Care generazioni future,
sentirete parlare molto di cosa è accaduto durante questo 2020, e chi meglio di un osservatore diretto che ha vissuto questi momenti può raccontarvi cosa è successo.
Spero che leggendo queste righe riusciate a percepire anche l’ansia e la preoccupazione che per mesi hanno convissuto con noi.
Non voglio raccontarvi qualcosa che non sia pertinente alla realtà e non voglio neanche farvi spaventare, voglio raccontarvi di cosa è successo e succede ancora oggi mentre vi scrivo. Voglio che sappiate che c’è stata una terribile pandemia, arrivata in modo “quasi” silenzioso che, in pochi mesi, ha ucciso molte persone e dal momento in cui si è insediata nelle nostre vite ha dato inizio ad un vero e proprio “cambiamento”. Dapprima eravamo increduli, affascinati dal nostro “eterno presente” e non abbiamo dato peso a tante cose, ci siamo cullati con l’idea che il virus che incombeva in Oriente non sarebbe mai arrivato da noi in Italia. Ma non fu così, arrivò velocemente e senza destare sospetti.
La sanità fu colta impreparata e con essa volarono via le vite di centinaia tra dottori, infermieri e personale ausiliario che con scarse protezioni, cercarono di aiutare la nazione in qualunque modo. Cifre da far paura… Il governo nel corso di questa pandemia ha emanato tante restrizioni, per cercare di limitare i contagi e l’Italia si è fermata. Siamo stati fermi, immobili nelle nostre abitazioni, cambiando totalmente le nostre abitudini, e spesso noi giovani ci siamo sentiti in “gabbia”.
Certo non è stato facile! Abbiamo passato la Pasqua in casa da soli, anche i nostri compleanni, fiduciosi, però, che da lì a qualche settimana le cose sarebbero andate meglio; non ci sono state feste di paese, non c’è stata alcuna partita di Champions ma c’è stata solo l’Italia ferma ad aspettare che tutto passasse, alcuni fermi sul divano, altri a lottare tra vita e morte e altri cercando di dare il miglior aiuto possibile, tutti uniti con un unico obiettivo: uscire fuori da questa pandemia e ritornare più forti e consapevoli di prima.
E un giorno – care generazione future – qualcosa seppur di poco cambiò; per la prima volta dopo tutte quelle settimane ci era stato concesso di poter far visita ai nostri congiunti. Non vi nego la felicità che ho provato udendo questa decisione!
Però già dall’uscio di casa avvertivo qualcosa di diverso, una sensazione strana e camminando tra le vie del mio paese, non trovai più i soliti ragazzini a giocare a palla o i soliti anziani seduti al circolo a giocare e ridere tra loro, c’erano poche persone in giro, munite di mascherina, che cercavano di evitarsi l’un l’altro. Mi sentivo quasi una “turista invisibile” tra le vie del mio paese, quello stesso paese che mi ha visto crescere e cambiare. Era una sensazione molto strana. Non c’era più dialogo tra le persone: niente risate, niente scambi di ricette “last minute”, niente consigli. A prevalere era solo il silenzio e la paura dell’ “asintomatico”. Ho avuto anch’io un po’ d’ansia, non lo nego…
Care generazioni future, è a voi che oggi mi rivolgo mentre scrivo questo elaborato, anche per farvi capire che è proprio per voi, oltre che per noi stessi, che stiamo cercando di cambiare, di costruire un “nuova” società più attenta ai piccoli avvisi che ci dà la natura e soprattutto più prudente. Non c’è la certezza che avvenga un vero e proprio cambiamento ma noi ci stiamo provando, e qualora non ci riuscissimo lascio a voi la capacità e l’intelligenza di arrivare oltre, di spingervi a cambiare le cose senza avere alcun timore, rispettando, però, questo fantastico Pianeta che ci ospita da tanto, tanto tempo.
I botti di Capodanno avevano salutato il 2019, un anno che nonostante qualche piccolo imprevisto poteva comunque essere ritenuto piuttosto tranquillo. E se qualcuno festeggiava augurando un felice e sereno 2020, c’era chi, per scherzo, recitava il famoso detto “Anno bisesto, anno funesto” …
Sì, perché proprio questo nuovo anno sarebbe stato un anno bisestile. E in effetti non vi furono parole migliori per descrivere tutto quello che, di lì a poco, sarebbe successo…
Una pandemia ha sconvolto le nostre vite e resterà per sempre nell’immaginario comune.
Gennaio 2020
E’ il mese in cui tutto inizia, dalla Cina. Il resto del mondo osserva ma il rischio viene sottovalutato.
Tutto ebbe inizio in Cina quando furono registrati strani casi di polmonite.
Una polmonite anomala e non così conosciuta. Una notizia tutto sommato piccola, che cresceva di intensità giorno per giorno. Nuovi contagi in tutto il paese. Morti. Immagini drammatiche sui social network cinesi: ospedali al collasso e persone che chiedevano aiuto dai balconi.
Fu un medico oculista, Li Wenliang, che per primo aveva cercato di dare l’allarme sulla presenza di un nuovo ceppo di coronavirus notando in sette casi una certa familiarità con il virus della Sars. Ma fu convocato dai responsabili dell’ufficio pubblico per la sicurezza, fu iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di diffondere notizie false e fu minacciosamente redarguito dal governo cinese. Li Wenliang morì un mese più tardi e, Il 2 aprile, fu proclamato eroe nazionale. Intanto i casi aumentavano e il contagio dilagava a macchia d’olio.
A gennaio, il mercato del pesce di Wuhan, città cinese di 11 milioni di abitanti nell’Hubei, ritenuto il centro di diffusione del nuovo virus, venne chiuso e tutti i cittadini che presentavano strani sintomi, simili ad una comune influenza, vennero messi in isolamento per precauzione.
Le autorità cinesi riferivano all’Oms l’emergenza di diversi casi di una misteriosa polmonite, già il 31 dicembre 2019, e identificarono il nuovo virus chiamato 2019-nCoV, facente parte della famiglia dei coronavirus, come la SARS e il raffreddore. A metà febbraio, l’OMS annunciava di avere modificato il nome del nuovo virus: non più 2019- nCoV ma SARS-CoV-2. Anche la malattia causata dal virus otteneva, per la prima volta, una denominazione ufficiale: “COVID-19” dall’acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (‘disease’, malattia) e 19 (anno di identificazione del virus).
Apparteneva alla stessa famiglia della SARS ma non era lo stesso virus. I sintomi più comuni erano tosse e febbre, fino ad arrivare a quelli più gravi come la polmonite e gravi crisi respiratorie, all’insufficienza renale e poi alla morte. I soggetti più a rischio furono, come sempre, gli anziani o comunque tutte quelle persone affette da malattie preesistenti. I giorni di incubazione prima di manifestarsi oscillavano tra i due e i dodici giorni, ma diventava ancora più subdolo e pericoloso nella forma asintomatica. Essendo questo un virus respiratorio, si trasmetteva attraverso le goccioline di saliva delle persone infette con la tosse o lo starnuto e tramite le mani.
Tanti altri studi si avviarono per comprendere meglio le modalità di trasmissione, ma solo l’Italia con tre sue ricercatrici donne riuscì ad isolare il virus, per studiarlo meglio e trasmettere i dati agli studiosi di tutto il mondo.
Esperti cinesi rivelarono che il virus si trasmetteva da uomo a uomo. Fino a quel momento la convinzione era che fossero gli animali a trasmetterlo e che i soli infetti fossero passati dal mercato di Wuhan. L’Oms credette a questa versione in attesa di prove. La moglie della prima vittima di coronavirus pochi giorni dopo la morte del marito avvertì i sintomi. L’allarme però restava sottotraccia.
Prima della conferma della trasmissione uomo-uomo milioni di cittadini di Wuhan lasciarono la città per il Capodanno cinese.
Qualche giorno più tardi, Wuhan entrava in lockdown, seguita da altre regioni cinesi: scattava l’obbligo di non uscire di casa e di indossare la mascherina. Venivano cancellati anche tutti i festeggiamenti previsti per il Capodanno cinese.
E mentre, con 312 pazienti infetti e 6 decessi confermati, la Cina chiudeva in casa 60 milioni di persone abitanti a Wuhan, in America già si presentava il primo caso. Vennero sospesi voli, traghetti, partenze via treno, vennero chiusi i confini, tutto il possibile per evitare di far estendere i contagi.
Nonostante le precauzioni, però, il virus inevitabilmente continuò a diffondersi, specialmente per il fatto che durante l’incubazione, quando ancora era impossibile notare i sintomi, era molto facile trasmetterlo alle persone con cui si aveva contatto, avendo questo un altissimo potenziale di trasmissibilità.
Le terapie intensive si affollarono e così venne costruito, in tempi record, un ospedale con mille posti letto su una superficie di 25mila metri quadrati. Le immagini in timelapse fecero il giro del mondo.
In seguito ai primi decessi a causa del virus, l’Oms dichiarò l’epidemia, mentre già cominciavano a circolare protocolli per l’esame diagnostico e le linee guida da dare a tutti gli organismi sanitari dei vari Paesi, per affrontare in modo uniforme il problema ed evitare che si trasformasse in temuta pandemia.
The World Health Organization (WHO is a specialized institute of the UN for health, founded on July 22, 1946 and entered into force on April 7, 1948 with headquarters in Switzerland, Geneva. The objective of the WHO, as specified in the relative constitution, is the achievement by all populations of the highest possible level of health, defined in the same constitution as a condition of complete physical, mental and social well-being, and not only as absence of disease or infirmity. He is a member of the United Nations Development Group. (In this picture, the president Tedros Adhanom Ghebreyesus).
Published: May 25, 2021
Latest Revision: May 25, 2021
Ourboox Unique Identifier: OB-1149942
Copyright © 2021