C’era una volta una penna a sfera speciale, chiamata Animella.
Era diversa da tutte le altre penne, perché poteva pensare proprio come facciamo noi uomini; inoltre, quando una persona la utilizzava, lei capiva il significato di quello che stava scrivendo.
Come era potuto accadere?
Ve lo dirò subito.
Appena Animella era uscita dalla fabbrica, nuova di zecca e priva di anima come tutte le altre penne, una fata giocherellona che passava da quelle parti l’aveva magicamente trasformata in un essere pensante, dicendole: “animì, animà, penna pensante, eccoti qua!”, e aveva aggiunto queste parole: “cara penna, ne sentirai delle belle nella tua vita!”.
Lì per lì Animella non aveva dato molta importanza alle parole della fata, ma con il tempo le dovette dare ragione, perché gliene capitarono davvero di tutti i colori.
Nei primi tempi della sua vita la penna si divertiva molto; la sua prima proprietaria, infatti, era stata una signora che l’aveva comprata in cartoleria, e che la usava soltanto per scrivere l’elenco della spesa.
Dato che a questa signora piacevano molto le cipolle, finiva sempre per inserirle nella lista due o tre volte. “Cipolle, pane, latte, uova, cipolle, mandarini, bistecche, cipolle”.
Animella si faceva un sacco di risate pensando alla sbadataggine e alla golosità della sua proprietaria!
Dopo qualche settimana la penna fu ceduta dalla signora al suo bambino, che frequentava la scuola e doveva fare molti compiti.
La nostra amica diventò in breve tempo molto preparata in materia di storia, geografia, scienze e matematica, anche se i momenti che lei preferiva erano quelli in cui il bambino faceva le parole crociate o preparava bigliettini amichevoli per i suoi compagni di scuola.
Un giorno il piccolo dimenticò Animella in classe; la bidella la trovò e la usò subito per scrivere delle bellissime poesie.
La penna si sentiva molto felice, perché le piaceva scrivere delle belle parole.
Ma la sua storia non finì così: infatti, sappiamo tutti come è facile perdere, dimenticare o prendere per sbaglio le penne degli altri, e così accadde ad Animella.
La sua avventura quindi continuò, e lei passò in molte mani diverse: la bidella la prestò alla figlia, che scrisse delle lettere d’amore; poi Animella capitò in un ufficio, dove dovette scrivere delle fatture commerciali e dei documenti seri.
Certo, la nostra amica si divertiva meno che nei primi tempi, ma non si lamentava: era infatti diventata una penna molto saggia e giudiziosa, grazie a tutte le esperienze che aveva fatto.
Le cose, quindi, continuavano ad andare decisamente bene per Animella, tanto che lei non si curava del fatto che il suo inchiostro si fosse ormai dimezzato: non pensava al fatto che un giorno sarebbe finito, e lei avrebbe dovuto smettere di scrivere.
Purtroppo, però, la situazione cominciò a cambiare in peggio.
Animella arrivò nelle mani di un uomo molto cattivo, che scriveva lettere minacciose ad altre persone per farle spaventare, e le offendeva in modo molto grave. Inoltre, non firmava le lettere per non farsi riconoscere.
La penna era mortificata pensando alla povera gente che veniva insultata ingiustamente, e per la prima volta si rese conto di quanto fosse triste la sua condizione: capiva tutto quello che scriveva e se ne sentiva responsabile, era piena di buoni sentimenti, ma non poteva fare niente per evitare di scrivere le cose sbagliate e malvagie.
Per Animella fu un sollievo quando l’uomo la smarrì; questa volta venne ritrovata da una strana signora.
Ben presto, la penna si accorse che anche la sua nuova proprietaria, che possedeva una grande azienda, era cattiva, perché le sentì dire: “Questo dipendente mi è troppo antipatico e lo trovo brutto; adesso lo mando via!”; subito dopo, la signora iniziò a scrivere una lettera di licenziamento in cui accusava l’uomo di non saper fare bene il suo lavoro. Animella provò con tutte le sue forze a ribellarsi, tentando di bloccare la sua sfera per non far passare l’inchiostro, ma non ci riuscì (era una penna di qualità, di quelle che scrivono in modo continuo e scorrevole). Ma il peggio doveva ancora venire: mentre il suo inchiostro si riduceva sempre di più, infatti, Animella fu costretta a scrivere anche delle richieste di pagamento per dei clienti molto più alte del dovuto, sempre per mano della signora o dei suoi collaboratori.
Animella, ormai disperata, invocò la fata: “Ascoltami fata; è vero che ne ho sentito delle belle, ma ora non mi diverto più, perché con tutte le cose che ho scritto ho imparato la differenza tra il bene e il male, e io amo solo il bene! Invece ci sono tante persone cattive nel mondo, e io sono obbligata ad essere loro complice! Non voglio continuare così. Prima che finisca l’inchiostro, ti prego, fammi fare del bene almeno per una volta, così sarò felice per sempre. Oppure toglimi subito l’anima; preferisco non poter sentire né pensare niente, essere come tutte le altre penne… ”.
La fata udì la richiesta di Animella, e si rese conto che il suo scherzo le aveva provocato davvero tanta infelicità.
Le disse allora: “Cara Animella, hai ragione, e io ti voglio premiare per i tuoi sentimenti. Ora ti porterò da una persona buona, che ha tante cose da raccontare, ma che non ne ha il coraggio, perché pensa di non essere in grado di farlo.
Si chiama Alfonso: io ti darò il potere di dargli dei suggerimenti; così mi farò perdonare per averti procurato delle sofferenze, e tu farai del bene a questa persona”.
Per la gioia, Animella fece saltare il suo tappo!
Il signor Alfonso era un uomo vecchissimo che si sentiva molto solo e non sorrideva più: infatti, non aveva parenti, viveva in un ospizio e non aveva più fiducia in sé.
Da molto tempo aveva pensato di cominciare a scrivere per sentirsi meno solo, ma non era sicuro di riuscirci. Diceva: “magari non mi verranno idee, e poi pare che al giorno d’oggi si possa scrivere soltanto se si ha il computer”; quindi, non si decideva mai ad iniziare.
Ma ecco che una mattina trovò sulla sua scrivania una penna a sfera che non aveva mai visto prima: era proprio Animella!
Il signor Alfonso ci pensò su a lungo, poi finalmente prese coraggio, la impugnò e con la sua mano tremolante provò a scrivere, dopo anni e anni che non lo faceva più.
Animella ce la mise proprio tutta, e con il potere che la fata le aveva dato, suggerì al signor Alfonso le parole migliori per descrivere le cose bellissime che il vecchietto desiderava raccontare.
Alfonso scriveva lentamente, concentrato, e riuscì a creare un racconto meraviglioso che parlava della sua vita.
Quando lo concluse, soddisfatto e felice, provò a scrivere la parola “Fine”, ma non poté: l’inchiostro era finito.
Animella era felicissima: la sua carriera era terminata, ma lei aveva realizzato il suo sogno, facendo del bene ad una brava persona!
Il signor Alfonso prese un nastro, lo legò con affetto intorno alla penna e la appese sul muro della sua stanza, nell’ospizio.
Sapete, oggi Animella è ancora lì, sempre più felice, in compagnia del signor Alfonso che è diventato uno scrittore famoso grazie al racconto scritto con lei.
Il vecchietto ogni giorno solleva lo sguardo e sorride a quella penna a sfera che lui considera davvero speciale; e anche Animella gli sorride…
Grazie per aver letto la storia di Animella!
Published: Jul 15, 2016
Latest Revision: Jul 18, 2016
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