by Jacopo Baroni
Artwork: Baroni Jacopo
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Nascono nel 1895 presso il cafe de Paris a Montecarlo. L’apprendista Henri Charpentie, dovevaq preparare un dolce, ma per errore versò del liquore nell’impasto. Decise di servirlo ugualmente, venne molto apprezzato soprattutto da Edoardo VII che chiamo questo piatto Suzette come la donna più bella.
Tarter Tatine
In Francia le due sorelle Stephani e Caroline, dovevano preparare una torta di mele che era apprezzata da tutti. Però una delle due si dimentico del impasto e cosi lo aggiunsero dopo. Il popolo apprezzò la creazione
Corn flakes
nel 1984 un dottore in una clinica doveva preparare la solita pappetta di mais.ci fù un imprevisto così lascio il mais sul fuoco, quando era tornato era bruciato decise di stenderlo e ne uscirono foglie di mais, i pazienti apprezzarono molto e lo usarono come colazione
I Popcorn
In Messico, i Maya usavano i chicchi di mais come difesa rovesciandoli sulle ceneri ardenti, così da procurare un forte suono così da spaventare i conquistadores, il piano non andò avanti per molto così decisero di mangiarli
La farinata
Durante una guerra tra la flotta Genovese e Pisana ci fu una tempesta nella stiva che rovesciò olio ceci ed acqua del mare che formarono un miscuglio da servire ai prigionieri che successivamente cuocerò e mangiarono
Il sandwich
Jhon montagu, nella metà del 1700 viveva una vita frenetica
2 mogli, molti figli, molte amanti, amava la vita e il gioco, senza fermarsi mai.
Appunto per questo, mentre giocava chiese ad un cuoco di mettergli del rost-beef, burro e salsa in due fette di pane così da usare usare una sola mano.
Patatine Fritte
Le patatine fritte, provenienti dall’America, arrivarono in Europa dopo il 1942.alla fine del 1700 hanno iniziato a friggerle, poichè precedentemente le provarono a mangiare crude. I francesi e i belgi le tagliavano a bastoncini , quest’ultimi lo facevano come quando friggevano i pesciolini
Caffè
Il pastore Kaldi porta a pascolare le sue capre, nell’altopiano di Kaffo, Etiopia, Africa.
Kaldi notò che le capre dopo aver mangiato delle bacche rosse si agitarono.
decise di prendere la polvere di queste bacche e la mise sul acqua così nacque il caffè. nel 1900 a Torino fù inventata la prima macchina del caffè
Gianduiotto
Le sue origini, secondo tale versione, si riconducono a motivazioni storico-politiche ben precise: con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la nocciola tonda gentile delle Langhe, una nocciola con gusto deciso e delicato. L’impasto è dunque composto da nocciole tostate e macinate (con la raffinatrice la nocciola diventa una crema perché contiene olio), cacao, burro di cacao e zucchero.
Tale ricostruzione storica, secondo alcuni, non è priva di criticità. Relativamente al blocco continentale, anche il costo dello zucchero, ingrediente importante del gianduia, aumentò significativamente. Inoltre, nel 1905, comparve nell’Almanacco Italiano un lungo articolo di autore anonimo. A un certo punto, relativamente alla Fabbrica di via Balbis della Talmone, leggiamo che “[…] da essa escono quotidianamente, per l’Italia e per l’esportazione che è vastissima, ingenti quantità del famoso Cioccolato delle Piramidi, dei gustosi e corroboranti Giandujotti (antica creazione di questa Casa.
Panettone
Le origini del panettone sfumano a tratti nella leggenda. Sono due le storie che godono di maggior credito:
- Messer Ulivo degli Atellani, falconiere, abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina. Poi infornò. Fu un successo strabiliante, tutti vollero assaggiare il nuovo pane e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.
- Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamani ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L’è ‘l pan del Toni». Da allora è il “pane di Toni”, ossia il “panettone”.
Risotto alla milanese
Le origini del risotto alla milanese risalgono al Medioevo e sono collegate a un’analoga ricetta della cucina araba e della cucina ebraica. Nel Medioevo, in Italia, questa pietanza era conosciuta come riso col zafran.
Il risotto alla milanese nacque nel 1574 alla tavola del vetraio belga Valerio di Fiandra, che all’epoca risiedeva a Milano poiché stava lavorando alle vetrate del Duomo di Milano. Per il matrimonio di sua figlia i suoi colleghi vetrai fecero aggiungere a un risotto bianco al burro dello zafferano: questa spezia era infatti utilizzata dai vetrai per ottenere una particolare colorazione gialla dei vetri. Il nuovo piatto ebbe subito successo, sia per il suo sapore che per la sua tonalità gialla, che ricordava l’oro, sinonimo di ricchezza. Lo zafferano ha anche riconosciute proprietà farmacologiche e quindi il risotto giallo si diffuse presto nelle osterie e nelle taverne milanesi.
Il risotto alla milanese scomparì subito dalle cronache per ricomparire sui documenti nel 1809, quando viene definito “riso giallo in padella”. In seguito, nel 1829, su un altro libro di ricette, la celebre pietanza meneghina viene definita “risotto alla milanese giallo”, prendendo la denominazione con cui è universalmente conosciuta ancora oggi.
Finocchiona
La sua origine risale probabilmente ad un periodo tardo medievale o rinascimentale: si narra che Niccolò Machiavelli fosse anche un buongustaio ed alcuni passi di lettere testimoniano suo grande interesse per la finocchiona. Inizialmente presente e diffusa particolarmente nella zona di Firenze (la paternità è rivendicata sia da Campi Bisenzio sia da Greve in Chianti) viene confezionata in forme più grandi di quelle di un salame classico.
Published: Nov 10, 2020
Latest Revision: Apr 18, 2021
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