by Andrea Sanfilippo
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Lui stava per chiederle spiegazioni, ma lei aveva risposto ad un messaggio sul suo cellulare e si era frettolosamente allontanata, in preda ad un’evidente confusione. Da quel giorno Carlo, il ragazzo della panchina rossa, era immobilizzato dalla paura riflessa nel senso di vuoto che provava quando pensava alla ragazza bionda con il cagnolino. Non parlava, Carlo, non pensava, sapeva solo di avere paura. Non era mai stato coraggioso, aveva sempre vissuto intrappolato dalla paura di osare, di essere se stesso. La società era sempre pronta a giudicarlo e lui viveva nella paura di essere giudicato. Un circolo vizioso, un cane che si morde la coda… c’erano tanti modi per definire la vita di Carlo, ma la parola “coraggio” non si trovava in nessuno di essi.
L’unica sua forza, il suo appiglio per evitare di ricadere nella paura, era la musica. La musica era tutto per Carlo, fu proprio in essa che riuscì a trovare il coraggio di tornare al parco, il luogo dove aveva provato quel vuoto e in cui sperava di ritrovare la speranza. Si mise le cuffie e si diresse lungo il sentiero che portava alla panchina rossa, come il sangue che gli stava gelando nelle vene. AC/DC, un gruppo musicale anni Settanta, ma ancora attuale, era la parola chiave per fargli ritrovare la forza, per far rivivere in lui l’immagine della splendida ragazza di cui non riusciva a ricordare il nome. Così un passo dopo l’altro, con il cuore che batteva all’impazzata, al ritmo della canzone, si dirigeva verso il parco con “Shot in the Dark”, l’ultimo brano scritto dagli AC/DC, che gli feriva l’udito. A metà strada, durante il ritornello, gli riaffiorò un ricordo: il nome della splendida ragazza era Anna, glielo aveva rivelato timidamente alcuni giorni prima, proprio quando stavano cantando insieme il ritornello di quella canzone.
Mentre si stava interrogando su che fine avesse fatto la ragazza, si guardò attorno e vide uno strano movimento nei cespugli: era il cucciolo di Anna, Marley, un barboncino Toy, di certo non aggressivo, che appena riconobbe Carlo si avvicinò a lui in cerca di attenzioni.
Sembrava avesse passato giorni infernali: era fradicio, affamato, sporco e con il pelo arruffato.
Il ragazzo decise di portarlo a casa con sé: chissà dov’era Anna! Lungo il tragitto riorganizzò le idee pensando ad un modo per ritrovarla. Arrivato, ripulì il cane e lo sfamò; solo più tardi notò che all’interno del collare c’era una medaglietta con scritto un numero telefonico.
Carlo provò quindi a contattare il numero, ma ogni chiamata ripeteva la stessa risposta:”Il numero da lei selezionato risulta inesistente.”. Che cos’era allora quella strana sequenza numerica? Un indirizzo? Un codice di sblocco di un cellulare? Una data? Tutto affiorava alla mente di Carlo, che ora non riusciva a pensare ad altro che a quella ignota sequenza di numeri.
All’improvviso suonò il telefono. Lui, ancora immerso nei suoi pensieri, si accorse che era solo la sveglia: era ora di recarsi al lavoro. Sconsolato prese la giacca, aprì la porta e uscì.
Come tutti i fine settimana, per pagarsi gli studi, lavorava come cameriere nella pizzeria “Da Ciro”. Il locale era situato nelle vie centrali del quartiere di San Salvario e si presentava come un posto semplice e sicuramente non raffinato. Era frequentato principalmente da ragazzi, i quali potevano mangiare e svagarsi grazie alla sala biliardo.
Il locale apparteneva a Ciro, un uomo di mezza età, dall’aspetto molto trasandato: al lavoro infatti indossava sempre un grembiule sporco e una canottiera di colore indefinito. Nel tempo libero si aggirava per il quartiere con fare minaccioso su una rombante Yamaha TMax nero opaco. Poteva sembrare una persona pericolosa e prepotente, in realtà era un uomo semplice dedito al suo lavoro.
Carlo decise che, quel giorno, gli sarebbe servito pensare un po’, quindi si diresse alla pizzeria a piedi portando con sé il cane che da solo non voleva proprio rimanere. Lungo il tragitto gli venne un’idea: avrebbe postato sui social la foto del cane associata alla descrizione della padrona e al proprio numero telefonico. Chiunque avesse avuto sue notizie lo avrebbe potuto contattare.
Senza esitare prese il telefono, aprì Instagram e pubblicò la foto del cane appena lavato; nella descrizione scrisse: “Cane ritrovato questo pomeriggio al parco, appartiene a una ragazza bionda e molto gentile di nome Anna; chiunque sappia qualcosa in più mi contatti al seguente numero 366*******”.
Giunte le 19 arrivò sul posto di lavoro con Marley. Sull’uscio vide Ciro con il solito grembiule e l’aria severa. Carlo si avvicinò tenendo il cucciolo vicino a sé e con fare gentile e impaurito disse: “Ciao Ciro, non è che posso tenere qua il cane?”. Il pizzaiolo rispose: “Ma tu sei venuto per lavorare o per fare il dog sitter?” sfumando le ultime parole con una risata roca.
Un altro dipendente, Beppe, si infilò nel discorso e disse: «Dai Ciro, lascia che Carlo porti il cane sul retro». Ciro si fece da parte, Carlo sistemò Marley legandolo con il guinzaglio nel magazzino e si affrettò ad accogliere i primi clienti. Era sabato sera e come sempre il locale, pieno di ragazzi chiassosi, diventava difficile da gestire: tutti volevano essere serviti immediatamente e attorno al biliardo si scatenavano i primi litigi. Carlo non ci faceva nemmeno più caso, aveva imparato a svolgere le sue mansioni senza intromettersi nelle questioni altrui, ma quella sera non riusciva a non pensare ad Anna. Preso dall’agitazione del momento quindi non si accorse di una borsa caduta a terra, sulla quale inciampò, rovesciando il vassoio con sei boccali di birra sul tavolo dei ragazzi che stavano aspettando le loro ordinazioni. Si sfiorò la rissa, ma intervenne Ciro che tranquillizzò i clienti offrendo loro un giro di birra e mandando Carlo in magazzino a recuperare alcuni stracci per pulire. Il ragazzo, sconsolato, aprì la porta del retro e vide Marley scorrazzare libero tra gli scaffali senza guinzaglio, ma soprattutto senza collare; in più, alzando lo sguardo, si accorse che la porta di servizio era stata forzata.
Stava seduto sulla sua solita panchina, quella rossa, vicino all’ingresso. Andava spesso al parco del suo quartiere per ascoltare musica e osservare i passanti. Da qualche giorno però non la vedeva più passeggiare con il suo cane: dove era finita la ragazza bionda con il cagnolino? Perché non l’aveva più incontrata?
Aveva timidamente cercato di fare conoscenza: prima l’aveva guardata, poi le aveva chiesto se volesse fermarsi un po’ e le aveva fatto ascoltare l’ultimo pezzo del suo gruppo preferito. Si era anche divertito a giocare con il cucciolo. Lei aveva sorriso e aveva ascoltato un altro brano.
Era diventato un appuntamento fisso, ma l’ultima volta lei era agitata e guardava continuamente verso l’ingresso, come se temesse di veder comparire qualcuno.
Published: May 12, 2022
Latest Revision: May 12, 2022
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