INTRODUZIONE
Il 5 febbraio del 1919 il poliedrico scrittore e filosofo Hugo Ball inaugura a Zurigo il “Cabaret Voltaire”, una sorta di caffè letterario, luogo d’incontro di un gruppo di brillanti artisti e intellettuali fuggiti in Svizzera a causa della guerra. L’evento sancisce la nascita del DADA, un movimento senza programma predefinito, un’irriverente anarchica ribellione verso qualsiasi forma d’arte tradizionale all’insegna della più assoluta libertà creativa. Accomunati per lo sdegno per le barbarie della guerra ed un profondo disprezzo per la cultura ottocentesca, i giovani animatori del circolo si scagliano con tutti i valori estetici consolidati. Nasce un’arte ironica e giocosa che rifiuta la logia e accetta le leggi del caso.
Il dadaismo è un movimento autenticamente cosmopolita, è la citazione di un termine usato dalle lingue slave “da” che significa “sì”: “dada” è “sì sì”, dunque un atteggiamento dell’arte verso la vita.
Il dadaismo non vuole significare qualcosa di specifico, non vuole essere come il futurismo che indica in particolare la passione per il futuro e la macchina, non vuole indicare come il cubismo la scienza nuova, scomposizione geometrica delle forme; il dadaismo vuole essere un’affermazione tautologica (l’arte per l’arte) l’arte che prende da altri linguaggi fino ad impossessarsi dell’oggetto.
L’artista vive in un panorama industriale in cui la produzione e la riproduzione dell’oggetto è sistematica; vive in una società dove l’industria produce oggetti di tutti i generi. L’artista si chiede: perché dipingere un oggetto, fabbricare una scultura, quando intorno ci sono già tanti oggetti prefabbricati? Perché non farne un uso mentale?
L’artista è quella persona che utilizza l’oggetto quotidiano, la quale, girandosi intorno, recupera dal panorama che lo circonda un oggetto sottratto all’ambiente da cui è stato prodotto: vi è dunque uno spaesamento, un procedimento che peraltro proviene dalla cultura greca, quella classica, un procedimento che l’artista sapeva di dover realizzare al fine di produrre un’immagine che non fosse una realtà già preesistente…
OPERA FINALE
Con questo lavoro vorrei esprimere la relazione tra atomo e materia, in particolare la lana, di origine animale, il metallo, di origine industriale e la figura umana. La sagoma dell’uomo oscilla al variare dei movimenti delle molecole dell’atomo attraverso la molla; la molecola e l’atomo sono l’anima della materia, poiché la materia prende forma in relazione al rapporto che gli atomi hanno tra di loro; dunque l’uomo, la lana e il metallo sono sostanzialmente la stessa cosa (pensiero negativo nei confronti dell’umanità, contemporanea possibile plasmabilità e scelta di essere soggettivamente un’altra forma). Il tutto non viene condizionato dal pensiero umano, in quanto l’uomo, che viene rappresentato come sagoma (sembianza), è un fluire di passaggi da uno stato ad un altro, senza forma statica, ma che risente e si modella con l’ambiente esterno, diventando un gioco di trasformazioni…
Prendendo inoltre oggetti (materasso da cui ho ricavato la lana e il metallo come sopracitati) sottratti all’uso quotidiano, si crea una metafisica dello sguardo: una “sorpresa” che indica una nuova forma mentale attraverso il gusto creativo (il dadaismo ricercava infatti l’atto mentale e non quello oggettivo).
Published: Dec 17, 2016
Latest Revision: Dec 23, 2016
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