GLI ANTICHI ROMANI by ANNA CASTALDO - Illustrated by ANNA E ANTONIO CASTALDO - Ourboox.com
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GLI ANTICHI ROMANI

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Artwork: ANNA E ANTONIO CASTALDO

  • Joined Apr 2020
  • Published Books 6

I ROMANI GRANDI COSTRUTTORI

I Romani crearono uno degli imperi piú potenti e duraturi nella storia dell’umanità. Ciò fu possibile grazie a due fattori : la grande importanza attribuita allo Stato e una capacità organizzativa.Questi elementi danno importanza anche alla produzione artistica in particolare all’architettura che ha una forte matrice civica rivolta a creare servizi importanti per la comunità cioè per edifici pubblici.

Queste opere possiedono tre caratteristiche importanti:utilità,solidità e bellezza.

Queste regole vennero stabilite dall’architetto romano VITRUVIO ,aggiungendo poi la monumentalità.

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ARCO ROMANO

Dall’incontro  con gli Etruschi i Romani ereditarono l’arco che venne realizzato per realizzare importanti opere pubbliche

L’arco, in architettura, è un elemento strutturale a forma curva che si appoggia su due piedritti e tipicamente (ma non necessariamente) è sospeso su uno spazio vuoto.

È costituito normalmente da conci, cioè pietre tagliate, o da laterizio, i cui giunti sono disposti in maniera radiale verso un ipotetico centro: per questo hanno forma trapezoidale e sono più propriamente detti cunei; nel caso di una forma rettangolare (tipica dei mattoni) hanno bisogno di essere uniti da malta che riempia gli interstizi; essenzialmente l’arco con cunei non ha bisogno di essere sostenuto da malta, stando perfettamente in piedi anche a secco, grazie alle spinte di contrasto che si annullano tra concio e concio.

Il cuneo fondamentale che chiude l’arco e mette in atto le spinte di contrasto è quello centrale: la chiave d’arco, o, più comunemente detta chiave di volta

L’arco è una struttura bidimensionale e viene spesso utilizzato per sovrastare aperture. Per costruire un arco si ricorre tradizionalmente a una particolare impalcatura lignea, chiamata centina

L’arco è anche alla base di strutture tridimensionali come la volta, che è ottenuta geometricamente dalla traslazione o dalla rotazione di archi. Nel caso di volte complesse come le volte a crociera gli archi costitutivi vengono distinti in base alla loro posizione (archi trasversali, longitudinali, ecc).

 

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 CALCESTRUZZO PER MURATURE 

Per costruire gli archi e le volte i Romani crearono dei muri robustissimi con una miscela a base di pietrisco, acqua e calce dando vita al CALCESTRUZZO. Un’altra novità fu il laterizio,mattone di argilla. Entrambi erano in grado di proteggere enormi pesi come ad esempio le cupole.

LE TECNICHE COSTRUTTIVE DEI ROMANI

Le grandi innovazioni prodotte dai Romani nel campo architettonico furono rese possibili dalla ricerca di nuove soluzioni tecnologiche.

Essi riuscirono non solo a migliorare i tradizionali sistemi costruttivi etruschi ed ellenistici, ma ad inventarne di nuovi.

Una scoperta decisiva fu quella del cemento (opus caementicium): un impasto fluido di calce, sabbia ed acqua, che veniva colato dentro casse di legno per ottenere le strutture portanti, a volte curve.

Altre volte il cemento era amalgamato con pietrisco o frammenti di laterizio, e versato fra due muri laterali di contenimento che fungevano, ad opera finita, da paramento esterno (sistema “a sacco”).

I muri venivano costruiti con diverse tecniche (ognuna delle quali detta opus).

Opus quadratumOpus quadratum: strutture in blocchi regolari di forma parallelepipeda. In uso fin dal periodo arcaico (fine VII-inizi VI sec a.C.), è la tecnica che si preferì a Roma nelle costruzioni più antiche: si trova nella Cloaca Massima, nelle Mura Serviane, nell’Acquedotto Claudio e nel Tabularium.

 

 

Opus incertumOpus incertum: con l’introduzione delle malte e dell’opuscaementicium si rende necessario l’uso di paramenti, coerenti con il nucleo, composti di elementi di dimensioni più ridotte. Il più antico tipo di paramento è l’opusincertum, costituito da tufelli di forma piramidale, con il vertice immerso nel nucleo cementizio del muro e la base di forma irregolare lasciata in vista. I più antichi esempi di questa tecnica a Roma risalgono ai primi decenni del II secolo a.C.: tempio della Magna Mater, Porticus Aemilia.

 

Opus reticolatumOpus quasi reticulatum. Nei paramenti dei muri in opera camentizia si può notare una progressiva tendenza alla regolarizzazione della parte a vista, attraverso la realizzazione di tufelli dalla base sempre più quadrata. Si tratta di un processo continuo, in cui si può evidenziare la fase conclusiva, l’opus reticulatum,in cui i giunti tra i tufelli tendono a collegarsi in una linea continua a formare, appunto, una rete. I più antichi esempi di questa tecnica risalgono alla fine del II sec a.C.: Fonte di Giuturna, casa dei Grifi sul Palatino.

 

Opus mixtumOpus mixtum: nato dall’unione fra l’opus incertum e l’opus reticulatum. Già alla fine della Repubblica era iniziato l’uso di rinforzare l’opera reticolata con fasce orizzontali di mattoni o tegole fratte. In età imperiale questo uso si perfeziona con l’aggiunta di ammorsature laterali, le speccachiature di reticolato sono così inquadrate da cornici di mattoni. Questa tecnica è particolarmente utilizzata tra l’età flavia e quella di Antonino Pio.

 

Opus testaceumOpus latericium (o testaceum). Dalla crisi della Repubblica iniziano ad apparire le prime cortine di tegole fratte, che sostituiscono le pareti a blocchetti di tufo. Però la tecnica si diffonde soprattutto a partire dall’età imperiale: il primo grande monumento costruito interamente in mattoni sono i Castra Praetoria di età tiberiana.

 

 

 

 

bollo laterizioL’uso di bollare i mattoni e le tegole con un marchio di fabbrica (ausilio prezioso per la datazione delle pareti laterizie) inizia molto presto, già nel I sec a.C.. Inizialmente i bolli erano di forma rettangolare allungata, per assumere poi, dall’età flavia, una forma lunata che si va sempre più chiudendo fino a divenire quasi circolare nell’età di Caracalla. Da Adriano diventa obbligatoria nei bolli l’indicazione della data consolare, uso che diminuisce man mano fino a scomparire intorno al 164. Tra Marco Aurelio e Caracalla finiscono in mano imperiale tutte le fabbriche private: da allora l’industria dei mattoni divenne un fatto esclusivamente statale. Poco meno di un secolo dopo la morte di Caracalla cessa l’uso dei bolli sui mattoni, che riprende con Diocleziano.

Opus vittatumOpus vittatum. All’inizio del IV sec d.C. viene introdotto un nuovo tipo di paramento, costituito da fasce orizzontali di mattoni, alternate con parallelepipedi di tufo disposti sempre in fasce orizzontali. La tecnica, che si prolunga per tutto il IV sec, è tipica a Roma nel periodo di Massenzio e Costantino.

 

 

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LA DOMUS ROMANA.   

La domus era un tipo di abitazione utilizzata nell’antica Roma. Era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla villa suburbana, che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli. La domus era l’abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine chiamate insulse.

 

 

 

 

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LE SCULTURE ROMANE 

I Romani desideravano celebrare le proprie imprese ed essere ricordati dalle generazioni successive.A questa esigenza si sviluppò la scultura attraverso monumenti ufficiali o attraverso la ritrattistica privata.

Tra i  più importanti monumenti equestri ricordiamo quella di MARCO NONIO BALBO. 

Originario di NUCERIA, trasferì la sua residenza ad ERCOLANO, città di cui divenne benefattore.

Le statue dedicatorie che gli ercolanesi posero nella città ci informano sui nomi dei personaggi della sua famiglia: il padre fu Marco Nonio Balbo (la sua statua fu collocata al teatro della città); la madre era una certa Viciria (rappresentata con una veste all’etrusca in una statua ora conservata presso il MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI).

Sposato con Volasennia, ebbe tre figlie.

Fece carriera anche a livelli molto alti: ricoprì, infatti, le cariche di PRETORE benefattore lo portò a finanziare il restauro delle mura e le porte, nonché della Basilica di ERCOLANO.

Alla sua morte la città lo annoverò tra i suoi patroni e gli tributò immensi onori e diverse statue (una delle quali, equestre, è conservata al MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI).

 

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I QUATTRO STILI ROMANI

Il primo stile , a incrostazione, è detto stile strutturale o dell’incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall’età sannitica (150 a,C) fino all’80 a.C

Questa tecnica pittorica, diffusa sia negli edifici pubblici che nelle abitazioni, imita, utilizzando in alcuni casi anche elementi in STUCCO a rilievo, il rivestimento delle pareti in OPUS QUADRATUM e con lastre di marmo, detto crusta, da cui il nome “stile dell’incrostazione”.

 

Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi architettonici, come ad esempio PILASTRI  per la divisione verticale delle superfici.

Negli SCAVI ARCHEOLOGICI DI POMPEI questo stile è presente nella Basilica, nel tempio di Giove, nella CASA DEL FAUNO e nella Casa di Sallustio, in quelli di Ercolano nella Casa Sannita.

Il secondo stile 

Il secondo stile pompeiano, detta architettura in prospettiva, o stile architettonico, si colloca nel periodo che va dall’80 a.C. alla fine del PRIMO SECOLO a.C.

In questo tipo di pittura elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco illusionistico di colori e ombre, ciò che durante il primo stile si realizzava in rilievo.

Rispetto al primo stile, l’innovazione è fornita dall’effetto di TROMPE L’OEIL che si crea sulle pareti, dove al posto dello zoccolo si dipingono in primo piano podi con finti colonnati, edicole e porte dietro i quali si aprono vedute prospettiche.

In questo periodo nacque così anche la figura del paesaggista, che, a Pompei, dipingeva i particolari dei giardini, molto richiesti dai committenti.

Il terzo stile pompeiano

Il terzo stile pompeiano o stile ornamentale detto parete reale, dal punto di vista cronologico, si sovrappose al secondo stile ed arrivò fino alla metà del I secolo d.C., all’epoca di CLAUDIO (41-54).

In esso venne completamente ribaltata la prospetticità e la tridimensionalità caratteristiche dello stile precedente lasciando il posto a strutture piatte con campiture monocrome, prevalentemente scure, assimilabili a tendaggi e tappezzerie, al centro delle quali venivano dipinti a tinte chiare piccoli pannelli (pinakes) raffiguranti scene di vario genere.

Negli scavi archeologici di Pompei pannelli dipinti in questo stile si trovano inseriti nel muro della sala da pranzo della Villa della Porta Marina e nella Casa di Lucrezio Frontone.

Altri esempi di questo genere si trovano nella VILLA IMPERIALE a Pompei e, a BOSCOTRECASE, in quella di Agrippa Postumo. Il terzo stile diede poi spazio all’ultimo stile, il 4^ stile, detto anche ultimo stile.

Il quarto stile pompeiano

Il quarto stile pompeiano o dell’illusionismo prospettico si afferma in età neroniana e si distingue dagli altri per l’inserimento di architetture fantastiche e di grande scenicità (CASA DEI VETTII a Pompei e DOMUS AUREA a Roma).

Gran parte delle ville pompeiane furono decorate con pitture in questo stile dopo la ricostruzione della città a seguito del disastroso TERREMOTO DEL 62, che provocò ingenti danni.

Il quarto stile si caratterizza per un revival di elementi e formule decorative già sperimentate in precedenza: tornano di moda le imitazioni dei rivestimenti marmorei, le finte architetture e i trompe-l’oeil caratteristici del secondo stile ma anche le ornamentazioni con candelabri, figure alate, tralci vegetali, caratteristici del terzo stile.

Esempi pompeiani di grande pregio li ritroviamo nella Casa dei Vettii e nella CASA DEI DIOSCURI, decorati probabilmente da artisti della stessa bottega.

Altro esempio di quarto stile lo si ritrova, sempre a Pompei, nella Casa di Menandro, nel cui atrio sono presenti pregevoli quadretti con episodi della guerra di Troia; uno dei più rappresentativi è quello che raffigura l’incontro di PRIAMO, MENELAO ed ELENA nella reggia, mentre AIACE insegue CASSANDRA che cerca inutilmente difesa presso il Palladio.

 

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