A scuola con l’archeologia by Clementina Ricciuti - Illustrated by Clementina & Sofia - Ourboox.com
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A scuola con l’archeologia

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Artwork: Clementina & Sofia

  • Joined Feb 2021
  • Published Books 4

 

 

 

 

 

Ciao bambini!
oggi vi condurremo alla scoperta del favoloso mondo dell’archeologia ricco di misteri, di oggetti antichi e di
curiosità…

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Ma chi è e che cosa fa l’archeologo?

 

E ‘uno studioso che si occupa di trovare, attraverso lo scavo archeologico, i resti che gli uomini vissuti molto tempo prima di noi hanno lasciato. L’archeologo si occupa dell’archeologia, cioè
la “scienza che studia le civiltà antiche considerandone i monumenti, le iscrizioni e gli oggetti venuti alla luce attraverso gli scavi” .

Quindi come un detective cerca di ricostruire la storia degli uomini attraverso le tracce, i REPERTI  che sono arrivate fino a noi.

I reperti sono le FONTI ei documenti studiati dall’archeologo per ricostruire il passato e sono rimasti sepolti per moltissimo tempo sotto strati di terra, o, a volte, in fiumi, laghi o addirittura in mare.

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Come fa l’archeologo a trovare le tracce antiche?

Fase 1: la ricerca del sito archeologico

 

Sicuramente una parte importante del lavoro dell’archeologo

è lo SCAVO per riportare alla luce tutto ciò che è stato sepolto.
Questa tappa è però oggi solo una parte della ricerca, che è
preceduta da uno studio scrupoloso del  paesaggio:  si studiano ad esempio le foto di una zona scattata dall’alto da un aereo e le carte topografiche, le “mappe” come quella del tesoro !

Lo scopo è quello di individuare sul terreno le tracce di ciò che è sepolto sotto.

Gli archeologi spesso  dei lunghi giri a piedi guardando per terra per  capire se quello è  stato un luogo abitato dai nostri antenati, solo dopo  lo studio può iniziare a scavare… Si parla in questo caso di SCAVO DI RICERCA .

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E come fa l’archeologo a scavare? Cosa deve fare?

Fase 2: lo scavo

Per scavare l’archeologo usa strumenti diversi, più o meno delicati e precisi a seconda della situazione; man mano che ci si avvicina ai resti archeologici, vengono utilizzati strumenti che non distruggano le strutture, per esempio il piccone e la pala o più spesso la cazzuola.

L’archeologo non si limita a cercare e raccogliere gli oggetti: il suo compito è recuperare più informazioni possibili riguardo al sito archeologico che sta scavando. Per fare questo deve scavare seguendo gli STRATI di terreno, togliendoli uno alla volta a partire dal più alto, cioè “tagliano a fette” il terreno.
La differenza tra i vari strati è spesso data dal diverso colore: lo strato più in alto è il più recente, quindi il primo che viene scavato, mentre gli strati sotto sono più antichi e vengono alla luce solo togliendo la terra che li ricopre.

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Ogni strato avrà un suo numero e una scheda con la descrizione. Ogni reperto che si trova nello strato viene POSIZIONATO, cioè si registra il punto esatto del ritrovamento usando un sistema detto QUADRETTATURA : un reticolo simile a quello che si usa per la battaglia navale, realizzato con dei fili legati ai chiodi, in cui ogni quadrato, di solito di un metro per un metro, ha come  coordinate una lettera e un numero.

Ogni elemento ritrovato viene poi numerato e messo in un
sacchettino con un cartellino su cui è scritto il nome del
luogo dove si sta scavando, la data, il numero dello strato, la posizione e il tipo di reperto.

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Cosa può trovare l’archeologo?

Ciò che si trova dipende dall’antichità dello scavo: selce e osso per i periodi più antichi, frammenti di vaso, tegole, anfore, ossa animali, oggetti di metallo per i periodi più recenti della Preistoria e per l’età romana.

I diversi tipi di materiale ci aiutano a capire subito in che periodo era abitato il sito, inoltre gli oggetti cambiano a seconda della moda del momento ad esempio esempio i vasi in ceramica cambiano forma, colore, impasto e decorazione a secondo del periodo storico e questo ci permette di dire a che periodo storico risalgono.

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Come si raccolgono le informazioni?

Fase 3: la documentazione

 

Una parte importante dello scavo, e forse la più impegnativa è la fase della documentazione.

Ogni strato, prima di essere tolto, deve essere fotografato e descritto in una scheda, poi va fatta una specie di mappa, chiamata PLANIMETRIA, dello strato, del muro, della casa o della tomba come se fossero visti dall’alto.

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Cosa succede al reperto dopo lo scavo?

Fase 4: studio e restauro dei reperti

Tutto ciò che viene raccolto nello scavo viene poi portato in un
laboratorio dove viene lavato, catalogato, disegnato e studiato. I reperti rovinati o rotti vengono restaurati, cioè incollati e rinforzati da studiosi esperti, i RESTAURATORI. Questa operazione evita che i pezzi già rovinati dalla permanenza sotto terra per secoli si danneggino ancora di più.

I reperti sono poi disegnati: i reperti ci raccontano la storia e dal disegno e dallo studio degli oggetti antichi possiamo capire a che cosa servivano, come sono stati costruiti, quanto era esperta la persona che li ha fatti e soprattutto di che periodo sono. Esistono inoltre analisi speciali al microscopio che si possono fare sugli oggetti per stabilire la loro età, la tecnica di costruzione o addirittura per capire da dove proveniva la loro materia prima.

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Dove vanno poi i reperti?

Fase 5: musealizzazione

 

I reperti più importanti ritrovati in un sito archeologico possono essere scelti ed esposti in un museo per raccontare alle persone la preziosa storia dei nostri antenati e della loro vita.

Oppure il sito archeologico stesso può diventare un museo: se il ritrovamento è importante e ben conservato gli archeologi possono decidere di “musealizzarlo”, cioè renderlo visitabile.

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