Un giro per i 7 colli di Roma by Milazzo Leonardo - Ourboox.com
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Un giro per i 7 colli di Roma

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Campidoglio

INFORMAZIONI GEOGRAFICHE

Il Campidoglio, in latino Capitolium, è uno dei sette colli di Roma sul quale Romolo elesse la propria residenza. Vi fu eretto un celebre tempio dedicato a Giove Capitolino, divinità massima della città, e questo fece sì che con lo stesso nome di Capitolium si passasse a intendere il tempio principale di qualsiasi colonia romana. Al Campidoglio venivano invitati i condottieri vittoriosi quando avevano l’onore del trionfo. Oggi, divenuto sede dell’Amministrazione comunale di Roma, il Campidoglio ha assunto anche il significato generico di sede di un governo, di un presidente, di cuore della vita parlamentare o municipale, di centro del potere. Si trova tra la pianura del Foro Romano e il Fiume Tevere, in prossimità del guado dell’isola Tiberina.

 

LA STORIA DEL COLLE

Il nome di Campidoglio discende secondo una leggenda dal ritrovamento di un teschio (caput) di un guerriero etrusco, mentre si scavavano le fondamenta per la costruzione del tempio di Giove. Il guerriero sarebbe stato un certo Tolus, da cui caput Toli donde Capitolium e poi Campidoglio. Il colle del Campidoglio era distinto in due sommità: il Capitolium propriamente detto a sud est, e l’Arx a nord ovest, divise da una piccola vallata l’Asylum. La tradizione antica riteneva che sulla cima del colle fosse stato fondato da Saturno il centro abitato più antico sorto nell’area della futura Roma. L’antichità dello stanziamento sulla collina è stata confermata dal rinvenimento di ceramica di età del bronzo scoperta ai suoi piedi, e da quella dell’età del ferro rinvenuta in prossimità dell’ingresso meridionale del Tabularium. Ai tempi della fondazione leggendaria di Roma, il Campidoglio sarebbe stato conquistato dai Sabini a causa del tradimento della romana Tarpea, che avrebbe aperto le porte della città agli invasori in cambio di tutto ciò che i soldati portavano sul braccio sinistro, probabilmente mirava ad arricchirsi con i loro bracciali e anelli.

 

LA VENDETTA DEI SABINI

Al Campidoglio è legato il racconto della presa della rocca ad opera dei Sabini che, guidati da Tito Tazio, attaccarono i Romani, per vendicarsi del Ratto delle sabine. Presa la rocca, grazie al tradimento di Tarpeia, i Sabini impegnarono i Romani in una guerra, che terminò solo grazie all’intervento delle donne sabine rapite, ormai spose e madri dei romani. Nel 460 a.C. il Campidoglio fu occupato dai quattromila armati del sabino Appio Erdonio che, con questo colpo di mano, tentò di farsi padrone della città. Erdonio vi resistette per quattro giorni, fu infine vinto, catturato e ucciso dai Romani guidati dal console Valerio Publicola, anch’egli morto in seguito ai combattimenti. Dopo la guerra contro i Sabini, Campidoglio e Quirinale furono inseriti nella città.

 

ASSEDIO DEI GALLI

I Galli di Brenno assediavano Roma e cercavano un modo per penetrare nel colle: Qui si erano rifugiati i romani che non erano fuggiti a Veio o a Caere all’arrivo degli assalitori. Il condottiero romano Marco Furio Camillo era in esilio ad Ardea a causa delle sue posizioni anti-plebee. Un messaggero, mandato dai romani di Veio prima a Roma e poi ad Ardea per richiamare il generale, era riuscito ad entrare sul Campidoglio nonostante l’assedio. Avendolo seguito, i Galli stavano per riuscire, nottetempo, a entrare. Un’altra fonte, invece, parla di un cunicolo sotterraneo scavato dagli assedianti. La leggenda narra che le oche, unici animali superstiti alla fame degli assediati perché sacre a Giunone, cominciarono a starnazzare rumorosamente avvertendo del pericolo l’ex Console Marco Manlio e i romani assediati. Marco Manlio venne per questo episodio denominato Capitolino.

 

EDIFICI

La piazza ha assunto l’attuale assetto nel XVI secolo quando Paolo III ne commissionò a Michelangelo Buonarroti il totale rifacimento in occasione della visita a Roma dell’imperatore Carlo V. Il progetto previde: il rifacimento delle facciate di palazzo Senatorio, costruito pochi anni prima sui ruderi del Tabularium, e di palazzo dei Conservatori, la costruzione di palazzo Nuovo e l’aggiunta di diverse sculture e statue, tra cui quella di Marco Aurelio, posta al centro della piazza, e quelle raffiguranti il Tevere e il Nilo. La Porta Carmentalis si apriva nella valle tra le alture del Campidoglio e del Palatino, nei pressi di quello che ancora oggi si chiama Vico Jugario. Originariamente era una porta sacra per l’accesso al Campidoglio , successivamente fu considerata di malaugurio dai romani, che la indicavano come la Porta Scellerata, perché vi passarono i Fabii prima di affrontare i Veienti in quella che sarebbe stata la disfatta del Crèmera. Secondo la tradizione tutti e trecento i maschi della famiglia dei Fabii, partiti dalla casa che si trovava nei pressi dell’attuale via delle Quattro Fontane, scesero dal Quirinale, costeggiarono il Campidoglio e, passando appunto sotto l’arcata destra della porta, si avviarono, superato il Pons Sublicius, ad affrontare il nemico, ma furono sorpresi in un’imboscata presso il fiume Crèmera e massacrati.

 

 

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QUIRINALE

ETIMOLOGIA

Il nome Quirinale deriva dagli originali abitanti del colle,

i Sabini, detti Quiriti. Secondo alcuni però entrambi i termini derivano dalla parola sabina quiris, che significa “astato” (lanciere). Quirites o Curites furono i nomi alternativi usati in politica e in letteratura dagli stessi romani. Se tuttavia la parola Quirito può effettivamente derivare da “quiris”, la parola Collis Quirinale deriva dagli abitanti Quiriti e non dalle lance.

 

IL COLLE QUIRINALE

Il Colle Quirinale è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma. Con questo nome viene anche indicata la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana che ha sede nel palazzo omonimo. Il Quirinale, col Viminale, era anticamente detto collis per eccellenza, in contrapposizione con gli altri monti. Vi si riconoscevano alcune sommità, quali il Collis Latiaris (a sud, vicino ai Fori Imperiali), il Mucialis (o Sanqualis, dalla Porta Sanqualis in Largo Magnanapoli) e il Salutaris (dal tempio della Salus, a ovest dell’attuale palazzo del Quirinale). Il Quirinalis in senso stretto era l’estremità orientale della collina, dove si trovavano il tempio di Quirino e la porta nelle mura serviane. L’altezza massima del colle, 50,9 metri, si raggiunge nei giardini del Palazzo del Quirinale.

Nell’area del colle del Quirinale sorsero nel IV secolo a.C. il tempio del Dio Quirino che impose nome al colle, e il tempio della Dea Salute nel quale si celebravano cerimonie propiziatorie del benessere dello stato; le presenze più imponenti sul colle erano certamente quelle delle terme di Costantino e del tempio di Serapide, edificato da Caracalla nel 217 d.C.. Dall’antico tempio romano provengono i due gruppi scultorei dei Dioscuri, la cui costante presenza sul Quirinale portò il colle ad assumere il nome di Monte Cavallo.

Nel Medioevo il colle venne a popolarsi di chiese, di palazzetti gentilizi e di torri, mentre gli edifici antichi andavano in rovina ed i loro marmi cominciavano ad essere utilizzati per costruire nuove fabbriche. Nel ‘400 e all’inizio del ‘500 intorno alla piazza e lungo l’antica via Alta Semita (oggi via del Quirinale) si disposero palazzi e ville di nobili. La bellezza e amenità della vigna del cardinale d’Este indussero papa Gregorio XIII (1572-85) a far ampliare a sue spese la piccola villa affidando l’incarico del nuovo fabbricato all’architetto Ottaviano Mascarino. Questi realizzò, tra il 1583 e il 1585, una elegante villa con facciata a portico e loggia collegate internamente da una splendida scala elicoidale.

 

AVVENIMENTI STORICI

Il colle era occupato fin dall’età del Ferro. Al VII secolo a.C. risale un deposito davanti alla scalinata di Santa Maria della Vittoria, mentre un altro deposito simile si trovava sul versante opposto, dove fu rinvenuto anche il vaso di Dueno, con una delle più antiche iscrizioni in latino

(fine VII-inizio VI secolo a.C.). All’epoca dell’impero romano il Quirinale era divenuto un quartiere popolato da case patrizie.Secondo la leggenda romana, sul colle Quirinale si trovava un piccolo villaggio della tribu’ dei Curiti Sabini, e il re Tito Tazio vi avrebbe vissuto dopo la pace tra i Romani e i Sabini, quando il colle venne unito con la città quadrata del Palatino. I Sabini diedero il nome al colle da Cures, città sui terrazzi fluviali del Tevere nei pressi di Passo Corese, e dall’altare a Quirinus, il dio unitario delle Curie. Si racconta inoltre che, morto Romolo, una volta associato al dio Quirino, a lui fu edificato un tempio sul colle che da lui prese il nome: il Quirinale.Sul colle si trovavano l’antichissimo santuario di Semo Sancus (446 a.C.) e la tomba di Quirino, che Lucio Papirio Cursore trasformò in un tempio per il suo trionfo dopo la terza guerra sannitica.

 

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il Palazzo del Quirinale sorge sull’omonimo colle di Roma e si affaccia sull’omonima piazza. È la residenza ufficiale del presidente della Repubblica italiana ed uno dei simboli dello Stato italiano. Costruito a partire dal 1583, è uno dei più importanti palazzi della capitale sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista politico. Sino al 1870 fu la residenza estiva del romano pontefice, per poi diventare palazzo dei Savoia. Con la proclamazione della Repubblica, avvenuta dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, l’edificio divenne definitivamente la sede del Capo dello Stato repubblicano. L’attuale “inquilino” del Quirinale è Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana nel 31 gennaio 2015, diventando così il primo siciliano a ricoprire tale carica. Il Palazzo del Quirinale si estende su una superficie di 110.500 mq ed è il 6° palazzo più grande del mondo in termini di superficie, nonché la più estesa residenza di un capo di Stato.

 

CHIESA DI SANT’ANDREA AL QUIRINALE

La chiesa di Sant’Andrea al Quirinale è un luogo di culto cattolico di Roma, situato nel rione Monti, orientata verso la facciata della Manica Lunga del palazzo del Quirinale.

Situata di fronte alla manica lunga del Palazzo del Quirinale, la piccola chiesa fu costruita tra il 1658 e il 1670 su progetto di Gian Lorenzo Bernini, grazie alla commissione del papa Alessandro VII e del cardinale Camillo Pamphili, nipote di papa Innocenzo X. Essa venne eretta in corrispondenza di un’analoga chiesa sempre intitolata a S. Andrea a Montecavallo e già chiesa del noviziato dei Gesuiti nel corso della seconda metà del Cinquecento, che era stata edificata su indicazione del Preposito generale Francesco Borgia.

 

LE QUATTRO FONTANE

Quattro Fontane è un incrocio di Roma tra le antiche Via Porta Pia e Via Felice. E’ caratterizzato dalla presenza ai quattro angoli di quattro fontane, che danno il nome all’incrocio, della stessa strada ed alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, che Francesco Borromini costruì tra il 1638 e il 1663 (talvolta chiamata San Carlino). Caratteristica unica a Roma, dall’incrocio si possono vedere, in lontananza, l’Obelisco Esquilino presso Santa Maria Maggiore (a sud-est), l’Obelisco Sallustiano presso Trinità dei Monti (a nord-ovest), l’Obelisco del Quirinale (a sud-ovest) e la michelangiolesca facciata interna di Porta Pia (a nord-est).

 

LE TERME DI COSTANTINO

Le Terme di Costantino erano un complesso termale di Roma antica, costruito sul colle Quirinale, da Costantino I ma forse iniziato sotto Massenzio. Si trovavano nell’area attualmente compresa tra piazza del Quirinale e in corrispondenza del terrapieno sorretto da una muraglia di villa Aldobrandini.

 

IL TEMPIO DI SERAPIDE

ll tempio di Serapide del Quirinale a Roma era il più grande e sontuoso tempio del colle, i cui resti sono tuttora visibili tra palazzo Colonna e l’Università Gregoriana.

IL TEMPIO DI QUIRINO

Il tempio di Quirino era un tempio di Roma, situato sul colle Quirinale. Fu costruito dal console Lucio Papirio Cursore nel 290 a.C., forse su un altare più antico dedicato al dio Quirino dalle tribù sabine che in epoca arcaica avrebbero abitato il Quirinale (dando anche il nome al colle stesso).

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PALATINO

ORIGINI

Il Palatino è uno dei sette colli di Roma, situato tra il Velabro e il Foro romano, ed è una delle parti più antiche della città. Il sito è ora un grande museo all’aperto e può essere visitato durante il giorno. L’ingresso si trova in via di San Gregorio, oppure si può salire sul Palatino entrando nel Foro Romano e poi salendo per il Clivo Palatino.

ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO

Il nome del colle ha la stessa radice di quello della dea Pales, alla quale era dedicata l’antichissima tradizione della festa delle Palilia o Parilia, che si teneva il 21 aprile e che coincidevano col giorno della fondazione (21 aprile 753 a.C.).

GEOGRAFIA

Il Palatino è uno dei colli centrali di Roma, si trova vicino al fiume Tevere e da un lato guarda il Foro Romano mentre dall’altro si affaccia sul Circo Massimo. L’altezza massima è di 51 metri sopra il livello del mare. Il colle presentava due sommità separate da un avvallamento: la sommità centrale, detta Palatium e la sommità situata verso il pendio, chiamata Germalus.

STORIA

La leggenda narra che l’antica città di Roma ebbe origine proprio sul colle Palatino. In effetti scavi recenti hanno mostrato che delle popolazioni vi abitavano già nel 1000 a.C. circa. Si trattava di un villaggio di pochi ettari, circondato da paludi, dal quale era possibile controllare il corso del Tevere. Da questo agglomerato urbano si formò la cosiddetta “Roma quadrata”, così chiamata dalla forma approssimativamente romboidale della sommità del colle su cui si trovava. Il colle Palatino fu fin da subito il centro dello sviluppo della città, che in primo luogo era occupata dai Siculi.

MITOLOGIA ROMANA

Secondo la mitologia romana, il Palatino fu il luogo dove Romolo e Remo vennero trovati dalla Lupa che li tenne in vita allattandoli in una grotta; per questo il simbolo di Roma è una lupa con sotto due bambini. Secondo questa leggenda, il pastore Faustolo trovò i bambini e assieme a sua moglie li allevò. Quando Romolo e Remo divennero adulti, dopo avere riportato al trono il loro nonno, si misero subito alla prova per vedere chi di loro due dovesse fondare una città; la volontà degli dei indicò Romolo, che scelse il colle Palatino come il centro di Roma. Gli imperatori romani costruirono i loro palazzi sul Palatino; le rovine delle case di Augusto, di Tiberio e di Domiziano sono ancora visibili. Nelle vicinanze Augusto fece edificare il Tempio di Apollo Palatino, con un ampio portico e varie biblioteche.

CULTI RELIGIOSI SUL COLLE PALATINO

In epoca repubblicana il Palatino fu sede di vari culti; tra questi ricordiamo quelli di Vesta e di Apollo. In epoca repubblicana il colle divenne la sede delle abitazioni della classe dirigente romana. L’avvenimento fondamentale per la storia del colle fu il fatto che Augusto, che qui era nato, lo scelse come residenza, acquistando prima la casa di Ortensio e poi ampliando la proprietà con altre abitazioni vicine: la Casa di Augusto si trovava sull’angolo sud-occidentale della collina. Da allora divenne naturale per gli altri imperatori risiedere sul Palatino. Alla fine dell’età imperiale la collina era ormai un unico susseguirsi di edifici imperiali e giardini, che formava un unico grande complesso ad uso degli imperatori. Da allora la parola Palatium iniziò a indicare il “palazzo” per eccellenza, prima inteso come residenza imperiale e poi come nome comune, presente in tutte le lingue europee.

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VIMINALE

 

DERIVAZIONE DEL NOME

Il Colle Viminale, Collis Viminalis è, uno dei sette colli su cui venne fondata la città di Roma. E’ il più piccolo dei sette colli di Roma, si estende per 25 ettari con una altezza tra i 50 e i 57 metri. Il nome deriva da “vimina”, salix viminalis, che erano dei cespugli e boschetti di salice che un tempo ornavano il colle. Il colle confina sul lato delle Terme di Diocleziano con il Quirinale, sul lato della Stazione Termini con l’Esquilino. In età repubblicana il Viminale, quasi privo di santuari e monumenti pubblici, era essenzialmente un quartiere residenziale, come dimostrano le ricche case del II e del I secolo a.C. rinvenute in via Panisperna, via Balbo e lungo il “vicus Patricius”. Tra gli edifici pubblici ricordiamo la caserma della III coorte dei Vigiles, situata probabilmente presso la “porta Viminalis”, ed uno stabilimento termale chiamato “Lavacrum Agrippinae”, posto nei pressi della chiesa di S.Lorenzo in Panisperna.

 

STORIA

In epoca romana il Viminale era delimitato dal Vicus Longus (attuale Via Nazionale), dalla Suburra, e dal Vicus Patricius (attuale Via Urbana). Il colle Viminale fu annesso alla città di Roma, dal sesto re di Roma, Servio Tullio. Su questo colle un tempo c’era la “Porta Viminale”,  la Porta Viminale faceva parte delle antiche mura Serviane, con le quali il colle era fortificato, scarsi resti sono visibili in un piccolo giardino posto sul lato sinistro della Stazione Termini a piazza dei Cinquecento. Il perimetro delle mura serviane che circondavano il colle Viminale sono rintracciabili nelle attuali via Goito, via Volturno e via Marsala. Nel periodo tra gli ultimi anni della Repubblica ed i primi anni dell’Impero, il colle divenne un quartiere residenziale, con ville e giardini.  Nella divisione Augustea di Roma, il Viminale apparteneva alla VI Regione , “l’Alta Semita”, accumunata al Quirinale per i vasti “horti”, dove non vi erano edifici pubblici ma solo residenze e fastose abitazioni, in via  Cesare Balbo, in via Panisperna e in via Santa Pudenziana (antico Vicus Patricius) sono stati scavati i resti di ricche case del II e I secolo a.C .Il momento più importante per il Viminale, fu la costruzione delle Terme di Diocleziano. Edificate durante il regno di Diocleziano, tra il 298 e il 305 d.C.,  nella zona che si trovava alla fine del Vicus Longus, fra il Viminale e il Quirinale. Successivamente, qui vennero edificati i “Castra Pretoria” delle fortificazioni militari che ne allontanarono i residenti.  L’assetto militare del Viminale venne poi smantellato da Costantino che distrusse le caserme dei pretoriani, ed il colle rimase in parte abbandonato, restando attiva solo la zona delle Terme di Diocleziano.  Con le invasioni barbariche poi, vennero distrutti anche gli acquedotti e le condutture, e quindi anche le Terme di Diocleziano,  caddero in disuso, la parte del colle che rimase abitata fu quella sottostante al colle Viminale, ove un tempo  era la Suburra, oggi è l’attuale Rione Monti.

In epoca medioevale la zona era adibita ad orti e vigne di proprietà della Famiglia degli Strozzi, che si trovavano nella attuale via del Viminale,  e della Famiglia dei Frangipane  i cui orti si estendevano fino alla attuale via Urbana. Il colle Viminale che sembrava dimenticato dalla storia, nel XVI secolo  ad opera di Papa Paolo IV, tornò ai suoi antichi fulgori. Papa Paolo IV acquistò da privati e da piccole comunità gran parte delle rovine delle Terme di Diocleziano, per costruirvi l’attuale Basilica di Santa Maria degli Angeli La Chiesa venne edificata nel 1561, periodo Rinascimentale di Roma, su disegno di Michelangelo nella zona del Tepidarium delle terme . Papa Sisto V provvide all’apertura di via Panisperna che collegava la Basilica di Santa Maria Maggiore con la zona del Foro Traiano. Quella che poi qualificò definitivamente il colle Viminale, fu la Villa Peretti Montalto, che fu l’elemento essenziale del colle e grazie all’acquedotto dell’Acqua Felice, (opera di Papa Peretti),  venne riportata acqua sul Viminale, e la storia della Villa Peretti Montaldo divenne anche la storia del colle. Fino alla metà dell’800, Dopo l’unificazione dell’Italia, il verde a poco a poco scomparve, venne edificata la Stazione Termini, la zona venne lottizzata,  si edificò la zona del Castro Prestorio, e venne edificato il Palazzo del Viminale, e la villa Peretti Montaldo venne definitivamente distrutta.

 

VILLA PERETTI MONTALTO

La Villa Peretti, occupato in parte collinare, il Viminale, parte del Quirinale e l’ Esquilino, e con un perimetro di circa sei miglia. Felice Peretti, il futuro papa Sisto V, che acquistò il terreno subito dopo essere stato nominato cardinale nel 1570 dal medico romano Guglielmini per 1500 scudi. Tuttavia, il nome di Peretti non compare nel contratto, ma piuttosto in quella della fiorentina, Bartolomeo Bonamici, che, mesi dopo, ha sostenuto che egli aveva acquistato la proprietà per la sorella del cardinale, Camilla Peretti, vedova di Giovanni Battista Mignucci. Il cardinale non ha voluto che l’ acquisizione suscitasse i sospetti del papa Gregorio XIII, nella sua immensa fortuna, che non era stata ancora dichiarata. Tuttavia, quando Camilla  ha passato la struttura in dote a sua figlia, Vittoria Accoramboni, il cardinale, temendo di perdere la vigna, e il tiro, e si unì agli altri due che aveva nella zona, nelle vicinanze della Basilica di Santa Maria Maggiore e Terme di Diocleziano. A quel tempo, Peretti commissionato a Domenico Fontana per la costruzione di un palazzo come sede di proprietà. Gregorio XIII, colpito dalla magnificenza delle opere, ha tentato di rimuovere il cardinale 100 scudi, che ha ricevuto come bonus. Peretti, mortificato, sospesi i lavori, ma Fontana offerta per terminare il lavoro, anticipando le spese di tasca propria. Il lavoro è stato completato nel 1581 e l’edificio è decorato con dipinti di Cesare Baglioni, Antonio Viviani detto Il Sordo, Cesare Nebbia, Giovanni Guerra e altri grandi artisti. I due principali edifici della villa era il palazzo di fronte alla strada, il primo, chiamato “delle terme” e “termini” per la sua vicinanza alle Terme di Diocleziano, conosciuto come il “Palazzo di Sisto V alla Spa”, l’altro era l’edificio che si trovava all’angolo della moderna “Via Cavour” con “Via Farini”, noto come “Casino Felice”. Fontana è stato anche responsabile per il paesaggio del giardino: il giardino di enormi proporzioni, il giardino è suddiviso in terrazze e intersecate da viuzze che offre una bella vista, alcuni fiancheggiata da cipressi. Molte opere d’arte e più di trenta fontane alimentato dal nuovo acquedotto Felice è stato distribuito in tutta la struttura. Felice si trasferì nella sua nuova villa, solo quando fu eletto pontefice 1585. Nel 1587 da Sisto V, circonda la struttura, con un muro, isolandola dal resto della città. Tre anni dopo Sisto V morì, e Camilla ha continuato a vivere lì fino alla sua morte nel 1605. Questo evento segnò l’inizio della decadenza della proprietà, che è stata poi venduta alla famiglia Negroni nel 1696.

 

LO STILE

Lo stile del Palazzo del Viminale è cinquecentesco, ha un corpo centrale , e due accessi laterali armoniosamente collegati, di fronte si trova una bella fontana  sormontata da una tazza quadrangolare sulla quale sono scolpiti  3 monti, che sono lo stemma del Rione Monti, e la Lupa simbolo di Roma.  Tra il palazzo del Viminale e la Stazione Termini, c’è il Teatro dell’Opera, edificato nel 1879. La zona del Viminale oggi fa parte sia del rione Monti che del Rione Castro Pretorio.

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ESQUILINO

INTRODUZIONE

◦L’Esquilino è il più alto ed esteso dei sette colli (58,3 metri sul viale di Monte Oppio) sui quali fu fondata Roma. L’etimologia del nome Esquilino è incerta, si pensa derivi dall’antico nome latino Esquilinus che molto probabilmente trae le origini dalla parola AEXCULI, gli arbusti di leccio che ricoprivano il colle;

 

ORIGINI URBANE

◦ Il nucleo abitato dell’Esquilino ha origini risalenti all’VIII secolo a.C., quando gli abitanti costituivano una sorta di sobborgo della città palatina. Ciò è testimoniato per esempio dai resti di una estesa necropoli costruita tra la metà dell’VIII e la metà del VII secolo a.C. In origine costituiva un corpo unico con gli altri sei colli, eroso da numerosi corsi d’acqua si è diviso in valli ed alture dando alla zona un aspetto simile a quello di altre città del Lazio. Il colle fu annesso alla città da Servio Tullio, sesto re di Roma.

 

BASILICA SI SAN PIETRO IN VINCOLI

◦Oggi sul colle Esquilino è situata la Basilica di San Pietro in Vincoli è nota soprattutto per ospitare la tomba di Giulio II con il celebre Mosè di Michelangelo Buonarroti.

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AVENTINO

ORIGINE DEL NOME

Aventinus è nome di origine discussa per il quale gli stessi autori antichi propongono etimologie diverse: risalendo ad un eponimo di tradizione Virgiliana, “il bell’Aventino” sarebbe figlio di Ercole; secondo la tradizione varroniana invece si tratterebbe di un re di Alba Longa. O ancora, il nome Aventinus deriverebbe dalla definizione di una delle sue proprie caratteristiche naturali e tradizionalmente note: ab advectu, perché isolato dalle circostanti paludi; oppure ab avibus, perchè gli uccelli usavano alzarsi in volo dal Tevere in direzione del colle.

 

AVVENIMENTI STORICI

La secessione dell’Aventino fu un atto di protesta attuato a partire dal 26 giugno 1924 dalla Camera dei deputati del Regno d’Italia nei confronti del governo Mussolini in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti avvenuta il 10 giugno dello stesso anno. L’iniziativa, che consisteva nell’astensione dai lavori parlamentari fino a che i responsabili del rapimento Matteotti non fossero stati processati, prese il nome del colle Aventino dove, secondo la storia romana, si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi (secessio plebis). La protesta non ebbe successo e, dopo circa due anni, il 9 novembre 1926 la Camera dei deputati deliberò la decadenza dei 123 deputati aventiniani.

CHIESE E BASILICHE

Numerosissime sono le chiese e le basiliche che si trovano sul colle (forse proprio per “cancellare” questo suo passato così pagano), la maggior parte delle quali edificate proprio nel medioevo, come le stesse Santa Prisca, Santa Sabina e la basilica dei Santi Bonifacio e Alessio.

 

ROSETO COMUNALE

Il Cimitero Ebraico venne poi chiuso nel 1895, le tombe trasferite al Verano e nel 1950 venne scelto dal Comune come luogo ideale per aprire il nuovo roseto è un luogo magico e incantato che durante il mese di Maggio raggiunge il suo massimo splendore: più di 1.100 specie di rose provenienti da tutto il mondo sbocciano all’unisono in un tripudio di colori.

 

 

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Celio

 

Il Celio è un lungo promontorio lungo circa 2 chilometri e largo dai 400 ai 500 metri, che raggiunge i 50 metri nel parco vicino al tempio del Divo Claudio. Il Colle si affaccia su un pianoro dal quale nascono anche l’Esquilino, il Viminale e il Quirinale. Secondo una tradizione riportata da Tito Livio, i romani trasferirono sul Celio gli abitanti di Alba Longa in seguito alla vittoria conseguita sotto il regno di Tullo Ostilio, che portò alla distruzione di Alba. In origine il nome doveva essere Querquetulanus mons per la ricchezza di querce, mentre l’origine del nome Caelius viene concordemente fatta risalire all’etrusco Celio Vibenna. Il nome attuale deriva da
Caile Vipinnas , Celio Vibena , antico condottiero etrusco, che conquistò il colle prima di essere fatto prigioniero da Cneo Tarquinio, ed in seguito liberato dal servo Mastarna . La vicenda del condottiero fu riportata nel 48 d. C. dall’imperatore Claudio, in un discorso che lui stesso tenne al senato; appassionato di etruscologia si narra che aggiunse qualche piccolo particolare alla storia. Oggi la leggenda è rappresentata negli affreschi conservati a Villa Albani. Il terreno del Celio in origine doveva avere un gran
numero di forre che con il tempo, riempitesi di detriti
hanno dato luogo ad una piccola zona pianeggiante con le due cime di villa Celimontana e del Laterano. Il terreno del colle è in gran parte costituito da tufi, ma anche da sabbie e argille, dalle quali scaturiscono ancora oggi piccole sorgenti. Tra
queste, la celebre fonte delle Camene, citata da Giovenale, si trovava in una valle del Celio detta Egeria, mentre un altra sorgente, quella di Mercurio, sgorgava dai fianchi del colle. Il colle fu l’ultimo tra i sette ad essere inserito nella cerchia muraria di epoca repubblicana e tuttavia era attraversato da una fitta rete viaria, che ancora oggi conserva in parte le denominazioni antiche.Nel 312 a.C. la zona venne attraversata dall’acquedotto dell’Acqua Appia e un secolo dopo dal condotto sotterraneo dell’Acqua Marcia Al tempo di Augusto il colle divenne la seconda regio della città, ma l’incendio del 64 d.C. distrusse la parte urbana della zona, che venne privatizzata da Nerone. Il Colosseo ed altri luoghi dedicati agli spettacoli, sorsero ai piedi del Colle durante il periodo dei Flavi. L’intera area si infittì di sfarzose costruzioni signorili e Settimio Severo restaurò l’acquedotto neroniano, le cui arcate presenti ancora oggi caratterizzano la zona. Ma le ricche dimore del Celio, subirono ben presto ingenti danni a seguito del saccheggio dei Goti di Alarico, nell’anno 410. I terreni devastati furono in seguito acquisiti dalla chiesa per edificare templi, conventi e ospizi, sfruttando come basamenti le vestigia pagane. Nel 1084 un altro incendio devastò la zona. Con l’incursione di Roberto il Guiscardo, i luoghi di culto e di devozione subirono un colpo gravissimo, solo a partire dal sedicesimo secolo la zona conobbe una ripresa.

 

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