Istruzioni per l’uso
Per la tesina di terza media ho deciso di realizzare un prodotto multimediale. Al suo interno sono presenti collegamenti a un video da me realizzato e ad altri video particolarmente interessanti che ho trovato in rete. Ho preferito dare spazio alla ricerca di informazioni che potessero essermi utili per spiegare l’importanza della “casa” per ogni individuo e avvalorare la mia tesi di un concetto duraturo nel tempo, diritto imprescindibile, sempre in evoluzione. Ho cercato di ripercorrere gli argomenti, non soffermandomi sulla loro descrizione (poiché già studiati a scuola), quanto su quello che potevano offrirmi per descrivere questo tema.
In questo periodo di permanenza a casa ho approfittato per ampliare le mie conoscenze informatiche, usando alcuni programmi per realizzare i tutorial amatoriali di cucina per bambini, che ho poi pubblicato online. Grazie a quella esperienza divertente, che ha allietato i miei pomeriggi, ho potuto “costruire” questo prodotto.
- Con il programma Wondershare Filmora 9 ho realizzato delle schede grafiche, gli effetti e un video delle immagini scaricate da internet.
- Con il cellulare ho registrato la musica che ho suonato alla tastiera.
- Con il programma Ourboox ho realizzato un documento informatico con l’effetto di una rivista da sfogliare.
- Ho aperto un canale Youtube dove ho caricato i video per poter fare i link con la tesina multimediale.
- Con il programma Vocaroo ho registrato i miei vocali. Grazie ai codici generati da Vocaroo ho potuto inserirli in Ourboox.
I miei “Camei”
All’interno di questa tesina ho voluto mettere qualcosa che mi rappresentasse e inserire qualche elaborato e qualche “abilità” appresa in questi anni di scuola.
- ho inserito la mia prestazione alla tastiera del “Entertainer” imparata al corso di pianoforte organizzato nella scuola.
- nel mio video iniziale ho inserito un mio disegno d’arte sulla rivisitazione del Guernica con hashtag #iorestoacasa.
- ho inserito alcuni disegni tecnici sui volumi
- ho registrato la mia voce per la lettura dell’introduzione alla tesina e per le schede degli argomenti
- ho inserito le foto del grattacielo di Milano in riferimento al bosco verticale (o giardino pensile) che ho scattato in occasione della mia ultima partecipazione ai giochi matematici.
- ho inserito i miei audio sulle schede dei singoli argomenti
N.B.
La videocopertina (interna)multimediale di questo elaborato riassume, con un collage di immagini in movimento e titoli, i temi affrontati nella tesina. Per visualizzarla è necessario cliccare sull’immagine della copertina.
Per visualizzare ogni singola pagina è importante far scorrere la banda laterale.
Per sfogliare la tesina è possibile trascinare la pagina posizionandosi sulla “lingua” in alto del foglio o cliccandoci sopra.
Alberto Orsini
VIDEO COPERTINA
“LA CASA”
RIFUGIO ai tempi del Coronavirus
ESPRESSIONE DELLA SOCIETA’ di tutti i tempi
Introduzione
Fin dall’asilo il mio sogno era, ed è, diventare un ingegnere per costruire case.
Case belle, diverse, particolari e oggi le immagino anche ecosostenibili ed antisismiche.
Ora che ho la possibilità di esprimere con una tesina le mie idee, ho voluto analizzare la casa affrontando l’argomento attraverso tutte le discipline.
Inoltre, considerato il periodo che stiamo vivendo a causa dell’emergenza epidemiologica COVID-19, ho ritenuto importante inserire in questo documento anche alcune considerazioni sull’importanza che la casa ha acquisito oggi per tutti noi: un rifugio, una protezione.
In essa ogni individuo si può sentire protetto e sicuro, può esprimere la propria personalità e adattarla secondo le proprie esigenze. Può aprirla agli altri o trincerarsi in essa.
La casa non è solo un luogo che limita l’ingerenza della realtà esterna nell’esistenza dell’individuo, ma è anche la rappresentazione della cultura del luogo in cui viene costruita.
Basti pensare che il concetto di casa muta non solo nel tempo, ma anche nello spazio geografico in cui si trova. Sono sicuramente i fattori esterni a dettare le regole di costruzione, le forme e anche i colori delle mura. Ma sono l’estro e l’arte della popolazione a donarle la bellezza conferendole un carattere distintivo.
Ogni civiltà antica, infatti, ha costruito le proprie abitazioni in risposta alle esigenze del proprio tempo, così come oggi in cui le nazioni, oltre a mantenerle come tratto identificativo della propria cultura, mirano a trovare soluzioni ecosostenibili a tutela dell’ambiente.
Questa tesina si pone l’obiettivo di tracciare il fil rouge che unisce il concetto di casa a varie discipline, dimostrando come questa rappresenti un elemento fondamentale per l’uomo.
ITALIANO – ANTOLOGIA
La casa
Un diritto riconosciuto nel mondo
Il diritto all’abitazione (conosciuto anche come “diritto alla casa” oppure “diritto all’alloggio”) è il diritto economico, sociale e culturale ad un adeguato alloggio e riparo.
È presente in molte costituzioni nazionali, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nella Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, nel Trattato di Lisbona e non solo. Questo a dimostrazione di quanto possa essere importante per l’uomo identificare le proprie origini in un luogo depositario di ricordi e traccia delle sue origini.
…continua
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
(adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948) troviamo questo principio all’art. 12 che così recita: “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, NELLA SUA CASA, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni”.
All’art. 17 si parla genericamente di proprietà ma il concetto ed il principio da tutelare resta sempre quello: “Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà” e all’art. 25: “Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, ALL’ABITAZIONE, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”. Se in una carta internazionale troviamo ben tre citazioni vuol dire che il Legislatore non ha voluto lasciar dubbi sull’inderogabilità del principio.
E ancora. Nella Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (meglio nota come Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali), cioè il trattato delle Nazioni Unite, nato dall’esperienza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e redatto dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (adottato nel 1966 ed entrato in vigore il 3 gennaio 1976) all’art. 11 viene disposto: “Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia, che includa un’alimentazione, un vestiario, ed un ALLOGGIO ADEGUATI, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. Gli Stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare l’attuazione di questo diritto, e riconoscono a tal fine l’importanza essenziale della cooperazione internazionale, basata sul libero consenso”.
Se continuiamo la ricerca scopriremo che, grazie al Trattato di Lisbona (noto anche come Trattato di riforma è uno dei trattati dell’Unione Europea, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato ufficialmente in vigore il 1º dicembre 2009, che ha apportato ampie modifiche al Trattato sull’Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea – vd. nota 1), si dà valore al diritto di abitazione sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, il cui valore giuridico si eleva a quello dei Trattati.
[nota 1] Rispetto al precedente Trattato, quello di Nizza, esso abolisce i cosiddetti “tre pilastri”, provvede al riparto di competenze tra Unione e Stati membri, rafforza il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l’attribuzione alla Carta di Nizza del medesimo valore giuridico dei trattati
…continua
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (CDFUE), in Italia anche nota come Carta di Nizza, è stata solennemente proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e una seconda volta, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione.
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea riconosce una serie di diritti personali, civili, politici, economici e sociali ai cittadini dell’Unione e ai residenti negli Stati Membri, includendoli nella giurisdizione della UE. La Carta non include una specifica disposizione sul “diritto alla casa,” ma sancisce tuttavia il diritto all’housing sociale. Con l’obiettivo di combattere povertà e esclusione sociale, l’Unione riconosce e rispetta il diritto alla casa e all’housing sociale, al fine di assicurare un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non siano in possesso delle risorse minime, in accordo alle regole stabilite dalla legislazione Comunitaria e dalla legislazione e pratiche internazionali. Il fatto che la Carta sia stata inserita nel trattato di Lisbona conferisce validità legale al “diritto all’housing sociale e alla casa”, in tutta Europa.
Il diritto di ognuno ad avere una casa
Meno nota, ma non meno significativa è poi la Carta sociale europea, entrata in vigore nel 1999 dopo una serie di modifiche al trattato originale del 1965. Quest’ultima riconosce i diritti umani e le libertà e stabilisce un meccanismo di controllo per garantirne il rispetto da parte degli Stati.
La Carta è realizzata in modo da supportare sotto il profilo dei “diritti di seconda generazione” il sistema del Consiglio d’Europa, sorto intorno alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo che riconosce i diritti civili e politici. La Carta garantisce i diritti positivi e le libertà che riguardano tutti gli individui nella loro esistenza quotidiana. I diritti fondamentali enunciati nella Carta sono i seguenti: diritto di abitazione, salute, educazione, i diritti del lavoro, l’occupazione, il congedo parentale, la protezione sociale e legale, dalla povertà e l’esclusione sociale, la libera circolazione delle persone e di non discriminazione, e anche i diritti dei lavoratori migranti e delle persone con disabilità.
Nello specifico nella Carta è incluso l’obbligo per gli Stati di promuovere una serie di servizi, compreso l’abitare e l’accesso a un’abitazione di standard adeguato per prevenire e ridurre il fenomeno della homelessness nella prospettiva della graduale eliminazione della stessa e l’accessibilità dei prezzi per coloro che non possiedano le risorse necessarie) della versione definitiva della Carta Sociale.
E nella nostra Costituzione?
Il diritto all’abitazione si inserisce nella dimensione di una “tutela multilivello dei diritti”, caratterizzata da un sistema integrato di protezione degli stessi che coinvolge, oltre il livello internazionale (rappresentato dalla CEDU), il livello europeo (rappresentato dalla Carta europea dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia), nazionale e regionale. A livello statale, sebbene la nostra Costituzione non riconosca espressamente il diritto all’abitazione, quest’ultimo lo si può dedurre da diverse disposizioni costituzionali. Tant’è che la Corte costituzionale è arrivata a riconoscere il diritto all’abitazione come “diritto sociale” senza però spingersi a garantirne un “contenuto minimo”. In ambito europeo, invece, si riscontra un atteggiamento a favore di una lettura “forte” del diritto alla casa, inteso come posizione soggettiva avente un “contenuto essenziale”, che si sostanzia nel diritto di un soggetto a disporre di un’abitazione dignitosa e idonea a soddisfare i propri bisogni individuali e famigliari. Ciò, nell’ottica di riconoscere ad ognuno il diritto a un livello di vita dignitoso e a migliorare le proprie condizioni sociali, attraverso la garanzia di disporre di un’abitazione adeguata. Sarebbe auspicabile, pertanto, che il diritto all’abitazione fosse interpretato a livello nazionale, alla luce del diritto europeo, dotandolo di un “nucleo essenziale” di contenuti.
Prosegue ITALIANO – ANTOLOGIA
Il diritto dei malati di essere curati in casa
La rivoluzione culturale avviata con la legge Basaglia
Franco Basaglia rivoluzionario e sostenitore dei diritti dei malati
Una ricerca dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano (nel 1985) dimostrò i benefici che essere curati a casa comporta.
Per il malato che lo desidera, essere circondato da persone ma anche da oggetti di grande valore affettivo, può ridurre sentimenti di ansia e depressione e soprattutto la sofferenza fisica. In altre parole, un paziente, curato in casa soffre mediamente di meno se è inserito nel suo ambiente naturale.
Gli esiti di questa ricerca confermano quanto intuì circa 10 anni prima Franco Basaglia nel 1978.
Un’intuizione che, sebbene diede una scossa importante nella società e nel modo di concepire i malati mentali, portò nel caso specifico a spiacevoli conseguenze per i parenti dei malati.
Il problema era la difficoltà di gestire pazienti con problemi psichiatrici più importanti in casa.
Se da una parte il malato mentale ebbe benefici vivendo un’esistenza più serena, lontano dagli esperimenti e torture che subivano nei manicomi, dall’altra molte famiglie non erano pronte ad accogliere malati psichiatrici, anche violenti, e non erano capaci di controllare la loro disabilità.
Non per questo può essere sminuita questa grande rivoluzione culturale che diede un nuovo impulso alla scienza medica. Se per i malati psichiatrici con disabilità grave la soluzione migliore oggi è quella delle strutture ospedaliere specializzate, per altre patologie la degenza nella propria abitazione, tra gli affetti, è risultata la soluzione più efficace.
Quali furono le novità della legge Basaglia?
Inclusione sociale come antidoto all’esclusione manicomiale.
Nel 1978 la legge Basaglia n. 180, così chiamata dal nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia, dispose la chiusura delle vecchie strutture manicomiali e previde l’istituzione di servizi psichiatrici territoriali destinati a curare i malati di mente in condizioni più umane, senza allontanarli dalla famiglia e dal contesto sociale. Basaglia, infatti, sosteneva che “un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato di mente, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerato e curato”.
…continua
Il simbolo che distrusse un muro di preconcetti
La foto rappresenta una scena del 1973 quando Franco Basaglia sfondò con una panchina di ghisa la recensione del manicomio di Trieste permettendo a Marco Cavallo (la grande statua di cartapesta del cavallo azzurro che rappresentava l’animale adottato dal nosocomio psichiatrico l’anno precedente salvandolo dal macello) e ai 600 “matti” dell’ospedale di vedere la luce del sole. In quel giorno avviò la rivoluzione culturale sfociata nella legge 180 del 1978 con la quale venne abolita l’istituzione del manicomio ridando ai pazienti psichiatrici la dignità di esseri umani.
La statua di cartapesta Marco Cavallo
…continua
“La casa della poesia non avrà mai porte”
Citazione di un aforisma di Alda Merini anche lei rinchiusa in un manicomio.
Alda Merini. La sua drammatica esperienza in manicomio e il suo desiderio di tornare finalmente a casa
Alda Merini, che in manicomio passò 8 anni della sua esistenza, dedicò una poesia al medico rivoluzionario che, per primo, non considerò le persone affette da psicosi alla stregua di pazzi da tenere lontano dalla società.
Nei sui versi Alda Merini scriveva, a proposito di Basaglia:
“Come eravamo innamorati, noi,
laggiù nei manicomi,
quando speravamo un giorno di tornare a fiorire,
ma la cosa più inaudita,
credi, è stato quando abbiamo scoperto che non eravamo mai stati malati“
Parole che trasudano amore, speranza, ma anche molto dolore per aver vissuto un’esperienza tragica dove però la casa della poesia non trovò mai le sbarre chiuse.
ITALIANO – LETTERATURA
Il valore simbolico della casa nella poesia italiana
Nella poesia italiana il concetto di casa assume diversi significati. Ogni autore la personalizza, la descrive, la anela e le attribuisce il significato più profondo che ha rappresentato nella sua vita. È un punto fermo, è una meta, è molto di più delle quattro mura che riparano dal freddo invernale o dal caldo afoso estivo. È la famiglia, è la patria, è il punto di origine, ma anche della fine.
Proprio con Pascoli e Foscolo, due rappresentanti illustri della poesia italiana, possiamo assaporare due visioni così lontane, e nello stesso tempo così forti e suggestive, che offrono al concetto di casa una nuova e più coinvolgente interpretazione.
…continua
Il nido nella poesia di Pascoli è la casa in cui rinchiudersi per sfuggire al male che sta fuori
Giovanni Pascoli, poeta romagnolo dell’800-900, è considerato tra i più grandi poeti di tutti i tempi. I temi che caratterizzano la sua poesia sono la morte e il mistero che incombono su ogni cosa, la teoria del fanciullino e del nido. Ognuno di questi scaturisce dalla vicenda della morte del padre, ucciso da alcuni sicari, un evento che influirà, negli anni a venire, sulla sua poetica e sulle sue opere.
In particolare troviamo nei suoi scritti il riferimento al nido, sia come figura concreta (quando cita il nido degli uccelli presente in alcune sue composizioni), ma anche in senso metaforico, quando fa riferimento al nido, alla casa, alla famiglia e al nido-patria.
E proprio come metafora che viene descritto il nido come un luogo caldo, sicuro e segreto. Il nido difende chi sta dentro, è il tentativo di recuperare l’età più bella, ovvero dell’infanzia, l’unico tempo davvero sereno. In questo luogo la famiglia di origine è il tesoro da custodire e diventa un’alternativa addirittura al matrimonio. In questa visione, il male più grande è la dispersione del nido, per esempio, l’abbandono della casa, i lutti familiari o il fidanzamento della sorella Ida.
X Agosto
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
…continua
Foscolo e la tristezza di non poter tornare nella sua casa (Zante) prima della morte
Sono certamente la profonda tristezza e la nostalgia i sentimenti che dominano la celebre e struggente poesia “A Zacinto“, l’isola ove il poeta trascorse la sua infanzia, ma dove non avrebbe potuto chiudere gli occhi nel riposo della morte.
La sorte purtroppo aveva deciso una fine lontana dalla sua terra materna e lui profugo di Zante ed esule veneziano non tornerà più nella sua amata isola, nemmeno da morto. Il poeta ne è certo e con parole profetiche lo scrive nei suoi versi.
In Zacinto si percepiscono la consapevolezza di non poter più tornare alla “materna mia terra” e la sofferenza di un esule che ovunque vada non si sentirà mai del tutto a casa.
Foscolo elogia la propria terra esattamente come Omero, nei suoi canti, elogiò la terra di Ulisse, anche lui vagabondo e in esilio sotto gli occhi imponenti degli dei che si odiavano e non collaboravano.
Nota culturale. Bellissima e ben esplicativa una citazione di Dante che così scrive: “sa di sale lo pane altrui”, e cioè com’è doloroso accettare il pane di altri. Anche lui come tutti gli esuli dovrà abbandonare ogni cosa più amata e in poche parole esprime l’angoscia di chi è costretto a lasciare la propria patria, la propria casa e i propri affetti. Facendo un collegamento, alla situazione attuale, si pensi al dolore degli immigrati che arrivano sui barconi in Italia e lasciano la loro casa per un futuro incerto (tema Immigrazione).
Curiosità sulla casa di Foscolo
Ancora oggi a Zante c’è una chiesetta con un’icona sacra presso la quale il bambino Foscolo andava a studiare. La chiesetta si trova antistante la casa del poeta, casa che (anche qui ironia della sorte) fu bombardata durante l’ultima guerra dalle truppe alleate italo-tedesche e pare che la prima bomba a cadere sull’isola fu quella che distrusse definitivamente la casa. Fu ricostruita nel 1953 e definitivamente rasa al suolo da un disastroso terremoto che cancellò quasi tutta l’isola. Sul sito della casa fu collocato un cenotafio con un angelo marmoreo alla base del quale furono incisi gli ultimi 3 versi del sonetto “A ZACINTO”.
Nel 2015 si dette inizio alla ricostruzione della casa, fedele all’originale e oggi l’opera è compiuta. Oggi è una casa Museo-Biblioteca.
A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.il quale, bello di fama e sventura,
Ulisse infine baciò la pietrosa Itaca. Tu solo la poesia avrai del figlio,
mia terra materna: per noi il fato
stabilì una sepoltura senza lacrime
MATEMATICA
Aritmetica e geometria
Un binomio perfetto nella costruzione di case belle e sicure
Se l’aritmetica è certamente necessaria per l’ingegneria degli edifici, la geometria, che definisce la forma spaziale di un edificio, è fondamentale per gli architetti.
Dai Pitagorici del VI secolo a.C. in poi, il connubio tra aritmetica e geometria, anche per assecondare principi estetici e talvolta religiosi di un territorio, ha permesso di creare forme sempre più armoniose, edifici sempre più diversi, ben contestualizzati e coerenti con l’ambiente circostante.
“Nell’antichità in Egitto e in Grecia, nel mondo islamico e in India, gli edifici, tra cui le piramidi, i templi, le moschee, i palazzi e i mausolei, erano disposti con proporzioni specifiche, e secondo calcoli matematici, per motivi religiosi. Nell’architettura islamica, le forme geometriche e motivi geometrici di piastrelle venivano (e sono attualmente) usati per decorare edifici, sia all’interno che all’esterno. Alcuni templi indù hanno una struttura simile a un frattale in cui le parti assomigliano al tutto, trasmettendo un messaggio sull’infinito nella cosmologia indù. Nell’architettura cinese, i tulou della provincia del Fujian sono strutture difensive circolari e comunali”.
Decorazioni delle mattonelle nelle case islamiche
Gli oggetti geometrici sono quindi serviti per decorare gli edifici (un esempio possono essere le tassellature – vd. foto sotto), utilizzati nelle costruzioni in modo da ridurre al minimo la velocità del vento attorno alle basi di costruzioni più alte (vd. Burj Khalifa), per caratterizzare un edificio conferendogli un aspetto unico e innovativo e per tanto altro ancora.
Esempi di tassellatura
Insomma che si voglia costruire una casa o un edificio su uno o più piani, non si può prescindere dalla matematica.
Se l’aritmetica conferirà solidità, i giochi geometrici e i volumi dei solidi renderanno ogni casa esteticamente armoniosa e bella. Nello stesso tempo, l’utilizzo dei solidi in modo ingegneristico offrirà risposte e soluzioni alla sicurezza delle strutture.
…continua
Quando la pianificazione geometrica di spazi e volumi sfida le leggi della gravità e del vento.
Le case geometriche più belle e famose al mondo
Geometria e aritmetica al servizio dell’ingegneria e dell’architettura…e soprattutto della fantasia
Abitare nel grattacielo del mondo. Il Burj Khalifa è una struttura avveniristica di 160 piani supera di oltre 300 metri l’attuale detentore del record, la torre Taipei 101 a Taiwan (828 metri di altezza contro i 508 del precedente primatista). La torre centrale ovale è circondata da altre strutture minori. Queste torri ne replicano la forma per diminuirne la resistenza al vento. È evidente come in questa struttura la geometria è risultata vincente. Il gioco dei solidi e la loro disposizione hanno reso unico un edificio che ha vinto la sfida del vento e dell’altezza.
Buri Khalifa
La lego House – Danimarca Un edificio geometrico, colorato e interattivo costruito secondo le logiche modulari dei celebri mattoncini in plastica colorata
…continua
Il Cilindro e la “firma” dell’edilizia anni ‘70
Ogni periodo storico ha prediletto determinate figure geometriche e un esempio concreto è l’utilizzo del cilindro negli anni ’70 nell’edilizia italiana.
Interno Palazzo Via Perugia Via Perugia – Ascoli Piceno
Molte abitazioni di Ascoli sono state costruite con l’inserimento di un elemento cilindrico nella struttura e questo è un piccolo reportage fotografico che ci offre uno scorcio sull’architettura di quel tempo in città.
Via Oberdan, Ascoli Piceno
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Disegni di tecnica sui solidi geometrici Alberto Orsini
SCIENZE
I terremoti e le case
Il nostro territorio porta ancora i segni del sisma che nel 2016 mise in ginocchio quasi tutto il centro Italia.
È una ferita aperta che difficilmente riuscirà a rimarginarsi perché siamo stati testimoni di una tragedia e protagonisti ignari di un evento che non si verificava da anni.
L’esperienza vissuta da bambino la conserverò per tutta la vita, per il boato (che ancora ricordo in modo vivido) che pervase l’ambiente prima dell’arrivo della scossa.
In quel momento l’idea fu di scappare dalla nostra casa e col timore di non poterci tornare.
Oggi ai tempi del Coronavirus, che non c’è più un boato che mi terrorizza, ma un silenzio subdolo di un virus micidiale che aleggia nell’aria, la casa torna ad essere il perno per tutte le famiglie. È il rifugio dove restare.
La casa, la nostra sicurezza. Quella che, purtroppo non è stata garantita per oltre 300 vittime che sono morte sotto le macerie dopo quelle terribili scosse.
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Ed ecco le immagini che resteranno impresse nella mente di tutti. Borghi distrutti e tanta sabbia a testimoniare che lì qualche tempo prima c’erano case, costruite di nulla e tornate al nulla.
24 agosto 2016, ore 3:36 dopo un boato terrificante di scatenò un terremoto di magnitudo di 6.0
Un’altra immagine del Terremoto del Centro Italia.
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Ma un terremoto come quello che ebbe come epicentro Amatrice, in cui crollarono centinaia di case, era davvero così distruttivo?
Per scoprirlo occorre analizzare come e perché si verificano i terremoti, l’energia che sprigionano, le loro caratteristiche, ma soprattutto come agiscono sulla struttura delle case e cosa effettivamente può determinare il loro crollo.
In seguito ai movimenti delle placche, o zolle, in cui è suddivisa la crosta terrestre, si sviluppano forti spinte, che inducono un accumulo di sforzi e di energia in profondità. Le rocce soggette a piccoli sforzi si deformano in modo elastico. Quando gli sforzi in profondità superano il limite di resistenza della roccia, si verifica un rapido scorrimento delle parti di roccia a contatto lungo superfici di rottura (FAGLIE) e si libera l’energia accumulata sotto forma di onde elastiche (onde sismiche): è il TERREMOTO.
Il volume di roccia dove ha origine il terremoto è detto IPOCENTRO. La sua proiezione in superficie è l’EPICENTRO, ovvero l’area che, trovandosi più vicina all’origine del terremoto, subisce anche i maggiori effetti.
Le onde che si generano all’interno della crosta terrestre possono essere di due tipi, in funzione del movimento che inducono sulle particelle di roccia durante la propagazione.
Le onde P, le più veloci (velocità media 7 km/sec.), si muovono attraverso successive compressioni e dilatazioni lungo la direzione di propagazione. Le onde S, più lente delle P (velocità media 4 km/sec.), sono trasversali e si propagano attraverso un’oscillazione delle particelle di terreno perpendicolare rispetto alla direzione di propagazione. Le onde P sono le più veloci a giungere in superficie, le onde S giungono per seconde.
Esistono poi onde sismiche che si generano e si propagano solo lungo la superficie della Terra: le onde superficiali, onde L o di Love (dallo scienziato che ne previde l’esistenza nel 1911). Sono proprio le onde superficiali che producono gli effetti devastanti sugli edifici in seguito agli eventi sismici più forti.
Le onde sismiche si propagano su tutta la Terra e vengono registrate da strumenti detti SISMOGRAFI.
Un sismografo è formato da una massa con un pennino, oscillante in una direzione, che scrive su un rullo di carta rotante solidale con il suolo, lasciando una traccia detta SISMOGRAMMA.
Poiché le onde possono arrivare da diverse direzioni, occorrono almeno tre sismografi in grado di registrare le oscillazioni secondo le tre direzioni dello spazio.
Per definire la forza di un terremoto sono utilizzate due grandezze differenti: la MAGNITUDO e l’INTENSITÀ.
La magnitudo è l’unità di misura che permette di esprimere l’energia rilasciata dal terremoto attraverso un valore numerico della scala Richter . La magnitudo è un valore strumentale e si ricava misurando l’ampiezza delle onde sismiche registrate dai sismografi.
Magnitudo 7.0, 8.0 e 9.0 potrebbero sembrare avere una potenza non molto diversa l’una dall’altra, ma, in realtà, l’energia che tali eventi scatenerebbero varia significativamente: un evento di magnitudo 9.0 rilascia energia 32 volte maggiore di uno di magnitudo 8.0 e 1.000 volte più energia di uno di magnitudo 7.0.
L’intensità è l’unità di misura degli effetti provocati da un terremoto, espressa con i 12 gradi della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS-1930).
…continua
La scala MCS-1930 deriva direttamente dalla scala Mercalli a dodici gradi del 1902, ai quali Cancani nel 1903 aveva fatto corrispondere adeguati aggiustamenti. La versione della MCS attualmente in uso è quella modificata nel 1930 dal tedesco Sieberg che incrementò e migliorò notevolmente le descrizioni degli effetti relativi ad ogni grado.
Gli effetti dannosi che genera un terremoto sono legati alla presenza dell’uomo e delle sue costruzioni. In sua assenza, lo scuotimento non provocherebbe alcun danno. Proprio l’osservazione degli effetti è stato il metodo utilizzato da Mercalli per classificare la forza di un terremoto.
Ma cosa succede a un edificio durante una scossa tellurica?
Una scossa sismica provoca oscillazioni, più o meno forti, che scuotono in vario modo gli edifici. Le oscillazioni più dannose sono quelle orizzontali provocate dalle onde sismiche superficiali. Gli edifici più antichi e quelli non progettati per resistere al terremoto possono non sopportare tali oscillazioni, e dunque rappresentare un pericolo per le persone.
I sistemi di realizzazione delle costruzioni antisismiche sono essenzialmente due: il primo consiste nell’affidare la resistenza della struttura alla sua rigidezza, il secondo si basa invece sulla realizzazione di strutture molto deformabili, le cui parti, essendo dotate di una certa libertà di movimento l’una rispetto all’altra, possono assorbire le sollecitazioni impresse evitando, o almeno limitando, il danno. Per quel che riguarda le fondazioni, la legislazione italiana prescrive di collegare solidamente, e quindi rigidamente, l’edificio al suolo; tuttavia questo non può essere considerato un criterio di validità assoluta, in quanto studi condotti in altri Paesi (Stati Uniti, Giappone, Cina ecc.) considerano migliore soluzione il creare un collegamento che consenta libertà di movimenti relativi. Qualunque sia il criterio adottato è opportuno, quando possibile, poggiare le fondazioni su roccia viva e compatta; nel caso di terreni poco coerenti occorre realizzare artificialmente una base compatta che può essere, a seconda dei casi, un telaio orizzontale oppure una platea armata come prescrive il regolamento italiano.
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“E’ il crollo delle case che uccide non il terremoto”
Le costruzioni, inoltre, devono essere molto compatte, per cui occorre ridurre al minimo la presenza di elementi che interrompano la continuità, quali finestre, camini, archi ecc.; devono essere evitati anche elementi a sbalzo come terrazzi, mensole, strutture spingenti come archi o volte. La struttura dell’edificio antisismico deve poter resistere contemporaneamente a compressione, trazione, flessione e taglio.
La parola.
Cosa vuol dire antisismico?
In grado di resistere ai terremoti. In particolare, di costruzioni edificate con particolari accorgimenti che consentono una buona resistenza alle sollecitazioni dovute alle scosse telluriche
Le case antisismiche
Oggi, tutti i nuovi edifici devono essere costruiti rispettando le normative sismiche. La sicurezza delle nostre case è importante e quindi è utile sapere quando e come è stata costruita, su quale tipo di terreno, con quali materiali. E soprattutto se è stata successivamente modificata rispettando le norme sismiche.
La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce VULNERABILITÀ. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze del sisma. In pratica questo valore, in una scala da 0 a 1, indica se, in caso di sisma, un elemento non subirà alcun danno (vulnerabilità 0) o verrà totalmente distrutto (vulnerabilità 1).
È comunque un parametro che può essere modificato ed abbassato intervenendo sulla struttura o sulle protezioni proprie dell’elemento; rinforzando, ad esempio, la struttura di un edificio esistente o costruendo edifici antisismici, come le case in legno, con valori di vulnerabilità vicini allo 0.
GEOGRAFIA
Case antisismiche nelle zone con più alta probabilità di terremoto nel mondo
California e Giappone, studi e ricerche per case resistenti e sicure
I Paesi e le zone più sismiche al mondo sono l’Albania, l’Alaska, la California, il Messico, il Perù, il Cile, la Turchia, la Grecia, l’Italia, il Giappone, l’Afganistan, l’Iran, il Nepal, l’Indonesia, le Filippine, la Nuova Guinea e la Polinesia.
Tra questi due nazioni in particolare, California e Giappone, sono corse immediatamente ai ripari, vivendo con la consapevolezza di trovarsi sopra faglie pericolosissime e in continuo movimento.
Per questo, nell’incertezza sul quando il terremoto si verificherà, hanno predisposto tutte le misure idonee a contenere i danni.
Grandi investimenti sono stati riversati negli studi ingegneristici per la realizzazione di edifici antisismici perché oggi abbiamo la certezza che non è il terremoto a uccidere le persone, ma sono le case costruite senza alcun criterio e senza alcuna analisi preventiva della struttura geologica del terreno su cui poggia.
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California e la faglia di Sant’Andrea
Scheda tecnica audio di Alberto Orsini sulla California
Aspetto fisico
Economia
San Francisco, ma anche Los Angeles, vivono nell’incubo del «Big One» («quello grosso», come viene chiamato negli Usa), il terremoto più potente mai verificatosi negli Usa, superiore al settimo grado della Scala Richter, che potrebbe scatenarsi come conseguenza dell’elevato accumulo di energia nella Faglia di Sant’Andrea, che attraversa la California per 1300 km.
Nessuno è in grado di prevedere con certezza quando, ma studi recenti dell’Us Geological system suggeriscono un’alta probabilità entro 30 anni.
Oltre alla raccomandazione di farsi il proprio kit di sopravvivenza, i cittadini devono verificare la sicurezza della propria casa.
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Immagine fotografica della faglia facilmente visibile anche in superficie
Le recenti previsioni limitano la possibile grandezza massima dei terremoti lungo il sistema di faglia di San Andreas a 8.0, con una stima del 7% di probabilità che un evento del genere possa verificarsi nella California meridionale nei prossimi 30 anni; nello stesso periodo, c’è una probabilità del 75% di un evento di magnitudo 7.0.
Magnitudini 7.0, 8.0 e 9.0 potrebbero sembrare avere una potenza non molto diversa l’una dall’altra, ma, in realtà, l’energia che tali eventi scatenerebbero varia significativamente: un evento di magnitudo 9.0 che rilascia energia 32 volte maggiore di uno di magnitudo 8.0 e 1.000 volte più energia di uno di magnitudo 7.0.
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Giappone e le case, dal legno all’acciaio
Scheda tecnica audio di Alberto Orsini sulla California
Aspetto fisico
La sua collocazione in mezzo all’oceano, la presenza di vulcani e il mare fanno del Giappone un probabilissimo obiettivo per le devastanti forze della natura.
Per di più Tokyo, la capitale, è stata costruita sopra una delle più attive faglie dell’oceano Pacifico. Una bomba ad orologeria pronta a scoppiare su un paese ubicato sopra quella famigerata cintura di fuoco, che risulta essere responsabile di almeno nove terremoti su dieci che si verificano nel mondo. In particolare la città di Kobe è considerata al terzo posto tra i luoghi a forte rischio di tsunami.
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L’ultimo evento tellurico in Giappone del 2011 che determinò lo tsunami distrusse oltre 100.000 case che erano state realizzate per sopportare un sisma, ma non la potenza dell’acqua. La magnitudo fu la più grande della storia del Giappone mai registrata, 9.0. Centinaia di scosse di assestamento, tra cui alcune di oltre 7 gradi Richter, si susseguirono dopo il terremoto principale
La casa tradizionale del giapponese è la pagoda costruita interamente in legno per rispondere ed adattarsi alle (calde) condizioni climatiche locali e in risposta ai frequenti terremoti della zona.
La scelta dei materiali per la realizzazione di queste prime abitazioni rispettava anche gli insegnamenti buddhisti.
Quindi se da una parte l’architettura giapponese si basava sull’utilizzo del legno perché rendeva le case meno vulnerabili ai terremoti rispetto a quelle in pietra, dall’altra si dimostravano troppo vulnerabili al fuoco
Proprio per questo problema, molto sentito in Giappone, è maturata la mentalità di costruire le case che possano essere facilmente smontate e ricostruite. Un’idea radicata nella cultura nipponica che la casa sia un bene passeggero.
Quindi la prima differenza tra Giappone e Italia sta nella tipologia edilizia: nell’arcipelago tutto è antisismico e le strutture vengono rifatte dopo poche decine di anni, tanto che il valore immobiliare è concentrato sul terreno e non su quello che ci viene realizzato sopra.
Ovviamente nel tempo, pur rimanendo questa cultura, il Giappone si è adoperato per sostituire il legno con materiali più resistenti e ignifughi e si è passati alla costruzione di strutture antisismiche in cemento e/o ferro.
Analizzando materiali, contesti geofisici, tradizione e religione si può comprendere come il concetto di casa varia a seconda del Paese in cui viene costruita. Per noi italiani rappresenta l’origine, la staticità, per il giapponese la precarietà, l’aleatorietà.
STORIA
La II Rivoluzione industriale e l’espansione delle città
Boom nelle costruzioni delle case
Verso la fine del XIX secolo l’industria aveva sostituito quasi del tutto l’agricoltura, che fino ad allora era stata la principale risorsa economica di molte nazioni.
Invenzioni, innovazione e una produttività accelerata determinò la costruzione di enormi centri industriali in cui si riversarono migliaia di persone, molte delle quali avevano abbandonato il lavoro nei campi nella speranza di un’occupazione migliore.
Le aspettative furono disattese, perché gli ambienti nelle fabbriche erano insalubri, venivano respirate polveri pericolose e la luminosità era ancora scarsa per i grandi ambienti in cui tutti gli operai erano ammassati.
A prescindere dalla situazione precaria e pericolosa in cui vivevano i lavoratori, i benefici dal punto di vita economico per le nazioni derivati dalla seconda rivoluzione industriale furono evidenti. Inoltre questo afflusso smisurato di persone verso le città, o comunque nel territorio dove erano presenti le fabbriche, rese necessaria la costruzione di nuove abitazioni.
La rapidità con cui si verificò questo cambiamento e questa migrazione incontrollata di persone, non permise un’organizzazione preventiva per la costruzione e dislocazione delle case, tanto che i centri urbanistici dell’epoca furono realizzati in modo caotico per rispondere all’emergenza che si era improvvisamente presentata.
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Boom e nella costruzione di case e centri abitati
Solo successivamente le amministrazioni delle grandi città iniziarono a pianificare interventi di ristrutturazione urbanistica su larga scala e si cercò di riordinare quanto era stato fatto con l’introduzione dei primi numeri civici per l’identificazione delle abitazioni. Inoltre si regolamentò in modo più rigoroso lo sviluppo delle reti stradali, fognarie e dei servizi pubblici in generale.
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L’elettricità. Perno della Seconda rivoluzione industriale.
Cambiò il modo di vivere in casa e di lavorare in fabbrica
Se l’elettricità scoperta da Alessandro Volta verso la fine del settecento e la sua invenzione della pila, segnarono il punto di svolta nella scienza, le loro applicazioni e le invenzioni successive, che da queste derivarono, resero migliore la vita di tutti.
La produzione della corrente elettrica applicata all’industria avvenne solo 1860, quando Antonio Pacinotti inventò la dinamo (macchina che trasformava il movimento in energia) che permise, a sua volta, l’invenzione del telefono, del fonografo e della lampadina di Edison.
Thomas Alva Edison riuscì a testare positivamente una lampadina a filamento sottile di carbonio ad alta resistenza
Con l’invenzione della luce elettrica, cambiarono ritmi e abitudini.
Nelle fabbriche, dove prima la produzione cessava con il venir meno della luce diurna, gli operai potevano lavorare in turni ininterrotti per 24 ore.
Nelle case la qualità della vita migliorò e gli inquilini cambiarono abitudini e si approcciavano alla nuova era.
Tutt’oggi l’elettricità nelle abitazioni è diventata una risorsa indispensabile per lo svolgimento di un innumerevole numero di attività. Si pensi alla domotica e all’applicazione applicazione dell’informatica e dell’elettronica alla gestione della casa.
TECNICA
Quando la scienza dell’irrigazione
rende unica una casa
Bosco Verticale – Due miei scatti a Milano in occasione dei Giochi matematici 2019
Matematica, calcoli, geometrie, scienza, unitamente a arte, fantasia e visione possono creare veramente qualcosa di unico. Come nel caso del Bosco verticale di Milano dove la sinergia di diverse discipline hanno permesso di realizzare un vero giardino pensile nella metropoli.
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Il Bosco Verticale è costituito da due palazzi residenziali situato nel Centro direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola. Entrambi gli edifici, inaugurati nel 2014, sono caratterizzati dalla presenza di più di duemila essenze arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Si tratta di un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana che attraverso la densificazione verticale del verde si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendone l’espansione urbana e contribuendo anche alla mitigazione del microclima.
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Approfondimento sull’irrigazione
L’irrigazione delle alberature avviene mediante l’utilizzo di un sistema d’irrigazione a goccia a manutenzione centralizzata; l’acqua impiegata è recuperata dalle acque grigie prodotte dall’edificio, o dalla falda acquifera. Quest’ultima, una volta accumulatasi in una cisterna, defluisce attraverso una rete di condotte d’irrigazione a vista che, presentando una bassissima resistenza alle basse temperature, blocca automaticamente il regime idrico nel caso di temperature minori di 0 °C; questo controllo viene espletato da una serie di sonde a monitoraggio remoto che possono individuare eventuali malfunzionamenti.
L’erogazione d’acqua alle singole piante viene garantita da un sistema di controllo che si compone di una valvola di scarico, di un regolatore della pressione e di un’unità filtrante. L’irrigazione, azionata elettricamente, tiene conto anche del reale fabbisogno della vegetazione: ciascuna valvola è infatti indipendente dalle altre, in modo da garantire l’ideale deflusso delle acque. A questo punto, una valvola automatica di sfogo aria e un’ala gocciolante consentono l’innaffiatura del substrato di coltura.
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Vivere nel rispetto dell’ambiente
Anche le case diventano ecosostenibili
grazie ai pannelli solari
Il pannello solare termico (la denominazione tecnica è collettore solare) è un dispositivo per la conversione della radiazione solare in energia termica e al suo trasferimento, per esempio, verso un accumulatore termico per un uso successivo: produzione di acqua calda (sanitaria o di processo), riscaldamento degli ambienti, raffrescamento solare (solarcooling).
Si differenzia con il pannello solare fotovoltaico, in quanto quest’ultimo serve invece per la produzione di corrente elettrica.
“Un sistema solare termico normalmente è composto da un pannello che riceve l’energia solare, da uno scambiatore dove circola il fluido utilizzato per trasferirla al serbatoio, che è utilizzato per immagazzinare l’energia accumulata. Il sistema può avere due tipi di circolazione, naturale o forzata.
Circolazione naturale.
Nel caso della circolazione naturale a termosifone, per far circolare il fluido vettore nel pannello solare, si sfrutta la convezione[4]. Il liquido vettore riscaldandosi nel pannello solare si dilata e galleggia rispetto a quello più freddo presente nello scambiatore del serbatoio di accumulo. Spostandosi, quindi nello scambiatore posto più alto rispetto al pannello solare cede il suo calore all’acqua sanitaria del secondario. Questa tipologia è più semplice di quella a circolazione forzata.
Non esiste consumo elettrico dovuto alla pompa di circolazione e alla centralina solare differenziale presente nel sistema a circolazione forzata. Il fluido vettore usato nel circuito primario è glicole propilenico atossico (comunemente conosciuto come antigelo) miscelato con acqua in una percentuale tale da garantire un’adeguata resistenza al gelo. Il serbatoio viene disposto ad un’altezza maggiore di quella dei pannelli solari a cui è collegato e per ragioni estetiche è del tipo orizzontale ad intercapedine.
La circolazione naturale, rispetto a quella forzata, risulta essere più sensibile alle perdite di carico del circuito primario e vengono, quindi, realizzati sistemi kit compatti dove il serbatoio di accumulo è situato molto vicino al pannello solare. Le serpentine possono anche essere due, nel caso si voglia anche preriscaldare l’acqua del serbatoio con integrazione ad un termocamino o caldaia. Si può anche integrare una resistenza elettrica per riscaldare l’acqua in caso di insufficiente o assente (nelle ore notturne) irradiazione solare.
Un impianto a circolazione naturale con serbatoio esterno è adatto in regioni con temperature notturne non rigide. Attualmente viene fatta molta attenzione all’impatto visivo di tali sistemi colorando i serbatoi di color tegola oppure disponendoli direttamente a terra. Questo tipo di impianto è adatto a famiglie che hanno un risparmio esiguo, in quanto, non avendo bisogno di energia elettrica o costi gestione impianto il risparmio è al netto da spese aggiuntive.
Circolazione forzata.
La circolazione del liquido avviene con l’aiuto di pompe solo quando nei pannelli il fluido vettore si trova ad una temperatura più elevata rispetto a quella dell’acqua contenuta nei serbatoi di accumulo. Per regolare la circolazione ci si avvale di sensori elettrici che confrontano la temperatura del fluido vettore nel collettore con quella nel serbatoio di accumulo (termocoppia). In tali impianti ci sono meno vincoli per l’ubicazione dei serbatoi di accumulo.
Normalmente, il circuito idraulico collegato al pannello è chiuso e separato da quello dell’acqua che riscalda, posizionando una serpentina nel serbatoio come scambiatore di calore. Le serpentine possono anche essere due tre o quattro nel caso si voglia anche preriscaldare il fluido dell’impianto di riscaldamento tramite l’acqua del serbatoio o integrazione ad un termocamino o caldaia.
Si può anche integrare una resistenza elettrica per riscaldare l’acqua in caso di insufficiente o assente (nelle ore notturne) irradiazione solare. Quest’impianto è consigliato per le zone rigide di montagna e nel caso la famiglia abbia un notevole risparmio, in quanto, consumi di energia e costi gestione impianto incidono sul risparmio dato“.
INGLESE
Nella “Casa vuota”
torna in vita Sherlock Holmes
Traduzione in italiano di Alberto Orsini. Cliccare qui
“The Adventure of the Empty House“, one of the 56 Sherlock Holmes short stories written by Sir Arthur Conan Doyle, is one of 13 stories in the cycle collected as The Return of Sherlock Holmes.
Public pressure forced Conan Doyle to bring the sleuth back to life, and explain his apparently miraculous survival of a deadly struggle with Professor Moriarty. This is the first Holmes story set after his supposed death at the Reichenbach Falls, as recounted in “The Final Problem“. The Hound of the Baskervilles had seen the return of a pre-Reichenbach Falls Sherlock Holmes, which only served to whet readers‘ appetites.
Doyle ranked “The Adventure of the Empty House” sixth in his list of his twelve favorite Holmes stories.
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Sherlock Holmes is a fictional private detective created by British author Sir Arthur Conan Doyle. Referring to himself as a “consulting detective” in the stories, Holmes is known for his proficiency with observation, deduction, forensic science, and logical reasoning that borders on the fantastic, which he employs when investigating cases for a wide variety of clients, including Scotland Yard.
First appearing in print in 1887’s A Study in Scarlet, the character’s popularity became widespread with the first series of short stories in The Strand Magazine, beginning with “A Scandal in Bohemia” in 1891; additional tales appeared from then until 1927, eventually totalling four novels and 56 short stories. All but one are set in the Victorian or Edwardian eras, between about 1880 and 1914. Most are narrated by the character of Holmes’s friend and biographer Dr. John H. Watson, who usually accompanies Holmes during his investigations and often shares quarters with him at the address of 221B Baker Street, London, where many of the stories begin.
Though not the first fictional detective, Sherlock Holmes is arguably the best known. By the 1990s there were already over 25,000 stage adaptations, films, television productions and publications featuring the detective, and Guinness World Records lists him as the most portrayed literary human character in film and television history. Holmes’s popularity and fame are such that many have believed him to be not a fictional character but a real individual; numerous literary and fan societies have been founded on this pretense. Avid readers of the Holmes stories helped create the modern practice of fandom.The character and stories have had a profound and lasting effect on mystery writing and popular culture as a whole, with the original tales as well as thousands written by authors other than Conan Doyle being adapted into stage and radio plays, television, films, video games, and other media for over one hundred years.
FRANCESE
Una casa piena di sogni
Astéroïde B612 – la maison du Petit Prince
Traduzione del Riassunto (vd. “Resume“) di Alberto Orsini
Cette histoire raconte la relation entre un adulte et un enfant. L’adulte est un aviateur qui s’est écrasé dans le désert du Sahara.
L’enfant est un prince aux cheveux d’or qui est arrivé sur la Terre après avoir pris un chemin détourné depuis sa maison située sur un astéroïde lointain. Le Petit Prince pose beaucoup de questions métaphysiques aux grandes personnes, mais les réponses qu’il obtient révèlent bien des vérités sur l’absurdité du monde des adultes.
Le texte oscille entre le récit et le dialogue, et entre le langage d’un adulte et celui d’un enfant.
Le conte de Saint-Exupéry est un voyage initiatique qui invite les enfants et les adultes à réfléchir sur la vie, l’amour et la mort, et pour cela, nous lui en serons éternellement reconnaissants.
Il parle de sa solitude dans le désert après un accident, il se rend compte de n’avoir rien mais il découvre d’avoir tout : il a ses songes.
“Ici, je ne possédais plus rien au monde. Je n’étais rien qu’un mortel égaré entre du sable et des étoiles, conscient de la seule douceur de respirer… Et cependant, je me découvris plein de songes”.
Ce ne sont pas les choses matérielles qui font une maison, ce ne sont pas les murs, c’est l’atmosphère, l’amour qui est dans l’air qui la rend une maison.
“Mes songes sont plus réels que ces dunes, que cette lune, que ces présences. Ah! le merveilleux d’une maison n’est point qu’elle vous abrite ou vous réchauffe, ni qu’on en possède les murs. Mais bien qu’elle ait lentement déposé en nous ces provisions de douceur. Qu’elle forme, dans le fond du cœur, ce massif obscur dont naissent, comme des eaux de source, les songes…”
…continua
Resume
Dédié à Léon Werth, ce conte philosophique est divisé en 27 chapitres qui racontent les aventures du petit prince. À la suite d’une panne de moteur, un aviateur se retrouve dans le désert du Sahara.
Il rencontre le petit prince qui lui demande de lui dessiner un mouton. Étonné de le trouver là, l’aviateur voudrait savoir qui il est et d’où il vient. Le petit prince ne répond pas aux questions mais au fil des chapitres et des jours, l’aviateur reconstitue l’histoire du petit garçon aux cheveux d’or.
Il habite l’astéroïde B 612, où il y a trois volcans, et où poussent des baobabs et une rose compliquée. Un matin, il quitte sa planète et visite quelques astéroïdes où il rencontre un roi, un vaniteux, un ivrogne, un businessman, un allumeur de réverbères et un géographe.
Finalement, il arrive sur la Terre, en Afrique et parle avec un serpent. Il parcourt la Terre et fait la connaissance du renard. Il lui apprend que pour avoir des amis il faut les apprivoiser. Il apprend aussi que l’on devient responsable pour toujours de ce qu’on a apprivoisé. Il observe les grandes personnes qui ont oublié le sens de l’existence.
Au huitième jour, l’aviateur et le petit prince marchent à la recherche d’un puits, jusqu’à la tombée de la nuit. Au lever du jour, il le découvre. La nuit prochaine cela fera un an que le petit prince a quitté sa planète. Il a décidé de retrouver sa planète cette nuit là,. Pour la rejoindre, il prie un serpent venimeux de le mordre pour le débarrasser de son corps trop lourd. Il s’empresse de rassurer l’aviateur : « J’aurais l’air d’être mort et ce ne sera pas vrai. »
Six ans plus tard, l’aviateur est rentré chez lui, et attend le retour du petit prince. Lorsqu’il regarde les étoiles dans le ciel, il repense à lui car il est sur l’une d’entre elles.
La citation plus belle (pour moi) du livre “Le Petit Prince”
…prosegue Francese
Architecture et décoration dans l’art nouveau
Maison et Art Nouveau
La maison art nouveau est considérée comme une œuvre d’art à part entière, proposant une synthèse de tous
les arts et bannissant la distinction entre arts majeurs et arts mineurs.
Mais àpres de parler de la maison Art nouveau
allon à decoruvire qu’est-ce que est l’art nouveau
A la fin du XIXe siècle, un style raffiné s’est répandu en Europe, où les arts décoratifs sont valorisés (meubles, graphismes, mode, orfèvrerie,…), Art Nouveau. Ceci s’inspire du monde naturel: plantes, fleurs, papillons ; les ramener sur céramique, affiches, maisons ou même éléments architecturaux et objets de décoration. Pour recréer l’effet de la légèreté et de l’irréalité, qui nous stimule un paysage naturel, sont adoptés des motifs ondulants et des motifs sinueux . Au lieu de cela, la couleur est étirée à plat et en mode uniforme.
Librement inspiré par la nature, privilégiant aussi le thème de la femme, il est un pur produit de la Belle Époque (1890–1914). En France, c’est surtout Hector Guimard qui l’incarne, au travers des bouches de métro dont il est l’architecte, et l’École de Nancy, autour d’Émile Gallé. Céramiques, meubles, objets d’art, verreries…
L’Art nouveau offre un véritable univers esthétique idéalement mis à la portée de tous.
L’un de ses apports majeurs est d’avoir fait tomber la barrière traditionnelle entre arts majeurs et arts mineurs, en élevant par exemple l’affiche aux rangs des beaux-arts. En Allemagne, l’Art nouveau prend le nom de Jugendstil, tandis qu’en Angleterre il s’incarne dans le mouvement Arts & Crafts. Parfois qualifié de Modern Style, il signe un véritable renouveau de l’art décoratif européen à l’ère de l’industrialisation croissante.
“La symétrie n’est nullement une condition de l’art, comme plusieurs personnes affectent de le croire ; c’est une habitude des yeux, pas autre chose“.
Hector Guimard
Son histoire, ses idées clés.
L’art nouveau puise ses racines dans le mouvement Arts & Crafts, apparu en Angleterre dans les années 1860. Il s’apparente à un désir de retour à l’artisanat, à une revalorisation du travail ouvrier, à la création de beaux objets utilitaires. William Morris en fut l’un des grands promoteurs. Il s’agit de relancer l’art de l’ébénisterie, de la poterie, de l’émaillage, en renouant avec un retour à la nature et la simplicité. C’est un peu l’émergence du design qui s’exprime au travers de ce mouvement. En France, l’Art nouveau a émergé au début des années 1890, et fut rapidement qualifié de « style nouille », en raison du privilège donné aux arabesques sur les lignes droites. Il touche principalement l’architecture et les objets de décoration d’intérieur, comme les meubles et les verreries. L’architecte Hector Guimard en est l’un de ses plus célèbres représentants. La promotion de l’Art nouveau fut assurée par le marchand Samuel Bing qui ouvrit un magasin à Paris en 1895. Les représentants du style (Louis Majorelle, Émile Gallé, René Lalique, Eugène Grasset…) s’illustrent particulièrement lors de l’exposition universelle de 1900.
ARTE
L’Art Nouveau
Quando l’arte rende unica una casa
Alla fine dell’Ottocento si diffonde in Europa l’Art Nouveau, uno stile raffinato nel quale vengono valorizzate le arti decorative (l’arredo, la grafica, la moda, l’oreficeria …). Questa si ispira al mondo naturale: piante, fiori, farfalle; riportandoli su ceramiche, manifesti, case o anche elementi architettonici e oggetti di decoro. Per ricreare l’effetto di leggerezza e irrealtà, che ci stimola un paesaggio naturale, vengono adottati motivi ondulati e andamenti sinuosi. Il colore invece viene steso a tinte piatte.
Questo stile riguarda principalmente la borghesia urbana ed è l’espressione, della modernità e benessere che caratterizza il periodo della Belle époque. In base alla posizione geografica in cui questa corrente si diffuse, si adattò, si caratterizzò e venne influenzato dal territorio. Anche se con alcune differenze i vari percorsi sono accomunati dall’obbiettivo di modificare lo stile dell’architettura. Prende il nome di: Art Nouveau in Francia, Modernismo in Spagna, Liberty o Floreale in Italia, Modern style, Jugendstil in Germania e infine Sezession in Austria. In quest’ultima nella capitale Vienna nasce la Secessione(separazione) Viennese, un movimento che si prefigge di superare i principi dell’arte ufficiale. Per questo in Austria le regole di questo movimento sono più moderne e rigide rispetto agli altri Stati.
In particolare in Spagna, con il modernismo, diffuso soprattutto nella catalogna, nasce uno stile che si caratterizza per una grande vivacità cromatica, che nell’architettura si estende anche ad intere facciate di case e sculture, ed a una sorprendente ricchezza di forme.
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L’esponente più importante di questo movimento è Antonio Gaudí (1852-1926), architetto dallo spirito originale e sperimentatore. Infatti prese spunto dalla cultura islamica, gotica, e rinascimentale, compresenti nella tradizione della sua terra, e, soprattutto, della natura, per creare opere architettoniche innovative, particolari, certe volte anche bizzarre, stravaganti e inusuali. Le case da lui progettate hanno forme mosse e fantasiose, mai ripetute, in cui prevalgono superfici curve e irregolari; proprio per questa loro caratteristica, sembrano grandi sculture rese ancor più sorprendenti dalla presenza di particolari difficili da decifrare, spesso dal significato simbolico.
Tralasciando i primissimi esordi, nei quali egli si abbandonò a un eclettismo decisamente sontuoso, Gaudí si rifece nel corso della sua carriera soprattutto a due importanti fonti architettoniche: le arti orientali,e il modello neogotico. Gran parte delle opere gaudiane – pensiamo al Capricho, al palazzo e ai padiglioni Güell e alla casa Vicens – sono infatti chiaramente contrassegnate dall’elemento orientale. Nell’universo orientalista di Gaudí, poi, un caratteristico posto di rilievo spetta allo stile moresco e alle soluzioni ornamentali delle arti nazarí e mudéjar, dalle quali trasse ispirazione per la sua incontenibile libertà stilistica. Gaudí guardava, inoltre, all’architettura islamica con particolare interesse, affascinato dalla sua incerta plasticità spaziale.
La Casa Batlló. La Casa Batlló è un’apologia della felicità, una tela con ispirazione marittima, un mondo onirico che evoca la natura e la fantasia.
La sua facciata è la porta di ingresso a questo universo simbolico e la sua contemplazione ispira sentimenti che si basano su un continuo dialogo tra luce e colore. La sua spettacolarità non lascia indifferente nessuno e spinge i passanti a fermarsi ad ammirarla a qualsiasi ora del giorno.
Gaudí ideò per la Casa Batlló una facciata originale e piena di immaginazione, agendo come un pittore libero e felice. Creò quindi una facciata esuberante e marittima, aggiungendo sculture involontarie, materiali riciclati e oggetti decontestualizzati che trasformò in arte. Risalta l’effetto di una superficie ondulata dove pietra, vetro e ceramica sono protagonisti. Quando la facciata riceve la prima luce della mattina, la brillantezza e il luccichio la riempiono di vita e di un movimento armonico ed equilibrato, come se fosse un elemento vivo del paesaggio urbano. Luce e colore si uniscono per invitarti a un viaggio nel mare, la bellezza e l’allegria. Nel piano terra, nel piano nobile e nel primo piano, la facciata incorpora colonne di pietra slanciate di forma ossea decorate con elementi floreali tipicamente modernisti.
Le ringhiere dei balconi, invece, hanno forma di maschere. Sono fabbricate in ferro fuso monopezzo e fissate attraverso due punti di ancoraggio, in modo che una parte fuoriesce. A livello del piano nobile, Gaudí incluse una grande tribuna (per vedere ed essere visto) che sporge per alcuni metri sul Paseo de Gracia. Aggiunse anche una finestra di grandi dimensioni e forma ovale. L’edificio è sormontato da un tetto spettacolare formato da grandi squame che simulano il dorso di un animale. La parte superiore è formata da sfere di grandi dimensioni con colori cangianti da un’estremità all’altra. L’altro elemento principale è una torre dalla quale spicca una croce a quattro braccia orientate verso i punti cardinali. La parte superiore della facciata, simile al dorso di un drago, insieme alla croce a quattro braccia (che rappresenterebbe l’impugnatura di una spada), hanno dato vita a interpretazioni popolari relative alla leggenda di San Giorgio, patrono della Catalogna. Secondo la leggenda, san Giorgio ammazzò il drago con la sua spada per salvare la principessa e il popolo dalla furia dell’animale. In base a questa interpretazione, il disegno del tetto simbolizzerebbe la spada infilzata nel drago e le colonne a forma di ossa ricorderebbero le sue vittime. Infatti, durante gli anni, Casa Batlló è stata nota come casa delle ossa o casa del drago. Altri vi hanno rilevato un paesaggio acquatico che ricorda la serie di dipinti a olio di Monet Le ninfe, per il rivestimento colorato di ceramica vetrata e frammenti di cristalli rotti. Un altro genio, Salvador Dalí, coincide con questa interpretazione marittima: “Gaudí ha costruito una casa secondo le forme del mare, rappresentando le onde in una giornata calma. Una vera e propria scultura dei riflessi delle nubi crepuscolari nell’acqua dalle quali emergono forme di acqua estesa, forme di acqua che si estendono, forme di acqua stagnante, forme di acqua a specchio e forme di acqua mosse dal vento.” Il proprio Gaudì non spiegò mai la sua opera e diresse i lavori della facciata dall’esterno, senza progetti precisi, come era solito fare. In questo modo ci lasciò una casa piena di simboli, una tela che spiega una storia praticamente indecifrabile che ciascuno può completare con la propria immaginazione.
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Stile di Architettura nei primi del Novecento. L’architettura razionalista e la casa di Corbusier
L’architettura detta “razionalista” viene elaborata a partire dagli anni successivi alla prima guerra mondiale per far fronte ad una serie di problemi urgenti: in primo luogo la necessità di dare regole precise alla crescita delle città, che da troppi anni si espandevano senza un disegno ordinato, senza adeguati servizi pubblici e con residenze dalle qualità molto scadente; e, inoltre, era necessario fornire abitazioni dignitose anche alle classi sociali più povere, ma le tecniche tradizionali di costruzione non permettevano di ridurre i prezzi. Architetti e artisti, dunque, iniziano a studiare i nuovi materiali (il cemento armato e il ferro) e la possibilità di affidare all’industriale realizzazione in serie di alcune parti prefabbricate e modulari. L’utilizzo di nuovi materiali e l’applicazione dei nuovi principi costruttivi consentono poi di rivoluzionarie la concezione stessa dell’edificio, che risulta rigoroso e razionale e, al tempo stesso, flessibile (gli spazi, cioè, possono essere modificati in base alle necessità) è aperto all’ambiente circostante.
Le Corbusier, è stato pittore, scultore, architetto e urbanista. A lui si deve l’elaborazione dei principi dell’architettura razionalista, pubblicati nel 1926 in un breve testo dal titolo i 5 punti di una nuova architettura. Il fatto che la sua formazione sia avvenuta all’interno del mondo delle avanguardie è molto importante a questo proposito, in quanto egli unisce il rigore tecnico dell’architetto con la sensibilità creativa dell’artista. Le Corbusier ha concepito un’architettura in grado di rispondere alle concrete esigenze dell’uomo: è significativo il fatto che gli ha definito la casa una macchina da abitare e la città una macchina da vivere
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La Villa Savoye è una casa che riporta chiaramente i principi dell’architettura razionalista, definiti da Le Corbusier nel 1926, cioè, i cinque punti dell’architettura:
- Il tetto-giardino: I tetti delle abitazioni possono essere piani e, quindi, interamente utilizzabili. Applicando adeguate tecniche di isolamento dell’acqua, e si possono ospitare i giardini.
- I pilotis: I pilotis sono sottili pilastri in cemento armato, che consentono alla casa di sollevarsi dal terreno.
- La finestra a nastro: le finestre, un tempo di dimensioni limitate e obbligate ad essere in corrispondenza nei vari piani, possono ora estendersi lungo l’intera facciata, come un nastro trasparente.
- La facciata libera: Come la pianta, anche la facciata non è più vincolata ai muri; essa, quindi, può anche sporgere rispetto ai pilastri portanti, modellando lo spazio come una “membrana legge.
Questa funzionale casa si sviluppa su due livelli, cioè il piano terra, circondato da un portico, e il primo piano. Il tetto è interamente praticabile ed è in parte trattato a giardino. Anche al primo piano sia un’ampia terrazza: è attorno ad essa che si sviluppano le stanze. Immersa in un’ampia area verde, la casa e realizza in modo esemplare l’idea della fusione tra spazio interno ed esterno.
La pianta libera dei pilastri rende inutile la presenza dei muri, che non svolgono più La tradizionale funzione di sostegno. Questo significa che essi divengono semplici pareti, utili solo a delimitare lo spazio, ed è per questo che possono essere spostate a piacimento o essere sostituite da vetrate. Ne deriva a possibilità di organizzare gli ambienti liberamente, senza vincoli strutturali. Gli interni, inoltre, sono omogenei, bilanciati in tutte le loro parti, costruiti per l’uomo e a misura d’uomo seguendo il sistema proporzionale creato da Le Corbuier, il modulor. Il giardino è una continuazione della casa mentre la decorazione interna è studiata in ogni dettaglio; ogni angolo è usato razionalmente, tramite mobili multifunzionali.
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L’architettura organica. Frank Lloyd Wright, la casa sulla cascata punto negli stessi anni in cui si definivano i principi dell’architettura razionalista, trova spazio anche un’altra concezione, quella dell’architettura organica. Principale esponente full americano Frank Lloyd Wright parentesi 1867 1959 2 punti per lui l’edificio deve essere progettato tenendo conto dei caratteri del luogo in cui sorge. I colori, i materiali e le forme dell’architettura, dunque varieranno di progetto in progetto, dialogando con l’ambiente naturale urbano e senza dover rispettare i principi geometrici o modulari. La casa sulla cascata o casa kaufmann dal nome del proprietario, si eleva su un corso d’acqua nel punto in cui questo compie un salto, formando una cascata. Wright vi realizza una straordinaria integrazione tra ambiente costruito e ambiente naturale, attraverso lo studio delle forme, dei materiali, della distribuzione degli ambienti. L’intera costruzione e ruota attorno al camino che poggia su una grande base rocciosa: vasti ambienti interni si aprono con vetrate verso il paesaggio e si alternano a terrazze sospese disposte asimmetricamente punto La casa sembra composta da un incastro di volumi che si incrociano, si sovrappongono, slittano l’uno rispetto all’altro, esaltando i caratteri del paesaggio naturale. Ha realizzato la pietra del luogo, sia per gli interni che per gli esterni, lasciandola in alcuni casi allo stato grezzo, in altri facendo emergere la roccia viva su cui la casa è stata costruita.
MUSICA
Con nobile semplicità e con la tranquilla grandezza del linguaggio musicale
Verdi racconta la malinconia di una casa perduta
La patria è casa, la famiglia è casa. E quando si è lontani dalla patria e dalla famiglia, si è lontani dalla propria casa…
Nelle lingue indoeuropee il termine patria ha una particolarità: viene associato alla nazione, alla casa e alla famiglia. La patrie francese, la patria italiana, la Vaterland tedesca, ecc., sono concetti che legano la terra di appartenenza alla paternità. In altri casi, invece, il collegamento è riferito alla maternità, come nell’italiana madrepatria. E ancora, nell’inglese homeland, la terra è “home”, la casa. Insomma, l’idea di patria è un’amplificazione della famiglia, della casa, dell’oíkos come dicevano i Greci. Ci sono molte interpretazioni su questo, ma personalmente queste riflessioni sono preferibili e avvalorano il percorso che ho seguito in questa tesina in cui desidero dimostrare l’importanza della casa nella vita di ognuno di noi, paragonabile alla nostra patria in cui ci sentiamo a casa e alla nostra famiglia.
Citazione. “La patria è la casa dell’uomo, non dello schiavo», affermò G. Mazzini
«Ognuno ha il diritto di cercare un luogo dove sentirsi a casa»
La musica è espressione di tutti i tempi. Melodia e parole si intrecciano e raccontano il mondo che ci circonda e la società in cui ci troviamo a vivere. Accade oggi, così come accadde allora, nel passato della nostra neonata nazione. Al tempo un compositore seppe raccontarne gli ideali e mettere in musica le speranze di un popolo, Giuseppe Verdi. Questo gli valse di essere considerato il più patriottico dei compositori italiani: un patriottismo che si esprime soprattutto nelle pagine corali delle sue opere, dove viene dato libero sfogo all’amore per la patria e agli ideali e di libertà di lotta per un popolo soppresso e soggiogato.
La testimonianza del suo pensiero e del suo patriottismo è il Nabucco, opera che, a ragione, è considerata tra le più risorgimentali del compositore. Nel Nabucco tutti, uomini e donne, hanno paura di lasciare la propria casa. Verdi, quindi riesce, con grande maestria, a raccontare la malinconia di una casa perduta, lasciando vivo un barlume di speranza.
In quest’opera l’artista riesce anche ad esprimere i due bisogni più importanti dello spirito umano: avere una casa e, in quella casa, sentirsi liberi.
Note sull’opera. “Nabucco (il titolo originale completo è Nabucodonosor) è la terza opera lirica di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo. Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo debutto con successo il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano alla presenza di Gaetano Donizetti. È stata spesso letta come l’opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell’epoca potevano tracciare paralleli tra la loro condizione politica e quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese.
Va’, pensiero (Va, pensiero, sull’ali dorate) è uno dei cori più noti della storia dell’opera, collocato nella parte terza dell’opera verdiana, dove viene cantato dagli Ebrei prigionieri in Babilonia. Quest’aria è la preghiera che questo popolo rivolge al cielo per la loro Patria. È molto probabile che Verdi con il suo Coro non pensò a fomentare lo spirito rivoluzionario che serpeggiava nel nord Italia contro gli austriaci e quindi il suo utilizzo a fini politici oggi, secessionisti, è inopportuno.
l’aria di Verdi racconta la malinconia di una casa perduta, senza indulgere alla rabbia per i nuovi sovranismi, ma accentuando il lato della speranza. Va’ pensiero può essere invece interpretato più semplicemente come l’invito a ritrovare quel senso di comunità, quella civiltà fondata sui valori del rispetto della dignità umana, della solidarietà e della convivenza civile. La mescolanza etnica di suoni, inflessioni, timbri e dinamiche restituisce al Va, pensiero la sua dimensione più autenticamente politica, nel senso etimologico di pòlis, comunità in cui costruire prospettive condivise.
Se, pertanto, all’epoca infiammò i cuori patriottici fu perché in quel canto accorato di un popolo esule, schiavo e perdente, essi si rispecchiavano.
Con la pandemia forse ci siamo sentiti un po’ quel popolo incatenato che rimpiange la ‘patria perduta’ e la libertà di vivere il quotidiano come è abituato a fare
Alberto Orsini al flauto nel “Va’ pensiero” clicca qui
EDUCAZIONE FISICA
Educazione fisica in casa ai tempi del Coronavirus
Home Workout
In questo periodo di pandemia milioni di persone sono state in casa nell’attesa di poter finalmente tornare a condurre una vita normale.
Sono cambiate le abitudini ed è cambiato il modo di vivere e di muoversi.
Gli spazi sono ristretti e i percorsi si riducono dal letto alla scrivania, poi un passo fino al tavolo da pranzo e due fino al divano. Sono questi i principali spostamenti durante il giorno. Il risultato? Molta fatica a compiere qualsiasi sforzo fisico.
Così, nel giro di poche settimane dalla “reclusione” forzata, in rete sono iniziati a circolare numerosi tutorial in cui venivano proposti esercizi da poter fare in casa. Il risultato è stato quello che molti hanno scoperto alcune soluzioni e un’attività efficace anche tra le quattro mura della propria abitazione che, all’occasione, si è trasformata in una piccola palestra con attrezzi di fortuna.
In poco tempo nella lingua italiana ha cominciato a diffondersi il termine Home Workout, il nuovo modo di fare attività fisica stando comodamente a casa.
Home Workout sono sessioni di allenamento a corpo libero che si svolgono in casa con l’ausilio di un video in cui un esperto di Fitness accompagna il telespettatore in tutti gli esercizi da svolgere.
L’Home Workout prevede i movimenti più comuni e fondamentali con una grande differenza, sono in grado di far allenare tutto il corpo. Infatti spesso si parla anche di Total Body Workout. Tutti gli esercizi stimolano la risposta completa del nostro corpo dal punto di vista muscolare e in questo modo permettono anche il rilascio degli ormoni necessari per promuovere la crescita dei muscoli e il loro potenziamento.
L’importante è seguire questi accorgimenti:
- le sessioni devono essere brevi (massimo 1 ora) e intense
- il lavoro deve essere fatto prima sui grandi gruppi muscolari (gambe-, petto e schiena) e poi sui più piccoli (spalle e braccia)
- gli esercizi devono essere eseguiti 3 volte a settimana a giorni alterni (come consigliato in generale nell’attività fisica)
- non ripetere per due sessioni di fila gli stessi esercizi. Il cambiamento della tipologia di esercizi, infatti, facilita la sinergia dei movimenti e favorisce il corretto lavoro su tutto il corpo
RELIGIONE
“L’uomo saggio è chi costruisce la casa sulla roccia”
Le 209 volte del termine casa nel Vangelo
Nel Vangelo secondo Matteo la casa costruita sulla roccia è quella del saggio perché sa che quella non crollerà mai, resisterà alle intemperie, sarà forte, resistente e proteggerà chi la vive.
“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” – Vangelo secondo Matteo.
Nella casa si vivono gli affetti familiari, nella casa avvengono gli incontri/scontri che la vivacizzano; nella casa si concretizzano progetti e speranze destinati a promuovere la vita dei suoi membri; nella casa si lavora e si sogna, ci si confronta e sostiene a vicenda. Riflessioni frutto di una sistematica ricerca su un tema che ricorre spesso, sia nell’Antico come nel Nuovo Testamento.
La casa nella Bibbia ha un significato polisemico che va dalla casa abitazione (cioè la tenda, l’edificio, la reggia) alla famiglia, alla propria terra, al popolo d’Israele detto “casa di Giacobbe” o “di Davide”. Nel Nuovo Testamento, la casa di Dio è la Chiesa, il costruttore è Cristo e i cristiani, uniti a lui per il battesimo, sono tempio/casa dove Egli abita. Tutti questi significati evocano esperienze di sicurezza, tenerezza, solidarietà, appartenenza, relazione, garanzia di vita.
Esiti di una ricerca.
“Nell’Antico Testamento la casa è il luogo dove si abita, ma anche la famiglia. Abramo lascia la casa di suo padre, cioè la famiglia (Gen 12,1); la casa di Giacobbe, cioè il popolo, è invitato a camminare alla luce del Signore (Is 2,5); il Signore benedisse la casa dell’egiziano a causa di Giuseppe (Gen 39,5). Per gli ebrei in fuga dall’Egitto, la casa è la terra promessa; per gli esiliati, lontani dalla patria, la casa coincide con il ritorno nella propria terra. Il tempio è la casa dove abita Dio. Il re Davide, che si era costruito un palazzo, vuole costruire una casa per Dio, cioè un Tempio che contenga la sua gloria. Dio, però, abita in mezzo al suo popolo al quale dona una casa cioè una discendenza, come spiega il profeta Natan (2Sam 7,4-16). La casa di Dio è il popolo che si è scelto: «Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa» (Nm 13,7).
Nel Nuovo Testamento il termine casa ricorre circa 209 volte. Gesù frequenta case private e in alcune di esse compie prodigi. Così la casa/famiglia diviene luogo di rivelazione e di salvezza. Per esempio la casa di Pietro (cfr. Mc 1,29); di Giairo (cfr. Mc 5,38-39); di Simone il lebbroso (cfr. Mc 14,3); di Zaccaria (cfr. Lc 1,40),di Levi (cfr. Mc 2,15), di Simone il fariseo (cfr. Lc 7,36). La casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania dove riceve ospitalità (11, 1-44; 12, 1-4; Lc 10,38-41).
L’apostolo Paolo considera le case di alcuni cristiani il luogo d’incontro della comunità, quasi chiese domestiche (1 Cor 1,16; 16,15-16; cfr. Rom 16,3-15; Fm 2; Col 4,15). La casa, come luogo per la riunione, è testimoniata anche negli Atti. Nella casa dove erano soliti riunirsi eleggono Mattia (At 1,13.26); la conversione di Cornelio avviene nella sua casa e i membri della famiglia ricevono il battesimo (At 10, 15-40); Lidia apre la sua casa ai missionari (At 16,40). Saulo vuole perseguitare la Chiesa “di casa in casa” (At 8,3). La sua conversione sarà ratificata nella casa di Anania (At 9,11.17). La lettera agli ebrei, a proposito della casa come simbolo di famiglia unita e solida che indica la Chiesa, opera un confronto serrato tra la figura di Mosè, servo di Dio e Gesù, il Figlio. Mosè è la persona di fiducia di Dio, per guidare la sua casa cioè il suo popolo. Ma in qualità di servo. La Chiesa è, invece, governata da Gesù che è Figlio. Mosè è parte della casa; Gesù è costruttore; Mosè è servo nella casa; Gesù è sopra la casa. Questa casa/Chiesa di cui Gesù è costruttore, siamo noi battezzati se rimaniamo uniti a Lui che vive e agisce in noi (Eb 3, 6).
Le lettere pastorali sviluppano il simbolo della casa/Chiesa come “casa di Dio” (1 Tm 3,15) nella quale egli pone degli “amministratori” (Tt 1,7 1; Tim 3,1-3) per guidarla come un padre una famiglia. In queste lettere la metafora o simbolo della casa/Chiesa è concentrata nell’ immagine dell’edificio che comunica solidità rappresentata dalla custodia della fede e nella famiglia come luogo di relazioni.
Per papa Francesco “La terra è la ‘casa comune’ dell’umanità, dove i popoli condividono l’esistenza”.
Curiosità
Il concetto di casa nelle altre religioni
Religione islamica
Il Corano viene artificiosamente diviso in 30 parti (juzʾ), mentre col termine ḥizb (letteralmente “parte”) o manzil (letteralmente “casa”) viene indicata da più di un secolo ogni sessantesima parte del Corano, marcata da un simbolo tipografico speciale, collocato al margine della copia a stampa.
Religione induista
Nel “percorso” esistenziale e religioso di Uno dei Quattro Stadi della Vita di un indù (il Gārhasthya ) il fanciullo Ormai divenuto uomo rientra Nella vita normale familiare per prepararsi al matrimonio ed Essere colui che “sta in casa” ( gṛastha ) compiendo i Riti propri del capofamiglia, ma anche godendo delle legittime soddisfazioni mondane. Questa fase della vita è molto importante per la società indù perché, come ricorda la stessa Manusmṛti , tutti gli uomini che vivono negli altri stadi della vita
Bibliografia
– Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
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– https://www.federalismi.it/nv14/articolo-documento.cfm?Artid=37071
– http://www.astrid-online.it/static/upload/marc/marchetti.pdf
– https://www.panorama.it/news/legge-basaglia-dopo-40-anni-come-e-cambiata-la-cura-del-disagio-mentale
– https://en.wikipedia.org/wiki/The_Adventure_of_the_Empty_House
– https://www.paoline.it/blog/bibbia/2818-la-casa.html
– http://www.cittaconquistatrice.it/il-significato-religioso-della-casa-1914/
– https://aforisticamente.com/frasi-citazioni-e-aforismi-sulla-casa//
– https://balbruno.altervista.org/index-1157.html
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– http://www.zacinto.com/index.php/curisita/curiosita-zante
– https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_rivoluzione_industriale
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– http://www.sapere.it/enciclopedia/antis%C3%ACsmico.html
– http://www.sapere.it/sapere/pillole-di-sapere/italia-150/unita-d-italia-e-giuseppe-verdi-il-patriottismo-in-musica.html
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– https://www.repubblica.it/salute/alimentazione-e-fitness/2020/03/18/news/il_fitness_a_casa_come_rimanere_in_forma_ai_tempi_del_coronavirus-251603001/
– https://www.tgcom24.mediaset.it/donne/benessere/allenamenti-al-tempo-del-coronavirus-boom-di-home-workout_17314904-202002a.shtml
– https://www.skuola.net/musica-medie/nabucco.html
– https://agcult.it/a/16373/2020-03-22/va-pensiero-un-coro-virtuale-contro-il-coronavirus-franceschini-diffondetelo-ci-fa-capire-che-celafaremo
– https://www.vivodibenessere.it/home-workout-cosa-e-benefici/
– https://www.google.com/search?q=faglia+giappone&sxsrf=ALeKk00Y00pX-VESvxe_qo2FIUHy6Po5zw:1590843491173&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwi_t7zp0dvpAhVww4sKHeCsBEoQ_AUoAnoECA8QBA&biw=1366&bih=663#imgrc=MdD_PqOMh2TrBM
– https://it.wikipedia.org/wiki/Pannello_solare_termico
Cari Professori,
grazie per avermi accompagnato in questo percorso di studi, per tutto ciò che mi avete insegnato, per le occasioni che mi avete consentito di cogliere (in particolar modo per avermi permesso di partecipare ai Giochi Pristem) e per tutti i momenti che resteranno indelebili nella mia mente, grazie alle splendide amicizie che ho instaurato in classe.
Concludo con una mia esibizione alla tastiera del brano Entertainer imparato ai corsi pomeridiani della scuola
Alberto Orsini, 31 maggio 2020
Published: May 30, 2020
Latest Revision: May 31, 2020
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