ECONOMIA:
Abbiamo già segnalato sopra i progressi e le innovazioni del XVIII secolo in agricoltura. Notevoli progressi si realizzano anche in campo commerciale e manifatturiero-industriale.
Tutte le attività commerciali si intensificano, sollecitate dall’aumento della popolazione e della domanda, favorite dall’aumento della produzione e dal miglioramento delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto. La parte più consistente degli scambi commerciali è costituita dagli scambi a livello locale, tra campagna e città, ma gli scambi più redditizi, quelli che procurano grandi ricchezze, sono quelli internazionali, e in particolare quelli intercontinentali. Nel Settecento i commerci nel Mediterraneo vengono definitivamente soppiantati dai commerci nell’Oceano Atlantico e Indiano (e ciò determina il declino di Venezia) e il commercio delle spezie viene definitivamente soppiantato dal commercio dei nuovi prodotti coloniali provenienti dalle Indie orientali (Asia: cotone, thé) e dalle Indie occidentali (America: zucchero, tabacco, cacao, caffè, cotone).
Lo Stato che nel corso del Settecento assume la posizione predominante nel commercio internazionale è il Regno Unito.
Ci sono due fatti che determinano la supremazia dell’Inghilterra nei traffici intercontinentali.
Il primo è legato alla conclusione della guerra di successione spagnola (1702 – 1713): il re di Spagna Carlo II, morendo senza eredi diretti, nomina suo successore Filippo d’Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV; ma gli altri Stati europei, e in primo luogo l’Inghilterra, si oppongono a questa successione, che potrebbe preludere all’unificazione dei regni di Francia e di Spagna; dopo 11 anni di guerra si giunge a un compromesso: Filippo d’Angiò viene riconosciuto re di Spagna, ma deve garantire che non unirà il suo regno alla Francia e deve concedere dei compensi agli altri Stati europei. L’Inghilterra così ottiene Gibilterra (“porta” del Mediterraneo), l’Asiento (monopolio del commercio degli schiavi negri con le colonie spagnole in America), il Vascello di Permissione (vale a dire il permesso di effettuare un certo quantitativo di scambi commerciali con le colonie spagnole in America); l’Inghilterra in tal modo diventa la grande protagonista del commercio con l’America (può commerciare non solo con le proprie colonie in Nord-America, ma anche con le colonie spagnole in Centro e Sud-America) e del commercio triangolare.
Il commercio triangolare, già avviato nel Cinquecento e nel Seicento, giunge alla massima espansione nel Settecento, proprio grazie all’Asiento e all’intraprendenza dei mercanti inglesi; questo commercio funziona in tal modo: le navi partono dall’Europa (soprattutto dall’Inghilterra) cariche di manufatti (utensili in ferro, gioielli e vetri, tessuti, oro e argento), giungono in Africa, scambiano le merci con gli schiavi (gli Africani vengono “razziati” e schiavizzati da mercanti africani o arabi, o anche, più raramente, dagli stessi europei). Gli schiavi vengono stivati nelle navi (l’isola di Sao Tomé, vicino alla costa africana, è diventata tristemente famosa come luogo di smistamento e di imbarco degli schiavi negri), e dopo una traversata oceanica in cui molti di essi perdono la vita, vengono venduti in America ai proprietari delle grandi piantagioni di tabacco, canna da zucchero ecc.. Con i proventi della vendita degli schiavi vengono comprati i prodotti coloniali che vengono trasportati e venduti ad altissimi prezzi in Europa.
Il secondo fatto è la Guerra dei Sette anni tra Francia e Inghilterra: è la prima guerra tra Stati europei combattuta fuori dell’Europa (in America e nell’Oceano Indiano). L’Inghilterra prevale e la sua vittoria le permette di controllare i commerci nell’Oceano Indiano; inoltre la Francia deve cedere all’Inghilterra il Canada e parte della Luisiana (il territorio situato tra le colonie inglesi e il Missisipi).
Anche in campo manifatturiero registriamo un incremento analogo a quello che si verifica nell’agricoltura e nel commercio.
I fattori di innovazione più importanti sono:
1) l’abolizione delle corporazioni, in gran parte delle monarchie europee: infatti le corporazioni erano ormai diventate delle strutture che, per mezzo di monopoli e regolamentazioni, ostacolavano l’espansione e la modernizzazione delle attività produttive (un imprenditore non poteva avviare un’attività se non si iscriveva a una corporazione e non accettava i metodi e gli standard produttivi codificati):
2) la costruzione di grandi manifatture, spesso sostenute dallo Stato, in cui venivano impiegati centinaia di lavoratori, che comunque producevano ancora con metodi artigianali (lavorazione a mano, non meccanizzata);
3) lavoro a domicilio: diffuso soprattutto in Inghilterra, riguardava soprattutto il settore tessile. I grandi mercanti compravano la lana o il cotone, lo distribuivano ai lavoratori (per lo più contadini, che potevano dedicarsi a quest’attività nei tempi morti dell’agricoltura), questi filavano e tessevano nelle loro case, utilizzando telai manuali; il mercante poi ritirava i prodotti finiti (i filati e i tessuti) pagando i lavoratori in base alla quantità prodotta, e li vendeva (ai piccoli commercianti o ai laboratori artigianali dove questi prodotti venivano “perfezionati”, p.e. tinti o utilizzati per confezionare abiti). Quindi gli imprenditori di questa attività produttiva erano i mercanti, la produzione era subordinata al commercio.
Nella seconda metà del Settecento le attività produttive entrarono in una nuova fase di sviluppo con la Rivoluzione Industriale, che mosse i primi passi in Inghilterra.
La Rivoluzione Industriale modificò profondamente i processi produttivi (che vennero meccanizzati) e determinò un aumento impressionante della produzione. La rivoluzione industriale nel corso dell’Ottocento si diffuse in Europa occidentale e cambiò veramente il mondo, modificando in profondità la società europea e i rapporti fra l’Europa e il resto del mondo.
Tuttavia nella seconda metà del Settecento la Rivoluzione Industriale interessò solo l’Inghilterra, che era l’unico Stato europeo che possedeva tutte le condizioni necessarie perché si attuasse questo grande rivolgimento economico. Esamineremo quindi i fattori che favorirono la Rivoluzione Industriale in Inghilterra, e poi le conseguenze, profonde e complesse, di questo fenomeno.
Published: Dec 12, 2016
Latest Revision: Jan 21, 2017
Ourboox Unique Identifier: OB-209318
Copyright © 2016