by giulia
Artwork: Giulia Sileri, Colantoni Alessandra, Bruni Marta, Martucci Valentina, Sileri Edoardo
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L’ARTE GRECA ARCAICA
Indice
-introduzione età arcaica
-il Partenone
-scultura e tempio
-pittura
ETA’ ARCAICA (600 a.C.-480 a.C.)
All’inizio di questo periodo è già definito il fondamento dell’arte greca: la ricerca della perfezione, dell’armonia, dell’equilibrio.
Gli artisti rappresentano ciò che è perfetto, immutabile, immobile, l’idea che sta dietro le forme.
Lo sviluppo delle poleis porta alla necessità di fondare delle colonie fuori dalla Grecia, prima in Sicilia ma poi anche in Spagna, Francia e nel sud Italia. A nord la civiltà greca si diffuse sulle coste del mar Nero. In questo periodo l’arte subisce un forte impulso esprimendosi soprattutto nell’architettura e nella scultura.
In questo contesto si sviluppa la religione greca, una religione politeista che sarà grande fonte di ispirazione per l’arte greca. I Greci immaginavano che i loro dei abitassero sul monte Olimpo, tra le nuvole che coprono costantemente la vetta, alta quasi 3000 metri. Le dodici divinità olimpiche governavano qualsiasi aspetto dell’esistenza umana ed erano immortali. Ma a parte questo avevano sembianze umane, erano tutti parenti tra loro e avevano gli stessi difetti degli uomini: erano capricciosi, irascibili, gelosi e prepotenti.
LA PITTURA
La pittura vascolare per noi oggi è una testimonianza molto importante del popolo greco arcaico perché sono gli unici esempi che ci sono pervenuti fino ai giorni nostri di pittura greca. Della pittura greca vera e propria, descritta dalle fonti storiche purtroppo non ci è pervenuto praticamente nulla.La pittura vascolare era la pittura realizzata dai Greci sui vasi in terracotta. La terracotta era modellata dai ceramisti greci con grande abilità. Questi incidevano con
particolari strumenti le figure e i pittori decoravano il vaso. Spesso infatti nei vasi greci troviamo la doppia firma del ceramista incisore e del pittore.
La pittura vascolare greca si suddivide in due categorie sulla base della tecnica pittorica utilizzata:
1. la tecnica a figure nere su fondo rosso, più antica, che si sviluppata a partire dal VII sec.a.C.,
2. la tecnica a figure rosse su fondo nero, che nasce nel 530 a.C. ad Atene.
Il decoratore si serviva di una punta adatta per segnare il contorno delle figure da realizzare sull’impasto in argilla, e poi il pittore riempiva la figura utilizzando una vernice nera. Per
realizzare i dettagli incideva le figure con una punta sottile, in modo da lasciare scoperta l’argilla del fondo.
L’artista realizzava anche qui il contorno delle figure servendosi di una punta di osso o di legno; lasciava al naturale l’interno dei personaggi, mentre lo sfondo veniva dipinto con larghe pennellate di colore nero, che serviva anche per rifinire alcuni particolari sulle figure stesse.
Le principali caratteristiche dei vasi della pittura vascolare sono:
• solidità e corpo espanso;
• largo piede e orlo spesso.
Nella pittura vascolare si era raggiunto, nel corso degli anni, un apprezzabile livello estetico nella tecnica a figure nere e a figure rosse, con una ricca serie di forme e di tipi di perfetto
rigore geometrico, di organica armonia funzionale e di grande gusto decorativo. Inizialmente la decorazione del vaso si limitava al punto di massima espansione del ventre al collo, dopo invece tutto il vaso veniva decorato.
IL PARTENONE
Il Partenone è il più famoso monumento della Grecia ed è considerato la migliore realizzazione della sua architettura; le sue sculture sono considerate capolavori dell’arte. Il Partenone è un simbolo duraturo dell’antica Grecia e della democrazia ateniese esso è universalmente considerato uno dei più importanti monumenti storici del mondo. Il nome Partenone si riferisce all’epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine, nonché al mito della sua creazione, per partenogenesi, dal capo di Zeus. Il Partenone è stato costruito dagli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle, sotto la supervisione di Fidia, dirigente sommo (epískopos) di tutti i lavori: di Fidia fu la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli, l’organizzazione dell’officina e il controllo della realizzazione con intervento personale nelle parti più impegnative
LA SCULTURA
La scultura arcaica inizia verso il VII secolo a.C. con la cosiddetta “Plastica Dedalica”, in essa l’interesse per la figura umana, vista come rappresentazione del divino attraverso forme naturali, si traduce nei due principali tipi statuari raffiguranti la figura maschile “Kourous” e quella femminile “Kore” e nella realizzazione di statue votive di dei, eroi, atleti e offerenti.
I Kouroi sono figure maschili rappresentate secondo uno schema fisso: nude, gamba sinistra avanti, braccia lungo i fianchi, pugni chiusi con pollici fuori, volto dallo sguardo fisso atteggiato in un impassibile sorriso, capelli lunghi sistemati a treccine ricadenti sulle spalle.
Le Korai sono figure prevalentemente di gusto ionico. Le figure femminili sono rappresentate abbigliate con una lunga veste chiamata Chiton ed un mantello chiamato Himation le cui pieghe creano un delicato gioco di ombre e luci.
Le sculture si dividono in:
– Scultura dorica: rappresenta forme solide e massicce dagli ampi volumi squadrati ed improntate ad uno spirito conservatore e guerriero.
– Scultura ionica : presenta forme più varie e leggiadre dai vivaci effetti chiaroscurali e dalle proporzioni più dolci e sganciate; risulta, inoltre, pervasa da uno spirito maggiormente dinamico.
– La plastica attica: si afferma verso la fine del periodo arcaico e in essa le opposte tendenze dorica e ionica sembrano unirsi raggiungendo un nuovo equilibrio formale.
IL TEMPIO
I tempi erano grandi santuari dedicati alle divinità che permettevano l’incontro fra cittadini di diverse poleis. I greci organizzavano delle feste “panelleniche”, dedicate cioè a tutti i cittadini del mondo greco, queste comprendevano anche gare di atletica, spettacoli musicali e poetici.
Il tempio si trovava di solito sull’acropoli o in un luogo fuori dal centro cittadino, in principio era costruito in legno o in mattoni, ma questi elementi vennero sostituiti progressivamente con altri, più resistenti e meno deperibili: la pietra e spesso il marmo.
Il tempio aveva alcuni elementi fondamentali, che sono stati descritti da Marco Vitruvio Pollione, un architetto romano nè“I dieci libri dell’architettura”:
1) il NAOS, cioè la cella dove si trovava la statua della divinità a cui era dedicato il tempio, il cui accesso era riservato solo ai sacerdoti;
2) il PRONAO, cioè la parte che si trovava davanti al naos;
3) l’OPISTODOMO, una parte del tempio che si trovava al lato opposto al pronao, realizzato per donare più simmetria all’edificio;
4) la PERISTASI, cioè la distanza, fra le colonne e la struttura del tempio stesso.
Tutta la struttura era circondata da colonne e la facciata del tempio era sempre rivolta verso est. I templi non erano tutti uguali, a seconda del numero di colonne c’erano: il tempio tetràstilo (4 colonne), esàstilo (6 colonne), octàstilo (8 colonne).
Il numero di colonne è quasi sempre pari affinché non ci sia mai una colonna di fronte alla porta del pronaos (rari sono i casi di eptàstilo o ennàstilo). Il giro di colonne intorno alla cella (singolo o doppio) è denominato perìstasi e lo spazio percorribile è detto deambulatorio. Le celebrazioni avvenivano tutte all’esterno del tempio e solo il sommo sacerdote aveva la possibilità di accedere al naos. Questo è il motivo per cui la facciata del tempio era particolarmente curata e decorata, oltre a essere completamente colorata.
Il tempio era spesso colorato con dei colori molto accesi erano presenti i colori come il blu rosso e bianco che erano colori molto più reperibili rispetto ad altri ma possiamo trovare anche dei verdi attingenti verso il blu, il verde chiaro il giallo e il bianco non solo come colorazione ma anche come effetto del marmo in quanto le pareti erano fatte dell’omonimo materiale.
Gli ordini delle colonne del tempio erano tre: l’ORDINE DORICO, l’ORDINE IONICO, l’ORDINE CORINZIO.
Il lavoro per estrarre le rocce utili alla costruzione dei tempi venivano estratte naturalmente dal sottosuolo e il processo era molto lungo, i blocchi venivano trasportati grazie ad una opera che adattavano al blocco ovvero un supporto di legno che simulava una ruota e facendo rotolare il pezzo riuscivano a spostarlo dalla cava al luogo di costruzione.
Ecco a voi un piccolo video riassuntivo:
https://youtu.be/bwlwv76-iwk
Published: Jan 8, 2023
Latest Revision: Jan 10, 2023
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