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Aurora. Rinascimento

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Artwork: by Aurora Bizzotto

  • Joined Dec 2016
  • Published Books 2

LA PROSPETTIVA

La prospettiva è un insieme di proiezioni e di procedimenti di carattere geometrico-matematico che consentono di costruire l’immagine di una figura dello spazio su un piano, proiettando la stessa da un centro di proiezione posto a distanza finita. La prospettiva fu il primo tra i metodi usati di rappresentazione a essere, per così dire, codificato. Non si trovano però riferimenti a essa negli antichi trattati classici di geometria e la perdita totale della grande pittura parietale greca non ci permette di sapere con sicurezza se quei pittori adoperassero o meno procedimenti tecnici utili a una corretta rappresentazione prospettica del reale. Dai cospicui resti di pittura romana pervenutaci, in gran parte derivati da soggetti ellenistici, notiamo una matura capacità di ottenere gli scorci, ma il disegno delle linee che definiscono gli ambienti architettonici è molto approssimativo e lascia capire che, almeno nell’ambiente romano, i sistemi operativi per ottenere gli effetti prospettici nelle immagini erano del tutto intuitivi.

Nel periodo bizantino e durante l’alto Medioevo, i problemi connessi con la mimesi nella rappresentazione furono quasi completamente trascurati, in quanto il fine delle arti figurative era evocare il trascendente, e per questo si elaborarono stilemi anche assai raffinati, tralasciando però, anche volutamente, la ricerca di effetti di un oggettivo realismo nelle immagini. Solo a partire dalla fine del Duecento, e soprattutto con l’opera pittorica di Giotto, la restituzione illusionistica della realtà e la corposità delle figure tornò a essere un tema di interesse primario e un obiettivo da raggiungere nelle rappresentazioni. Era perciò inevitabile che si sviluppasse la ricerca di espedienti e di procedimenti atti a ottenere delle figurazioni in qualche modo corrispondenti al tipo di percezione visiva dell’essere umano. Già verso metà del XIV secolo si era giunti a risultati tutt’altro che trascurabili, come dimostra l’Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti conservata alla Pinacoteca Nazionale di Siena, dipinta su tavola nel 1344.

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 La prospettiva nel Rinascimento si divide in due periodi: Primo Rinascimento e Rinascimento Maturo.

Primo Rinascimento:all’inizio del Quattrocento, a opera del grande architetto fiorentino Filippo Brunelleschi, si ebbe un primo salto di qualità, si può dire di ordine scientifico. Attraverso studi ed esperienze condotte con l’aiuto di strumenti ottici, Brunelleschi pervenne ad un procedimento metodologico per rappresentare gli edifici in prospettiva, che illustrò graficamente in due tavolette andate purtroppo perdute, raffiguranti rispettivamente il battistero visto dalla porta di Santa Maria del fiore, la piazza della Signoria e palazzo Vecchio, ma che sostanzialmente conosciamo grazie alla prima trattazione scritta dell’argomento, il De Pictura (1434-1436), scritto dall’umanista e architetto Leon Battista Alberti.

Rinascimento Maturo: In mancanza di sicure basi matematiche, le ricerche sul fenomeno della percezione visiva venivano condotte con semplicissimi strumenti, premesse ai “prospettografi” usati nei secoli successivi, o al massimo con rudimentali camere oscure.Nei due secoli d’oro del Rinascimento al problema della prospettiva furono quindi interessati quasi esclusivamente gli artisti. Le personalità citate non erano però sprovviste di cognizioni matematiche, e nel caso di Piero della Francesca si ha un vero cultore della materia, tanto da poter essere definito un valente geometra. Essendo in prevalenza pittori, e non potendo oltrepassare ristretti limiti sul piano teorico, dato che gli strumenti matematici a disposizione erano ancora sostanzialmente quelli conosciuti nell’antica età ellenistica, l’aspetto a cui dedicarono le maggiori attenzioni fu l’effetto del digradare dei toni e dei colori in rapporto alla distanza dal punto di osservazione, fino al loro svanire all’orizzonte. Discussero e scrissero molto cioè su quella che viene chiamata la “prospettiva aerea”, di origine nordica e veneziana da cui anche Leonardo ha tratto spunto

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FILIPPO BRUNELLESCHI

 

Filippo Brunelleschi, per esteso Filippo di ser Brunellesco Lapi, nato a Firenze nel 1377 e morto nel 1446, è stato un architetto, ingegnere, scultore, orafo e scenografo italiano del Rinascimento.

Considerato il primo ingegnere e progettista dell’era moderna, Brunelleschi fu uno dei tre primi grandi iniziatori del Rinascimento fiorentino con Donatello e Masaccio. In particolare Brunelleschi, che era il più anziano, fu il punto di riferimento per gli altri due e a lui si deve l’invenzione della prospettiva a punto unico di fuga, o “prospettiva lineare centrica”. Dopo un apprendistato come orafo e una carriera come scultore si dedicò principalmente all’architettura, costruendo, quasi esclusiva. Tra questi spicca la cupola di Santa Maria del Fiore, un capolavoro ingegneristico costruito senza l’ausilio delle tecniche tradizionali, quali la centina.

Con Brunelleschi nacque la figura dell’architetto moderno che, oltre ad essere coinvolto nei processi tecnico-operativi, come i capomastri medievali, ha anche un ruolo sostanziale e consapevole nella fase progettuale: non esercita più un’arte meramente “meccanica”, ma è ormai un intellettuale che pratica un'”arte liberale”, fondata sulla matematica, la geometria e la conoscenza storica.

La sua architettura si caratterizzò per la realizzazione di opere monumentali di ritmata chiarezza, costruite partendo da una misura di base (modulo) corrispondenti a numeri interi, espressi in braccia fiorentine, da cui ricava multipli e sottomultipli per ricavare le proporzioni di un intero edificio. Riprese gli ordini architettonici classici e l’uso dell’arco a tutto sesto, indispensabili per la razionalizzazione geometrico-matematica delle piante e degli alzati. Un tratto distintivo della sua opera è anche la purezza di forme, ottenuta con un ricorso essenziale e rigoroso agli elementi decorativi. Tipico in questo senso fu l’uso della grigia pietra serena per le membrature architettoniche, che risaltava sull’intonaco chiaro delle pareti.

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LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA DEL FIORE

 

La cattedrale metropolitana di Santa Maria del Fiore, conosciuta comunemente come duomo di Firenze, è la principale chiesa fiorentina, simbolo della città ed uno dei più famosi d’Italia nonché la terza chiesa al mondo.

Era rimasta nella cattedrale una grande cavità larga 43 metri e posta su un tamburo ad un’altezza di circa 60 metri, della cui copertura nessuno, fino ad allora, si era ancora posto il problema di trovare una soluzione concreta, sebbene per tutta la seconda metà del Trecento si fosse sviluppato un appassionato dibattito.  Dopo essersi liberato del rivale con uno stratagemma, Brunelleschi ebbe il campo libero per occuparsi del grandioso progetto, risolvendo via via tutte le difficoltà che questo comportava: dalla costruzione di gru e carrucole, alla predisposizione di rinforzi, dall’organizzazione del cantiere alla decorazione esterna, che venne risolta con la creazione dei suggestivi 8 costoloni in marmo. La cupola interna appare di spessore enorme, mentre quella esterna è più sottile, con l’unica funzione di proteggere la cupola interna dalla pioggia e farla apparire, secondo le parole dell’architetto, più magnifica e gonfiante all’esterno. La disposizione dei mattoni a spina di pesce serviva soprattutto a creare un appiglio per le file dei mattoni in modo da impedirne lo scivolamento fino alla presa della malta. Per la complessità dell’impresa e lo straordinario risultato ottenuto, la costruzione della cupola è considerata la prima, grande affermazione dell’architettura rinascimentale.La cupola interna appare di spessore enorme, mentre quella esterna è più sottile (inferiore ad un metro), con l’unica funzione di proteggere la cupola interna dalla pioggia e farla apparire, secondo le parole dell’architetto, più magnifica e gonfiante all’esterno. La disposizione dei mattoni a spina di pesce serviva soprattutto a creare un appiglio per le file dei mattoni in modo da impedirne lo scivolamento fino alla presa della malta. Per la complessità dell’impresa e lo straordinario risultato ottenuto, la costruzione della cupola è considerata la prima, grande affermazione dell’architettura rinascimentale.

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