Storia dell’arte by Giuly - Illustrated by Giulia Ballarini - Ourboox.com
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Storia dell’arte

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Artwork: Giulia Ballarini

  • Joined Oct 2020
  • Published Books 1

Arte rupestre 

La maggior parte dei primi oggetti prodotti dall’uomo ai quali si possa attribuire una validità artistica risalgono alle culture collocate tra Musteriano e Aurignaziano circa 30-40000 anni fa, durante il paleolitico dell’homo sapiens e neanderthalensis Si riconosce una intenzionalità artistica quando nell’oggetto non si ritrova un’utilità pratica evidente. Una forte capacità fantastica di creare e immaginare, di cui l’espressione “artistica” è solo una delle forme, è stata forse uno dei motivi della superiorità di uomini quali i Cro-Magnon sulle altre specie umane allora concorrenti.

Essendo gli uomini di quella fase prevalentemente raccoglitori e cacciatori che vivevano a strettissimo contatto con la natura, i loro primissimi oggetti artistici riproducevano animali selvaggi e scene di caccia, con significati probabilmente anche magici e propiziatori. L’arte del paleolitico, che a noi è arrivata è per lo più composta da dipinti murali (in grotte e caverne) e piccole sculture rappresentanti entità femminili, scolpite e incise in materiali come corno, osso, avorio, pietra, lavorate con una pietra acuminata. Purtroppo eventuali oggetti in pelle, legno, vestiario o altri materiali deperibili sono andati irrimediabilmente perduti, così come il patrimonio culturale orale

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Abitazioni e luoghi magici 

Le abitazioni erano inizialmente semplici ripari naturali. ma se in montagna è facile trovare caverne e anfratti naturali, in pianura diventa quasi impossibile.Per necessità, quindi, l’uomo incomincia a costruire. L’abitazione dell’uomo paleolitico è la capanna. La sua costruzione si basava su uno dei principi che si riveleranno tra i più fecondi per la storia delle costruzioni: la distinzione tra un’ossatura destinata a reggere i pesi e a dare all’edificio la sua forma, e una copertura che può essere di materiale meno resistente. Essa era costruita per lo più con tronchi, rami, ossa e rivestita di pelli e frasche. Delimitava uno spazio chiuso che proteggeva dal vento e dalla pioggia e all’interno si poteva mangiare e dormire. Un’ apertura nella copertura del “tetto” permetteva la fuoriuscita del fumo provocato dal fuoco.
L’uomo di questo periodo non si muoveva mai da solo perchè sarebbe stato troppo debole di fronte ad un grande animale. Un gruppo invece poteva preparare molte trappole per catturarlo e del resto un solo animale di notevoli dimensioni era sufficiente per sfamare molti uomini.

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Costruzioni megalitiche

Le costruzioni megalitiche sono degli enormi complessi di grandi pietre erette, chiamate megaliti, di circa 40.000 anni fa. Esse venivano usate come sovrastrutture alle sepolture di esseri umani.
Si possono distinguere in tre tipologie:
•Menhir (singole pietre infisse in verticale nel terreno)
•Cromlech ( massi disposti in cerchio)
•Dolmen ( triliti composti da due pietre verticali e sovrapposte da un architrave)

Una delle costruzioni megalitiche più famose è il cerchio di Stonehenge ( costruite circa 4.500 anni fa in Inghilterra). Esso è costituito da una serie di triliti in pietra (dolmen) disposti ad anelli concentrici (cromlech). L’ipotesi era che esso fosse esclusivamente un calendario in pietra e un osservatorio dei solstizi ma oggi si sostiene che l’aspetto astronomico, innegabile dato che nei solstizi il sole si allinea perfettamente tra i triliti, sia soggetto ad un’altra funzione.

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La ziggurat

La loro struttura è composta in genere da tre strati di mattoni in argilla mischiato con paglia, anche inframmezzati con canne, e quindi essiccati al sole. La quasi totalità dei resti delle ziqqurat è praticamente erosa e quindi è difficile immaginarne la forma, l’aspetto, e anche la funzione. È probabile, tuttavia, che l’utilizzo della maggior parte di queste strutture fosse solo l’esterno, con una rampa di scale che conduceva alla loro cima. La ziqqurat di Ur era il simbolo del dominio della terza dinastia di Ur. È un monumento religioso situato nell’area sacra della città di Ur, in Bassa Mesopotamia, nei pressi dell’odierna Nassiriya. È tra le ziggurat sumere meglio conservate. Risalente al III millennio a.C., fu ricostruita più volte nel corso della storia, mantenendo complessivamente una struttura basata su tre terrazze a gradoni collegate tra loro da gradinate e unite al terreno da un’ampia rampa d’accesso frontale. Fungeva da luogo sacro, da magazzino per le scorte alimentari e, forse, da osservatorio astronomico.

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La scultura votiva

La scultura si sviluppa sulla forma geometrica del cilindro, permettendo l’eliminazione delle spigolosità e l’arrotondamento della figura.

I soggetti maggiormente raffigurati sono dei fedeli adoranti la divinità chiamati “oranti”. Le figure presentano un forte schematismo che si allontana da ogni aspetto realistico; questo perché l’obbiettivo è la creazione di una sorta di tramite con la divinità, che permetta alla scultura di comunicare con il dio.

La tecnica del rilievo si esprime nella realizzazione di placche votive, ovvero lastre in pietra delle dimensioni di 20–30 cm. Il tema trattato è il banchetto cerimoniale a seguito di una ricorrenza religiosa. In origine le placche venivano affisse sulle pareti dei templi tramite un chiodo che veniva inserito nel foro centrale della tavoletta in pietra. La decorazione delle placche votive si svolge solitamente su due o tre registri narrativi. Verso il termine del Periodo Protodinastico si afferma il rilievo celebrativo su stele; queste svolgono la funzione di commemorare le vittorie del sovrano sul nemico.

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La stele di Hammurabi 

Le disposizioni sono state ordinate dal re Hammurabi di Babilonia e furono scolpite in caratteri cuneiformi su una stele di diorite raffigurante alla sommità il re in piedi, in atteggiamento di venerazione di fronte a Šamaš, dio solare della giustizia, maestosamente seduto sul trono. Il dio porge ad Hammurabi il codice delle leggi, che dunque sono considerate di origine sacra. La stele è di diorite nera, alta circa 225 cm; venne rinvenuta nella città di Susa.

Si ritiene che la stele fosse originariamente esposta nella capitale, e che sia stata trasportata nel luogo del ritrovamento come bottino di guerra dall’esercito elamita. Dato che nella stessa Susa fu trovato un esemplare analogo, molto probabilmente si trattava di un’opera eseguita in serie, di cui esistevano numerose copie.

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La porta di Išhtar

L’accesso a Nuova Babilonia veniva garantito da nove porte monumentali, la più imponente delle quali, aperta sulle mura settentrionali, era dedicata a Išhtar, la Inanna dei Sumeri, dea

dell’amore e della guerra. L’enorme struttura, delimitata da quattro poderosi torrioni merlati, è oggi in parte ricostruita al Pergamonmuseum (Vorderasiatisches Museum) di Berlino. Essa è esternamente rivestita da mattonelle di ceramicainvetriata di colore azzurro intenso, sulle quali risaltano le fi gure decorative in rilievo di vari animali mostruosi, aventi la funzione simbolica di proteggere l’ingresso della città. Essi rappresentano soprattutto tori, sacri al dio Adad, e mushushù, mitici draghi squamati con testa e coda di serpente, corpo e zampe anteriori di leone e zampe posteriori d’aquila, emblemi del dio Marduk . All’in­terno della Porta di Išhtar, in direzione del Tempio di Marduk, si snodava la rettilinea Via delle Processioni (o Via Sacra), un’arteria lunga 250 metri e larga 22, fiancheggiata da un grandioso fregio azzurro, sempre in ceramica invetriata

 

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