Il nostro Manzoni è più figo!

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Il nostro Manzoni è più figo!

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  • Joined Mar 2021
  • Published Books 1

CAPITOLO 1

 

Una sera Don Abbondio, percorrendo la strada per ritornare a casa, incontra due Bravi. I due gli dicono di non celebrare un matrimonio che è in programma per il giorno dopo, a mandarli era un fior di  delinquente che si chiama Don Rodrigo. Don Abbondio, sconvolto da ciò che è successo, quando torna a casa racconta tutto a Perpetua.

 

 

2

CAPITOLO 2

 

Quando Renzo arriva per concordare i dettagli del matrimonio con Don Abbondio, il parroco, con una serie di scuse, cerca di convincerlo a rinviare la data del matrimonio. Renzo accetta il rinvio del matrimonio di una settimana. Quando però sta per andarsene, il ragazzo incontra Perpetua e lei si fa sfuggire un riferimento a un certo prepotente. Renzo, furioso, torna da Don Abbondio e lo rinchiude in casa per fargli confessare il nome di Don Rodrigo.  Il promesso sposo, frustrato, va verso la casa della sua fidanzata Lucia e, una volta arrivato, fa dire ad Agnese che il parroco è malato e bisogna rimandare le nozze.

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                 CAPITOLO 3

 

Lucia ammette che Don Rodrigo le ha messo gli occhi addosso ma parla dell’accaduto solo con Fra’ Cristoforo. Agnese decide che bisogna consultare un avvocato e manda Renzo a parlare con l’avvocato Azzeccagarbugli al quale offrono quattro capponi. All’inizio l’avvocato accetta di buon grado, ma quando capisce che Renzo non è una cattiva persona gli restituisce la ricompensa e lo manda via (lui è l’avvocato dei cattivi, non dei giusti). Intanto, a casa di Lucia e Agnese, passa Fra’ Galdino, confratello di Fra’ Cristoforo, che chiede loro le noci e le donne gliene offrono molte di più, purché Fra’ Cristoforo passi da loro al più presto.

 

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                CAPITOLO 4

 

Fra’ Cristoforo ha sessant’anni ed una lunga barba.

Prima di diventare frate il suo vero nome era Ludovico, figlio di un ricco mercante.

Un giorno, passeggiava con un suo amico di nome Cristoforo. Lungo la strada i due incontrano un “nemico di vista” accompagnato da quattro bravi. Ne nasce una discussione in cui Cristoforo viene ucciso da un colpo destinato a Ludovico che, a sua volta, pugnala a morte il rivale.

Per sfuggire all’arresto si rifugia in una chiesa, dove comincia un percorso di fede e si converte prendendo il nome di Cristoforo per ricordare il suo amico. Chiede scusa alla famiglia di Cristoforo e mette da parte un pezzo di pane che porterà sempre con sé: il pane del perdono.

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CAPITOLO 5

 

Dopo il racconto della storia del frate, Manzoni riprende la narrazione.

Fra’ Cristoforo arriva a casa di Lucia e Agnese e si fa raccontare tutto. Successivamente si dirige verso il palazzo di Don Rodrigo per fargli una ramanzina e scopre che lui, il Conte Attilio, il Podestà e l’avvocato Azzeccagarbugli stanno mangiando tutti insieme. I quattro stanno discutendo del fatto che un uomo incaricato di annunciare una sfida è stato sonoramente picchiato. Qui Manzoni inserisce una lunga digressione storica sulla successione al ducato di Mantova. Nel frattempo Fra’ Cristoforo ascolta attentamente in attesa che finiscano.

 

6

CAPITOLO 6

 

Fra’ Cristoforo inizia una discussione con Don Rodrigo e nel mentre gli lancia una maledizione. Don Rodrigo, infuriato, lo sbatte fuori dal suo palazzo. Nel frattempo ad Agnese viene in mente un’idea: il matrimonio si potrebbe fare anche pronunciando le sacre parole davanti a un prete non partecipe. Lucia non è molto convinta di farlo, al contrario Renzo pensa che sia una bella idea e a quel punto lui decide che a fare da testimoni saranno il vicino Tonio, che non ci pensa due volte, e suo fratello Gervaso “il sempliciotto”.

7

CAPITOLO 7

 

Fra Cristoforo raccomanda ai promessi sposi e ad Agnese di stare in guardia e dà appuntamento a Renzo per la sera successiva. Tuttavia il ragazzo è molto arrabbiato e progetta vendetta contro Don Rodrigo. Proprio per evitare che accadano eventi irreparabili, Lucia acconsente al matrimonio a sorpresa. Intanto il signorotto è molto nervoso e progetta il rapimento di Lucia. Il giorno dopo, i promessi sposi si preparano per il matrimonio con inganno mentre Don Rodrigo manda i suoi bravi a compiere il rapimento.

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CAPITOLO 8

 

Agnese coinvolge Perpetua in una discussione per lasciare campo libero a Lucia e Renzo che devono andare con i due testimoni, Tonio e Gervaso, davanti a Don Abbondio per potersi sposare. Il parroco, dinanzi alla frase di rito pronunciata da Renzo, spalanca gli occhi per la sorpresa ma, quando Lucia esita e tentenna nelle parole, si arrabbia e ne approfitta per rovesciare il tappeto che riveste la scrivania e corre a chiamare Perpetua.

Renzo e Lucia scappano e raggiungono Agnese, che scopre che il matrimonio non è stato celebrato. Agnese va con Lucia da Fra’ Cristoforo che le porta al convento.

9

CAPITOLO 9

 

Lucia e Agnese arrivano al convento. Vengono accolte dalla Signora, cioè la Monaca di Monza. Si intravede la sua bellezza, ma anche la sua sofferenza. La Signora chiede a Lucia di raccontarle la propria storia. A questo punto Manzoni descrive la storia della Monaca. Figlia di nobili, viene portata in convento dal padre già all’età di sei anni per non dividere il patrimonio con suo fratello. Cresce viziata, capricciosa e indisciplinata, ma anche invidiosa e piena di risentimento per i progetti impossibili, perché lei non voleva diventare Monaca. Scrive una lettera al padre, per confessare del suo ripensamento, alla quale non riceve risposta, bensì sconforto e una punizione da parte sua, ovvero quella di essere rinchiusa e sorvegliata.

10

CAPITOLO 10

 

Gertrude viene convocata dal padre, davanti al quale si

inginocchia e chiede perdono. L’uomo glielo concede con

molta fatica: ormai la poveretta è definitivamente incastrata e

dice alla famiglia di voler prendere il velo, così, finalmente, la

famiglia le concede un po’ di affetto.

Seguono una quantità di visite, incontri e conversazioni con

amici e parenti che vanno a congratularsi con la “sposina di

Dio”. Gertrude presenta domanda per essere consacrata e

questo fa riprendere altri incontri con amici e parenti che

vogliono coltivare i loro rapporti e che lei è costretta a

salutare.

Al termine dell’anno di noviziato, Gertrude si ritrova ad essere

la maestra delle educande che, se ci fosse stato qualcuno di

saggio non l’avrebbe messa lì. Un giorno Gertrude, mentre

guarda dalla finestra, vede un uomo in un’altra casa.

Successivamente capita che questi le rivolga la parola e da

qui i due cominciano a frequentarsi ma questa relazione non

sfugge agli occhi attenti delle monache. Una di loro scopre il

loro segreto ma dopo un po’ sparisce: qualcuno ha pensato

che sia andata in Olanda, invece Gertrude si è sentita

perseguitata da questa Monaca, sentiva la sua voce ovunque,

come se provenisse dall’ altro mondo.

11

CAPITOLO 11

 

Intanto il Griso e gli altri bravi stanno rientrando dalla casa in

cui hanno cercato di rapire Lucia. Non si è ancora capacitato di quanto accaduto e Don Rodrigo lo rassicura (anche se

quest’ultimo comincia a sospettare che ci sia una spia a casa

sua). La mattina successiva il Conte Attilio arriva al palazzotto

di Don Rodrigo, il quale inizia ad avere i nervi un po’ tesi. I

due uomini parlano e il Conte promette che si occuperà di Fra

Cristoforo. Don Rodrigo intanto si impegna per cercare il

modo di impedire il matrimonio dei promessi sposi. Ci pensa

parecchio ma non gli vengono idee adeguate. Intanto si

sparge la voce che Renzo, Lucia e Agnese sono andati via;

dalle indagini del Griso, don Rodrigo viene a sapere che

Agnese e Lucia sono a Monza mentre Renzo è in viaggio per

Milano. Infatti il promesso sposo Renzo cammina per 7 miglia,

incontra persone incredibili e nessuno gli chiede documenti

fino a quando il bravo ragazzo osserva che a terra è apparsa

una farina bianca – cosa rara in quei momenti di carestia – e

capisce che è scoppiata una rivolta a Milano.

12

CAPITOLO 12

 

In questo capitolo Manzoni cerca di inquadrare la sommossa milanese nel contesto storico. Il comandante Antonio Ferrer stabilisce un prezzo molto basso per la vendita del pane. Renzo si trova nel pieno dei tafferugli e si accoda con le più ingenue intenzioni ai manifestanti. Il tumulto cresce e la colonna dei milanesi arrabbiati stabilisce di andare alla casa del Vicario.

13

CAPITOLO 13

 

Durante la sommossa Renzo, pur avendo buoni propositi, è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Intanto arriva Ferrer che fa finta di arrestare il sicario per portarlo in salvo sulla sua carrozza e Renzo lo fa passare.

 

14

CAPITOLO 14

 

In questo capitolo assistiamo alla serata movimentata che Renzo trascorre in un’osteria in cui si reca per mangiare, dormire e recuperare un po’ di forze. Gasato dagli eventi della giornata, si lancia in un discorso contro la prepotenza e sul bisogno di giustizia. Tutte belle parole, ma tutte di troppo, anche perché si spinge a dire di essere un amico di Ferrer. Uno sconosciuto lo aggancia e lo conduce all’Osteria della Luna Piena, dove Renzo continua a sproloquiare e a bere in abbondanza, continuando ad aggravare la sua posizione e ad essere scambiato per un pericoloso rivoltoso.

15

CAPITOLO 15

 

Quando finalmente Renzo si addormenta, l’oste va a Palazzo di Giustizia a raccontare tutto ciò che il ragazzo aveva raccontato. Giunto sul posto, l’oste incontra l’accompagnatore di Renzo che, in realtà, era un infiltrato! Il mattino seguente, Renzo si sveglia con le guardie in camera, pronte ad arrestarlo. La necessità di portare a termine l’arresto in maniera tranquilla, per non scatenare ulteriori tafferugli nella popolazione, offre a Renzo l’opportunità di scappare.

16

CAPITOLO 16 

 

Renzo è ormai in fuga e decide di raggiungere la casa di suo cugino Bortolo, nella Bergamasca, piuttosto che andare al convento di Fra Cristoforo. Manzoni descrive il viaggio di Renzo, fatto di strade secondarie e di incontri.

 

 

17

CAPITOLO 17

 

Renzo arriva al fiume Adda dove trascorre la notte e all’alba viene accompagnato fino a San Marco.

Trovato suo cugino Bortolo gli racconta le ultime novità.

 

 

18

CAPITOLO 18

 

Tra Milano e Lecco si diffondono voci su Renzo: è ricercato e deve essere ritrovato. La situazione si fa brutta per lui. Nel frattempo il Griso rientra da Monza e riferisce a Don Rodrigo che Lucia si è sistemata in un convento sotto la protezione di una monaca. Don Rodrigo, ricevuta questa notizia, si infuria perché Monza è un territorio fuori dalla sua portata e, soprattutto, rovinerà la sua reputazione.

19

CAPITOLO 19

 

Il Conte Attilio spiega al Conte Zio tutta la situazione per cui, secondo lui, Fra Cristoforo deve essere necessariamente allontanato. Per questo il Conte Zio organizza un pranzo con persone importanti, tra cui il Padre Provinciale dei Cappuccini, con lo scopo di forzare il trasferimento di Fra Cristoforo lontano da lì. Così viene deciso: il frate partirà per Rimini. Nel frattempo Don Rodrigo si reca al castello dell’Innominato per chiedergli aiuto. Si tratta di un potente e soprattutto pericoloso uomo.

 

20

CAPITOLO 20

 

Don Rodrigo si trova alla Malanotte e si ferma per chiedere se l’Innominato si trova al castellaccio e ne ottiene conferma da uno sgherro.

Don Rodrigo manda dall’Innominato tre bravi insieme al Griso per raccontare tutta la questione che si è creata attorno a Lucia e Renzo e chiedere aiuto per risolverla.

Nonostante la semplicità dell’impresa, l’Innominato decide di agire immediatamente e quindi chiama il Nibbio per andare ad avvisare Egidio dell’impegno di portare Lucia a Don Rodrigo.

Lucia parte per Pescarenico ma lungo la strada ci sono dei bravi fermi accanto a una carrozza pronti per rapirla e ripartire.

21

CAPITOLO 21

 

Lucia è stata rapita. Il Nibbio riferisce all’Innominato come si è svolta la missione, ma gli confessa che Lucia gli ha fatto compassione.

Le parole del Nibbio colpiscono l’Innominato che decide di raggiungerla nella camera della vecchia con l’intenzione di farle avere del cibo.

Lucia non è per niente rasserenata e trascorre la notte con il tormento di mandare a monte il matrimonio senza vedere un futuro oltre le sciagure presenti.

22

CAPITOLO 22

 

L’Innominato viene a sapere da un bravo che Federico Borromeo, vescovo di Milano, è in visita nella zona e decide di andare a trovarlo.

Manzoni apre una parentesi sulla vita del vescovo.

Federico Borromeo nasce nel 1564.

Tutti lo considerano già santo ed è pure colto, fonda la Biblioteca Ambrosiana e istituisce una scuola in cui si insegna a leggere e scrivere.

Federico Borromeo è un intellettuale che non perde di vista la vita pratica.

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CAPITOLO 23

 

In questo capitolo assistiamo alla conversione dell’Innominato. Il suo ritorno alla religione avviene proprio tra le braccia di Federico Borromeo.

L’Innominato domanda al vescovo come possa rimediare all’intricata situazione che ha creato con Lucia.

Federico Borromeo chiama Don Abbondio e manda il curato al castellaccio insieme all’Innominato per prendere Lucia Mondella.

24

CAPITOLO 24

 

E’ il giorno della liberazione di Lucia. L’Innominato arriva con Don Abbondio e la ragazza, vedendolo, rimane molto turbata. Prima che la ragazza sia portata via, L’innominato vuole chiederle perdono poi, finalmente, può lasciare il castellaccio. Da lì viene condotta al paese dove si trova in visita Federigo Borromeo ed è ospite di una coppia del posto. Nella loro casa, Lucia può riabbracciare Agnese e possono raccontarsi quanto accaduto fino a quel momento. Soprattutto, cercano di capire le ragioni, i mandanti e le trame del suo rapimento e della sua soluzione. L’unico argomento che Lucia tiene per sè è il voto di castità che ha formulato. A questo punto arriva Borromeo, al quale le donne raccontano tutto l’accaduto. Questo lungo capitolo si chiude con l’Innominato che licenzia i suoi bravi e si avvia alla conversione.

25

CAPITOLO 25

 

Venuto a conoscenza dei fatti accaduti, Don Rodrigo parte per Milano volendo evitare a tutti i costi di incontrare Borromeo.

Quando il vescovo arriva in zona, chiede di pranzare con Don Abbondio, al quale vuol far sapere che Lucia e Agnese sono al sicuro, protette da Donna Prassede e Don Ferrante. Durante il pranzo, il vescovo chiede spiegazioni su tutto quello che era accaduto e, nonostante le spettacolari arrampicate sugli specchi di Don Abbondio, Borromeo, garbatamente, lo sgrida.

26

CAPITOLO 26

 

Riprende la ramanzina del vescovo a don Abbondio. Il curato non riesce a sintonizzarsi sulle intenzioni morali di Borromeo. Donna Prassede prende con sé Agnese, la quale deve quindi separarsi dalla figlia, un addio fatto di abbracci e pianti. A completare l’addio arriva un incaricato dell’Innominato che consegna ad Agnese 100 scudi. La donna inizia a fantasticare sulle meraviglie che potrà fare con quei soldi, mentre Lucia si ammutolisce. Agnese un po’ se la prende, ma Lucia le dice di voler far sapere a Renzo tutto e insiste sul fatto che a lui vada la metà dei soldi a titolo di risarcimento per le sventure subite. Le donne devono separarsi con la promessa di rivedersi l’autunno successivo. Sul fronte di Renzo tutto tace, non fa avere sue notizie e trovarlo è impossibile. Tutti continuano a farsi domande su dove possa essere andato a finire, neanche al paesello dove è nato nessuno ha notizie. Invece il cugino Bortolo viene a sapere che lo stanno cercando per arrestarlo, e si sente in dovere di andare ad avvisare il diretto interessato che assume una falsa identità. Per difenderlo, Bortolo sparge voci contraddittorie in giro per creare ancora più confusione e salvargli la pelle.

27

CAPITOLO 27

 

La guerra di successione per le terre del Duca di Gonzaga entra nel vivo e Renzo diventa un trascurabile dettaglio. Lui però non sa che il suo arresto non è più così importante e viene divorato da due problemi: sottrarsi alla cattura e scrivere a casa. Se al primo non c’è esattamente una soluzione, nel secondo basta farsi aiutare da qualcuno che sappia leggere e scrivere, visto che lui non sa farlo. I suoi tentativi vanno “quasi” a segno, perché Renzo non vuole dettare parti che facciano scoprire troppe informazioni su di lui. Il risultato finale è una specie di rebus che si complica ancora di più quando Agnese cerca di interpretarlo. Intanto di Lucia si occupa Donna Prassede che  continua a sparlare di Renzo snervando la ragazza con le proprie premure. Tra un inghippo e un po’ di tranquillità rubacchiata arriva l’autunno del 1629.

28

CAPITOLO 28

 

Si è abbassato il prezzo del pane, però non ne distribuiscono abbastanza per evitare una rivolta del popolo. Il 24 dicembre vengono impiccati 4 uomini accusati dell’assalto al forno delle grucce.

Come si può immaginare, la situazione peggiora, la miseria aumenta e, con l’arrivo dell’inverno, si sviluppano le prime malattie contagiose, che si trasformano in una tragedia anche per la sanità, che non era delle migliori.

29

CAPITOLO 29

 

I Lanzichenecchi iniziano a cercare di conquistare la città in cui si sta svolgendo la vicenda. Tra le persone che cercano di mettere in salvo i figli e gli animali, c’è don Abbondio che intralcia chiunque si trovi sulla sua strada. Incontra anche Agnese, che gli chiede di accompagnarla al  castellaccio per chiedere all’Innominato di darle una mano. L’uomo, che si è convertito, vuole ora difendere il popolo dai Lanzichenecchi e dice ai suoi bravi di prendere le armi e combattere.

30

CAPITOLO 30

 

Lungo la salita del castellaccio dell’Innominato oltre ad Agnese, Don Abbondio e Perpetua c’erano molte persone dirette lì. Arrivati vengono accolti con entusiasmo e sistemati nelle loro stanze. Godono di questa ospitalità per venti giorni. Agnese e Perpetua aiutano come possono, ma Don Abbondio cerca continuamente di scappare via. Gli ultimi a lasciare il castello sono proprio questi, Agnese riceve biancheria e tanti denari. Tornando trovarono casa di Agnese completamente devastata e Perpetua le confida che una buona parte dei danni è stata apportata dai compaesani che hanno approfittato della loro assenza.

 

 

 

 

31

CAPITOLO 31

 

Si diffonde sempre più la peste anche se la vera identità della malattia viene negata fino all’ultimo, tanto è vero che i festeggiamenti per la nascita del figlio del re di Spagna, Carlo II, sono avvenuti lo stesso. Della peste non si conosceva ancora l’origine ma si diceva che fosse stata portata da un soldato che aveva dei vestiti già infetti. L’epidemia vera e propria inizia nei primi mesi del 1630. Molti cittadini, per non bruciare mobili e vestiti si nascondono dietro la bugia, sostenuta anche dai medici, della “febbre pestilenziale”. Le condizioni al Lazzaretto sono critiche, ci sono sempre più persone malate e i Cappuccini, che cercano di aiutare queste come possono, muoiono svolgendo il loro lavoro al meglio.

32

CAPITOLO 32

 

L’11 giugno 1630 vengono portate in processione le reliquie di San Carlo ed è un’occasione per diffondere il contatto tra sani e malati propagando i contagi. Il giorno dopo, infatti, viene registrato un aumento di decessi ed entrano in azione i monatti, ovvero coloro che raccoglievano i morti.

A svolgere questo lavoro erano gli scriteriati e gli emarginati oppure quelli che non avevano nessun’altra alternativa. Da quel la città è “IN BALIA DI SE STESSA”.

 

 

 

33

CAPITOLO 33

 

Una sera d’agosto, con la peste che circola ancora, Don Rodrigo se la spassa con i suoi amici superstiti e ritorna a casa con i pochi bravi sopravvissuti, tra cui il Griso.

Il Conte Attilio è morto due giorni prima di essersi chiuso in casa per ripararsi dalla peste, e Don Rodrigo, dopo essersi fatto un esame di coscienza, ammette di non sentirsi bene per niente bene.

Il Griso cerca di stargli alla larga, nel frattempo Don Rodrigo fa incubi orribili e al suo risveglio si ritrova con un bubbone tra l’ascella e il cuore e i monatti pronti a prelevarlo. Renzo,  tornando a casa da Lucia, si contagia ma non fa nulla per curarsi. Miracolosamente guarisce e decide di riposare per poi partire per Milano e andare dalla sua amata Lucia per recuperarla dal quel Don Ferrante che l’aveva ospitata. Dopo un po’ di tempo si viene a sapere che Perpetua è morta a causa della peste.

34

CAPITOLO 34

 

In giro non c’è nessuno e l’unico uomo in cui si imbatte, nei pressi della croce di Sant’Eusebio, scambia Renzo per un untore (cioè per uno che sparge il contagio) perché è uno straniero e ha un atteggiamento sospetto. Renzo offre alla donna i due pani che aveva comprato fuori città e che gli sembravano un risarcimento di quei pani che aveva raccolto mesi prima durante i tafferugli. Oltre ai vivi ci sono i morti, abbandonati a decomporsi sui marciapiedi in attesa dei monatti. Ed è a questo punto del testo che quel figo di Manzoni mette una delle scene più toccanti di tutto il romanzo: la madre di Cecilia che appoggia il cadavere vestito e pettinato della figlia sul carro dei morti, con una delicatezza e un tale potente dolore che i monatti stessi le portano rispetto e prestano attenzione.

 

35

CAPITOLO 35

 

Manzoni usa gli occhi di Renzo per presentarci una registrazione in soggettiva della vita all’interno del Lazzaretto. Quando arriva nell’area dei bambini, Renzo è abbacinato e commosso dallo spettacolo dei piccolissimi orfani accuditi dalle balie e allattati dalle capre. Incontra Fra Cristoforo; i due si abbracciano e Renzo spiega di essere alla ricerca di Lucia, così ha l’occasione per far notare che non sono ancora riusciti a sposarsi. Visto che è sull’argomento, spende qualche parola di rabbia ai danni di Don Rodrigo. A questo punto il frate si irrita e gli spiega che la vendetta non è cosa di cui devono occuparsi gli uomini. Un bell’argomentare, che tocca il cuore di Renzo lo prepara all’incontro con Don Rodrigo in persona.

 

 

36

 CAPITOLO 36

 

Padre Felice sta partendo per una processione con i sani e fa commuovere Renzo per le parole che dice ai fedeli.

Egli però non si aggiunge al gruppo ma si reca nei quartieri femminili, dove riconosce la voce di Lucia.

Per fortuna Fra’ Cristoforo scioglie il voto di castità.

Renzo parte con il compito di aggiornare Agnese.

 

 

37

CAPITOLO 37

 

Scoppia un temporale che riuscirà a far sparire il contagio.

All’alba, Renzo dà un’occhiata alla casa di Lucia e quando la incontra per raccontarle le ultime novità deve parlarle a distanza poiché lei è riuscita a scappare dalla peste e lui potrebbe contagiarla.

In attesa che Lucia termini la quarantena, Renzo fa il contadino.

Si avvicina la fine della storia.

 

 

38

CAPITOLO 38

 

Don Rodrigo è morto. Renzo e Lucia possono finalmente sposarsi. Il Marchese, erede di don Rodrigo, si offre di aiutare i due ragazzi: comprerà le loro proprietà ad un prezzo altissimo e ospiterà nel suo palazzotto il pranzo del matrimonio. Don Abbondio riesce anche a far annullare il mandato di cattura per Renzo. Dopo il matrimonio i due sposi vanno a vivere nel paese del cugino Bortolo, ma i paesani mostrano di non apprezzare Lucia; questo delude molto Renzo. La situazione cambia quando i due cugini comprano il filatoio vicino Bergamo e si trasferiscono lì. Renzo e Lucia hanno una prima figlia, Maria, e poi altri ancora a cui hanno sempre raccontato le loro disavventure.

39

         La genesi del romanzo

 

Il romanzo, prima di arrivare alla sua forma definitiva, ha subito vari ritocchi e revisioni sia per il contenuto che per il linguaggio.

Nel corso degli anni, Manzoni ha eliminato forme dialettali, francesismi, lombardismi e imperfezioni poiché era convinto che la lingua dovesse essere il fiorentino parlato dalla gente colta.

 

La trama del romanzo è un misto tra invenzione e realtà.

La vicenda si svolge in Lombardia, a Pescarenico, tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola.

La narrazione è suddivisa in 38 capitoli.

Durante la storia si verificano fatti storici realmente accaduti: la sommossa milanese del novembre del 1628, la guerra, la carestia, la peste. Proprio per questo, il romanzo dei  “Promessi sposi” appartiene al filone letterario del “romanzo storico“, in cui storie di fantasia si fondono con fatti storici e personaggi reali.

I protagonisti del romanzo sono i promessi sposi, Renzo e Lucia. Accanto a loro ci sono molti altri personaggi, umili, superbi, poveri, ricchi.

Manzoni ricorre ad una finzione letteraria: dichiara di aver ritrovato un manoscritto seicentesco, opera di un autore anonimo, che raccontava la storia dei due giovani promessi sposi. In un primo momento, Manzoni pensa di trascriverlo e pubblicarlo così come l’ha trovato, ma poi, alla fine, decide di riscriverlo in una prosa moderna e più familiare.

Sul piano della narrazione, l’utilizzo di questa finzione letteraria offre a Manzoni la possibilità di collocare la vicenda nel Seicento, di attribuire alla vicenda narrata un fondamento di “verità” e di disporre di due narratori (l’autore anonimo e quello che riscrive i fatti).

40

DON ABBONDIO

 

Don Abbondio è un prete di campagna che è visto da tutti come un tipo pauroso e pericoloso.

E’ sempre dalla parte del più forte anche se, pure quando ne fa una giusta, ha paura che questo gli possa costare molto caro.

E’ proprio Don Abbondio che dà inizio alla storia di Renzo e Lucia dando ascolto ai bravi di Don Rodrigo che lo costringono a non celebrare il matrimonio.

Alla fine però celebra proprio lui le nozze dopo essersi quasi pentito del torto che aveva fatto ai due innamorati.

41

 LUCIA MONDELLA

 

E’ la promessa sposa. E’ bella, timida ed emotiva, ma sotto sotto ha un carattere di ferro e lo dimostra. Non smette mai di essere una persona per bene e la sua nobiltà d’animo la difende anche dai peggiori figuri.

 

 

RENZO TRAMAGLINO

 

E’ il promesso sposo. E’ un tipo che si arrabbia facilmente, ma ha un grande cuore ed è ingenuo. Nel corso della storia si mette nei guai in ogni modo possibile, ma riesce a rimediare e ad imparare dai propri errori. Insieme a Lucia, è l’unico personaggio inventato ad avere un cognome!

 

 

 

 

42

             GERTRUDE

 

La Monaca di Monza, nota anche come Gertrude, è stata costretta dalla sua famiglia a prendere i voti e per questo combina molti guai come: la relazione con Egidio, il sospetto omicidio di una consorella (cosa accaduta nella realtà alla “vera” Gertrude perché la giovane suora aveva scoperto la sua relazione amorosa) e aiutare l’Innominato a rapire Lucia nonostante l’avesse aiutata.

43

         FRA CRISTOFORO

 

Fra Cristoforo, chiamato così in onore del suo amico ucciso dai bravi, è il Buono del romanzo che aiuta Renzo e Lucia, i protagonisti. Il suo nome era Lodovico, ed era diventato frate cappuccino dopo essere scappato in una chiesa per sfuggire all’arresto. E’ un uomo vicino ai sessant’anni, con il capo rasato, tranne una piccola corona di capelli prevista dal rito dei cappuccini. Ha una lunga barba bianca e folta che conferiva alla sua immagine maggiore solennità e ricopriva il viso scavato dal sacrificio del digiuno che lasciava intravedere tracce del passato.

44

L’INNOMINATO

 

L’Innominato è un vero e proprio delinquente, così cattivo e potente che Manzoni non vuole scriverne neanche il nome per non correre rischi! Chiamato in causa da Don Rodrigo per portare a termine il suo losco piano ai danni di Lucia, proprio grazie all’incontro con la promessa sposa cambierà: vive una conversione e si trasforma in una specie di santo.

45

 

 

 

 

 

 

Appendice di immagini

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Il nostro Manzoni è più figo! by 3H  - Ourboox.com
Don Abbondio . Giulia Balzano
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