Un giorno mi svegliai, era tutto normale,rifeci il letto, andai in bagno e infine scesi
per fare la mia solita colazione, salutai mia sorella,Elisa.
Papà stranamente quella mattina non era presente.
Dopo la colazione ero salita in camera per iniziare a prepararmi,ma prima come il
solito inizio di una giornata, guardavo la foto della mia amata mamma, era morta
durante il parto di Elisa, ben 9 anni fa.
Iniziai a sfilarmi il pigiama per mettermi i vestiti che lasciavo sempre la sera prima,
quando ad un tratto sentii: Elisa! Silvia!
Era mio padre, evidentemente aveva bisogno di aiuto, corsi verso le scale, quando
vidi mio padre con una pistola in mano, che teneva mia sorella,
dietro di sé, come se
volesse proteggerla, ero ancora più confusa: Papà ma cosa sta succedendo!?
Non ricevevo risposta, ad un certo punto iniziai ad innervosirmi, ma ancora prima di
arrabbiarmi davvero, sentii un rumore forte di vetri che si rompevano dal piano
sotto, sembrava che qualcuno fosse entrato in casa, in quel esatto momento ci fù
silenzio, presi il telefono per chiamare la polizia, mio padre finalmente disse : è
inutile che provi a chiamare, tutti stanno diventando come loro.
Nella mia testa pensai: Loro chi?
aveva la bocca tutta sporca di sangue, denti rotti, labbra screpolate tendenti ad un
marroncino chiaro. gli occhi pieni di vene rosse e viola molto evidenti . non c’era
nulla da fare, senza più fermarci ognuno di noi salì nella propria camera a prendere
oggetti utili, era ora di andarsene, mi fermai a guardare fuori dalla finestra per
un’ultima volta,guardai la foto di mia madre, e la portai con me , avevo rotto la
piccola cornice per mettere la sua foto in un ciondolo da portare sempre al collo,
l’avrei sistemata in macchina mentre andavamo in un’altra città.
Uscì dalla mia stanza chiudendo la porta con molta tristezza, era come se io fossi già
consapevole che non ci sarei mai più tornata.
Papà Elisa ed io eravamo già saliti in macchina, quando vedemmo un traffico
assurdo, nel frattempo sistemavo il ciondolo con la foto di mamma, ero seduta nei
sedili posteriori dell’auto, e cercavo di trattenere la tristezza negli occhi di Elisa,
stavamo giocando a tris , riuscì a strappargli un sorriso, e finalmente partimmo,
dopo qualche kilometro ancora traffico, ormai le mie speranze di salvarci iniziavano
a sparire, e lo sguardo di Papà iniziava a diventare sempre più cupo: Silvia copri gli
occhi ad Elisa! E tu non guardare!
Ovviamente con la testa di una quindicenne non ascoltai, avevo solo coperto gli
occhi di Elisa.
Forse era meglio che non vedessi ciò che stava succedendo, un gruppo di persone
ridotte come Jonatha stava cercando di scassinare una macchina più avanti della
nostra.
Ne stavano arrivando altri, mio padre girò la macchina per tornare indietro e
cambiare strada.
Vedemmo una famiglia sulla strada che gridava aiuto , Mamma Papà e un neonato,
io urlai a Papà : Perchè non gli hai caricati!
Papà mi lanciò uno sguardo e mi disse: Silvia, tesoro, ora bisogna pensare a noi
stessi.
Stavamo continuando con abbastanza tranquillità il nostro viaggio, quando Elisa si era già addormentata.
Ormai stava calando il sole, sulla nostra destra
vedevamo due strane luci , come se fossero gli abbaglianti di una macchina, mio
padre frenò per controllare meglio, ma era troppo tardi una macchina travolse la
nostra.
ci svegliammo tutti subito. eravamo circondati dai vetri della macchina distrutti, Elisa si era rotta la gamba, intravedevano un’ambulanza, mio padre prese
in braccio Elisa, e iniziammo a correre verso i soccorsi, ci avevano puntato una torcia
addosso, e ci urlavano: VOI SIETE INFETTI.
Mio padre con molta calma disse che non lo eravamo, ma mia sorella era ferita e
aveva bisogno di aiuto. i soccorsi non furono affatto gentili, e iniziarono a
Mio padre con molta calma disse che non lo eravamo, ma mia sorella era ferita e
aveva bisogno di aiuto. i soccorsi non furono affatto gentili, e iniziarono aMio padre con molta calma disse che non lo eravamo, ma mia sorella era ferita e
aveva bisogno di aiuto. i soccorsi non furono affatto gentili, e iniziarono a sparare, colpirono Elisa.
mio padre era in ginocchio di fianco al corpo di Elisa, aveva una mano sul petto
ricoperta di sangue, Papà cercava di bloccare il sangue, ma ormai Elisa non urlava
più di dolore.
Papà ed io ci ritrovammo a scappare in mezzo ad una mandria di persone, tutti
correvano verso un benzinaio, ma una macchina slittò proprio nei contenitori della
benzina, e iniziò a bruciare tutto.
abbiamo già scoperto che ci sono vari tipi di infezioni, il runner, il cricker ed infine
c’è il pre infetto.
Io e mio padre eravamo stati catturati dalla polizia, e ci portarono in una zona di
quarantena, non avevamo nulla, la situazione non era delle migliori, giravano cibi
avariati e stupefacenti, ormai non c’era altro.
Stavo facendo la mia classica passeggiata, mi ritrovai in un piccolo vicolo, in cui la
staccionata della quarantena era ancora distante, sentì come se qualcuno stesse
piangendo, ma effettivamente non vedevo nessuno, camminai in avanti e intravedi
una ragazza in ginocchio, magari aveva fame, oppure aveva perso i suoi genitori, non
capì da sola, affinchè non smise di piangere e sussurrò: Aiuto…
Avevo molta paura sul momento, non sapevo se aiutarla o no, mi porse il suo
braccio senza rivelare corpo o viso, il braccio sembrava che avesse una grandissima
cicatrice, lunga dall’avambraccio al polso: Ciao, sono Ellie, sono stata morsa 3
settimane fa.
In genere gli umani si trasformano entro 2 giorni, e hanno sintomi particolari come
fame eccessiva già dal giorno in cui sono stati morsi, io le risposi: No non ti credo,
vieni chiederò alla polizia di portarti fuori, oppure ucciderti sul colpo.
Ellie aveva cambiato sguardo, stranamente iniziò ad arrabbiarsi, ma subito dopo
perse le forze: Per Favore non portarmi alla polizia, mi cercano per portarmi dalle
luci.
Io a quei tempi non avevo proprio idea di chi e cosa fossero le luci.
Al momento ero molto curiosa e le risposi: Comunque piacere Silvia, ora che ci
conosciamo spiegami cosa sono le luci.
Ellie mi fece segno di sedersi affianco a lei, e disse: Le luci si trovano in un palazzo a
circa 150 Km da noi, sono come gli ospedali che c’erano prima che scoppiasse il virus
del fungo CordyCeps.
Io la fermai e le dissi: Alt come fai a sapere come si chiama l’infezione, e tutte
queste cose.
Ellie con uno sguardo compiaciuto aveva comunque continuato la sua storia: dicevo,
quell’ospedale è molto piccolo, e mi stanno cercando, sono immune, uccidendomi
salverei alcune persone, ma non per molto, il virus si evolve ed è facile farselo
attaccare, semplice vai da un runner ti morde e boom!
dopo 2 giorni diventi un
mostro, come è successo alla mia migliore amica, siamo state morse insieme,
avevamo deciso di trasformarci insieme, ma alla fine lei diventò uno di loro, e
dovetti andarmene. Dai runner è facile salvarsi, basta poco, per i criket no, sono
resistenti, hanno tutto il corpo ricoperto da quel fungo, sono ciechi, ma hanno
l’udito molto ampio. l’unico modo per sbarazzarsene è andandogli con un coltello
da dietro. Non vorrei mai incontrare il criket2.0
Lui è orribile, lancia molotov , Ha l’intelligenza di fabbricarle, ancora nessuno l’ha
affrontato, ma è stato avvistato più volte specialmente in luoghi grandi, come
palestre .
Non potevo credere che avevo trovato qualcuno che potesse darmi tutte quelle
informazioni: Grazie Ellie, tieni la felpa ti porto a casa.
Nel cammino verso casa Ellie si nascondeva sotto al cappuccio.
Eravamo a casa quando mio padre urlò: Silvia dobbiamo trovare una ragazza di
nome Ellie, è immune la cerca una società chiamata Luci.
Ellie nuovamente si mise a piangere, pensava che l’avessi ingannata.
Mio padre dopo aver visto il volto di Ellie non poteva fare nulla se non anche lui
piangere, le ricordava mia sorella, Elisa, purtroppo sono già passati 3 anni dalla sua
morte , ma ancora nessuno di noi riesce a superarla.
Però mio padre aveva preso una scelta e disse a voce alta: Non ti consegneremo alla
polizia ma dobbiamo portarti con noi dalle Luci. Ellie non aveva più né forze né
speranze.
Tutti e tre la mattina dopo eravamo partiti per un lungo viaggio, ci aspettava di
tutto, ma con Ellie vicino eravamo tranquilli, noi non eravamo informati quanto lei
che ha vissuto fuori dalle quarantene. Non avevamo provviste sufficienti per il
prossimo mese, infatti avevamo stabilito di fermarci una volta ogni tanto.
Il primo giorno passò, era stato molto semplice, c’era stato solo qualche runner nulla
di chè, la tappa del giorno successivo era la vecchia città.
Quella notte eravamo rimasti in una casa in cui avevamo ucciso tutte le minacce
presenti.
La città era ormai risucchiata dalla natura
Tutti i palazzi erano ricoperti da grandi alberi e piante collocate sulle mura, in cielo
non volavano né uccelli né farfalle, ormai la fauna era sparita, quel luogo sembrava
dare molta sicurezza, ma proprio lì si nascondevano i peggiori cricket e runner,
tutto intorno a noi sembrava così quieto, si sentiva solo il rumore del fiume che
scorreva attorno alla città , le radio i telefoni cellulari non esistevano più.
Io ed Ellie cercammo un posto per fermarci la notte , mentre papà cercava in ogni
angolo del fiume acqua pulita , nonostante l’avessimo con noi era sempre
importante averne un pò,
sentì ancora quel rumore che avevo sentito a casa il giorno in cui persino Elisa, mi
sentivo ancora in colpa , e trattavo Ellie come se fosse lei, mio padre tendeva a non
affezionarsi troppo a lei.
Un colpo di pistola da dietro ci spaventò fortunatamente era mio padre che sparò al
runner, ogni volta che uno zombie moriva facevamo una piccola perquisa se c’era
tempo, non trovammo nulla se non una pistola che aveva legato ai fianchi in una
cintura , era una calibro , molto utile , nel corso della esplorazione , abbiamo
costruito dei coltelli poco utilizzabili, massimo 1 o 2 volte , per i criket , quelle
creature mi terrorizzavano,
avevo sentito una storia in cui uno di noi si ritrovò un criket pochi centimetri dalla
faccia , raccapricciante .
trovammo una stanza con delle finestre , i pavimenti erano quasi tutti rotti ,
prendemmo un armadio e tutti e tre lo spostammo davanti alla porta in modo di
avere una serata tranquilla , senza rischiare la vita durante la notte, meno male in
tutto il nostro passaggio avevamo sempre trovato negozi o minimarket abbandonati
con ancora qualche risorsa di cibo in scatola, avevamo acceso un fuoco e scaldato
dei fagioli con sugo di pomodoro, avevamo talmente fame da mangiarli quasi
sempre , ma meglio che nulla d’altronde , in quarantena non si mangiava niente di
meglio erano sempre presenti file lunghissime per il cibo. Mangiammo e dormimmo
a sufficienza per recuperare le energie.
La mattina dopo mettemmo tutto apposto e tirammo via l’armadio che avevamo
appoggiato la sera prima .
uscimmo con cautela dal palazzo , e ci indirizziamo sempre verso Nord, Non
avevamo una mappa ma solo una coordinata da seguire.
Ci ritrovammo davanti ad una grande biblioteca , sembrava anch’essa sicura,
improvvisamente ricordai le parole di Ellie * attenzione al criker 2.0 si nasconde in
posti enormi, ha l’intelligenza di creare molotov*
Mi fermai e lo ripeté a mio padre, lui disse di stare tranquille , non c’era nessuna
traccia del fungo , quindi niente criker , gli dissi che non aveva senso ciò che stava
dicendo , mi guardò con sguardo perso e mi disse di entrare con lui e Ellie,
entrammo, vedemmo come in una normale biblioteca molti scaffali con delle
etichette , sembrava ancora in buone condizioni, se non per la muffa e il freddo
pesto che faceva in quella struttura , i libri ancora erano abbastanza intatti mentre
altri non erano presenti oppure buttati a terra , c’era un odore tremendo come di
putrefazione, pochi metri più avanti …
Un cadavere umano , intorno erano presenti dei funghi CordyCeps, qui deve averlo
ucciso un criket sul colpo , nessun’altra spiegazione.
Vi erano presenti diverse porte, sembrava una scuola , infatti si era una scuola ,
ancora erano presenti gli armadietti e i banchi , nulla di nuovo, tutto rotto e
trasandato , ormai non era più una novità , vedemmo una porta con sopra segnato
*basket Camp*
io esclamai: UN CAMPO DA BASKET PAPÀ!
Senza ripensarci due volte entrai , Ellie urlò che sarebbe meglio che mi fossi fermata
, ma non gli ascolti , ed entrai nella palestra.
Mi si gelò il sangue,: Ellie cos’è quel mostro?
Ellie era paralizzata e con voce tremante disse: ti ricordi che ti avevo parlato del
criker 2.0? Se si é lui, chiamato anche bloater.
Al primo rumore come ogni criker si girò e iniziò a camminare verso di noi, volevamo
urlare ma le caratteristiche le conoscevamo , nella mia testa contuinuai a pensare
( non fare rumore non fare rumore )
Uscimmo tutti insieme da dove eravamo entrati , la porta scricchiolò, e subito il
bloater si girò e ci lanciò una molotov , io mi salvai , Ellie anche , Papà era ferito
leggermente alla gamba , eravamo riusciti a salvarci in tempo, ma davanti a noi
avevamo un mostro alto almeno due metri , di statura enorme , e ricoperto da
funghi, dovettimo anche lì camminare allontanandoci con cautela , ci chiudemmo
tutti in una classe , e subito pensai di aiutare papà, ci pensò Ellie , lo aveva curato
disinfettando gli la zona , gli mise una garza, lo guardò negli occhi e li disse: Grazie
papà.
Mio padre non riuscì a rispondere e la guardò negli occhi, i suoi occhi erano lucidi,
ma non disse nulla, nel frattempo guardavo fuori dalla finestra , e vidi un palazzo
messo abbastanza bene , aveva un cartellone con scritto : CREDETE ALLE LUCI
SIAMO LA SALVEZZA CI TROVATE AL 4 PIANO FATE ATTENZIONE AI RUNNER MUTATI
IN STALKER.
Con voce abbastanza sollevata dissi: papà le luci sono davanti a noi al quarto piano
di quel palazzo , ma parlano di zombie stalker , Ellie tu ne sai qualcosa ?
Ellie scosse la testa .
Eravamo tutti molto stanchi, Io ed Ellie chiudemmo la porta con una cattedra, per
passare anche lì la notte.
Nel silenzio della notte si poteva sentire il bloater camminare con passi pesanti nella
palestra qualche classe più avanti della nostra, io mi alzai e guardai il palazzo delle
luci , menomale eravamo al piano terra, era facile uscire , bastava aprire una finestra e saltare fuori, speravo che papà si riprendesse.
Si intravedevano le luci dell’alba , e io ancora ero sveglia a pensare , vidi Ellie che
dormiva profondamente abbracciata a mio padre, sorrisi e sperai che mio padre
stava facendo dei bei sogni.
Dopo un pò svegliai Papà ed Ellie ,
gli dissi che era ora di portarla alle luci , mio padre si alzò , menomale aveva le
capacità fisiche per camminare e correre lentamente , ma non c’era altro tempo da
perdere , uscimmo dalla finestra e corsi con felicità verso le luci , Ellie e papà non
sembravano molto felici , poi pensai agli stalker , probabilmente era per loro che
erano preoccupati . Le porte del palazzo Luci erano tutte bloccate e alcune
addirittura murate .
Nessuno si fidava delle luci, certi le cercavano per ucciderli, ma non ci sono mai
riusciti, infatti nel palazzo c’era anche lì odore di putrefazione, cadaveri umani , non
era un bello spettacolo, ovviamente le ascensori non funzionavano e bisognava
cavarsela a piedi , a volte bisogna anche saltare per arrivare dall’altra parte del
pavimento da quanto é mal ridotto l’interno di quel palazzo .
Sentimmo un respiro forte provenire dall’altra parte del corridoio, c’era una persona
in ginocchio che guardava verso il basso , ormai era un banale runner per noi, colpo
in testa e via si continua , ma un colpo non funzionò due nemmeno : PAPÀ ATTENTO
É UNO STALKER! Non conoscevamo nessuna caratteristica , ma sembrava molto
potente , Ellie disse : É la mutazione prima di diventare criket , o lo accoltelli o gli
spari al petto dove ancora non ha i funghi.
Mio padre fece ciò che Ellie disse, ad un certo punto non sopportai la situazione :
Ellie é già la seconda volta che rischiamo la vita perché dici di non sapere nulla e poi
é il contrario , basta mentire ormai siamo qui e fra qualche ora sarai morta.
Ellie non rispose , mio padre mi guardò con faccia delusa , ma non mi importava ,
ero gelosa.
finalmente ci trovammo davanti alla porta di una sala operatoria completamente
sterilizzata , da lì uscì un membro delle luci e disse : Benvenuti , avete bisogno ?
papà con voce cordiale: No vi abbiamo portato la ragazzina immune , é stata morta
più di 3 settimane fa e non si é ancora trasformata .
Il dottore delle luci visitò attentamente il braccio di Ellie , ormai era rimasta solo una
grande cicatrice , non c’era più sangue ne nulla.
l’operatore ci disse :Grazie mille la portiamo subito in sala operatoria , datele un
forte abbraccio sarà l’ultima volta che vi vedrete .
Ellie mi guardo con uno sguardo pieno di odio , abbraccio forte mio padre e seguì il
dottore , mi resi conto che avevo sbagliato , ma ormai era troppo tardi .
Vidi mio padre di scatto entrare nella sala operatoria e gridò: No! Lei é mia figlia
lasciatela!
i dottori pregavano papà di pensarci , era l’unica speranza .
Mio padre strappò Ellie da vari tubi collegati al suo corpo , finché non sparò ad uno
dei dottori , il resto sparò a mio padre e ad Ellie. Non credevo ai miei occhi , mio
padre non c’era più, ero rimasta sola in mezzo ad altri corpi, non so come tornare in
quarantena e come continuare la mia vita , non c'era nessun operatore , erano tutti
morti , era stata una sparatoria così veloce , che non feci in tempo a difendere papà.
Questa é la mia storia , sono passati anni da quel accaduto, sono riuscita a tornare in
quarantena , menomale c’erano altre luci , e mi aiutarono a tornare in totale
sicurezza , ora ho 22 anni , ancora sto male per la perdita di mio padre e di Ellie, Ma
la storia non é cambiata , l’umanità sta scomparendo insieme alla fauna sempre di
più sempre di più , cercherò di sopravvivere fino alla fine , promesso papà.
Published: May 3, 2022
Latest Revision: May 3, 2022
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