DADA – The Beautiful Girl by Beni Culturali - Illustrated by Jenny Cappelloni - Ourboox.com
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DADA – The Beautiful Girl

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Artwork: Jenny Cappelloni

  • Joined Nov 2016
  • Published Books 34

Il Dadaismo nasce in svizzera, sul tragico sfondo della guerra mondiale, non si proponeva di proclamare teorie o poetiche; voleva esprimere anarchicamente il senso del nulla e dissacrare i valori della società che avevano dimostrato la loro vuotezza di fronte alla violenza del conflitto mondiale e all’ipocrisia delle convenzioni.
Questa corrente porta con sé un forte bisogno d’indipendenza formal in nome di una nuova concezione artistica che esaltava le leggi dell’imprevisto e del caso e promuoveva la spontaneità al fine di realizzare una ribellione totale verso tutte le forme d’arte esistenti.
Alla follia della guerra, questa corrente rispondeva dunque con una follia intenzionale, nata dal rifiuto di tutti i valori borghesi ritenuti, in qualche modo, cause scatenanti del conflitto.
La corrente nacque il 5 febbraio del 1916 con la fondazione del Cabaret Voltaire a Zurigo, dove un gruppo di giovani artisti e letterati di varia provenienza, iniziò ad organizzare serate in cui avevano luogo concerti, letture di poesie, conferenze, mostre produzioni simultanee di opere ecc… il tutto univa i diversi linguaggi artistici in un’atmosfera di creatività esaltante e provocatoria.

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In base alle premesse precedentemente indicate, ho deciso di sviluppare o comunque focalizzare la mia ricerca sulla tecnica del collage e seguire un artista che fece altrettanto durante questo periodo.
In questa ricerca l’artista più idonea mi è sembrata Hannah Hoch.

Hoch usava il collage per piegare e spiegare il mondo che la circondava, trasformandolo in una vera forma d’arte e, allo stesso tempo, in una critica sociale e politica.
La Hoch gioca con l’acume proprio dell’animo dada e infrange i tabù, le contraddizioni della società.
Il collage veniva concepito come l’estetica della liberazione dall’oppressione politica, era un moto liberatorio a ridosso della prima guerra mondiale.
Successivamente la Hoch intraprende un percorso di ricerca più vincolato ai temi sociali e di genere, soprattutto legato al suo essere donna, non solo in quanto essere femmineo in una società patriarcale, ma anche, inevitabilmente, all’immagine femminile dei primi media (giornali riviste illustrate) in cui si vedeva già in atto lo sviluppo degli stereotipi.
La donna non era più chiusa nell’assetto domestico questa varietà non protagonista di pubblicità, di film, di articoli, ma in che modo? Quale quali immagine simbolica scaturiva da queste riproduzioni di donne dalle silhouettes longilinee perfette si è questo e domani allenamento stasera, così seduttive sorridenti? La Hoch pare cosciente di questo cambiamento in corso, come si vede la bagnante sproporzionata di : “Made of a party” (1936) o in “the beautiful girl”, e nelle ballerine seriali di “never keep both feet on the ground”(1940) che tanto ricordavano le riflessioni di Vanessa Beecroft Sulla serializzazione esso compiacente conformismo mediatico dell’immagine femminile.

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–  S  C  H  I  Z  Z  I  –             

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OPERA FINALE PITTORICA

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Relazione finale

Oggi non si può essere brutti. Se non piaci la socializzazione a rischio. Questo problema per molti adolescenti che non prendono proprio in considerazione la possibilità che la socializzazione passi anche attraverso il carattere, la capacità individuale di creare relazioni non solo attraverso l’aspetto fisico. La paura di essere brutti, in non piacere, può occupare la maggior parte delle attenzioni di un individuo. Il giudizio degli altri diventa categorico. Si tende a non guardarsi negli occhi perché quelli che hanno veramente importanza sono quelli degli estranei che fungono da lenti giudicanti.

è da come li percepisce l’esterno che ragazzi imparano piano piano a decidere dice stessi. Si potrebbe fare l’esempio degli amici che fanno la battutina su determinato capo di abbigliamento ragazzo/a in questo caso cambia subito mentre per esempi più gravi si possono citare dei commenti sull’aspetto fisico in questo caso vanno a peggiorare la condizione psichica dell’individuo, soprattutto se è adolescente. Questi ovviamente non può reagire in tempi veloci come con un abito ma può fare delle scelte a lungo termine per correggersi queste correzioni possono degenerare in deficit emotivi, disturbi alimentari O alla chirurgia estetica.

Si pensa così chiedendo ad un modello di bellezza si sia accettati. Se cercate il gioco è fatto. Sì a tutti gli effetti ammessi nel sociale, si è all’altezza. Se sia una vita relazionale intensa di contatti -E non di vere relazioni – I ragazzi hanno idea di essere dentro, di essere giusti, e di avere consenso.
Dunque, il consenso passa attraverso il fisico. Se corrispondi a certe misure a determinati connotati fisici, allora la devi tenere l’esclusione. A noi ragazzi È insegnato allora accettare il proprio corpo, non accettare l’imperfezione E se siamo imperfetti allora possiamo anche ricorrere alla chirurgia estetica. L’idea della personalità perfetta assomiglia al fisico perfetto.
Il proprio carattere, la propria personalità È affidata ad un fisico perfetto perché di fatto secondo i canoni suggeriti dall’esterno. Un’omologazione che azzera le differenze, che annienta la personalità, che ci crea privi di carattere in balia delle mode del momento. Sempre più preoccupati di capire “come gira il vento” per adeguarsi, piuttosto che cercare di capire il nostro carattere, I nostri desideri, le nostre ambizioni.
Allora il disagio normale dell’adolescenza, la fatica di convivere con gli ostacoli della vita, il normale sapersi accettare arreca una grande paura, dalla quale crediamo di poter guarire ricorrendo alle pillole, all’alcol e divertimenti estremi. La paura di essere considerati sfigati È così ossessiva che il corpo È diventato il nuovo status symbol. Chi non ha avuto la fortuna di nascere bello ha il dovere di fare qualcosa per migliorarsi, sennò non è considerato. Questa omologazione porta la mediocrità E a scontare un costante senso di inadeguatezza che viene supportato È costantemente sottolineato ogni qualvolta essere belli viene collegato nuove immagini, nuovi modi di dover essere.
Gli adolescenti di una volta potevano essere brutti, magari erano molto simpatici, oggi si passa all’esame solo se si è belli. L’amicizia stessa spesso dipende dall’aspetto. Si deciderà l’aspetto se quel ragazzo ho ragazza potrà essere congeniale ad un gruppo di persone oppure no. Ciò vuol dire che non si ha la possibilità di far sentire chi sei, che fai, cosa pensi, perché se non hai il fisico giusto la faccia bella E non sei alla moda non ti viene data neanche la possibilità di essere ascoltato.

Per concludere questo mio collage È una denuncia a ciò che c’è di marcio che spinge me e i miei coetanei a voler assomigliare la cosa che non ci rappresenta.
La carne ci crea ribrezzo come dovrebbero crearcelo anche le campagne pubblicitarie che promuovono solo ragazze anoressiche o standard di bellezza irraggiungibili o questo materialismo compulsivo che ci illude di essere felici…. Abbiamo poco tempo a disposizione, perché bisogna impiegarlo unicamente per assomigliare a qualcosa lo possiamo utilizzare per crescere?
Come Hannah Hoch, anche io rimango sulla linea di denuncia di tutti questi preconcetti ma non voglio limitarli alla sfera femminile perché questi sono disagi sentite anche dell’altro sesso.
Se volessi dare per forza un significato alla ragazza nella foto potrei affermare che essa rappresenti I canoni di bellezza d’oggi che la carne macellata sotto, al posto della sorella E del viso invece rappresenti il marciume presente in tali canoni, Standard che spingono la gente ad essere incompresa ed infelice però la mia intenzione non era quella di dare un significato alle singole parti bensì ai sentimenti di repulsione provocati dalla carne in una foto così bella.

Se questo collage fosse stato esposto ho creato nel periodo del dadaismo, avrebbe provocato Grande scalpore perché è un’opera diretta e provocatoria, se non offensiva; ma nel 2016 dadaismo È una corrente che si può solo studiare.
Questo iter È stato dato per vedere come studente potesse applicare ciò che aveva assimilato di questa corrente al giorno d’oggi… se fossi un artista del 1918 potrei mettere come analisi dell’opera una frase irriverente o futile come:” stavo sfogliando una rivista E mi è venuta una gran voglia di barbecue!” Ma non è così, al giorno d’oggi, anche se una simulazione, un’esercitazione, sento il dovere di dare un senso a ciò che creo perché, dopo tutto anche i dadaisti con le loro opere dissacratorie volevano denunciare qualcosa O gridare al mondo dell’arte un messaggio nuovo.

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OPERA PLASTICA

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