ROAR - GIORNALINO D’ISTITUTO
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ROAR

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Artwork: I.C. LAURA LANZA - CARINI

  • Joined Jun 2021
  • Published Books 2
ROAR - GIORNALINO D’ISTITUTO

ROAR N. 0                                                       Gennaio 2023

Giornalino d’Istituto

I.C. LAURA LANZA
Disegni:

Selene Scavo

Rachele Armetta

Morena Armetta

Giulia Amato

Testi:

Sofia Castagna

Rachele Armetta

Flora Violante

Coordinatori docenti:

Angela Barbiera

Giorgio Menozzi

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ROAR by Angela Barbiera - Illustrated by I.C. LAURA LANZA - CARINI - Ourboox.com

 

 

 

 


Disegno: Morena Armetta

liberamente ispirato a “Maus” di Art Spiegelman

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ROAR by Angela Barbiera - Illustrated by I.C. LAURA LANZA - CARINI - Ourboox.com
Oggi è il 27 Gennaio,
giorno in cui ricordiamo tutte le persone a cui sono state rubate la vita, l’anima e l’identità.
Oggi ci serve per ricordare l’Olocausto. Tutto ciò che è stato fatto agli Ebrei.
Tutto l’orrore che hanno subito: tutte le persecuzioni, le umiliazioni, la deportazione nei campi di concentramento. Privati della loro identità, identificati solo attraverso un numero.  Questo giorno ci serve per non dimenticare tutte quelle vite che sono state perse soltanto perché considerate diverse dal normale.  Razze, avevano diviso l’umanità in razze. La razza principale, quella superiore, quella senza difetti, la razza perfetta, la razza ariana. E poi c’erano tutte le altre, che erano formate da Ebrei, nani, omosessuali, persone di colore, disabili e oppositori politici. Però non c’era soltanto questo, non c’era soltanto l’oscurità in quel periodo.
Edith Bruck, deportata ad Auschwitz all’età di 12 anni e sopravvissuta, dichiara in un’intervista che anche nel buio ci sono sempre dei fasci di luce. Lei racconta che ne ha avuti cinque, cinque fasci di luce, cinque persone che nel buio più totale le hanno dato speranza e l’hanno aiutata continuare a lottare, a vivere.
Massimiliano Maria Kolbe, francescano polacco a cui è stato dedicato un centro di spiritualità e accoglienza, proprio qui a Carini, anche lui deportato ad Auschwitz nel 1941. Quando decisero di scegliere dieci persone da far morire nel bunker della fame, per un prigioniero che era fuggito, scelsero un padre di famiglia che si mise a piangere, allora Kolbe si offrì volontario al suo posto, e stranamente i soldati tedeschi accettarono il suo sacrificio.
Lui e i suoi amici passarono settimane nel bunker senza né cibo né acqua, pregando, finché i soldati non li uccisero con una iniezione letale. 
Kolbe non ha avuto dei fasci di luce come Edith, ma egli stesso è stato il fascio di luce per il padre che chiedeva pietà.
Flora Violante
Disegno: Selene scavo
liberamente ispirato a “l’albero di anne”di I. Cohen Janca – M. Quarello
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Disegno: Selene scavo

liberamente ispirato a “l’albero di anne”di I. Cohen Janca –

M. Quarello

 

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Disegno: Morena Armetta

liberamente ispirato a “Maus” di Art Spiegelman

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Disegno: Rachele Armetta

liberamente ispirato a “Maus” di Art Spiegelman

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ROAR by Angela Barbiera - Illustrated by I.C. LAURA LANZA - CARINI - Ourboox.com
Riflessioni e speranze
Per guardare avanti bisogna non dimenticare il passato Lo sterminio degli ebrei, che identifichiamo con il termine Shoah, è un capitolo buio della storia dell’uomo, così violento e disumano che non ha bisogno, certo, di un segnalibro per essere ricordato. Un capitolo di storia identificato dalle parole “diversità” tra chi aveva il diritto di vivere e chi il dovere di morire e “follia” di un’umanità violenta e ingiusta. Io credo che la follia abbia qualcosa di affascinante, ma quella del coraggio, non di certo quella che genera l’ingiustizia. A scuola ci hanno sempre insegnato che la storia è maestra di vita, ma ne siamo proprio sicuri? Siamo sicuri che la terribile esperienza della Shoah ci abbia insegnato a non ricadere nell’orrore causato dalla follia umana? . Purtroppo ancora oggi gli uomini sanno essere così cattivi nei confronti dei loro simili da dimostrare che le pagine più buie della storia non ci hanno insegnato nulla. Talvolta, sembra che Hitler sia ancora tra noi. Lo ritroviamo in chiunque discrimini l’altro: un omosessuale, una persona di colore o chiunque sia considerato “imperfetto”. A volte ho paura che l’odio non morirà mai, si manifesterà sempre di volta in volta in modo diverso, non con le stesse azioni delittuose che hanno caratterizzato il periodo del nazismo, ma più probabilmente con un’arma non tangibile ma altrettanto potente: la parola. Da qualche anno ho capito il potere delle parole, semplici suoni che hanno la capacità, però, di distruggere le persone e poi, magari anche, di far perdonare chi le pronuncia. La diversità non deve spaventare, in fondo ognuno di noi è straniero per l’altro, soltanto dopo una prima volta, la prima parola, il primo sguardo si può cercare di cominciare a capire l’altro, in fondo siamo tutti una copertina di un libro infinito. La nostra grande forza è di non smettere mai di sperare in un mondo migliore e forse un giorno fare diventare questa speranza realtà.
Sofia Castagna
Disegno: Giulia Amato
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Disegno: Rachele Armetta

liberamente ispirato a “Maus” di Art Spiegelman

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Il vernagallo era il cognome di una famiglia ben nota per il collegamento alla baronessa di Carini. Infatti da quella famiglia proviene Ludovico Vernagallo, cugino di don Vincenzo II La Grua-Talamanca, che ebbe una relazione con Laura Lanza.

Il Vernagallo potrebbe sembrare una tipologia di gallo ma non lo è, è completamente un’altra cosa. È un leone rampante? Neanche, quello è soltanto il cognome della famiglia e per fortuna perché sarebbe un po’ (TANTO) strano, ma lo stemma della famiglia è un leone rampante, ecco perché giocando su questa ambiguità abbiamo deciso di dare al nostro fantastico giornalino come titolo: “Roar, il ruggito del Vernagallo.”

Flora violante

 

Disegno del logo del giornalino: Selene Scavo

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