Antefatto:
Stavano per essere celebrate le nozze tra Teti, ninfa del mare, e Peleo, entrambi genitori di Achille. A questo banchetto parteciparono tutti gli dei, tranne Eris, la dea della discordia. Così ella, per vendicarsi, gettò sul tavolo un pomo d’oro, con scritto “alla più bella”.
Afrodite, Era e Atene cominciarono a discutere tra di loro e chiesero al capo degli dei, Zeus, di scegliere la più bella tra loro. Zeus prese la sua decisione; affidò il compito a Paride, il più bel giovane del mondo troiano che, dopo esser stato “comprato” dalle offerte delle 3 dee, scelse Afrodite, poiché il suo era stato il dono più “abbondante”: gli promise l’amore della donna più bella del mondo, Elena (spartana).
Paride, durante una spedizione di pace a Sparta, vide in Elena la sua promessa sposa. La rapì e la portò a Troia. Menelao, marito di Elena, chiese aiuto al fratello Agamennone che radunò tutti gli eserciti greci con cui decise di attaccare Troia.
Ecco un’immagine di Elena
e un’immagine di Paride
Dopo nove anni di un lungo assedio, la città continuava ancora a resistere. Improvvisamente nell’accampamento dei soldati achei scoppiò una terribile pestilenza mandata dal dio Apollo come punizione ad Agamennone che voleva restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide. Il dio mandò perciò una terribile pestilenza nel campo greco, ed i troiani cominciarono a guadagnare terreno. Agamennone fu quindi costretto a restituirla, prendendosi però come bottino di guerra, la schiava di Achille, Briseide. Egli prese ciò come un affronto, e si ritirò dalla guerra. Senza di lui la Grecia era decisamente in una situazione di svantaggio.
I troiani non facevano altro che guadagnare vittorie su vittorie, finché un giorno, Patroclo, il miglior amico di Achille, decise di scendere in campo con i vestiti dell’amico.
Il principe di Troia inizialmente trionfa, ma dentro di sé sa bene che presto finirà i suoi giorni di vita colpito dalla mano che non perdona di Achille. Quand’egli venne a sapere ciò, qualcosa dentro gli cambiò all’istante: una furia immensa di vendetta cominciò ad annebbiargli il cuore. E di fatti il “Pelide”, celebrati i funerali in onore del suo compagno e ristabilita la pace con Agamennone, si lancia in combattimento dopo essersi fatto fondere nuovamente le armi dal dio fabbro zoppo Vulcano (Efesto).Achille non perde l’occasione e insegue Ettore il quale, come si è detto, ha già il destino segnato. Infatti, trafitto e stramazzato a terra, il suo corpo viene legato per i piedi con una corda legata al retro del carro di Achille e trascinato in campo acheo.
Priamo padre di Ettore , lo supplica di restituirgli il corpo del figlio per dargli degna sepoltura, lo supplica di lasciargli ricondurre in città il cadavere straziato di suo figlio per dargli i degni onori. Achille rifiuta ma Priamo gli ricorda il buon carattere e la virtù famosa del padre Peleo, dopodiché Achille scoppia in singhiozzi e, confortando il suo ospite, gli concede di riprendersi suo figlio Ettore.
Ulisse fu l’eroe più astuto della guerra troiana, a lui infatti si deve l’invenzione dell’espediente del cavallo di Troia per riuscire a penetrare nelle mura della città ed espugnarla definitivamente. I Greci infatti, nel corso dell’ultimo periodo del conflitto, fecero credere ai Troiani che erano salpati verso casa.
Avevano però lasciato sulla spiaggia un cavallo di legno nel quale avevano nascosto 40 tra gli uomini più valorosi dell’esercito. I Troiani, credendo si trattasse di un segno degli dei, fecero entrare il cavallo in città e si diedero ai banchetti per festeggiare la fine della guerra.
Durante la notte dal ventre del cavallo uscirono così gli uomini che misero a ferro e fuoco la città e sfondarono le mura.
Troia venne distrutta e l’esercito acheo si diede a rapine e ai saccheggi. La fine della guerra quindi venne decretata dall’ astuzia di Ulisse, che seppe sfruttare la semplicità d’animo dei Troiani a proprio vantaggio.
I Greci tentarono di tornare a casa ma incontrarono l’opposizione degli dei. Questi ultimi infatti si erano molto adirati per le violenze commesse dai guerrieri in città e soprattutto per la profanazione dei templi. Nessuno quindi riuscì facilmente a tornare nella terra d’origine. Basti pensare alla storia di Ulisse, narrata nell’Odissea, che vagabondò per dieci anni nel mare prima di toccare di nuovo le sponde della sua Itaca.
Adesso rilassati con questi giochi interattivi. BUON DIVERTMENTO!
Published: Mar 6, 2021
Latest Revision: Mar 12, 2021
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