OGGI COME ALLORA… by Riccardo Baldinazzo - Illustrated by Baldinazzo Riccardo - Ourboox.com
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OGGI COME ALLORA…

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Artwork: Baldinazzo Riccardo

  • Joined May 2022
  • Published Books 1

Gli argomenti del mio elaborato sono scaturiti dal conflitto tra Ucraina e Russia, esploso nel febbraio 2022 ma latente da anni, infatti affonda le sue radici nella storia.

Nel mondo ci sono varie guerre in atto ma questa forse la viviamo in prima persona perchè è scoppiata vicino a noi.

Ho scelto una frase di Martin Luther King come copertina, l’ho trovata molto significativa e mi domando come può essere che non abbiamo imparato niente dalla Storia del passato.

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Tra gli episodi storici collegati alla vicenda vi è la nota “strage di Holodomor”, termine coniato proprio dagli ucraini con il significato di “sterminio per fame”. Ancora oggi Kiev nutre risentimento contro Mosca per questo motivo.

Stalin si accanì sull’Ucraina, denominata “il granaio d’Europa”.

Una bambina affamata di Kharkov, diventata simbolo della tragedia del genocidio in Ucraina

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HOLODOMOR

Ogni anno, il 23 novembre, si ricorda l’Holodomor, la carestia provocata dall’URSS di Stalin che colpì l’Ucraina tra il 1932 e il 1933, causando milioni di morti.

La tragedia ebbe inizio quando Stalin, tra l’autunno del 1932 e la primavera del 1933, decise la collettivizzazione agraria, costringendo anche i kulaki, i contadini agiati (coltivatori diretti o piccoli proprietari terrieri), ad aderirvi contro la loro volontà.

Gran parte di essi si opposero duramente, rifiutandosi di cedere il grano, nascondendo le derrate alimentari e uccidendo il bestiame. Il politburo sovietico lo considerò un atto di ribellione e, pur di fronte alla sempre più grave carenza di cibo nelle campagne, mandò gli agenti e gli attivisti locali del partito a requisire tutto quello che trovavano, compresi gli animali.

Al tempo stesso fu creato un cordone attorno al territorio ucraino per impedire la fuga.

 

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Ma la collettivizzazione forzata delle terre innescò una gigantesca carestia che colpì varie parti dell’Unione Sovietica, dal Caucaso alla Siberia, dal Kazakistan all’area del fiume Volga.

Gli ucraini tuttavia furono quelli che ne soffrirono di più le conseguenze, poiché lo sterminio dei contadini s’intrecciò con la persecuzione dell’intellettualità e con la lotta al patriottismo di un intero popolo.

In pochi mesi nella campagna ucraina, una regione molto fertile, chiamata «il granaio dell’Europa», imperversa una terribile carestia, le epidemie si diffusero e si registrarono casi di cannibalismo.

Il governo sovietico negò l’evidenza e, per prevenire il diffondersi di informazioni sulla carestia, Stalin e Molotov proibirono i viaggi nella regione del Don, in Ucraina, nel Caucaso settentrionale in quanto «i viaggi per il pane sono organizzati dai nemici dell’Unione Sovietica con lo scopo di fomentare le proteste contro le fattorie collettive».

Secondo migliaia di testimoni oculari masse di bambini in fuga dalle campagne vennero arrestati e deportati negli orfanotrofi, dove in poco tempo morirono di fame.

Nel frattempo, Stalin sottrasse anche il potere politico all’Ucraina.

In seguito alle lamentele e alle proteste per i disastrosi effetti della collettivizzazione forzata, mandò in Ucraina Pavel Postyshev, insieme a migliaia di funzionari russi che eliminano tutti i funzionari ucraini.

Il 7 agosto 1932 Mosca introdusse la pena di morte o condanne a lunghe pene detentive per qualunque sottrazione di grano, di cereali e di cibo di qualunque entità, anche per uso personale. Quando fu chiaro che la produzione non avrebbe raggiunto l’obiettivo fissato dal governo comunista, la colpa fu rovesciata sui contadini. Oltre centomila persone furono condannate: cinquemila giustiziate e oltre 26 mila condannate a dieci anni.

 

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Una commissione capeggiata da Vjaceslav Molotov, il capo del governo dell’Unione Sovietica, sorvegliava la requisizione del grano. Egli ordinò alla polizia e alle forze di repressione di non lasciare grano nei villaggi ucraini, di confiscare anche barbabietole, patate, verdure e ogni tipo di cibo o beni, comprese le risorse finanziarie.

Le brigate d’assalto effettuano incursioni nelle fattorie e le devastarono.

Nel 1932-1933 le scorte di grano per la popolazione erano ridotte ma, grazie alle buone condizioni climatiche, la mietitura fu sufficiente a evitare l’aggravarsi della carestia.

Nonostante ciò, le requisizioni furono ulteriormente incrementate e continuarono anche le esportazioni, necessarie perché il governo sovietico potesse ottenere valuta pregiata con cui rafforzare l’industrializzazione.

La popolazione risponde con un’intensa resistenza civile.

Le autorità sovietiche reprimono duramente ogni manifestazione di dissenso, deportando intere comunità.

Un alto funzionario sovietico disse: «Il raccolto del 1933 fu una prova della nostra forza e della loro resistenza. Ci è voluta una carestia per dimostrare loro chi è il padrone. È costata milioni di vite, ma il sistema delle fattorie collettive deve restare. Noi abbiamo vinto la guerra».

 

 

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LA VERITÀ NASCOSTA NEGLI ARCHIVI SOVIETICI

La verità su quanto accadde in quegli anni, tuttavia, iniziò a diffondersi su vasta scala soltanto dopo la dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina (1991) e l’apertura degli archivi sovietici.

L’Urss nascose i fatti per cinquant’anni: si cominciò a parlarne grazie alla «glasnost, trasparenza» e la «perestrojka, riforma» di Michael Gorbaciov negli anni Ottanta del XX secolo.

Nel 2003 le Nazioni Unite hanno stabilito che l’Holodomor è stato “il risultato di politiche e azioni crudeli che provocarono la morte di milioni di persone”.

Cinque anni dopo, nel 2008, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale lo sterminio ucraino viene classificato come crimine contro l’umanità.

Esiste tuttavia un problema di carattere giuridico che impedisce l’inclusione della tragedia ucraina dell’Holodomor nella lista dei genocidi ufficialmente riconosciuti dalla comunità internazionale. È quanto spiega la studiosa statunitense Anne Applebaum, già vincitrice del premio Pulitzer e autrice del recente saggio Red Famine: Stalin’s War on Ukraine: «Ciò che accadde in Ucraina tra il 1932 e il 1933 coincide perfettamente con la definizione di genocidio di Raphael Lemkin, ma non può rientrare nella formulazione redatta nel 1948 con la Convenzione sul genocidio. L’Unione Sovietica contribuì alla stesura di quel documento in modo decisivo proprio al fine di escludere l’Olocausto ucraino». Finché il diritto internazionale non sarà aggiornato, l’Holodomor continuerà a essere formalmente escluso dall’elenco dei genocidi.

 

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Novant’anni fa l’Urss di Stalin cercò di cancellare l’Ucraina con la fame.

Oggi la Russia di un altro dittatore, Vladimir Putin, cerca di piegare gli ucraini con i carri armati e i cannoni. Come allora, anche oggi gli ucraini resistono. Ma, diversamente da allora, tutto il mondo, o quasi, è schierato con Kiev e condanna Putin.

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Molta solidarietà nel confronto del popolo ucraino:

  • Bansky mise all’asta una sua opera per poi devolvere il ricavato all’ospedale pediatrico di Kiev.

  • La casa editrice del libro “La luna di Kiev” devolve i soldi della vendita del libro alla popolazione ucraina.

  • In molte raccolgono cibo, medicine, abbigliamento da portare in Ucraina

  • In molti hanno aperto le loro case per ospitare le persone che sono riuscite a fuggire dal conflitto.

  • Alcune persone sono scese in guerra al fianco del popolo ucraino (Giulia Schiff, ex pilota dell’Aeronautica italiana).

 

 

 

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