Tutta questa strada solo pe portarmi un senso di colpa così grande, tutta questa strada solo per portarmi un senso di colpa così grande, questa gente non merita di morire però non posso abbassare il fucile, il senso di colpa mi ucciderà come io ho ucciso loro, niente potrà alleggerire questo peso.
Fino a qualche giorno fa brindavo alla salute di Napoleone, il suo desiderio di conquista lo ucciderà, ma io non voglio morire sopraffatto dal senso di colpa.
Meglio la morte che un senso di colpa che durerà per sempre.
Gleda
Era il 3 maggio 1814, in quel giorno pensavo fosse una giornata come altre nella nostra città, finché non arrivò la notte. Nella notte di questo giorno molto particolare accadde una cosa molto inaspettata. Io, la mia famiglia e tutte le persone di Madrid non eravamo pronte a questo incubo. Facciamo un passo indietro.
(3 maggio 1814 mattina), mi alzai alle 6:30 per andare al lavoro mi occupavo di agricoltura, stavo nei campi quasi tutti i giorni. All’una del pomeriggio feci pranzo e mi rimisi a lavorare fino alle 18:30.
Quando avevo finito il turno di lavoro tornai a casa, vidi due uomini armati che cercarono di sfondare la porta. Io tutto agitato con la paura che uccidessero la mia famiglia gli saltai addosso e cercai d fermarli. Non avevo neanche fatto in tempo a fermarli che mi avevano già stordito col fucile. Quando mi risvegliai era notte, ero messo davanti a una grande roccia insieme a tutte quelli della città.
Eravamo illuminati da una lampada a forma di cubo con una luce accecante. Alla nostra sinistra c’erano altri membri della città molto spaventati. Invece, di fronte a noi c’erano persone armate con passamontagna come quelle che c’erano davanti alla mia porta. Io ero molto preoccupato per la mia famiglia. Questi tizi armati sparavano uno ad uno senza fermarsi, vedevo persone morire e soffrire davanti ai miei occhi, era un vero incubo.
Ad un certo punto mi dissero di fare un passo avanti, era il mio turno. Io non ero pronto a tutto questo, ma avevo capito che era la mia ora. Allora uno dei militari armati alzò il fucile, lo puntò contro di me e aprì il fuoco.
Persi tantissimo sangue e non respirai mai più.
Matteo
Mi sono svegliato quel giorno sapendo che qualcosa avrebbe rovinato la vita di molte persone, quel giorno mi sono sentito come le persone peggiore del mondo. Una volta che abbiamo cominciato a distruggere le porte di quelle persone innocenti e a portare gli uomini fuori dalle loro case, ho visto tutte le famiglie gridare disparate per loro e supplicare di non allontanarli dai propri figli. In quel momento io volevo solo mettermi a piangere invece mi sono fatto coraggio, mi sono tranquillizzato e ho portato via tutti.
Una volta giunti sulla montagna del Principe Pio quei poveri uomini giacevano stesi a terra. Alcuni erano già morti perché i miei compagni avevano già sparato. C’era un poveraccio con le mani alzate che ci implorava di avere pietà di tutti loro che avevano famiglie e figli da crescere. io non sapevo nemmeno cosa fare, alla fine quel giorno ho ucciso tante persone e quel senso di colpa non me lo toglierò mai nella vita.
Mickella
Il mio lavoro era quello di fare il soldato nell’esercito.
Un giorno, mentre ero a casa con la mia famiglia, mi arrivò una lettera da parte di Napoleone che mi diceva che dovevo andare a Madrid a fucilare il popolo spagnolo, altrimenti avrebbe fatto fucilare me e la mia famiglia, e in più se ci fossi andato mi avrebbe anche pagato qualche spicciolo.
A Madrid io ed i miei commilitoni dovemmo bussare alle porte delle case e portare la gente sul Monte del Principe Pio per poi fucilarla.
Giunti sul monte alla mia destra c’era una fila lunghissima di persone che aspettavano e soffrivano, alcune di esse in silenzio, altre, urlavano e cercavano di fuggire; alla mia sinistra c’era molta gente già fucilata. A me dispiaceva uccidere tutta quella povera gente innocente, ma se io volevo sopravvivere insieme ai miei cari, e guadagnare qualche soldo per mantenere la mia famiglia ero tenuto a farlo. Di fronte a me c’era anche un frate che benediva le persone che volevano essere accompagnate in questo ultimo viaggio.
Fucilammo per un tempo che mi sembrava infinito e poi dovemmo scavare delle grandi fosse per buttarci dentro tutte quelle persone.
Edoardo ho sottolineato in azzurro le parti da rimuovere e in verde delle possibili sostituzioni.
Edoardo
Ero lì, sul Monte Principe Pio… impugnavo il fucile e stavo per sparare all’uomo con le braccia alzate davanti a me, di fianco avevo almeno una quarantina di uomini ancora da fucilare … C’erano corpi ovunque, insanguinati, uno sopra l’altro… non potevo continuare a fare un lavoro del genere per Napoleone Bonaparte… Indossavo una specie di armatura, la tipica armatura francese… sotto questa armatura non mi sentivo bene… provavo rabbia, tristezza, impotenza… ma sapevo dentro di me che dovevo farlo, dovevo ubbidire agli ordini, dovevo farlo per il mio capo e per portare a casa qualche soldo per la mia famiglia…
Era notte, sentivo le urla degli spagnoli che venivano uccisi… li guardavo, alcuni si tappavano gli occhi, altri le orecchie, altri ancora alzavano le mani in segno di resa e altri non facevano nulla, stavano immobili, senza nessuna speranza, attendendo il momento della loro morte.
Ero stanco, stanco di uccidere, stanco di obbedire a questi orrendi ordini, stanco di tutto… sentivo solo il desiderio di pace, tranquillità e desiderio di stare con mia moglie e i miei figli.
Arrivò l’ordine dal superiore… “Sparategli!!!”.
Ho sentito un peso sul cuore, mi mancava l’aria… ho visto il terrore negli occhi dei condannati… mentre puntavo il fucile, ho chiuso gli occhi, ho chiesto perdono a Dio e ho premuto il grilletto mentre le lacrime mi scorrevano sulle guance. Mentre mi allontanavo dal luogo della fucilazione, pregavo e imploravo che questa guerra finisse il più presto possibile.
Martina
Era un giorno come un altro, non avrei mai immaginato che sarebbe stato l’ultimo. Ero appena tornato dal lavoro, stanco morto. Mia moglie Julia stava mettendo a letto Josè e Jimena, i miei splendidi bambini. La raggiunsi e le diedi un bacio sulla fronte, come sempre. Tutto normale, tutto perfetto, fino a quando non bussarono alla porta. Dedussi che si trattava di più uomini, solo uno bussava (molto forte, impaziente) ed altri caricavano fucili ed urlavano ad altri di tacere. Capii immediatamente che erano i soldati di Napoleone, mandati al mio Paese per fare una strage. Lo dissi a Julia, poi le feci prendere i bambini e la rassicurai, dicendole di nascondersi al piano inferiore della casa e di non fare il minimo rumore. Feci un respiro profondo, mi diressi verso la porta e la aprii. “Appena in tempo feccia”, mi urlò uno di loro. “Vivi da solo?” Chiese successivamente. “Mia moglie ed i miei figli se ne sono andati per un lungo periodo, non so dove e quando torneranno” Risposi. “Sai che domani torneremo, vero? E sai che succederà a loro, giusto? Peggio per te rifiuto, MUOVITI”. Con il fucile mi spinse verso un gruppo di uomini del mio Paese, tutti incatenati. Con loro c’era Carlos, il nostro Sacerdote. Benediva tutti coloro che erano stati picchiati e che riportavano ferite mortali. Successivamente i francesi ci circondarono e ci scortarono a suon di bastonate con i fucili verso il Monte Principe Pio, il luogo dove feci la proposta di matrimonio a Julia. Non potevo crederci, un luogo piano di amore e di ricordi felici stava per trasformarsi in un bagno di sangue. A gruppi ci misero davanti ad una lampada cubica, per poi massacrarci. Adesso toccava a me. Ero assieme a Carlos, ciò mi rese un poco più sereno. Gli chiesi una preghiera per la mia famiglia e lui cominciò a recitarla. La luce era accecante ed illuminava solo noi vittime, i cattivi stavano nel buio. Poi un altro uomo, vestito di bianco implorò pietà, pregò ed alzò le mani in aria come per proteggere noi che stavamo dietro. Rimasi stupefatto, quello fu un gesto molto significativo, importante e nobile. Ovviamente non avrebbe mai funzionato, ma lo apprezzai. Pensai per un secondo alla vita, alla morte, al Paradiso, all’Inferno, alla mia famiglia ed al fatto che un giorno li avrei rivisti, nel bene o nel male. Poi mi tappai gli occhi con le mani, erano ancora aperti, solo tappati. Un po’ perché non sopportavo più quell’orribile luce ed un po’ per sperare di fuggire a tutto quel male, come i bambini. Poi li chiusi veramente e non li riaprii mai più.
Ginevra
L’orologio battè la mezzanotte, presi la mia pistola e mi diressi in direzione della porta: mi sono fatto strada verso il basso, seguendo la luce. Dopo una camminata di dieci minuti sono arrivato lì e subito ho visto una pila di cadaveri e un lago di sangue che li circondava. Sono andato alla mia posizione e ho aspettato che il mio turno iniziasse. Dopo 40 minuti di attesa è stato finalmente il mio turno, mi sono alzato e ho caricato la mia pistola, ho guardato i volti supplicanti della gente innocente che aspettava con ansia in fila. La prima persona si avvicinò, le lacrime gli scorrevano lungo il viso mentre mi supplicava di non farlo. Un’ondata improvvisa di colpa si è precipitata sopra di me, non potevo nemmeno cominciare a immaginare come si sentivano le loro famiglie, ci pensai per un momento finché non ricordai perché eo lì. Non mi piace il mio lavoro, ma non ho scelta se voglio tenere me e la mia famiglia al sicuro.
L’orologio battè la mezzanotte, presi la mia pistola e mi diressi in direzione della porta: mi sono fatto strada verso il basso, seguendo la luce. Dopo una camminata di dieci minuti sono arrivato lì e subito ho visto una pila di cadaveri e un lago di sangue che li circondava. Sono andato alla mia posizione e ho aspettato che il mio turno iniziasse. Dopo 40 minuti di attesa è stato finalmente il mio turno, mi sono alzato e ho caricato la mia pistola, ho guardato i volti supplicanti della gente innocente che aspettava con ansia in fila. La prima persona si avvicinò, le lacrime gli scorrevano lungo il viso mentre mi supplicava di non farlo. Un’ondata improvvisa di colpa si è precipitata sopra di me, non potevo nemmeno cominciare a immaginare come si sentivano le loro famiglie, ci pensai per un momento finché non ricordai perché eo lì. Non mi piace il mio lavoro, ma non ho scelta se voglio tenere me e la mia famiglia al sicuro.
Victoria
Mi svegliai come di routine in una giornata del 3 maggio nel 1808, era un brutto periodo, la Francia aveva appena conquistato la Spagna dopo che Napoleone Buonaparte si era autoproclamato imperatore della Francia. Diedi il buongiorno alle mie due bambine, Leya e Carmen due fanciulle biondine di otto e sei anni salutai mia moglie Paulina e mi incamminai nei campi. Dopo una dura giornata lavorativa tornai a casa per cena, dopo essere entrato e aver salutato mia moglie, le mie due bambine bussarono alla porta, aprii e mi ritrovai davanti dei soldati francesi che stavano facendo il giro di casa in casa portando via a gruppi gli abitanti spagnoli per una vera e propria fucilazione. Avevo paura per me e la mia famiglia, dissi di risparmiare le mie due bambine e mi portarono con altre persone oltre la città, sulle colline. Arrivato la scena era atroce, vedere tutte quelle persone morire uno dopo l’altro non capivo cosa succedesse al momento, provavo solo un forte sentimento di agonia, pensavo alla mia famiglia e tutte le persone a me più care.
Chiusi gli occhi e non li riaprì più.
Thomas
Era un giorno come gli altri, stavo tornando a casa con quei piccoli spicci che mi sono guadagnato lavorando nei campi. Quando arrivai a casa trovai mia moglie e i miei due figli mangiare, io saltai il pasto solo per lasciare da mangiare qualche boccone in più ai miei figli. Andai a letto insieme a mia moglie, ma avevo questo pensiero che ero preoccupato per l’arrivo di Napoleone era arrivato in Spagna. Non riuscivo a dormire e avevo un brutto presentimento, dopo qualche minuto sentii bussare alla porta, sapevo già quello che stava per succedere, baciai mia moglie e i miei figli e gli dissi che li amavo tanto. Mi alzai dal letto e andai ad aprire la porta, erano loro… I soldati di Napoleone, mi portarono via insieme a molti signori e padri di famiglia come me. Chiesi a un signore cosa stava succedendo e dove ci stavano portando, mi disse che ci stavano portando sul Monte del Principe Pio, il posto dove conobbi mia moglie. Arrivati al monte vidi corpi morti, pieni di sangue, molti uomini erano impauriti e si nascondevano dietro ad altre persone. davanti alle persone giacevano dei I soldati con impugnavano fucili pronti a sparare, era quasi il mio turno e sapevo già che sarei morto, ma in fondo non avevo tanto timore, mi misi davanti a tutte le persone a braccia aperte e feci l’ultimo respiro e tutto finì.
Fabio
Sento bussare alla porta tre volte, so cosa mi aspetta, prendo Pablo, Pedro e Carmen e li porto in soffitta, poi vado alla porta consapevole di cosa sta per succedere…
Un soldato francese mi dice quasi compiaciuto di unirmi a tutti quelli che dalla città stavano andando al colle. Lungo la strada c’erano soldati ad entrambi i lati delle strade con il moschetto in spalla e se qualcuno tentava di scappare o faceva qualcosa che a loro non piaceva gli si pizzavano davanti in due o tre e gli intimavano di tornare con gli altri, e se non obbediva gli sparavano a sangue freddo davanti a tutti.
Lungo il cammino Trovai molte persone che come me erano ormai indifferenti verso la morte e accettavano il proprio destino, altri che si sedevano ai lati della strada e piangevano fino a quando un soldato troppo infastidito gli sparava.
Arrivai sul colle e vidi quante persone in realtà ci fossero, erano tantissime, tutte che andavano in contro alla stessa fine.
I soldati francesi che facevano da boia avevano il volto coperto, sono quasi sicuro che almeno uno di loro non lo volesse fare ma era stato costretto.
Tommaso
Quello che veramente uccideva le persone non era il soldato che eseguiva gli ordini, ma Napoleone, era lui il vero mandante di quello sterminio.
Quando arrivò il mio momento alla mia destra c’era un frate e dietro di me c’erano altre due o tre persone molto spaventate, successe tutto in un attimo, chiusi gli occhi e non li riaprii più.
Tommaso, ho evidenziato le parti da rimuovere e in verde le proposte di modifica/integrazione.
Riguarda i tempi verbali, hai esordito al presente e poi sei arrivato al passato.
Published: Oct 20, 2021
Latest Revision: Oct 20, 2021
Ourboox Unique Identifier: OB-1214492
Copyright © 2021