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Mazzetti Dadaismo

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Artwork: Marco Mazzetti

  • Joined Nov 2016
  • Published Books 34
Mazzetti Dadaismo by Beni Culturali - Illustrated by Marco Mazzetti - Ourboox.com
Cenni Storici
Il Dadaismo o Dada è una tendenza culturale nata a Zurigo, nella Svizzera neutrale della prima guerra mondiale, e sviluppatasi tra il1916 e il 1920. Il movimento, che ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, incarnava la sua politica antibellica attraverso un rifiuto degli standard artistici, come dimostra il nome dada che non ha un vero e proprio significato, tramite opere culturali che erano contro l’arte stessa. Il dadaismo ha quindi messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell’epoca, dall’estetica cinematografica e artistica, alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ed ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l’umorismo. Gli artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili. Le attività dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d’arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall’arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima guerra mondiale, in seguito il movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari campi dell’arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo e il gruppo neo-dada Fluxus. Dada è stato un movimento internazionale, ed è relativamente difficile classificare gli artisti in base al loro paese di provenienza, in quanto si spostavano costantemente. Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l’arte con l’arte. Per ogni cosa che l’arte sosteneva, Dada rappresentava l’opposto. Se l’arte prestava attenzione all’estetica, Dada ignorava l’estetica; se l’arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l’interpretazione di Dada dipende interamente dal singolo individuo; se l’arte voleva richiamare sentimenti positivi, Dada offendeva. Attraverso questo rifiuto della cultura e dell’estetica tradizionali i dadaisti speravano di distruggere loro stessi, ma, ironicamente, l’arte. Dada è diventato un movimento che ha influenzato l’arte moderna.
Tristan Tzara afferma: « Dio e il mio spazzolino sono Dada, e anche i new yorkesi possono essere Dada, se non lo sono già. » Un critico dell’American Art News ha asserito al riguardo che« la filosofia Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata pensata dal cervello umano. » Gli stessi dadaisti hanno descritto Dada come: « un fenomeno che scoppia nella metà della crisi morale ed economica del dopoguerra, un salvatore, un mostro che avrebbe sparso spazzatura sul suo cammino. Un sistematico lavoro di distruzione e demoralizzazione… che alla fine non è diventato che un atto sacrilego. »
Secondo una testimonianza di Richard Huelsenbeck, uno tra i primi fondatori del movimento, la parola “Dada” significa in francese “cavallo a dondolo”, e tale parla fu scoperta in modo del tutto casuale e fortuito da lui a dall’amico Hugo Ball, mentre erano intenti a scovare tra le pagine di un vocabolario tedesco-francese un nome appropriato per la cantante del loro cabaret, Madame Le Roy. Facendo fede a questa testimonianza, la scoperta del nome si collocherebbe sulla scia di quella casualità, illogicità che sono tratti peculiari dell’intero movimento dadaista. Siamo nella Zurigo del 1916. A partire proprio dal teatro e dalle manifestazioni visive, lacultura ufficiale viene scardinata da un movimento nuovo e rivoluzionario che porta all’estremo quello futurista. La derisione per ogni estetica e tecnica tradizionale è messa in scena con grande presa sul pubblico. Anche il mondo della letteratura e dell’arte non possono che esserne travolti. Bisognerà aspettare il 1918 per ottenere il “Manifesto Dada” ad opera di Tristan Tzara.
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Il DaDa spiegato dallo storico dell’arte Achille Bonito Oliva

 

 

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