquattro giorni ormai non prende un pesce”. Gli altri pescatori lo canzonano, tranne i più vecchi, che “lo guardano e si sentono tristi”, e un ragazzo che lo stima ― “ci sono molti pescatori bravi e alcuni grandi,” gli dice, “ma come te ci sei soltanto tu”. E con il ragazzo, anche se è solo un ragazzo, il vecchio parla e si confida, e ne accetta con discrezione l’aiuto perché, quantunque sia “troppo semplice per chiedersi quando abbia raggiunto l’umiltà, sa di averla raggiunta e sa che questo non è indecoroso e non comporta la perdita del vero orgoglio”.
Una notte il vecchio “si addormenta presto e sogna l’Africa quand’era ragazzo e le lunghe spiagge dorate e le spiagge bianche, così bianche da far male agli occhi, e i promontori alti e le grandi montagne brune. Ora viveva tutte le notti lungo quella costa e nel sogno udiva il fragore dei frangenti e vedeva le barche indigene che li fendevano.
Mentre dormiva sentiva l’odore del catrame e della stoppa del ponte e sentiva l’odore dell’Africa recato al mattino dal vento di terra. […] Non sognava più tempeste, né donne, né grandi avvenimenti, né grossi pesci, né zuffe, né gare di forza e neanche di sua moglie. Ora sognava soltanto luoghi, e i leoni sulla spiaggia. Giocavano come gattini nel crepuscolo e gli piacevano come gli piaceva il ragazzo. Non sognava mai il ragazzo” .
Allora il vecchio si svegliò e si mise in mare ― quel mare a cui egli “pensava sempre come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l’amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni […] ne parlavano come di el mar al maschile. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò”
Quel giorno, finalmente, all’amo del vecchio abboccò un pesce gigantesco e molto forte, che lo impegnò in un durissimo e terribile combattimento. Alla fine il vecchio trionfò sul pesce, che nel frattempo era arrivato a stimare come un avversario valoroso e leale, ma la sua lotta e le sue sofferenze non erano ancora terminate: doveva portarlo a terra, e gli squali (né leali né valorosi) avrebbero fatto di tutto per non lasciargliene che lo scheletro.
Una storia semplice come il viaggio che racconta e l’obiettivo di esso: andare in mare, riuscire a prendere un pesce e tornare a casa. Ma quel pesce non è uno qualsiasi: è il pesce che salverà il vecchio dalla morte per fame, confermerà la sua immagine di sé e lo farà sentire ancora degno della stima e dell’affetto del solo essere umano con cui è in rapporto: il ragazzo Manolin.
E perciò neanche il viaggio è un viaggio qualsiasi, ma quello che (per quanto spesso si ripeta) ogni volta torna a essere per ognuno il più importante della vita: è l’impresa (grande e unica come la scoperta dell’America o “piccola” e sempre ripetibile come ogni buona riuscita) che dimostra non solo e non tanto agli altri, quanto soprattutto a chi la compie, che è riuscito a conseguire e a mantenere (non solo nelle ambizioni, ma nella realtà) una propria indiscutibile e compiuta perfezione: che è riuscito, cioè, a realizzarsi come desiderava essere.
Il vecchio, per esempio, è uno che sogna i leoni (“Vorrei che si addormentasse” dice del pesce durante la lotta, “e che potessi dormire anch’io e sognare i leoni. Perché sono i leoni la cosa più importante che mi è rimasta?” .E‘ un uomo che sogna i leoni, quando si sveglia e va a fare quel che deve, non può mai assomigliare, neanche per un attimo, a qualcosa di meno forte, di meno fiero, di meno nobile: non può mai essere insetto, o iena, o squalo. Deve arrivare a essere come un leone, un giorno o l’altro, e poi deve rimanerlo: continuare, sempre, a essere all’altezza di quel sogno, o sarà un fallito.
E il vecchio ci riesce, ancora una volta:
non solo trionfa sul pesce, ma su un pesce degno di lui, grande e forte e saggio come lui.
Aforismi presi dal libro:
“Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.”
“«La mia sveglia è l’età» disse il vecchio. «Perché i vecchi si svegliano così presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?»”
“Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.”
“Sentì il ferro conficcarsi e vi si appoggiò sopra e lo immerse più profondamente e poi lo spinse con tutto il peso del suo corpo. Allora il pesce tornò in vita, recando in sé la sua morte, e si librò alto fuori dall’acqua mostrando tutta la sua grande lunghezza e larghezza e tutta la sua forza e la sua bellezza. Parve restare sospeso nell’aria sul vecchio nella barca. Poi precipitò in acqua in un crollo che coprì di spuma il vecchio e tutta la barca…”
“Ma l’uomo non è stato fatto per la sconfitta” disse. “L’uomo può essere ucciso e non sconfitto.”
“L’oceano è molto grande, e una barca è piccola difficile da vedere” disse il vecchio. Si accorse com’era piacevole avere qualcuno con cui parlare invece di parlare soltanto a se stesso e al mare: “Mi sei mancato” disse.
“In cima alla strada, nella capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava. Il vecchio sognava i leoni.”
Personaggi principali:
Santiago:
Santiago viene descritto così: «Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca.
Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale e le mani avevano cicatrici profonde, che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti.» Si vedono in lui i segni di una vita dura e piena di sacrifici.
L’autore dice che tutto in lui era vecchio, ad eccezione dei suoi occhi che erano rimasti del colore del mare.
La sua lotta con il pesce, anche se non si concluderà bene, rappresenta l’affermazione del suo orgoglio e del suo coraggio, che sembravano già persi da tempo, ma anche la notevole forza che dimostra combattendo quasi a mani nude con i pescecani. Al ritorno della sua preda rimane solo lo scheletro, una sconfitta sul piano economico ma soprattutto su quello morale. Nel romanzo emergono altri particolari, Santiago è rimasto vedovo, ha una grande passione per il baseball ed è tifoso di Joe Di Maggio; in gioventù aveva viaggiato a lungo come marinaio arrivando fino in Africa (i leoni che aveva visto sono un suo sogno ricorrente).
Per il personaggio probabilmente lo scrittore s’ispirò al marinaio cubano Gregorio Fuentes, con cui aveva stretto rapporti di amicizia.
Manolin :
Manolin (in alcune traduzioni indicato come Manolo) è un ragazzo che è stato accanto a Santiago fin da bambino prima che i suoi genitori lo costringessero a cercare lavoro altrove. Manolin, che è il conforto del vecchio nei momenti di solitudine, rappresenta il coraggio, la speranza e la fiducia.
Il Marlin :
Il pesce catturato ha una notevole rilevanza nel romanzo. Si tratta di un marlin enorme, lungo circa 5 metri e mezzo, «con delle strisce color viola che la cingevano». Nei suoi movimenti è calmo e infonde nel marinaio un senso di nobiltà. La lotta si mantiene infatti su un piano paritetico, il pesce lotta per la sopravvivenza così come Santiago. Il vecchio sembra scorgere un comportamento umano nel pesce spada ma è la gerarchia naturale alla fine a prevalere e la necessità del pescatore di portare a casa una preda tanto a lungo ricercata, così che alla fine il vecchio colpisce, uccidendolo, l’enorme trofeo. Il pesce combatte fino alla fine, giocando nel modo in cui può. Si arrende però a Santiago, come a dimostrare che preferisce lasciare il suo corpo a chi lo abbia meritato piuttosto che ai pescecani, che pure ne divoreranno le carni sulla scia del ritorno rendendo vano il lavoro del Vecchio.
Ambientazione:
Lo spazio:
Ambientato nell’isola di Cuba, nel romanzo prevalgono gli ambienti esterni, come il mare, su quelli interni, come la capanna del vecchio Santiago o il bar del paese.
Il mare è estremamente importante, perché è il luogo in cui si svolge la maggior parte delle azioni dei personaggi, mentre gli altri ambienti fanno solo da sfondo alla vicenda.
Gli ambienti sono descritti in modo oggettivo e realistico così come li vedono i personaggi.
Il tempo:
Settembre (“Stai coperto, vecchio” disse il ragazzo. “Ricordati che siamo in settembre.”). Secondo i riferimenti del protagonista al campione americano di baseball Joe di Maggio e alla sua serie contro i Detroit Tigers dopo il recupero da un soprosso citato più volte e in momenti delicati, si può dedurre che la vicenda sia ambientata nel 1950. Tutta la vicenda si svolge per lo più in quattro giorni: tre per la cattura del marlin, un giorno ed una notte per il ritorno.
Gli altri eventi hanno minore rilevanza.
Le tematiche:
I temi affrontati ne Il vecchio e il mare sono i temi prediletti dall’autore: il coraggio e la tenacia dell’uomo di fronte alla Natura. In questa breve storia di un vecchio che lotta con un pesce spada c’è tutta l’epica di Hemingway: alcuni critici lo hanno definito il suo Moby Dick, ma Hemingway, che per sua natura non amava che si cercassero simbologie nei suoi libri, negò sempre di aver voluto scrivere un’allegoria. È presente anche il tema del panismo, ovvero la fusione dell’uomo con la natura: durante tutto il racconto il vecchio è animato da un rispetto profondissimo per quel pesce nella sua lotta contro la determinazione del pescatore. Inoltre il linguaggio usato e la descrizione precisa dei gesti della pesca dimostrano la passione dell’autore per la pesca e la conoscenza pratica di quest’ultima.
Documentazione di ricerca attorno alla cinematografia .
Nel 1958 il regista John Sturges girò un film ispirato al libro di Hemingway. Il film vinse un Oscar per le musiche.
- Esiste una breve versione d’animazione, The Old Man and the Sea di Aleksandr Petrov (1999), realizzata in un interessante stile pittorico. Questa versione ha vinto nel 2000 il premio Oscar per l’animazione.
- Il corto Staretzat i moreto, di Petko Spasov (2002, Bulgaria), è invece un adattamento molto libero del soggetto di Hemingway.
- Il libro ha dato anche ispirazione al cantautore Roberto Vecchioni che, nell’album Rotary Club of Malindi, ha inciso una canzone intitolata proprio “Il vecchio e il mare”.
Il film di John Sturges.
Titolo: Il vecchio e il mare.
Titolo originale: The old man and the sea.
Regista: John Sturges.
Scrittore: Ernest Hemingway.
Paese di produzione: U.S.A..
Anno di produzione: 1958.
Attori principali: Spencer Tracy (Santiago, il vecchio), Felipe Pazos (Manolin, il ragazzo).
Durata: 1h 26’.
Lo scrittore: Ernest Hemingway
Il regista: John Sturges
Il film
Ernest Hemingway amava molto l’isola di Cuba, dove si recava spesso per la pesca del pescespada, per ascoltare i racconti dei pescatori e per scrivere. Fu a Cuba che conobbe Gregorio Fuentes, l’anziano pescatore che gli ispirò la figura del protagonista del Vecchio e il mare, e fu a Cuba che portò il regista John Sturges, suo compaesano, quando egli accettò di trarre dal racconto un film con Spencer Tracy.
Il film è una fedele “trascrizione” in immagini dell’opera, realizzata con perizia da quell’abile artigiano che fu Sturges, ma deve gran parte del suo fascino, oltre che al valore intrinseco del racconto, all’interpretazione straordinaria di Spencer Tracy.
“In una storia di questo genere era facile rintracciare ogni sorta di simbolismo; e naturalmente Hemingway si difese, con buona grazia che col tempo andò sempre più somigliando a una grazia non poi tanto buona, respingendo una dopo l’altra le varie proposte dei critici, dall’affermazione che lo scrittore aveva voluto ritrarre la malvagità della natura all’etichetta di naturalista (un trattamento naturalistico avrebbe descritto in un migliaio di pagine gli aspetti sociologici di Santiago e degli abitanti del villaggio, mentre le poche pagine di questo libro hanno descritto l’esperienza di Santiago con tanta esatta immediatezza da farla diventare parte dell’esperienza del lettore stesso), finché dichiarò apertamente che il segreto del romanzo consisteva nel fatto che non c’era nessun simbolismo e l’emozione era creata esclusivamente dall’azione. […]
Quando un pescatore, dopo aver letto la recensione di un giornale dell’Havana, gli chiese che cosa volesse dire simbolismo, Hemingway gli rispose: “Il simbolismo è un nuovo trucco degli intellettuali” .
(Fernanda Pivano, introduzione all’edizione Oscar Mondadori de Il vecchio e il mare nel 1972).
Biografia dello scrittore : Ernest Hemingway
Nato il 21 luglio 1898 a Oak Park, Illinois, USA, Ernest Hemingway è lo scrittore simbolo del Novecento letterario, colui il quale ha saputo rompere con una certa tradizione stilistica riuscendo ad influenzare successivamente generazioni intere di scrittori.
Appassionato di caccia e pesca, istruito in tal senso dal padre, proprietario di una fattoria nei boschi del Michigan, fin da piccolo impara a praticare diversi sport, fra i quali è inclusa la violenta e pericolosa boxe: un’attrazione per le emozioni forti che non abbandonerà mai Hemingway e che rappresenta il suo segno distintivo come uomo e come scrittore.
Inviato in Europa, vive a Parigi, viaggiando continuamente. Nel 1927 torna negli Stati Uniti e si stabilisce a Key West, in Florida.
Corrispondente di guerra in Spagna durante la guerra civile, nel 1939 si stabilisce a Cuba, ma presto riprende a viaggiare: prima in Estremo Oriente per il conflitto cino-giapponese, e poi in Europa dopo lo sbarco in Normandia.
Nei periodi di pausa va spesso in Africa per partecipare a battute di caccia grossa. Parallelamente a tale vorticosa attività, coltiva la sua vena letteraria, che gli assicura ben presto una solida fama, culminata nel 1954 con l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura. Ma a quella data è già malato di una grave sindrome depressiva, dalla quale non riuscirà più a guarire.
Muore suicida, come il padre, nella sua nuova casa di Sun Valley, dell’Idaho, nel 1961.
Il primo libro degno di nota di Hemingway è la raccolta di prose intitolata Nel nostro tempo (1925), cui seguono nel 1926 i romanzi I torrenti di primavera e Fiesta.
Seguono numerose opere successive al 1929 come Avere e Non avere (1937), Per chi suona la campana (1940), Il vecchio e il mare (1952) e il postumo Isole nella corrente (1970).
La scelta della tecnica : l’acquerello e la china.
L’acquerello o acquarello è una tecnica pittorica che prevede l’uso di pigmenti finemente macinati e mescolati con un legante, diluiti in acqua. L’acquarello è una tecnica popolare per la sua rapidità e per la facile trasportabilità dei materiali, che lo hanno reso la tecnica per eccellenza di chi dipinge viaggiando e all’aria aperta. Affine all’acquerello è la tecnica gouache o guazzo.
L’acquerello è composto sostanzialmente da uno o più pigmenti combinati o in sospensione in una sostanza legante, in genere gomma arabica o gomma di Kordofan, un tipo di gomma arabica naturale considerato particolarmente pregiato, prodotto nella regione del Kordofan, in Sudan.
Caratteristica di un buon acquerello è l’estrema “leggerezza” rappresentativa e la sua immediatezza espressiva, che per l’appunto, dal Rinascimento in poi, divenne strumento essenziale per gli studi preparatori dei grandi maestri e delle grandi opere; fu una tecnica utilizzata anche dagli agrimensori per la redazione dei cabrei.
Tale tecnica, tuttavia, è stata spesso utilizzata con efficacia anche nel disegno tecnico, soprattutto nell’ambito della progettazione meccanica, dove per esempio assume particolare rilievo rappresentare (in particolar modo nelle viste in sezione) la consistenza e la tipologia dei vari elementi costruttivi, secondo colorazioni generalmente codificate.
Inoltre l’acquerello viene usato dal 1500 per eseguire studi sulla natura e per i paesaggi (Albrecht Dürer), studi di animali (Pisanello), studi di guerrieri (Pinturicchio), scene sacre o profane (Rubens, Salvator Rosa), riproduzioni botaniche e scientifiche dato che il mezzo ne consente l’utilizzo all’aria aperta.
Ancora fino al XV secolo, l’utilizzo dell’acquerello è, generalmente, circoscritto a opere di alta qualità, però di piccole dimensioni, al punto da rappresentare solo preludi di opere maggiori. Quindi la storia dell’acquerello fino al XVI secolo è soprattutto legata alla storia del disegno piuttosto che alla pittura. Solamente nel Seicento nei Paesi Bassi e nel XVIII secolo, grazie all’avvicinamento, dapprima, di grandi pittori francesi ed inglesi a questa tecnica e nella seconda metà del secolo alla sua diffusione in tutta l’Europa e negli Stati Uniti, l’acquerello diviene la tecnica preferita da molti pittori.
Tra i seguaci di questa tecnica si sono distinti anche Cèzanne, Gauguin, Manet, Degas tra i francofoni e Paul Klee e Eduard Hidebrandt fra i germanici.
Corrente di riferimento per il mio progetto: il Realismo e l’Impressionismo.
A partire dagli anni trenta dell’Ottocento, nella pittura francese si affermò una marcata tendenza realista. Essa affondava le proprie radici nel desiderio di autenticità espressiva e di libertà tematica che aveva animato la più innovativa arte romantica, ma era debitrice soprattutto verso i paesaggisti dell’Ottocento, in particolare verso Constable definito da Delacroix il “padre della scuola francese di paesaggio”.
A seguire l’esempio di Constable, che realizzava bozzetti e studi all’aria aperta con acquerelli, indicando su ciascuno il luogo e il momento in cui era stato eseguito, furono i primi pittori della scuola di Barbizon.
La locanda Ganne di Barbizon divenne il punto d’incontro di molti pittori: per primo Rousseau, Daubigny, Millet, Corot. Essi introdussero in Francia la pratica della pittura en plain air, ovvero all’aperto. Il contatto diretto con la natura consentì di introdurre importanti novità nella rappresentazione del paesaggio, in particolare una resa più fedele degli effetti istantanei di luce e colore legati ai cambiamenti del tempo e delle stagioni.
Pertanto il massimo interprete del Realismo francese è Courbet, egli seppe cogliere i sentimenti e gli stati d’animo dei suoi personaggi dipingendoli in chiave drammatica nel loro aspetto più malinconico e nostalgico.
Per questo motivo ho voluto scegliere la corrente realista per il mio progetto. Infatti il “vecchio Santiago” del vecchio e il mare è un uomo malinconico, affaticato è demoralizzato, non sente più il desiderio di affrontare nuovamente la natura per vincere la sua sfortuna; finché la solidarietà di un ragazzo gli infonde speranza e coraggio e decide di ritornare con la sua barca in mare.
Anche la corrente dell’Impressionismo si basava sull’osservazione diretta dal vero e l’esecuzione dei quadri all’aperto secondo una consuetudine appresa dalla Scuola di Barbizon; la scelta di di rappresentare la vita contemporanea, di cui erano interpreti Courbet e Manet, l’interesse per la luce naturale e la sua riproduzione mediante il colore.
Perciò insieme alla corrente realista mi sono ispirata per la rappresentazione del mio paesaggio marino allo stile impressionista, che va alla ricerca di “impressioni”, alla variazione del colore e delle ombre nelle diverse ore del giorno visibile, infatti, nella rappresentazione dell’acqua come elemento mutevole.
Analisi delle tecniche e dei materiali utilizzati
per l’elaborato finale:
Per la mia opera finale ho utilizzato la tecnica ad acquerello e per i particolari più dettagliati ho usato biro-china nera.
Come supporto ho scelto un cartone sul quale ho attaccato un foglio di carta parigina per acquerello.
Analisi del progetto finale:
Lettura denotativa:
Nella mia opera finale ho realizzato tre diversi soggetti: a sinistra ho dipinto il vecchio Santiago sulla sua barca, addormentato intento ad aspettare il suo nemico Marlin. In centro ho raffigurato il pesce librandosi in aria e a destra il viso malinconico e pensieroso di Santiago il marinaio.
Lettura connotativa:
Il progetto finale che ho realizzato in acquerelli e china rappresenta il pensiero del vecchio marinaio Santiago e un po’ le tematiche fondamentali dell’intero racconto del Vecchio e il Mare. Infatti ciò su cui si concentra Hemingway è la modalità di adattamento e di sopravvivenza. Ciò che l’autore celebra, sono i valori come la dignità e il coraggio di chi lotta e di chi sopravvive, anche nel mondo animale.
La dimensione utilitaristica della pesca (quella che ad esempio fa propendere i genitori di Manolin a consigliare al figlio di trovarsi un altro maestro, poiché Santiago sembra colpito dal malocchio) si sposta così in secondo piano. Emerge piuttosto l’importanza del rapporto (e del confronto agonistico sincero e leale) con l’Altro, un altro che si rivela essere un pari e di cui, per questo motivo, bisogna avere rispetto. Ma questa impostazione ideologica, nel testo di Hemingway, ha un effetto ulteriore: la grandezza del nemico vinto si riflette sull’eroismo del vincitore, conferma il suo valore e lo aumenta. Certo alla fine, ancora una volta, la Natura cerca di imporsi: l’attacco in massa degli squali e lo smembramento del marlin vanificano in termini materiali l’impresa di Santiago, che tornerà a casa a mani vuote per l’ennesima volta, ma non possono portargli via la consapevolezza profonda della vittoria. E proprio per questo ho rappresentato a sinistra il vecchio Santiago che addormentato sogna il “suo” nemico Marlin (in centro) e a destra il viso del pescatore malinconico, pensieroso.
Relazione finale:
Il progetto da noi affrontato riguarda il modulo sull’illustrazione della prefazione di un libro di qualsiasi genere a nostro piacere.
La prefazione può essere considerata come la partenza che introduce alla comprensione di un testo, può essere scritta dall’autore del libro (autoriale), da uno dei personaggi presenti nel testo (attoriale) o scritta da terzi scelti dall’autore o dalla casa editrice (ollografa).
La prefazione è fatta da parole che riferite al libro possono essere basate su: concetti chiave, descrizione sintetica di contenuti o di fatti salienti, ricerca introspettiva sul contenuto, valutazioni etico sociali…
Il tema di lavoro chiede di tradurre in immagini grafico-pittoriche e plastico-scultoree scegliendo fra quanto sopra proposto su quale prefazione di immagini ci si vuole orientare.
Libro da me scelto è Il Vecchio e il Mare di Ernest Hemingway del 1952, contiene una prefazione di tipo ollografa ossia scritta da terzi scelti dalla casa editrice. Tramite la prefazione mi sono documentata della storia del racconto, dell’autore e delle tematiche affrontate nel libro. Grazie a ciò, ho potuto realizzare una tavola finale con acquerelli e chine che presentasse l’idea del racconto che la prefazione suggeriva. Per il completamento dell’opera finale, precedentemente ho realizzato schizzi e bozzetti sui personaggi del libro e sulle sequenze.
Published: Jan 13, 2017
Latest Revision: Jan 15, 2017
Ourboox Unique Identifier: OB-224957
Copyright © 2017