ILLUSTRAZIONE by Beni Culturali - Illustrated by Valentina Pantaleoni 5D - Ourboox.com
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ILLUSTRAZIONE

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Artwork: Valentina Pantaleoni 5D

  • Joined Nov 2016
  • Published Books 34

  LA PREFAZIONE:     Il Signore delle Mosche di William Golding

 

-INTRODUZIONE

-CINEMA-REGIA

-BOZZETTI

-ELABORATO IN SCALA

-ELABORATO FINALE

-ANALISI DELL’OPERA

-STUDIO SCULTOREO

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IL SIGNORE DELLE MOSCHE

Il tema principale de ‘Il signore delle mosche’ è la bestialità e il lato più primitivo nascosto negli uomini. In questo romanzo scritto da William Goldin nel 1954 che gli valse nell’ ‘83 il premio nobel per la letteratura, lo scrittore mostra nel modo più secco e incisivo possibile questa visione della realtà: che senza una società salda e dettata da leggi solide, l’uomo è fondamentalmente cattivo.
Questo Goldin ce lo spiega e dimostra utilizzando come personaggi coloro che meno ti aspetteresti e gli stessi che renderanno questo libro molto pesante e a tratti quasi agghiacciante, dei bambini.
Questi bambini,naufragati su un’isola in un tempo e in un luogo non ben definiti, si ritrovano a dover fondare una società per garantirsi una sopravvivenza in una terra angusta e sconosciuta cercando allo stesso tempo di lanciare dei segnali di aiuto alla società (utilizzando un enorme falò acceso sul cocuzzolo della montagna). Inizialmente tutto si svolge tranquillamente, Ralph, il bambino più sveglio e buono prende le redini della situazione e tenta di guidare gli altri bambini spaesati; inizialmente tutto si svolge per il meglio, ma mano a mano che il libro avanza la situazione degenera: i vari personaggi non hanno interesse nell’organizzare una società tra loro, i ragazzini più grandi e astiosi cercano di spodestare Ralph dal suo ruolo di capo e chi deve seguire l’andamento del falò (che deve sempre rimanere acceso per sedere visto da lontano) non se ne occupa più. Dalla seconda metà del libro quindi non vi è più una società ma il più totale caos che sfocerà in fine dalla guerra tra due distinte bande alla morte di due dei protagonisti che verranno crudelmente assassinati. Questo era il breve riassunto di una storia profondamente toccante, cruda e inquietante, che esprime una visione dell’essere umano decisamente negativa, una visione che non usa mezzi termini per mostrare le cattiverie e le brutalità che solo noi esseri umani siamo in grado di compiere. Anche se ancora non lo sappiamo.

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SIMBOLO

Il signore delle mosche è più precisamente la testa di maiale che verrà esposta conficcata nel terreno e grondante di sangue dai ragazzini più grandi come simbolo di potenza e potere. Mentre inizialmente il signore delle mosche viene immaginato come un mostro nascosto nel bosco, diviene presto chiaro che questo non è che un simbolo della stessa bestialità nascosta all’interno dei protagonisti.

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CINEMA

Del libro esiste anche una trasposizione cinematografica che tuttavia non ho voluto vedere per non rovinarmi l’immaginario del libro, nella mia testa molto forte; tuttavia un tale argomento potrebbe a mio parere essere affrontato da Darren Aronofsky.
Aronofsky è un regista e sceneggiatore nato a New York nel 1969 di origini russe e ucraine, divenuto celebre per il suo secondo film ‘Requiem for a dream’ e più tardi per ‘Il cigno nero’ che gli è valso più di un premio Oscar nel 2011.
Per quanto forse un po’ troppo pesante uno stile come il suo riuscirebbe bene a rendere più che l’ambientazione, l’interiorità dei personaggi; perché è proprio questo l’intento nei suoi film: rendere l’oppressione e il disagio dei personaggi che vivono la storia. Il cigno nero è per me un film meraviglioso nonché uno dei miei preferiti, film terribile che parla della storia di una ballerina (Natalie Portman) di danza classica e della sua sfida personale per interpretare il cigno nero nel balletto del Lago dei cigni. A descrivere il disagio, la malattia e infine la pazzia di questa ragazza (interpretata dalla Portman in maniera sublime)sono le inquadrature e le camere, poste a distanza ravvicinatissima col soggetto a cui non viene mai lasciato dello spazio per muoversi liberamente nella scena, proprio per esprimere quel senso interiore di oppressione; ebbene secondo me un lavoro del genere anche su un argomento come Il signore delle mosche potrebbe ben riuscire, rendendo i sentimenti dei personaggi più vicini all’occhio dello spettatore, facendo scorrere davanti ai suoi occhi la tensione e la paura dei bambini perduti.

[Parlando di registi si sarebbe potuto anche citare Lars Von Trier ma forse si sarebbe scesi un po’ troppo nel ‘disturbato’]

-TRAILER DE ‘IL CIGNO NERO’-

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‘NVM ILLUSTRATION

 

Micheal Howard è un giovane artista inglese con sede a Londra, conosciuto soprattutto su internet con il nome di ‘NVM ILLUSTRATION’. Howard si è evoluto nel tempo passando da semplice tecnica a matita e acquerello, all’uso di pennarelli, chine e in alcune occasioni anche di tavola grafica. La sua tecnica rimane mista con una predilezione per soggetti quali corpi e volti umani, spesso tatuati e decorati con vestiti e gioielli.

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ELABORATO FINALE-

 

-Supporto: Foglio di betulla gr 3oo

-Tecnica: Mista-matita, acquerello, china, pennarello, caffè

 

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ANALISI DENOTATIVA-

L’elaborato finale, di grandezza 40×30 cm, si sviluppa su un foglio di betulla verticalmene. L’immagine raffigura un bambino in posizione frontale che urla con una testa di maiale sul capo, a caratterizzare l’azione vi è uno sciame di mosche che esce dalla bocca del personaggio. La sua figura è a mezzo busto e a coprirne il corpo nudo vi è solo una veste sulla spalla destra. La tecnica con cui l’immagine è stata realizzata è mista, sono state usate: matite, pennarelli, chine, acquerelli e caffè per macchiare lo sfondo. L’immagine è centrale e non particolarmente elaborata a scopo di garantire una maggior chiarezza e una comprensione immediata.

[Dell’ elaborato è stata realizzata anche una versione su tavoletta grafica]

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ANALISI CONNOTATIVA-

Ho scelto di rappresentare il secondo schizzo realizzato per l’immediatezza che l’immagine riusciva a garantire nei confronti del testo. Per quanto il primo disegno realizzato raffigurasse una figura più inquietante e quindi simile a quelle descritte nel romanzo, il secondo bozzetto si avvicina più velocemente a quello che era il significato del libro: la bestialità nascosta in ognuno di noi. La testa di maiale, vero e proprio ‘signore delle mosche’ all’interno del libro era per me fondamentale da rappresentare, mentre le mosche che escono dalla bocca del bambino erano ciò che più rimandavo a questo significato simbolico. Nell’ illustrazione le mosche sono la rappresentazione vera e propria del male che esce dallo stomaco del personaggio tramite un urlo straziante su carta che non riusciamo a udire. Volevo rendere in pochi tratti semplici e poco dispersivi un atto semplice ed essenziale, come lo è la scrittura di Goldin nel libro; un dolore e una rabbia che viene letteralmente dalla pancia delle persone e che va a disperdersi nell’aria appestando e contaminando chi vi è intorno. Le mosche oltre che simbolo di fastidio sono qui simbolo di morte, una morte che noi stessi creiamo e dilaghiamo. L’isolamento che ha la figura della mia illustrazione vuole essere la stessa che vi è nel romanzo all’interno dell’isola.

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