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Erbe … vagabonde

  • Joined Jan 2019
  • Published Books 6

 

ACHILLEA MILLEFOGLIE

 

Il nome del genere fu fissato da Linneo e deriva dalla leggenda riportata da Plinio. Secondo quest’ultimo, l’eroe Achille impiegò la pianta durante l’assedio di Troia, su consiglio del centauro Chirone, per curare le ferite subite in battaglia dai suoi soldati. Viene chiamata millefoglie per le sue foglie 2-3 volte pennatosette, cioè che presentano frastagliature a lacinie strettissime.

 

La fama dell’achillea è dovuta alla sua azione cicatrizzante e riparatrice tissutale e per questa ragione veniva ed è ancora impiegata per curare lesioni della pelle, ferite e piaghe d’ogni genere.

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ARTEMISIA – ASSENZIO

 

L’artemisia (Artemisia vulgaris) è una pianta arbustiva originaria delle zone temperate dell’Europa, Asia e Nord Africa. Il nome deriva dalla dea greca della caccia, Artemide, e oggi è attualmente usata per la cura della tosse, grazie alle sue proprietà antisettiche.

 

Le foglie sono verdi nella pagina superiore e biancastre in quella inferiore, i fiori sono giallo-rossastro, riuniti in capolini e i frutti sono acheni glabri.

Le radici dell’artemisia hanno azione sedativa e sono utili in caso di stanchezza o sovraeccitazione.

Inoltre, è bene sottolineare che, se assunta in dose eccessiva, l’artemisia può danneggiare il sistema nervoso

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CELIDONIA

 

Secondo alcuni autori il nome deriverebbe dal greco Chelidon, che significa rondine, in quanto la pianta fiorisce con l’arrivo di questi uccelli. Nel rinascimento di credeva inoltre che le rondini avessero l’abitudine di strofinare i rametti di questa pianta sugli occhi dei nuovi nati per favorirne l’apertura. Secondo altri autori il nome invece deriverebbe dall’espressione latina coeli donum, ossia dono del cielo, in quanto era ritenuta una pianta magica, dotata di poteri soprannaturali.

 

Grazie alle sue proprietà caustiche rientra nella formulazione di lozioni e creme per contrastare verruche e porri. Nella tradizione popolare il lattice fresco che fuoriesce quando la pianta viene spezzata era applicato direttamente su porri e verruche.

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CENTOCCHIO – STELLARIA MEDIA

 

È un’erba che dà il meglio di sé nei periodi freddi, in inverno e inizio primavera. Questa tenacia nel resistere a climi freddi le ha conferito la nomea di winterweed, cioè erba d’inverno.

 

E’ un’erba officinale che viene utilizzata come rimedio popolare per diverse condizioni come dolori, eruzioni cutanee e costipazione.

 

Il centocchio viene anche consigliato per la sua azione diuretica.

In cucina possiamo utilizzare il centocchio sia cotto che crudo e con altre verdure e germogli.

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FARINELLO

 

Il Farinello è una pianta spontanea commestibile considerata da molti erroneamente come un’infestante per la grandissima capacità che ha di riprodursi, non tutti però sanno che ha ottime proprietà nutrizionali. In particolari tempi di carestia ha addirittura rappresentato una componente importante nella dieta dei contadini, e per questo motivo fa tuttora parte di molti piatti tipi regionali.   Le giovani foglie sono inoltre ricche di fosforopotassio e vitamina B1, e per riconoscere la pianta si possono sfregare le mani sotto le foglie, si sente una specie di farina che gli dà proprio il nome di “Farinello”. I giovani germogli e le foglie della pianta sono perfetti per realizzare ottime pietanze e si possono mangiare crudi, cotti, lessati, al vapore o in padella.

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GERANIO

 

Del geranio, il nome Pelargonium, deriva dal greco “pelargos” che significa cicogna per via della somiglianza dei frutti con il becco di questo uccello. Chiamato anche Malva d’Egitto, il geranio fu introdotto in Italia da un nobile veneziano che rimase affascinato dai suoi colori.

Il geranio viene comunemente usato nel settore dell’aromaterapia, come agente antidepressivo, ma anche anti-infiammatorio, lenitivo, antisettico e astringente.

In cosmetica agisce come tonico della pelle contrastando l’invecchiamento cutaneo, la cellulite e, grazie alle sue proprietà cicatrizzanti, risulta essere anche un valido alleato in caso di ustioni, acne, vesciche e piaghe. Il geranio favorisce la circolazione e in caso di gambe pesanti, il suo utilizzo può apportare molto sollievo.

L’olio essenziale del geranio è l’olio più usato contro gli insetti, soprattutto le zanzare. È utilizzato anche per il trattamento delle vesciche, dell’artrite e perfino delle nevralgie.

I fiori dei gerani sono utilizzati anche in cucina nella preparazione dei dolci. Le foglie, invece, sono inserite in sciroppi, tè e tisane.

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LAMPASCIONE – GIACINTO DAL PENNACCHIO

 

E’ una pianta il cui uso alimentare è certamente molto antico, sembra che fosse già utilizzata 60.000 anni fa dall’uomo di Neanderthal. Si hanno notizie certe che le sue ottime proprietà alimentari e curative erano conosciute dagli Egizi, dai Greci e da molti altri popoli dell’area mediterranea e asiatica.

 

Hanno proprietà lassative, diuretiche ed emollienti, sono caratterizzati da un basso apporto calorico, abbassano la pressione sanguigna, diminuiscono la percentuale di grassi nel sangue, prevengono la formazione di trombi, stimolano l’appetito ed hanno attività antinfiammatorie.

 

Si usano i bulbi di lampascione, previa bollitura in abbondante acqua acidulata (per eliminare il sapore eccessivamente amarognolo di base) come sottoli per antipasti, ma si possono anche cucinare in frittata o come contorno con lo spezzatino di carne con l’avvertenza che le due componenti, il lampascione e le carni, vanno cotte assieme.

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LAMIO – FINTA ORTICA

 

Il Lamio è una pianta più comunemente chiamata falsa ortica, essendo quasi uguale, ma che non punge.

Il nome lamio deriva dal greco laimos che significa fauce. Dipende dal fatto che i gambi, quadrati, hanno foglie opposte che portano all’ascella dei fiori purpurei veramente somiglianti a delle fauci socchiuse.

 

Ha le stesse proprietà dell’ortica.

 

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LUPPOLO

 

È in grado di agire sul sistema nervoso come ipnoinduttore e blando sedativo, ottimo per combattere l’insonnia, il mal di testa e molte forme di gastrite e riflussi gastrici di origine nervosa.

Inoltre, supporta il lavoro della digestione, contribuisce a lenire i disturbi legati alla menopausa e aiuta la rigenerazione della pelle e dei capelli.

Nella cucina tradizionale contadina i giovani butti di luppolo in primavera venivano raccolti alla stregua degli asparagi e cucinati allo stesso modo ottenendo ottimi piatti caserecci.

La pianta del luppolo è conosciuta per l’uso come ingrediente della birra che nella storia dona il suo sapore amarognolo a questa bevanda ma forse non tutti sanno che è stato scelto anche perché oltre al suo sapore mantiene la birra con meno schiuma e la conserva per più tempo grazie alla presenza dei suoi principi attivi ad azione antibatterica naturale.

 

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MALVA

 

Le virtù emollienti della malva sono conosciute e apprezzate sin dai tempi antichi, infatti, il suo nome deriva dal latino mollire cioè “capace di ammorbidire”.
I Greci invece la chiamavano malàchi“, che rende l’idea di “qualcosa che rende morbido” (dal verbo greco “malachizomai”).

 

Le foglie e i fiori raccolti in estate vengono utilizzati contro la tosse secca e per alleviare infiammazioni a carico di golafaringe e laringe.

L’uso della malva è impiegato anche in caso di irritazioni del cavo orale (gengiviti, stomatiti, ascessi) e dell’esofago, ulcere gastriche e duodenali e per calmare le infiammazioni alla vescica e le irritazioni vaginali.

Le mucillagini di malva sono un ottimo rimedio naturale contro  infiammazioni intestinali, coliche e stipsi lieve, grazie all’azione lenitiva e blandamente lassativa, dovuta alla capacità delle mucillagini di formare una sorta di gel, che ammorbidisce le feci e aumenta la massa fecale, favorendone l’eliminazione. Molto diffuso è anche l’uso della malva per le emorroidi.

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NOCE

 

Gli antichi consideravano il Noce una pianta divina, infatti il nome significa ghianda di Giove. La sua forma che ricorda il cervello nell’antichità era considerata efficace contro le malattie mentali.

Ha proprietà antinfiammatorie, antifungine ed astringenti sulla pelle.

Si mangia l’interno del frutto maturo che può essere consumato tal quale oppure per la preparazione di svariate ricette. Il frutto intero immaturo e ancora verde è la base per la preparazione del nocino, un liquore amaro e digestivo.

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OCCHI DELLA MADONNA – VERONICA PERSICA

 

Il nome generico, secondo alcuni, deriva dalla leggenda della Veronica, la donna che pulì il volto di Cristo con un fazzoletto prima della crocifissione, alludendo alle venature più scure nella corolla presto caduca di alcune specie o al fatto che molte specie fioriscono precocemente durante la settimana santa.

 

La pianta della veronica persica è depurativa, diuretica, espettorante ed emolliente e serve per lenire catarro tosse in abbinamento ad altre piante espettoranti e balsamiche come l’eucalipto ed il timo.

 

In cucina la veronica persica si presta per arricchire le più fantasiose insalate.
Il gusto dei suoi germogli apicali più teneri è fresco e delicato.

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ORTICA

 

Il nome ortica deriva dal latino urere che significa “bruciare” in riferimento ai suoi peli urticanti. Le sue proprietà si conoscevano già nell’antichità.

 

Le foglie dell’ortica sono da sempre utilizzate per migliorare la digestione, come ricostituente, per depurare l’organismo, per favorire la lattazione, per calmare la diarrea e contro l’anemia.

L’ortica è impiegata anche per ridurre la ritenzione idrica e la pressione sanguigna e per eliminare gli acidi urici. L’attività antinfiammatoria dell’ortica è invece sfruttata per trattare malattie reumatiche, lombalgie, sciatalgia, tendiniti, ma anche infiammazioni e infezioni a carico delle vie urinarie .

 

In cucina i giovani getti delle ortiche (vanno eliminati i fusti e le foglie devono essere fresche), dopo essere stati lessati, si usano come gli spinaci conditi con olio o burro. L’ortica è un’erba molto nutriente per il suo alto contenuto di ferro e magnesio e ha il vantaggio sugli spinaci di non essere troppo acida. Con le ortiche si possono preparare anche ottimi risotti, minestroni di verdura e gustose frittate; si mangiano volentieri, tritate come il prezzemolo, nelle minestre di riso.

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ORZO SELVATICO

 

La pianta è conosciuta in Italia anche come orzo selvatico. Il nome comune Forasacco deriva dal fatto che le spighe di queste piante attraversano facilmente le trame dei sacchi in tessuto.

 

 

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PANCUCO – RUMEX ACETOSA

 

Questa pianta veniva servita già ai tempi degli Egizi come digestivo a fine pasto alla mensa del Faraone. Molti autori, tra cui Virgilio, riportano che dai Romani veniva utilizzata sia in cucina, che come medicinale. Nel medioevo era usata per preparare minestre o insalate.

 

Nella medicina popolare veniva impiegata per le cure primaverili depurative del sangue e per malattie cutanee.

 

Attenzione però perché è sconsigliato l’uso a chi soffre di calcoli renali ed epatici, e di disturbi gastrici ed intestinali.

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PIANTA DEL PARADISO

 

E’ una pianta originaria della Cina ed è una specie infestante; tra le più aggressive.

 

Questo albero cresce con molta velocità e può superare facilmente l’altezza di 15 metri. Tale predisposizione dà origine ad un altro suo nome con cui è diffusamente conosciuto, ovvero l’Albero del Paradiso.

 

Nonostante le numerose proprietà benefiche va tenuto presente che questa pianta è interessata da una certa tossicità. Per questo è considerata velenosa.

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PIANTAGGINE

 

Il suo nome deriva dalla parola latina planta, sia per la somiglianza delle foglie alla pianta del piede; sia per l’uso che ne facevano i viandanti, che avevano la fortuna d’incontrarla sul loro cammino.

 

La piantaggine viene adoperata soprattutto per trattare infiammazioni della bocca, della gola e delle vie aeree.

 

Esternamente, i preparati a base di piantaggine vengono usati come lenitivi per la pelle irritata, per velocizzare la cicatrizzazione delle ferite e per contrastare l’herpes.

Sempre per uso topico, la piantaggine aiuta anche in caso di punture di insetti, congiuntiviti e acne.

 

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FUNGO DI PIANTAGGINE

 

I capolini giovani delle infiorescenze di piantaggine possono essere mangiati e hanno un sapore in principio leggermente amaro per lasciare spazio poi ad un sapore di fungo, sono anche detti “funghi dei poveri”.

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ROBINIA – ACACIA

 

Il nome dell’acacia deriva dal greco akakia, candore e innocenza, probabilmente in riferimento ai suoi fiori. Poiché resiste al disseccamento, è simbolo di immortalità. In Medio Oriente è segno di buon auspicio.

 

L’acacia viene prescritta nel trattamento delle dispepsie accompagnate da diarrea, nelle enteriti e come espettorante balsamico nelle forme catarrali a carico dell’apparato respiratorio.

Per uso esterno, l’acacia viene usata, invece, per curare gengivitistomatiti, faringiti.

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SAMBUCO

 

Si ritiene che il nome Sambuco derivi dal greco “sambuche” che significa strumento musicale, in quanto i rami venivano utilizzati per la produzione di una specie di flauto.
NOTE: il Sambuco viene spesso confuso con l’Ebbio o Sambuchella (Sambucus ebulus L.), pianta tossica.

 

Utile come rimedio per malattie da raffreddamento, febbre e stati influenzali, coadiuvante nelle diete dimagranti.

 

I fiori si mettono a macerare in acqua, zucchero e qualche limone tagliato a pezzetti. Si ottiene così lo sciroppo di sambuco, da diluire con acqua per una bevanda rinfrescante e dissetante. I fiori si possono anche pastellare e friggere. Con i frutti si preparano invece delle buonissime marmellate con l’accortezza di eliminarne i semi in quanto contengono delle sostanze che possono provocare disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea.

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TRIFOGLIO

 

Storicamente il trifoglio fu venerato dai druidi. Conosciuto dai Greci e dai Romani per le proprietà curative. A volte (circa 1 su 10.000) i trifogli possono avere quattro foglie, questi vengono comunemente chiamati quadrifogli e sono considerati dei portafortuna.

Il trifoglio è un fitoestrogeno naturale, utile per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, per prevenire l’osteoporosi e rallentare l’invecchiamento di cute e mucose

 

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TRIFOGLIO ROSSO

 

Il nome “Trifolium” è composto dalle parole tre e folium, per le foglie composte da 3 foglioline. Dioscoride e Galeno ritenevano che fosse in grado di guarire le ferite causate dai serpenti velenosi. Si tratta di un’importante pianta foraggera e viene molto utilizzata nella rotazione agraria per l’arricchimento dei suoli.

 

Utile come rimedio naturale per contrasto dei disturbi della menopausa.

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