la danza by Maria Francesca De Santis - Ourboox.com
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la danza

  • Joined Jan 2021
  • Published Books 10

 

Storia della danza

 

La  danza  è  una  forma  d’arte  che  si  esprime  attraverso  il  movimento  del  corpo,  attraverso  un  piano

prestabilito o improvvisato: la coreografia. Generalmente la troviamo accompagnata da musica di diverso

genere a seconda della categoria di danza.

La danza non è solo movimento del corpo ma è un linguaggio, e per questo è uno strumento di espressione

e costituisce da sempre lo specchio della società, dei pensieri e dei comportamenti dell’uomo.

La  danza  si  è  sviluppata  in  numerose  forme  a  seconda  del  luogo  e  del  periodo  storico;  possiamo

distinguerla in diversi generi che hanno ciascuno una sua storia e un suo percorso di crescita.

La  danza  è  una  tra  le  prime  forme  di  espressione  che  l’uomo  abbia  sperimentato,  in  quanto  ha  come

strumento il corpo: è un modo per manifestare emozioni collettive, per comunicare con le forze naturali e

soprannaturali.

Già  all’epoca  degli  uomini  primitivi,  ad  esempio,  si  danzava  come  raffigurato  nell’opera  di  Matisse  La

danse, per celebrare avvenimenti quali il successo nella caccia, il sorgere del sole o la caduta della pioggia,

o per entrare in contatto con le divinità.

Nel Medioevo  la danza continuò a vivere in occasioni di feste e si diffuse ben presto anche nelle corti e nei

castelli. Poiché eseguire salti, volteggi e capriole era considerato un modo di esibirsi poco aristocratico, i

signori  li  sostituirono  con  gesti  e  movimenti  composti. Da  qui  nacque  la  distinzione  tra  la  nobile danza bassa e la popolana danza alta. La differenza sostanziale tra le due è che nella prima i piedi strisciavano a terra e i passi erano piuttosto lenti, mentre nella seconda era consentito saltare più in alto e muoversi con maggiore velocità e libertà.

Nel  Rinascimento  vennero  formalmente  stabilite  le  regole  per  i  passi  e  i  movimenti  che

contraddistinguevano  le  diverse  danze  attraverso  la  figura  del  maestro  di  ballo,  soprattutto  in  Italia  e

Francia. Nel XVI secolo furono aperte le prime scuole di danza (la prima in assoluto a Milano da Pompeo

Diobono) e iniziò l’usanza di ballare in coppia.

La danza, grazie all’opera dei maestri di ballo incominciò ad assumere  le  caratteristiche  di  un  vero  e  proprio  spettacolo,  il balletto,  al  quale  via  via  parteciparono sempre  più  ballerini  professionisti.  Questi  rappresentavano  davanti  al  pubblico  una  storia  in  musica, attraverso una serie di passi, figure e movimenti appositamente pensati, talvolta anche scritti sulla carta e

studiati. La persona che decideva i passi ed i ruoli di ogni ballerino, quindi la coreografia, era il maestro di

ballo.

 

Fu in Francia che la danza classica  si  sviluppò maggiormente  e  si  ufficializzò grazie  al  Re  Sole, il  quale

inserì tra le sue numerose accademie un’accademia dedicata al ballo,  l’Académie Royale de Danse.

Nel Settecento la danza classica sviluppò la sua tecnica e ampliò i virtuosismi.

Nel 1735 fu fondata l’Accademia Imperiale Russa, che darà poi vita al balletto russo.

I danzatori del XVIII secolo erano coperti da maschere, indossavano grosse parrucche e scarpe col tacco.

Le donne indossavano gonne larghe e lunghe, strette nei loro corpetti.

Nell’Ottocento, il secolo nel quale la danza femminile prevalse su quella maschile, le gambe iniziarono a

divenire  visibili  e  poco  dopo  la  metà  del  secolo,  venne  introdotto  un  gonnellino  più  corto,  il tutù ed

iniziarono ad apparire le scarpette da punta.

Vennero inserite per la prima volta nei balletti delle “prese” della danzatrice da parte del partner.

Negli anni del Romanticismo il balletto ne subì il fascino con la rappresentazione di personaggi, di scenari

e  di  temi  caratterizzati  da  situazioni  tragiche  e  sentimenti  esasperati,  così  come  da  ambientazioni

fantastiche  o  tratte  da  leggende  e  temi  medioevali,  in  cui  facevano  la  loro  comparsa  creature  magiche,

spesso alate, come fate o spiritelli.

Nell’  ‘800  vennero  realizzati  i  grandi  classici  della  danza:  Giselle  in  Francia,  Il  lago  dei  cigni,  Lo

schiaccianoci, La bella addormentata e il Don Chisciotte in Russia.

 

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In punta di piedi

 

 

La danza soprattutto quella classica appartiene al mondo del teatro. A chi è capitato di andare a teatro può capire come quel luogo sia in grado di incantare sia il pubblico che il danzatore. Interpretare un balletto classico è un’emozione molto forte, che si trasmette attraverso il movimento e lo stato d’animo di chi balla.
La danza è una vera e propria forma di comunicazione che usa il movimento per raccontare delle storie e emozioni.
Danzare è un po’ come raccontare una favola attraverso l’espressione del corpo.
Nella danza ogni passo è frutto di un impegno quotidiano e costante.
La danza è disciplina, impegno e sacrificio ma è anche gioia.
L’impegno è fondamentale per chi segue quest’arte, senza impegno non si raggiunge nessun risultato.
Il sacrificio è implicito al percorso del danzatore professionista, che deve sacrificare alla danza un po’ della propria vita.
Quanto alla gioia ogni ballerino deve saperla trovare dentro di sè e mantenerla viva nel corso del tempo.

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Balletto:

Il balletto o la danza accademica utilizza una tecnica accademica che si è sviluppata a partire dal 1661, quando Luigi XIV di Francia fondò a Parigi la prima Accademia di danza, l’Académie Royale de Danse, al fine di diffondere e sviluppare le basi dell’arte coreografica. il coreografo Pierre Louis de Beauchamps ha lavorato, ha codificato i cinque classici, prendendo posizioni per regolare l’inizio e la fine dei passi e ha stabilito le regole per l’esecuzione dei principali passi di danza conosciuti all’epoca, definendone la terminologia. Per questo motivo i passi di danza accademici sono chiamati in francese: come per esempio pliés, développés, grand fouetté en tournant, dégagés, grand rond de jambe e rond de jambe.

Danza moderna: la danza moderna si è sviluppata all’inizio del XX secolo nel Nord Europa grazie a Rudolf Laban, Mary Wigman, negli Stati Uniti d’America da Isadora Duncan e Ruth St. Denis con libertà di espressione. Grazie a Martha Graham, Doris Humphrey, Charles Weidman e Jose Limón sono state sviluppate varie tecniche di danza libera formando tra il 1830 e il 1870 la danza moderna. Nata come ribellione contro la danza accademica considerata troppo rigida e schematica, la danza moderna intendeva procedere alla ricerca di una danza libera, che inizialmente veniva spesso praticata attraverso il modo provocatorio del solo, spesso in spazi non teatrali, per segnare un forte contrasto con lo sfarzo dei grandi balletti. Danza classica: pur riferendosi alla tecnica accademica, la danza classica utilizza il linguaggio del balletto classico, ma utilizza forme simili a quelle della danza moderna. La danza classica proviene dal balletto classico o dalla danza accademica. La danza classica è nata negli anni ’30 negli Stati Uniti d’America. Il coreografo americano di origine russa George Balanchine è uno dei più importanti esponenti della danza neoclassica. Il suo metodo è fatto di maggiore libertà di scrittura e introduce nuovi passi e figure, separandosi dal tradizionale linguaggio coreografico tecnico accademico Breakdance: primo nome B-boying o Breaking, questa danza non accademica è nata per le strade del Bronx (nella periferia americana di New York) negli anni ’70 da giovani afroamericani che avevano problemi con la società, influenzati dalle innovazioni musicali. È l’unica forma di danza che svolge la sua ricerca artistica in ambienti popolari e che offre una via diretta che entra in pieno contatto con lo spettatore. Dagli anni ’80 il B-boying si è diffuso in tutto il mondo, evolvendo la sua tecnica con mosse sempre più spettacolari, e associando la sua pratica ad un vero e proprio stile di vita: l’hip hop.

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La danza classica

 

 

La danza classica: uno schema rigoroso e imprescindibile per chiunque voglia conoscere davvero a fondo l’arte del movimento.

Disciplina, impegno, dedizione e costanza: questo tipo di  danza  richiede duro lavoro,  ma la soddisfazione del balletto è impagabile. Ancora oggi, diventare ballerini è un sogno pieno di grazia e bellezza. Rientra nella mia idea di perfezione.

 

 

Le origini della danza classica

La danza classica, nell’accezione che conosciamo, è il frutto di una canonizzazione delle regole della danza di corte rinascimentale. Il Balletto, inteso come forma teatrale in cui il linguaggio della danza si unisce a quello della musica e a quello delle arti figurative, trae la sua origine dagli intermezzi che si tenevano tra una portata e l’altra durante i banchetti di corte.

Questa danza, divenuta sempre meno improvvisata e sempre più codificata nei “passi base” si fuse con alcuni elementi della danza “popolare” e venne elaborata dapprima in Italia e poi in Francia, codificandosi definitamente nel corso del Settecento.
La terminologia francese risale al Settecento, quando Beauchamps, maestro di ballo dell’Académie de Musique et de Danse, codificò i passi della tecnica accademica.

 

La danza classica: come si è evoluta nei secoli

 

Il balletto classico per come lo conosciamo si definisce poi, nel corso dell’Ottocento, sotto la spinta di due grandi cambiamenti:

  • Innanzitutto con la scarpa a punta che, nella sua versione avanzata, permette alle ballerine di ottenere grande agilità e movimenti più rapidi
  • Poi con l’evolversi della musica che, con la produzione ottocentesca, influenza e condiziona il mondo del balletto.


Il balletto classico nasce dall’unione del libretto (ovvero la storia che si svolge sul palco) e della coreografia che lo accompagna.
La condivisione della struttura coreografica con i musicisti consente di creare lo schema del balletto per come lo conosciamo.
La maggior parte dei balletti si compone di quattro parti principali:

 

  1. adagio
  2. variazione femminile
  3. variazione maschile
  4. grande allegro


così che tutti i soggetti coinvolti siano in grado di mostrare veramente il loro talento.

Come ovvio che sia, a partire dalla nascita di un nuovo “codice” si crearono differenze stilistiche fra le principali scuole: Francia, Russia, Inghilterra, Danimarca e Italia furono i paesi in cui il balletto trovò spazio all’interno dei grandi teatri.

Anche se i metodi variavano e gli stili si definivano il vocabolario e i passi di base restavano comuni a tutte le scuole.

Il balletto classico in genere si concentra sulla ballerina con l’esclusione di quasi tutto il resto focalizzando l’attenzione sul lavoro sulle punte e sulla tecnica. Da un lato dunque una tecnica specifica, rigorosa, che plasma il fisico, dall’altra un’ispirazione molto soggettiva che carica di spontaneità il movimento. Come ovvio che sia, a partire dalla nascita di un nuovo “codice” si crearono differenze stilistiche fra le principali scuole: Francia, Russia, Inghilterra, Danimarca e Italia furono i paesi in cui il balletto trovò spazio all’interno dei grandi teatri.

Anche se i metodi variavano e gli stili si definivano il vocabolario e i passi di base restavano comuni a tutte le scuole.

Il balletto classico in genere si concentra sulla ballerina con l’esclusione di quasi tutto il resto focalizzando l’attenzione sul lavoro sulle punte e sulla tecnica. Da un lato dunque una tecnica specifica, rigorosa, che plasma il fisico, dall’altra un’ispirazione molto soggettiva che carica di spontaneità il movimento.

 

 

 

 Studiare danza classica

 

Lo studio della danza classica vera e propria è consigliato dagli 8 anni d’età. Dai 4 agli 8 anni i bambini possono seguire un corso che predisponga il corpo alla tecnica accademica con una preparazione specifica che viene detta “propedeutica”. E’ con la ginnastica propedeutica che si educa al movimento senza forzarlo in posizioni rigide assolutamente sconsigliate a una fase di crescita così delicata. I principali passi usati nell’adagio sono: pliés, développés, grand fouetté en tournant, dégagés, grand rond de jambe, rond de jambe developescarius alla settima e alla ottava en l’air, coupés, battements tendus, attitudes, arabesques, la preparazione alle pirouettes e tutti i tipi di pirouettes.

Una lezione (o classe) di danza classica inizia con degli esercizi alla sbarra (pliébattement tendu, jeté) che vengono poi riproposti al centro, senza il supporto della sbarra e con un fine più espressamente coreografico: al centro si studiano le basi dei giri e le “tenute”. I giri (pirouettes) e molti dei passi si studiano anche nella cosiddetta “diagonale” in cui il ballerino esegue dei giri o dei passi in sequenza attraversando in diagonale la sala della lezione.

Tutti i passi della danza classica (sono centinaia) vengono assemblati in infinite combinazioni che seguono una logica tecnica ed artistica.

Danza classica: la tecnica alla base degli altri stili.

 

La danza classica è una scuola di assoluto rigore e una disciplina che non tutti i fisici possono interpretare nel modo più appropriato.
Per questo, pur essendo destinato a tutti lo studio di questa rigorosa disciplina, non sono molti coloro che possono sentirsi davvero realizzati nell’eseguire esercizi che richiedono anni di preparazione per dare risultati visibili e apprezzabili.

Se è vero dunque che diventare un buon ballerino classico è cosa davvero complessa, è altrettanto vero che lo studio della danza classica costituisce una base imprescindibile per tutti gli altri stili di ballo.

L’impostazione delle spalle e una certa consapevolezza del movimento non possono prescindere dallo studio e dalla ricerca di una postura “pulita” e definita come solo la danza classica può suggerire.

 

Perché studiare danza classica

Studiare danza classica è propedeutico a tutti gli altri stili. Ecco perché è importante conoscere questa disciplina prima di approcciarsi al ballo moderno, contemporaneo o hip hop.

La danza classica, infatti, altro non è che la prima tappa di un lungo percorso che porta il ballerino e la ballerina a conoscere il suo corpo e allenarlo ai giusti movimenti, facendolo diventare flessibile e aggraziato, favorendo una giusta postura.

Non da meno, la danza classica insegna la dedizione e la passione, l’impegno e la disciplina, le regole e la gioia di raggiungere gli obiettivi prefissati: una vera e propria educazione.

 

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La danza moderna

Con il termine danza moderna si definiscono generalmente gli sviluppi della danza che, a partire dalla fine del XIX secolo, portarono ad un nuovo modo di concepire la danza di scena, in contrapposizione al balletto classico-accademico. In alcuni casi, adottando una terminologia tipica del mondo anglosassone, il termine indica anche alcune forme di ballo da sala evolutesi nel Novecento.

Nata come ribellione nei confronti della danza accademica, ritenuta troppo rigida e schematica, la danza moderna intendeva procedere alla ricerca di una danza libera, che inizialmente veniva spesso praticata attraverso la provocante forma dell’assolo (oggi detto anche solo), eseguito spesso in spazi non teatrali, per marcare un forte contrasto con lo sfarzo dei grandi balletti.

Non si trattava inizialmente di una rivolta volutamente contro, ma del risultato di una serie di cambiamenti del pensieroche trovarono una base feconda in particolare nelle teorie del francese François Delsarte, diffuse in America fra il 1830 e il 1870 tramite alcuni suoi allievi e discepoli.

Loïe Fuller, Isadora Duncan e Ruth St. Denis, poi seguite da Martha Graham e Doris Humphrey, si imposero sulla scena mondiale sviluppando particolari stili di danza libera che poi diedero origine ad una modern dance caratterizzata da una propria estetica e da propri schemi espressivi ed educativi.

In Europa furono Émile Jaques-Dalcroze e Rudolf von Laban a segnare la strada del cambiamento, attraverso elaborazioni pratiche e teoriche che gradualmente portarono all’affermazione della danza moderna e in particolare della danza espressionista (Ausdruckstanz).

La definizione di “moderna” data alla corrente (chiamata anche “nuova danza”), si deve al fatto che presentava caratteristiche abbastanza in contrasto con il balletto classico. La danza moderna non rifiuta l’utilizzo innaturale del corpo, tuttavia preferisce movimenti lineari. Si valorizzano il gesto e il movimento che esprimano la personalità del danzatore a partire dalla naturalità.

Sparisce lo sfarzo dei costumi e le scenografie sono spesso ridotte ad uno sfondo monocolore o a pochi, semplici elementi od oggetti. La figura del ballerino e quella del coreografo spesso corrispondono. In alcune produzioni, il coreografo-ballerino è anche scenografo, costumista e direttore delle luci. La danza moderna fa spesso uso dell’improvvisazione estemporanea. I movimenti di danza moderna tuttavia hanno anch’essi una “grammatica” precisa. La tecnica Graham, per esempio, non è affatto danza “libera” alla maniera di quella di Isadora Duncan, né un “linguaggio personale”, ma una vera e rigorosa tecnica di danza. Stesso discorso vale per le tecniche Cunningham, Horton, Limón e tante altre sviluppatesi successivamente. Confondere danza moderna e danza libera è quindi un errore.

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La danza contemporanea

La danza contemporanea nasce in Europa e negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Prosegue la rivoluzione attuata dalla danza moderna a favore di nuove espressioni corporee, che talvolta comprendono anche la recitazione.

Essa rappresenta uno stile molto articolato e complesso, che ancora oggi non ha delle caratteristiche ben precise, ma dipende soprattutto dal contesto storico in cui si sviluppa e si diffonde. Come ogni forma d’arte, anche la danza riceve contaminazioni da ciò che era prima e influenza ciò che sarà dopo, portando a quel miscuglio di bellezza e incanto che da tanto tempo affascina chi la osserva.

L’America: Isadora Duncan

Le prime tracce di quella che possiamo definire come danza contemporanea si ritrovano negli Stati Uniti della prima metà del 900, sotto il nome di Isadora Duncan.

Mentre in tutto il mondo la danza si creava a partire da tutù e scarpette da punta, la Duncan decise, con il semplice e innocuo gesto di togliersi le scarpe, di rivoluzionare la cultura dell’epoca, ritrovandosi a danzare sui palchi di tutto il mondo con i piedi scalzi e una leggera tunica bianca, simile ad un peplo greco.

Cominciò la rivoluzione.

La tecnica Graham

Negli anni ’30, Martha Graham apparve nel panorama mondiale, portando all’interno del palcoscenico la sua tecnica, la «Tecnica Graham», basata sui concetti di contraction e release, in cui il principale atto fisiologico dell’essere umano, la respirazione, è alla base di ogni singolo movimento.

Nel 1927 aprì la sua prima scuola di danza, la Martha Graham School of Contemporary Dance, che, forte dello spirito femminista della sua fondatrice, accettò esclusivamente donne fino al 1939, quando furono ammessi Erik Hawkins e Merce Cunningham.

Merce Cunningham: la rivoluzione dello spazio scenografico

Quest’ultimo, a partire dagli anni ’50, elaborò una propria visione della danza, meno intimistica e più concentrata sull’importanza del movimento. Cunningham rivoluzionò anche il modo in cui all’epoca si concepiva lo spazio scenico: non più uno spazio piramidale, in cui solo ciò che avveniva al centro della scena era messo in risalto, come accadeva nella danza classica, bensì un palcoscenico che aveva la stessa importanza in ogni suo punto.

Fu una rottura dal dogmatismo classico così forte che addirittura portò anche all’accettare di danzare con le spalle rivolte verso il pubblico, cosa inaudita per la danza classica invece. Inoltre, Cunningham cominciò a sperimentare sul palcoscenico le nuove tecnologie, introducendo nella danza illuminazioni particolari ed elementi scenici nuovi, diversi da quelli utilizzati fino a quel momento.

Josè Limòn e Lester Horton

Altri importanti nomi della danza di quel periodo sono Josè Limòn e Lester Horton.

Il primo, di origine messicana, sviluppò una tecnica di danza basata sugli impulsi generati dal centro del corpo e indirizzati in tutte le direzioni. Nonostante gli esercizi di riscaldamento si basino per lo più sulla danza classica, la tecnica Limòn porta alla creazione di uno stile molto dinamico, con le varie parti del corpo che si muovono indipendentemente l’una dall’altra, come a voler creare un’immensa orchestra di gesti.

Horton, invece, creò una tecnica molto schematizzata, dinamica ma drammatica. Tutto il corpo è in costante movimento, ogni sua parte è rivestita di un’importanza tale da avere un proprio esercizio di riscaldamento, in modo da poter essere isolata e allungata fino all’estremo. Il movimento, nella tecnica Horton, ha origine dal torso, e il fine ultimo del danzatore è quello di spingere il proprio corpo al limite fisico, facendo un esagerato uso dei piani spaziali e del livello del movimento.

In ognuna di queste tecniche, il filo conduttore era la volontà di allontanarsi dalla danza classica, di uscire fuori dagli schemi che questa imponeva. Il desiderio di libertà, di andare oltre ciò che già era conosciuto, fu quello che portò questi danzatori a sperimentare ed esplorare.

L’Europa: Pina Bausch e il Tanztheater

In Europa, nel frattempo, la situazione era un po’ più complicata. Bisogna tener conto che nel nostro continente la presenza della danza classica era molto più forte che in America, e ciò era dovuto al fatto che il balletto affondava proprio qui le sue radici. Dunque, non c’è da stupirsi se la brezza di novità raggiunse il vecchio continente solamente negli anni Sessanta e Settanta.

Pina Bausch divenne in quegli anni l’anello di congiunzione tra il Modern che si andava a sviluppare in America e quella che noi oggi chiamiamo danza contemporanea. Con il suo Tanztheater, «Teatrodanza», la Bausch mirava a creare piccole scene in cui i ballerini, chiamati danzattori, erano portati a esprimere se stessi attraverso delle domande che lei poneva loro. Da queste improvvisazioni guidate da brevi input, si passava alla realizzazione dell’intera coreografia, fatta di tanti piccoli segmenti, ognuno diverso dall’altro perché ognuno derivante da uno stimolo diverso.

Batsheva Dance Company

Sempre negli anni Sessanta, la baronessa Bethsabee de Rothschild, patrona di Martha Graham, avendo l’intenzione di portare la danza moderna in Israele, convinse la Graham a fondare una compagnia a Tel Aviv nel 1964, la Batsheva Dance Company. I ballerini israeliani studiavano la tecnica Graham, e furono tra i primi al di fuori della compagnia originale newyorkese a poter ballare le coreografie della Graham. Naturalmente, i pezzi portati in scena dalla compagnia di Tel Aviv avevano una diversa energia e qualità dovuta alla cultura israeliana, che permetteva loro di incarnare diversamente la coreografia.

Tuttavia, a metà degli anni settanta, la baronessa tagliò i fondi alla compagnia, a causa di incomprensioni artistiche, e la Graham tornò a New York. Iniziò così un periodo di crisi, in cui i Batsheva, non avendo nulla con cui pagare gli artisti esterni, investirono su coreografi israeliani.

Ohad Naharin e lo stile Gaga

Nel 1990, Ohad Naharin, ballerino e coreografo dal curriculum altrettanto spettacolare, fu nominato direttore artistico della compagnia.

Naharim, che aveva ballato per quella stessa compagnia anni prima, per poi spostarsi in America, sviluppò in questi anni il proprio stile personale, denominato Gaga.

Lo stile Gaga si basa sull’istinto naturale dell’uomo di danzare, e non a caso la parola che lo denota è quasi onomatopeica, riferendosi ai primi suoni emessi dai neonati.

La danza, secondo Naharim, deve essere alla portata di tutti, ed è per questo motivo che esistono due tipi diversi di questo stile: il Gaga Dancer, pensato appositamente per i ballerini, per permettere loro di naturalizzare il più possibile il movimento attraverso l’improvvisazione, e il Gaga People, indirizzato alle persone che non hanno mai ballato prima. Oltre alle linee del corpo ben definite, derivate dalla tecnica Graham, il Gaga è conosciuto anche per l’utilizzo di elementi scenici ultratecnologici.

Grazie allo stile di Naharim, la compagnia dei Batsheva divenne famosa a livello internazionale e ancora oggi organizza numerosi stage in tutto il mondo.

Le mille sfaccettature della Danza

Nel resto dell’Europa, tuttavia, la danza contemporanea continuò ad essere oggetto di numerose contaminazioni, ed è dunque difficile da suddividere in diverse categorie.

Basti pensare ad esempio al Lyrical Jazz, una fusione tra la danza classica e il jazz molto in voga negli anni Novanta, quando però il jazz già quasi non esisteva più. Ancora oggi non è ben chiaro cosa sia la danza contemporanea, poiché le tecniche che abbiamo analizzato oramai fanno parte di quella che è chiamata danza moderna. Una cosa è certa però: ciò che spinse questi artisti a creare un proprio stile fu il desiderio di staccarsi dal dogmatismo classico, influenzati dalla voglia di libertà che sempre di più si faceva sentire anche nel contesto storico. Dunque la danza, quasi come la storia, è in continuo cambiamento, sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimersi e per far sentire la propria voce. Non è necessario rimanere bloccati in inutili categorizzazioni, poichè l’arte è arte ovunque nel mondo, bisogna solo riuscire a comprenderla in tutte le sue mille sfaccettature.

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La break dance

La break dance (grafie alternative: breakdance, break-dance) è una danza di strada sviluppata da teenager afro-americani e latino-americani nel Bronx di New York a partire dalle feste organizzate da dj Kool Herc nel 1972. È conosciuta anche con i termini breakingb-boying o b-girling.

Kool Herc coniò i termini b-boy e b-girl (abbreviazioni di break-boy e break girl) per identificare chi si scatenava nelle danze durante i break, assoli di percussione che venivano estesi tramite la tecnica del merry-go-round. Si tratta di una danza individuale originariamente svolta all’interno di un cerchio di persone (cypher) e composta da una parte in piedi (toprock) e una serie di movimenti a stretto contatto con il pavimento (footworkpowermovefreeze). Diffusasi a livello globale a partire dalla prima metà degli anni ottanta, insieme a writing, mcing e djing, è considerata una delle discipline che compongono la cultura hip hop.

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L’hip hop

La danza hip hop è una disciplina di ballo, considerata anche “danza sportiva” dalla F.I.D.S. (Federazione Italiana Danza Sportiva) e dalla I.D.O. (International Dance Organization) e altre federazioni di danza minori, che proviene dal movimento Hip Hop e ne conserva le caratteristiche culturali ed estetiche. Le principali tecniche della danza di strada (street dance) sono il b-boying (breakdance), il locking, il popping e l’uprock. La prima è considerata l’originale danza di strada, poiché è nata assieme alle altre discipline dell’Hip Hop (Dj’ing, Writing, Mc’ing). Le altre vengono considerate eguali al b-boying solo da alcuni, poiché sono danze nate nello stesso periodo ma in luoghi diversi. Recentemente si sono sviluppati nuovi stili di danza come il New style, il Krumping e l’House che non sono accettati da tutti come danze hip hop, poiché si sono sviluppati in contesti culturali differenti da quelli originali. Di queste discipline la breakdance è la più conosciuta ed è considerata una vera e propria pietra miliare della cultura hip hop.

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La danza sportiva

La danza sportiva rappresenta la trasposizione del ballo, generalmente di coppia, da disciplina artistica in disciplina sportiva, con proprie regole, competizioni e gare agonistiche, il cui livello varia dall’amatoriale all’agonistico, suddiviso in varie classi che sono: D, C, B3, B2, B1, A, A2, A1, AS.

Le discipline riconosciute dal CONI nel vasto panorama agonistico della danza sportiva sono ben 54, articolate tra i settori delle DANZE ARTISTICHE (Accademiche, Coreografiche, Street e Pop Dance, Etniche, Popolari e di Carattere) e delle DANZE DI COPPIA (Internazionali – tra cui Standard, Latine, Jazz, Caraibiche, Argentine e Afrolatine – Nazionali e Regionali).

Presente a livello dimostrativo alle Olimpiadi di Sydney, la danza sportiva dal 1997 è uno degli sport dei World Games, i Giochi Mondiali riservati alle discipline riconosciute dal CIO e in attesa di inserimento nei Giochi olimpici. Nel 2018 la danza è stata presente alle Olimpiadi Giovanili (gli Youth Olympic Games di Buenos Aires, dal 6 al 18 ottobre del corrente anno) con i ragazzi della Break Dance.

L’ente di riferimento per il ballo da competizione in Italia è la Federazione Italiana Danza Sportiva (FIDS – www.federdanza.it), riconosciuta dal CONI nel 1997 tra le Discipline Associate (DSA) e promossa al massimo livello tra le organizzazioni sportive dal 2007, quale Federazione Sportiva Nazionale (FSN). La “Federdanza” – che riunisce oltre duemila società sportive con più di 120 mila tesserati – regolamenta e organizza le competizioni ufficiali, essendo preposta ad assegnare annualmente i titoli di campione di specialità e a designare gli atleti per la partecipazione ai campionati europei e mondiali delle categorie Children/Juveniles (fino agli 11 anni), Juniores (da 12 a 15 anni), Youth (da 16 a 18 anni), Adulti (da 19 a 34 anni) e Seniores (a partire dai 35 anni).

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