DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com
This free e-book was created with
Ourboox.com

Create your own amazing e-book!
It's simple and free.

Start now

DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO

by

Artwork: Francesca Nanni

  • Joined Nov 2016
  • Published Books 34

DADAISMO

 

INTRODUZIONE

Movimento culturale nato nei primi decenni del 900, nella Svizzera neutrale di quegli anni, La situazione storica in cui il movimento ha origine è appunto contemporanea alla prima guerra mondiale, da cui la forte politica anti bellica dal movimento espressa, volta a confutare i valori che avevano portato al conflitto.

Il dadaismo si propose di fare ciò con un’arte che rifiutasse i metodi tradizionali, sperimentando nuove forme espressive. Il movimento coinvolse più forme d’arte, quali: letteratura, teatro, danza, musica e pittura.

Nacque in Svizzera, appunto, in quanto paese neutrale, il quale di conseguenza raccoglieva rifugiati in fuga dal conflitto; tra questi artisti e letterati vi erano Tristran Tzara e Hugo Ball che nel 1916 fondarono il Cabaret Voltaire, caffè letterario al quale si attribuisce la qualifica di luogo di nascita del dadaismo, con la sua rivolta.

Il caffè venne intitolato al filosofo illuminista con animo sarcastico, nei confronti di quella rigida razionalità di cui i dadaisti, nella loro arte, si prendevano gioco, esaltando il casuale e l’insensato, in visa di nuove modalità d’espressione.

Per la prima volta, infatti, l’arte non si trova più ad essere limitata ai canoni dell’estetica, non sono più richieste abilità tecniche ma bensì l’arte diviene frutto di un gesto casuale (aprendo la strada a quello che sarà il surrealismo).

Con il dadaismo l’arte non si propone più di copiare la realtà ma si compone di essa stessa, dando spazio ad un’ampia ricerca di materiali e tecniche inconsuete, dando vita alla creazione di oggetti ed opere, prive di qual si voglia progetto o messaggio che non fosse quello di mostrare concretamente ed ironicamente la casualità, in contrapposizione ai valori tradizionali.

E come questo era per l’artista, così anche per il poeta, dice Tristan Tzara: per creare una poesia dadaista solo occorre scegliere un articolo, ritagliarne le parole che lo compongono ed in seguito disporle in modo casuale; non importa che abbia un senso logico ma bensì esprimersi in modo originale.

2
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

LA GRANDE GUERRA

Nel primo decennio del XX secolo l’Europa era sempre più divisa da rivalità economiche, accentuate dall’aggressività della Germania di Guglielmo II.

Si andarono in questo contesto a formare due blocchi contrapposti: uno, triplice intesa, formato da Francia, ancora animata dai contrasti emersi durante la guerra franco-prussiana, Inghilterra, la quale sentiva il suo predominio sul mare minacciato dalla potenza marina militare tedesca e Russia, la quale si era avvicinata a Francia ed Inghilterra, conseguentemente al deteriorarsi dei rapporti con Guglielmo II; l’altro, triplice alleanza, formata da Germania, Austria ed Italia.

Ulteriori problematiche sorsero dal settore balcanico, dove l’Austria iniziava a riaffermare le sue mire espansionistiche, annettendo, nel 1908, la Bosnia-Erzegovia, violando i patti di Berlino. Ciò irritò in particolare la Serbia, la quale, forte dell’appoggio russo, mirava alla creazione di un unico stato di matrice iugoslava che riunisse in sé: serbi, bosniaci, sloveni e croati. Oltre all’Austria, nella penisola balcanica, altri oppressori erano i turchi, contro i quali si coalizzarono: Serbia, Grecia, Montenegro, Bulgaria e Romania, nelle due guerre balcaniche (1912; 1913).

Queste non portarono risultati considerevoli, se non la definitiva consacrazione dei Balcani come territorio instabile, nel quale convergevano diversi interessi: dal nazionalismo serbo, al militarismo austriaco.

Il pretesto per la guerra vi fu nel 1914, a Sarajevo, con un attentato da parte dello studente serbo Gravino Princip, ai danni di Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria a e consorte. L’Austria colse l’occasione e considerò la Serbia direttamente responsabile, inviando un ultimatum contenente richieste che avrebbero fortemente limitato l’autonomia serba; tale ultimatum risultò disatteso, pertanto, l’impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio dello stesso anno.

Di qui, in nome della triplice alleanza, la Germania entrò in guerra a fianco dell’Austria, contro Russia, Inghilterra e Francia, schieratesi con la Serbia.

La Germania tentò una “guerra lampo”, invadendo il Belgio per prendere alle spalle l’esercito francese, tuttavia, la resistenza belga, disilluse tale speranza, dando alla Francia il tempo di organizzare una difesa sulla Marna, spingendo i tedeschi sull’Asine dove si stabilizzò il fronte occidentale, passando da una guerra di movimento ad una guerra di posizione.

Nel frattempo si era scatenato l’attacco germanico sul piano marittimo, con l’obbiettivo di danneggiare le navi addette al trasporto di merci dalle colonie.

Il conflitto assunse carattere mondiale nel momento in cui vi aderirono, rispettivamente: Turchia e Bulgaria, a fiano dell’alleanza e Giappone, alla fazione opposta.

L’Italia, il 2 agosto 1914, si dichiarò neutrale. A tale proposito si aprirono aspre discussioni, all’interno del paese tra: neutralisti (cattolici e socialisti) ed intervenisti (nazionalisti, tra cui il poeta Gabriele D’Annunzio ed irredentisti), mentre il governo tentava di ottenere dall’Austria compensi territoriali in cambio del mantenimento della neutralità. Agli interventisti si unirono anche alcuni fuoriusciti dal partito socialista, tra questi, Benito Mussolini.

Intanto le potenze dell’intesa si mossero per attirare l’Italia, la quale decise di unirsi ad esse con i patti di Londra del 1915, in virtù dei quali si garantiva agli alleati il proprio intervento, in cambio del diritto per l’Italia di estendere il proprio territorio a: Istria e Venezia tridentina, di annettersi il Dodecaneso (Rodi ed altre undici isole dell’Egeo poste sotto la Turchia ed occupate dall’Italia nel 1912) ed una parte della Dalmazia. Il patto era segreto e rimase tale sino al 1917.

Con l’aggiunta dell’Italia al fronte occidentale, già esteso dal mare del nord fino ai confini svizzeri, si unirono altri due segmenti: Trentino e Venezia-Giulia. Il conflitto si ribadì così essere una guerra di posizione, combattuta nelle trincee, a dare concreta immagine di un conflitto in installo, che vedeva due fronti, ognuno incapace di sopraffare completamente l’altro.

Difficoltà insorsero per l’intesa dal fronte orientale, dove le truppe zariste erano state rovinosamente cacciate da: Galizia, Polonia e Lituania; nel frattempo, gli austro-tedeschi, con l’appoggio della Bulgaria, si imponevano sulla Serbia, andando a costituire un fronte ininterrotto dal mar Baltico al mar Egeo.

Altro insuccesso per la triplice alleanza fu la spedizione navale nei Dardanelli, voluta dal ministro della marina britannica Winston Churchill, per aprire, tramite gli stretti, una via di comunicazione diretta con la Russia. L’impresa non andò a buon fine a causa della resistenza turca. A questo periodo si fa risalire la cruenta repressione turca nei confronti degli armeni, in quanto popolo sospettato di fraternizzazione con la Russia (sin dall’ottocento postasi a difesa degli armeni in quanto comunità di religione ortodossa).

Nel 1916, per entrambi i fronti le situazioni si aggravarono, con ingenti perdite e scarsi progressi, lasciando intuire lontano l’avvento di una conclusione decisiva.

La Germania si pose l’obbiettivo di rompere il blocco navale imposto dalle flotte inglesi e francesi. Si generò una guerra sottomarina, allargatasi sino all’Atlantico, andando ad avvicinare il territorio statunitense.

Sempre nel 1916, su fronte italiano, si ripresero le armi, contro gli attacchi austriaci in trentino; l’Austria ebbe inizialmente successo, sino a che non intervennero i russi, in virtù dell’intesa, portando Vienna sull’orlo di una disfatta, arginata dall’intervento germanico.

In Italia, sulla scia dei conflitti in trentino, salì al governo Paolo Boselli, il quale, desideroso di onorare i patti di Londra, dichiarò guerra alla Germania, conseguendo successi quali: la conquista di Gorizia e altre posizioni.

Il 21 novembre 1916 morì a Vienna l’imperatore Francesco Giuseppe, al quale successe il nipote Carlo I, fermamente volto al raggiungimento di una pace; si propose dunque di far giungere tale iniziativa all’intesa, tramite il pontefice Benedetto XV. Iniziativa che tuttavia non riscosse successo, a causa dell’influenza del neo eletto primo ministro inglese: David Lloyd George, sostenitore di un prolungamento del conflitto.

La guerra non era solo nelle trincee, tutta l’attività economica dei paesi era infatti volta alle necessità militari, anche le donne furono impegnate nella produzione, data l’ovvia scarsità di mano d’opera maschile. Si chiedeva inoltre ai cittadini di sottoscrivere prestiti per finanziare le imprese belliche; di conseguenza, nonostante una persistente propaganda promulgasse ideali di difesa ed orgoglio e si esercitasse un forte controllo sull’informazione, erano numerosi gli episodi di insofferenza, sia tra le truppe che tra i civili.

Nel 1917, in Russia, una rivoluzione indusse Nicola II ad abdicare, di conseguenza, tra il 6 ed il 7 novembre, i bolscevichi, guidati da Lenin, conquistarono il potere nella così proclamata: “rivoluzione d’ottobre” (nel calendario ortodosso il periodo coincide con il 24 e 25 ottobre) questi stipularono con l’impero austro-ungarico e con la Germania, a dure condizioni, l’armistizio di Brest-Litovsk, che divenne pace nel 1918.

Il ritiro russo fu un duro colpo per l’intesa, conseguentemente al quale le truppe austro-germaniche poterono schierarsi sul fronte occidentale. Sul fronte italiano le truppe austriche riuscirono a incedere a Caporetto, tuttavia fermate dal nuovo ministero di unità nazionale sotto Vittorio Emanuele Orlando.

Nel 1917 gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania; l’intervento statunitense fornì all’intesa un notevole apporto, mettendo in crisi Germania ed Austria, le quali reagirono scagliando controffensive, nessuna delle quali ebbe successo; in anzi tutto contro gli anglo-francesi, ed in seguito contro gli italiani, sul Piave, a cui conseguì una controffensiva, terminata con la disfatta austriaca di Vittorio Veneto e con la firma dell’armistizio a Compiègne.

L’impero austriaco e quello germanico dovettero dichiarare decaduti i propri regnanti, divenendo repubbliche.

4
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

DADAISTI E FUTURISTI

Il futurismo si fa nascere canonicamente nel 1909, grazie al poeta Filippo Tommaso Marinetti, il quale in quell’anno pubblicò sul “Figaro”, giornale parigino, il Manifesto de futurismo.

I due movimenti si trovarono dunque ad essere contemporanei, ed in parte condivisero punti in comune, per differenziarsi radicalmente su altri.

Primo punto ad unire le due correnti era il chiaro intento di dissacrare l’arte così come era stata sino ad allora, alla ricerca di nuovi modi e soggetti; a tale proposito, Tristan Tzara, nel manifesto dadaista scrisse: “l’opera d’arte non deve rappresentare la bellezza che è morta. Un’opera d’arte non è mai bella per decreto legge, obbiettivamente, all’unanimità. La critica è inutile, non può che esistere soggettivamente, ciascuno la sua, senza alcun carattere di universalità […] tutti gli uomini gridano: c’è un gran lavoro distruttivo, negativo da compiere: spazzare, pulire”; così come in modo diverso il futurismo disse: “noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica”.

Altra somiglianza è da trovarsi nei manifesti, di cui entrambi i movimenti fecero largo uso, quale mezzo di divulgazione e dichiarazione di intenti e nelle innumerevoli pubblicazioni tramite media quali riviste e giornali.

Principale punto di distacco è da ritrovarsi nei diversi atteggiamenti rispetto al conflitto: mentre il gruppo dadaista si trovò ad essere composto da intellettuali fuggiti dalla guerra in un territorio neutrale, quindi di matrice decisamente pacifista, decisi di fare della propria arte un modo per confutare i valori che avevano portato alle armi; i futuristi, al contrario, si posero in una posizione interventista, che vide nella grande guerra manifestazione di movimento e progresso, pilastri del futurismo stesso; a tale proposito, nel suo manifesto, Marinetti scrisse: “noi vogliamo glorificare la guerra -sola igiene del mondo- il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”, ed ancora: “noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e prolifiche delle rivoluzioni nelle capitali moderne”.

 

 

6
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

COSA E’ DADA

Un movimento distruttivo tanto quanto la guerra che ne fu scenario, esplicitamente eversivo, volto ad un annullamento dell’arte passata.

Già dal titolo: “Dada”, si intuisce quali siano i modi del movimento; una parola priva di significato, ad affermare il rifiuto di qual si voglia atteggiamento razionalistico, unico obbiettivo dichiarato è dissacrare l’arte ed a questo proposito ogni mezzo è idoneo.

La nuova arte non deve portare i valori borghesi ma anzi distaccarsi da una società corrotta, ancora legata a concetti del secolo precedente, considerati soffocanti ed opprimenti. Scardinarono il concetto per cui l’arte deve essere prodotto di un’attività manuale ben educata; l’opera dell’artista non nasce più dal talento ma bensì dalle idee e dai concetti che riesce a proporre. Un esempio di questa nuova estetica furono i così detti “ready-made”: opere realizzate con oggetti di uso comune, accostati in modo illogico; tecnica di cui indiscusso ambasciatore fu Duchamp.

Una volta scardinate tutte le regole, rimane unica possibilità affidarsi al caso ed all’irrazionale. Dada non significa nulla.

Il movimento, dopo il suo esordio in svizzera, presto si diffuse in Europa, in particolare in Germania e a Parigi (malgrado si intenda il dadaismo come movimento circoscritto al piano europeo, in alcuni casi si tende ad accostarvi alcune esperienze artistiche che negli stessi anni ebbero luogo a New York).

Il movimento ebbe vita breve, lo si fa terminare infatti attorno al 1920, a soli 4 anni dal suo esordio. Da ricordarsi tuttavia il grande contributo che questo apportò al modo di concepire l’arte, modo che si fece così precursore di quello che sarebbe poi stato il surrealismo.

 

8
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

CONTROCORRENTE

 

Romanzo pubblicato nel 1884 dal francese Joris-Karl Huysmans, con il titolo “A’ rebours” (a ritroso) e divenuto testo emblematico della letteratura europea della seconda metà dell’ottocento, a segnare la definitiva crisi del modello naturalistico e positivistico, entrando a far parte del nascente decadentismo.

A rimostranza di ciò, nel romanzo emerge bene come alla fiducia nel progresso e nella scienza, Huysmans contrapponga una coscienza edonistica, volta all’estraniazione da quella che vede come una società volgare, affermando che di tutto ciò che vi è in natura l’uomo d’intelletto può fare un valido surrogato, rendendo così il vivere tra gli uomini superfluo ed anzi irritante.

A ritroso venne criticato sia per i contenuti, ritenuti immorali, sia per lo stile, eccessivamente languido ed artificioso; ciò tuttavia non impedì al romanzo di riscuotere grande successo presso i letterati dell’epoca, tanto da divenire in molti casi un riferimento.

RIASSUNTO

“un romanzo senza intreccio con un solo personaggio. Tutto si concentra nello studio psicologico di un giovane parigino che consacra la propria vita ad impegnarsi di tutte le passioni”, così Oscar Wilde definì A ritroso, e così effettivamente è.

Con l’eccezione di poche comparse (alle quali tuttavia raramente è concessa la parola), unico protagonista è Des Esseintes, giovane esteta. Poco spazio è riservato alla narrazione, pochi sono i veri e propri eventi, quasi si potrebbe dire che la storia non si svolge, se non nell’interiorità del protagonista. Fatta eccezione per brevi momenti tutta la vicenda è ambientata nella casa di Fontenay-aux-Roses, acquistata da Des Esseintes, liquidando i beni avuti in eredità, con lo scopo di un definitivo ritiro in solitudine, lontano da Parigi e dagli orrori della vita in società.

Il romanzo si apre appunto con un breve ricordo di come fosse la sua vita prima del ritiro, quando usava organizzare eventi mondani, volti a stupire per la loro originalità, ed indossare abiti stravaganti, con lo scopo di interdire e sorprendere; ora questo più non è, e vediamo Des Esseintes, nella sua casa, scegliere i colori da dare alle pareti, ed una lunga discussione qui si apre su quale tra tutti possa meglio rendere non alla luce solare ma a quella artificiale. E così procede il romanzo, dove ogni capitolo sembra quasi proporsi di approfondire un elemento specifico: quando si domanda come arredare la sua camera, se come un luogo di lussuria o come ambiente monacale, ed allora descrive i quadri di ispirazione religiosa che usa acquistare; quando descrive la sua libreria, iniziando a trattare dei testi latini, confrontando i vari autori, passando poi ai letterati a lui contemporanei: Zola, Boudlair, Gautier; quando descrive i quadri di Gustave Moreau, ed ancora i fiori esotici, ed ancora i profumi o i liquori; così procede il romanzo.

Ed in tutto ciò Des Esseintes trascorre le sue giornate in completa solitudine, in un isolamento volontario, eremita nel lusso,  per sfuggire alla realtà esterna ed all’idea stessa di natura, la quale, come già detto, può essere sempre surrogata: le diverse profumazioni possono evocare un paesaggio, i piaceri carnali sostituiti (Des Esseintes per esempio assume confetti contenenti una sostanza che simula l’essenza femminile), gli esseri animati modificati (come la tartaruga la cui corazza fa rivestire d’oro ed incastonare sapientemente di gemme, per intonarla al tappeto su cui ha intenzione di tenerla). Tutto consiste nel sapersi astrarre a sufficienza da lasciar prevalere l’allucinazione, da lasciar cadere la realtà alla volta del sogno.

Tuttavia, cornice del romanzo, sono le cagionevoli condizioni di salute del protagonista; e sarà proprio a causa di queste che Des Esseintes, convinto dal medico dell’impossibilità di curarsi nella sua casa isolata, sarà infine costretto ad un sofferto ritorno a Parigi.

Il romanzo si chiude con Des Esseintes, in procinto di abbandonare la sua casa, in preda allo sconforto, nel vedere gli ultimi mobili portati via da quella dimora ormai vuota, consapevole del destino che lo attende: “Des Esseintes si lasciò cadere affranto su una sedia. -tra due giorni sarò a Parigi. Forza! – disse -ormai è finita. Come un maremoto, le onde dell’umana mediocrità salgono fino al cielo e stanno per inghiottire il rifugio di cui apro, mio malgrado, le dighe. Ah, mi manca il coraggio, e ho la nausea! Signore, abbi pietà del cristiano che dubita, dell’incredulo che vorrebbe credere, del cristiano che vorrebbe credere, del forzato della vita che si imbarca da solo nella notte sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari della vecchia speranza! -”

COMMENTO

Qui è definito il prototipo dell’uomo esteta, che verrà poi ripreso da diversi autori della letteratura europea: da D’Annunzio a Wilde, il quale citò espressamente Controcorrente nel so unico romanzo, “IL ritratto di Dorian Gray”, nominandolo come “the yellow book”, romanzo regalato a Dorian da Henry Wotton, che con il suo panegirico ai piaceri inconsueti e raffinati dell’intellettuale, accompagnando il giovane nella sua discesa verso il degrado morale.

Il romanzo nasce e prende luogo in un clima, quello francese, posteriore alla sconfitta nella guerra franco prussiana, che lasciò il paese in precarie condizioni economiche e gli uomini disillusi; in un tempo in cui i valori sociali e morali sono in crisi, Des Esseintes rinuncia ad ogni interesse che non sia collegato ad un’egoistica ricerca del piacere. Trascorre una vita vacua, durante la quale sempre più si acuisce la sua consapevolezza di vivere attorniato da una società volgare, all’interno della quale lui è considerato un uomo malato; società dalla quale suo malgrado non c’è scampo. I suoi ideali, i suoi piaceri, come ogni modo del decadentismo, sono un’illusione, che l’uomo inadatto alla vita, in termini quasi foscoliani, si crea per sopravvivere.

A questo proposito Controcorrente può essere considerato una sorta di manifesto del decadentismo, i cui anti-eroi celano dietro ad uno stile di vita edonistico profonde nevrosi e lacerazioni interiori.

Si può dire che l’enfasi qui riservata all’interiorità del protagonista, a scapito dell’azione, lasci già intendere quelli che sarebbero stai i modi di una consistente parte della letteratura del XX secolo.

10
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

ROBERT DE MONTESQUIOU

Conte, poeta, scrittore e noto dandy francese, vissuto nella seconda metà dell’ottocento e primi decenni del novecento, venne fortemente criticato in vita pe la sua omosessualità e per i suoi modi d’essere, inusuali e sfarzosi.

Fu tuttavia anche molto apprezzato, da una schiera di artisti e letterati, tra i quali si ricordano figure dell’importanza di Marcel Proust, Gustave Moreau o Gabriele D’Annunzio.

Nei suoi scritti, seppure non eccelsi al confronto con altri, egli portò un atteggiamento raffinato, nella ricerca di immagini e sensazioni evocative e fastose, ed allo stesso tempo sottili.

Più che per le sue opere egli fu famoso per la sua personalità, atipica, e per la sua mondanità, come ben si compete ad un perfetto dandy, facendosi esempio vivente dell’uomo esteta, figura simbolo di gran parte della letteratura di fine ottocento, divenendo modello per gli anti-eroi di numerosi romanzi a lui contemporanei, tra i quali primo si ricorda l’eremita nel lusso e cultore di illusioni Des Esseintes, dal romanzo A’ rebours (A ritroso o Controcorrente), di Joris-Karl Huysmans.

12
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

SCHIZZI

misure: 21×30

tecnica: china su carta paglia

 

14
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

BOZZETTI

misure: 21×30

tecnica: biro nera su carta paglia

 

19
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

ELABORATO FINALE

scala 1 a 1

misure: 42×60 cm

tecnica: china e biro su carta paglia

22
DADAISMO ED ESTETISMO: DISSIDENTI A CONFRONTO by Beni Culturali - Illustrated by Francesca Nanni - Ourboox.com

ANALISI:

 

DENOTATIVA

Si vede un ritratto del Cote Robert de Montesquiou-Fézensac, intellettuale e dandy parigino della seconda metà del XIX , a cui fece riferimento Huysmans nel creare Des Esseintes, protagonista del suo più noto romanzo, Controcorrente; esplicitamente ripreso dal ritratto di lui fatto dal pittore Antonio de la Gandara, nel 1892.

 

CONNOTATIVA

Così come i dadaisti costruirono un movimento di ribellione dalla società a loro contemporanea, dilaniata dalla guerra, anche Huysmans, nello scrivere controcorrente, lascia emergere, tramite la coscienza di Des Esseintes, un forte sentimento di critica, verso l’ambiente che lo circonda: volgare, monotono ed afflitto da una moralità artificiosa.

In questo senso ho voluto accostare due temi completamente diversi per quanto riguarda periodo storico ed ambiente culturale: l’uno, un moto di rivolta verso quelli che erano i valori consoni alla prima guerra mondiale, imperversante negli anni in cui il dadaismo nacque, l’altro, espressione della corrente decadentista, e più in particolare dell’estetismo, dove gli ideali del positivismo e del naturalismo, che avevano caratterizzato l’ambiente culturale sino ad allora, crollano (incapaci di dare risposte soddisfacenti all’uomo nelle sue esigenze estetiche) , lasciando spazio alla critica dei valori degli uomini “comuni”, visti come vacui ed insoddisfacenti, volgendosi ad un nuovo modo di viere, libero dalla morale convenzionale, con l’obbiettivo di liberare ciò che rimane celato negli angoli più reconditi dell’animo umano, dove giacciono il vizio, la voluttà e l’ozio.

Temi completamente diversi, e tuttavia uniti, nel sentimento di biasimo espresso nei confronti di una società nella quale ci si sente estranei ed afflitti.

24
This free e-book was created with
Ourboox.com

Create your own amazing e-book!
It's simple and free.

Start now

Ad Remove Ads [X]
Skip to content