Il processo a Socrate si è concluso dopo una dura condanna. L’arrivo in porto della nave da Delo ha segnato la fine del noto filosofo, che ha trovato la pace dopo aver ingerito volontariamente l’estratto di cicuta, circondato dai suoi allievi.
Le accuse mosse da alcuni esponenti democratici, quali Meleto, Licone e Anito,
affermavano che Socrate corrompesse i giovani e introducesse nuovi Dei oltre a quelli già
esistenti. L’esito del processo è stato deciso dalla giuria a seguito della risposta dell’accusato ai
suoi accusatori. Inizialmente il popolo ateniese doveva infatti votare per decidere la condanna a
morte di Socrate o la sua liberazione, ma poiché ci furono soltanto 70 voti di differenza a favore della condanna, fu lasciata a Socrate la possibilità di proporre la sua pena, secondo quanto prevede la legge ateniese. Il filosofo, indisponendo moltissimo la giuria, chiese non solo di essere assolto ma addirittura di essere ospitato nel Pritaneo a spese dello stato. La seconda votazione della giuria, come era facile prevedere, non andò a buon fine: Socrate infatti fu accusato in maniera definitiva con una maggioranza di 140 voti. Il processo si ritenne quindi concluso e Socrate venne portato alla prigione di Atene, dove ha trascorso i suoi ultimi giorni.
Socrate dunque è morto ieri nel tardo pomeriggio prima del tramonto, un mese dopo il processo che lo ha visto accusato di empietà e corruzione dei giovani.
Socrate ha sempre vissuto nella polis di Atene, nato nel 470 A.C. da una famiglia di ceto medio, dato che il padre era uno scultore e la madre un’ostetrica.
Il nostro sapiente riceve l’educazione tradizionale della mente e del corpo che considera
fondamentale l’unità tra psiche ed azione tra prodotti del corpo e della mente, imparando a
leggere, scrivere e far di conto, esercitandosi anche nella ginnastica.
Da numerose testimonianze delle persone più vicine a lui, sappiamo che ricevette la sua
educazione giovanile proprio qui, studiando geometria e astronomia, e fu uno studente della
scuola del noto filosofo Anassagora.
Socrate è sempre stato fedele alla sua città come raccontano i vari generali a cui abbiamo
chiesto informazioni; questi ci hanno anche informato che è stato un uomo molto coraggioso,
che ha partecipato a numerose battaglie, come quelle di Potidea, Delio, Anfipoli.
Era un uomo di circa settant’anni, basso e tarchiato, con il naso a patata, di aspetto trasandato e
un po’ bizzarro; era calvo con una lunga barba bianca, occhi infossati e fronte sporgente.
Era un personaggio molto difficile da inquadrare. Benché fosse tutt’altro che bello e non si
lavasse molto spesso, aveva un grande carisma e una mente brillante; unico ed inimitabile, ma
anche parecchio scomodo.
Lui stesso si descriveva come un tafano, uno di quegli insetti fastidiosi che ti tormentano con le
loro punzecchiature, molto irritanti.
Per comprendere le vere ragioni della morte di Socrate, dobbiamo considerare il contesto e l’atmosfera che si respira ad Atene in questo periodo. Dopo la morte di Pericle e la fine delle guerre del Peloponneso, come sappiamo si è affermato il regime oligarchico dei 30 tiranni, capeggiato da Crizia. Oggi si sta cercando di restaurare la democrazia, ma è stata proprio quest’ultima a voler processare e condannare a morte Socrate. Tra i 30 tiranni erano presenti anche alcuni degli allievi di Socrate e presupponiamo che questo sia uno dei motivi dell’accusa, visto che i nuovi politici vogliono cancellare ogni traccia del vecchio regime, colpendo tutti quelli che, direttamente o indirettamente erano coinvolti con esso. Continuando con le informazioni che abbiamo raccolto e ascoltando i resoconti sul processo del filosofo, grazie soprattutto al giovane Platone, allievo di Socrate, abbiamo appurato che Socrate è stato accusato per 2 principali motivi: empietà e
corruzione verso i ragazzi. Secondo le nostre fonti è stato lo stesso Socrate ad accettare la pena di morte, mantenendo coerenza con le idee che ha comunicato ai giovani fino a quel momento, anche quando i suoi amici volevano salvarlo proponendogli una via di fuga.
Ma cosa ci lascerà Socrate in futuro? Sicuramente ci trasmetterà alcuni tratti della sua
particolare, talvolta controversa, personalità: un personaggio diverso che non si riteneva un sapiente e non si faceva pagare per le lezioni, al contrario dei cosiddetti “sofisti” che si vantano di sapere e limitano l’insegnamento ai ceti più ricchi. Diversamente da loro infatti, che si basano solamente sull’arte dell’eloquenza e che non hanno a cuore il vero significato delle cose, Socrate desiderava invece rintracciare il significato profondo del proprio essere uomo. Egli ci lascerà sicuramente, tra tutte le cose, la domanda delle domande, quella che punta dritto al cuore e che probabilmente influenzerà ogni filosofo da qui a venire: “perché?”. Questa era la domanda che poneva Socrate ai suoi seguaci e che riusciva a far vacillare tutte le loro certezze, facendogli così capire che nessuno di loro avesse già la verità in mano.
Il suo scopo era dunque quello di riuscire a tirare fuori la verità da loro, cercando di far sì che conoscessero se stessi e, proprio come un’ostetrica, aiutarli a partorire il loro genuino punto di vista sulle cose, grazie all’utilizzo della cosiddetta tecnica della “maieutica”, basata su ripetute e precise domande. Essendo appunto la sua indole quella di far crollare le certezze della gente, lui stesso in primis era cosciente della propria ignoranza e quando l’oracolo di Delfi lo riconobbe come l’uomo più sapiente di Atene, interpretò questo responso e
capì che il vero sapiente è colui che “sa di non sapere”.
Anche in questo modo andava contro i sofisti che erano riconosciuti come i detentori della verità, ma l’autentica sapienza non è la certezza di avere già chiare le cose bensì il desiderio e l’amore del sapere, cioè la consapevolezza della mancanza di qualcosa e la consecutiva e inevitabile ricerca di essa per colmare il vuoto. Socrate ci lascerà dunque sicuramente, se non il desiderio, quanto meno l’invito a indagare su quali siano i problemi dell’uomo e questo porterà probabilmente a una nuova e più aperta concezione dell’idea filosofica. Un’idea sofistica che invece Socrate appoggiava era quella riguardante la virtù, vedendola come un valore o fine che deve essere umanamente
cercato e conquistato con sforzo e impegno e che si contrapponeva all’idea tradizionale che vedeva la virtù come qualcosa di innato. Da questo presupposto Socrate formulò la sua personale visione della virtù, vedendola come una scienza, cioè come una forma di sapere, o ricerca intellettuale. Per lui era dunque indispensabile riflettere, cercare e ragionare, dato che queste azioni erano alla base dell’essere uomini. In altre parole per lui fare filosofia significava riflettere criticamente sull’esistenza. Se qualcuno dunque coltiva la sua virtù, giusta o sbagliata che sia, non potrà mai errare perché starà solamente seguendo il suo desiderio umano. In altri termini, per Socrate il sapere non era la quantità di cose che si conoscevano bensì era sapere quando fare la giusta azione per un buon scopo, per lui infatti ogni azione che nasceva come risposta al pensiero e al ragionamento era giusta, in questo modo si ha la consapevolezza che è giusto farla.
È dunque strano che un uomo del genere, che sembra aver lasciato così tanto e che sicuramente
influenzerà le generazioni future, sia stato condannato dalla sua stessa città, la causa la possiamo trovare però nel nuovo clima politico Ateniese, post morte di Pericle, che ha portato instabilità e politici che probabilmente hanno visto in lui un tentativo di corrompere i giovani. La sua particolarità durante tutto il processo è stata quella di rimanere fedele a se stesso e alla sua filosofia fino alla fine e, nonostante abbia avuto la possibilità di scappare, ha scelto di suicidarsi affermando che doveva rispettare il volere della sua città. Perché ha scelto ciò? Molto probabilmente perché se non l’avesse fatto si sarebbe considerato un incoerente, mentre in questo modo decidendo di attuare questo gesto dimostra di aver lottato per il suo pensiero fino alla morte e che se la sua stessa città che tanto amava ha deciso di condannarlo allora era giusto così. Questo gesto finale è inoltre quello che probabilmente farà sì che le sue gesta e le sue idee vengano raccontate negli anni a venire dai suoi seguaci, che daranno di lui l’immagine di un uomo che ha deciso di morire per amore della verità.
Published: Mar 30, 2022
Latest Revision: Mar 30, 2022
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